La storia del cinema siciliano ( a parte il notevole fenomeno - TopicsExpress



          

La storia del cinema siciliano ( a parte il notevole fenomeno iperealista e grottesco della coppia Ciprì e Maresco) è purtroppo povera di grandi maestri ( Tornatore è più sopravvalutato dei bond argentini annata ‘98), ma riconosciamo una grande eccezione nel regista, sceneggiatore e produttore Vittorio De Seta, un autore con la ‘a’ maiuscola, che ci ha regalato bellissimi film e documentari. Epigono della lezione neorealista di Rossellini e De Sica, nel ’61 scrisse e diresse questo capolavoro che respira di Hugo e di Verga e che consiglio a tutti di vedere assolutamente, se guardando "Sciuscià", "Ladri di biciclette" e "Roma città aperta" vi siete commossi. La sola differenza, che per me è un pregio, rispetto a queste ultime pellicole entrate nel mito del cinema mondiale, è la maggiore asciuttezza e compostezza dello stile di De Seta, che non indulge a stilemi melodrammatici e al contrario fotografa la storia con una sincerità descrittiva che non ha bisogno di suscitare lacrime facili, bensì commuove e avvince con la sola forza dirompente della realtà, in questo caso, dischiusa nella durissima vita di due fratelli pastori sardi, battuti dal destino youtube/watch?v=if-LDzSzHwA
Posted on: Sun, 25 Aug 2013 11:48:24 +0000

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