LItalia degli spaesati di Ilvo Diamanti LItalia al tempo delle - TopicsExpress



          

LItalia degli spaesati di Ilvo Diamanti LItalia al tempo delle primarie, di Beppe Grillo e del ritorno di Forza Italia: sta perdendo radici e identità. È un Paese spaesato, dove i cittadini non sanno più a chi credere. Ventanni fa eravamo in piena crisi di sistema. E, mentre affondava la Prima Repubblica fondata sui partiti, gli italiani si affidarono ai sindaci. E, poi, ai governatori. Custodi delle autonomie territoriali, non contro lItalia, come pretendeva la Lega. Ma in nome di un Paese unito dalle sue differenze (comera solito rammentare Carlo Azeglio Ciampi). Territoriali e culturali. E, anche per questo, europeo. Anzi: il più europeista, in Europa. Oggi, però, questo profilo è cambiato. Irriconoscibile. LEuropa, anzitutto, è vista con diffidenza. Al pari, anzi, proprio a causa, delleuro. Gli italiani: sono europei nonostante tutto. Perché fuori dalleuro, fuori dallEuropa si sentono più vulnerabili. Il problema è che, insieme, si è scolorita la mappa delle identità territoriali. Che ha perduto i suoi principali riferimenti. Per prima e soprattutto la città, indicata come larea in cui ci si riconosce maggiormente da meno del 15% degli italiani (intervistati). Il livello più basso da quando (quasi ventanni) Demos (per Limes) conduce le sue indagini sul sentimento territoriale. Lanno scorso, ad esempio, la città costituiva il primo riferimento per quasi il 21% dei cittadini. Certo, il rilancio dellidentità nazionale, promossa e sostenuta dal presidente Napolitano in occasione del 150enario dellUnità dItalia, ha prodotto risultati visibili. Nel corso del 2011, infatti, lItalia è divenuta il primo riferimento per quasi il 28% dei cittadini. Ma oggi lItalia costituisce il centro delle appartenenze territoriali per circa il 23% dei cittadini. È la conseguenza della crisi - economica e politica - che si riflette, pesantemente, sulla fiducia nei diversi livelli di governo. Daltronde, il disincanto della società verso gli attori e i luoghi della politica, ma anche verso le istituzioni, in Italia viene da lontano. Ma, negli ultimi anni, ha assunto proporzioni impensate e impensabili. La fiducia nello Stato, fra il 2001 e il 2010, si è mantenuta stabile, intorno al 30%. Oggi è crollata al 15%. Detto in termini espliciti: poco più di un italiano su dieci ha fiducia nello Stato. Niente di nuovo e inatteso, forse. Ma, comunque, a me fa impressione. Dellatteggiamento verso lEuropa abbiamo già detto. Nel 2001, quando la disillusione si stava diffondendo, gli italiani che mostravano fiducia nella Ue erano, ancora, la maggioranza: il 53%. Nel 2010 limpatto della crisi aveva ridimensionato questo sentimento, che comunque si attestava al 49%. Ma oggi la fiducia nella Ue è crollata al 33%. È una reazione al senso di vulnerabilità che riflette il declino di legittimità dello Stato e dellEuropa. Le cornici più ampie dentro cui ci collochiamo. Tuttavia, a differenza di venti o anche solo dieci anni fa, oggi i governi - e i contesti - territoriali non riescono più a soccorrerci. A offrirci protezione - almeno a livello di riconoscimento. Il locale non tutela dalla crisi nazionale e dalla minaccia globale. La quota di quanti esprimono (molta o moltissima) fiducia nella Regione, infatti, dal 2001 al 2010 cala dal 39% al 33 (e mezzo) per cento. Ma oggi frana al 26%. Landamento della fiducia nei Comuni segue un percorso diverso. Nel primo decennio degli anni 2000 appare sostanzialmente stabile. Oscilla, infatti, intorno al 40%. Ma dopo il 2010 scivola, anzi cade. E oggi supera di poco il 31%. È lo specchio di un Paese che fatica a trovare appigli e punti di riferimento. Anche e soprattutto a livello locale. Dove, in passato, Comuni e Regioni avevano frenato la crisi di credibilità dello Stato e del sistema politico. La quota di italiani che dichiara di avere fiducia sia nei Comuni che nelle Regioni, invece, è, ormai, residua. Dal 30%, nel 2001, oggi si è ridotta al 17%. Questa deriva coinvolge e trascina tutti i soggetti politici, tutti gli schieramenti. Rende in-credibile il federalismo delle Regioni: la bandiera della Lega. Che governa le tre principali regioni del Nord. Insieme al Pdl. LItalia berlusconiana, daltronde, coincide con il Lombardo-Veneto. Il cuore del Nord. Ma il disincanto avvolge anche lItalia dei sindaci e dei Comuni. Fin dagli anni Novanta, il retroterra del centrosinistra. Che nel decennio passato ha candidato, come premier, due sindaci di Roma - Rutelli e Veltroni. Mentre il vincitore probabile, se non certo, delle primarie del Pd è Matteo Renzi. Anchegli sindaco - di Firenze. (E il segretario uscente, Pierluigi Bersani, è stato governatore dellEmilia Romagna). Dietro alle tensioni che scuotono i principali partiti della Seconda Repubblica, dunque, si intuisce una profonda crisi di sistema, che si riflette nei diversi luoghi istituzionali e di governo. Daltronde, il centrodestra e il centrosinistra, in Italia, hanno sempre avuto un profilo territoriale definito. De-limitato. Mentre il successo del M5S non ha una geografia specifica. E, fin qui, non si è confermato alle elezioni locali. È il segno, ulteriore, di una trasformazione profonda. Che marca una frattura con il passato. Di cui non si vedono gli esiti, i percorsi possibili. Perché mancano sponde e traghettatori. Lo stesso Presidente della Repubblica, negli ultimi mesi, ha perduto consensi. Il grado di fiducia di cui dispone, oggi, è di poco superiore al 50%. Ancora elevato, rispetto a tutti gli altri attori politici e istituzionali. Ma, comunque, in sensibile ripiegamento rispetto a un paio danni fa. Così, lunica figura pubblica che nellultimo periodo abbia ottenuto grande, anzi, grandissimo consenso è, comè noto, Papa Francesco. Che riscuote grande fiducia da quasi 9 italiani su 10. Tuttavia, per reagire alla perdita di fede nella politica, per rispondere alla crisi dellItalia repubblicana, delle Regioni e dei Comuni, appare difficile affidarsi al Papa e alla Chiesa. Forse è meglio restituire autorità allo Stato, credibilità alla politica e autorità ai suoi territori. Con buoni leader, buoni amministratori, buoni sindaci. Capaci di testimoniare la buona politica e il buon governo.
Posted on: Mon, 11 Nov 2013 12:42:47 +0000

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