Lesione del bicipite brachiale La rottura del tendine distale del - TopicsExpress



          

Lesione del bicipite brachiale La rottura del tendine distale del muscolo bicipite brachiale è una affezione relativamente rara. Riguardo alle lesioni del bicipite brachiale in toto, la letteratura internazionale riporta il 96% di lesioni a carico del capo lungo, l’1% a carico del capo breve ed infine il 3% di lesioni a carico del tendine distale del bicipite brachiale. Generalmente la lesione consiste in una completa avulsione del tendine bicipitale distale dalla tuberosità radiale; meno comuni sono le lesioni parziali. Colpisce il lato dominante di pazienti in maggioranza di sesso maschile tra i 40 ed i 60 anni di età. Lesione rara nel sesso femminile forse perché la forza creata dal muscolo bicipite sulla giunzione miotendinea o sull’inserzione è minore, visto che la differenza tra i sessi nel diametro del tendine non sembra significativa. Il meccanismo fisiopatologico comporta in una forza applicata, come il sollevamento di ingenti pesi, durante contrazione massimale ad avambraccio flesso e, in minor percentuale, ad avambraccio esteso. La lesione interessa la giunzione muscolo-tendinea con più frequenza rispetto al fascio muscolare, in quanto più esposta alle forze di trazione, generalmente in sedi inserzionali con preesistenti degenerazioni tendinosiche. Nei fattori predisponenti rientrano anche terapie mediche che prevedono l’uso di steroidi anabolizzanti per lunghi periodi. La diagnosi è principalmente clinica, in anamnesi il paziente riferisce un dolore intenso in regione cubitale, e all’esame obiettivo è visibile una deformità a carico della parte distale del corpo del muscolo bicipite con impotenza funzionale nei movimenti di flessione e supinazione. Il tendine bicipitale distale è spesso palpabile prossimalmente alla fossa anticubitale, sul lato mediale del braccio. Talvolta la presenza di un’ecchimosi indica la sua localizzazione approssimativa e fornisce un’utile guida nel formulare la diagnosi. Nella diagnosi l’indagine RX può mettere in evidenza formazione di osso ipertrofico a livello della tuberosità radiale. La proiezione laterale in supinazione per valutare ossificazioni eterotopiche. L’ecografia conferma la diagnosi clinica soprattutto nelle rotture totali, mentre la risonanza magnetica risulta di fondamentale importanza nelle rotture parziali. Infine la TC può evidenziare l’avulsione della tuberosità radiale. I pazienti con questa lesione possono essere trattati in maniera conservativa o con riparazione chirurgica. Da coloro trattati in modo conservativo ci si aspetta una diminuzione della forza, capacità di flessione e supinazione. Inoltre il contorno del braccio non sarà uguale al controlaterale perché il M. Bicipite distale si adagerà sul brachiale. Il trattamento chirurgico è indicato in atleti ad alto livello, body builders, persone che richiedono per la loro attività forza e supinazione. La perdita di motilità dopo intervento incruento è evidente (30-40% in flessione, 50% per la supinazione) . Vari tipi di trattamento sono stati proposti per la re inserzione chirurgica del tendine leso. L’accesso chirurgico prevede molte vie: accesso anteriore alla fossa cubitale (accesso di Henry), doppia incisione anteriore e posteriore (Boyd and Anderson), singola incisione posteriore, accesso mini-open, usando solo un limitato accesso anteriore . Recentemente 8 sono stati comparati i due accessi principali, in un campione di 19 pazienti: il campione sottoposto ad accesso secondo Henry ha raggiunto un migliore grado di flessione rispetto al campione trattato con il doppio accesso secondo Boyd-Anderson, mentre non sono state riportate significative differenze riguardo al movimento di supinazione. Prevalentemente i rischi del singolo accesso chirurgico sono soprattutto a carico del nervo radiale e del nervo interosseo posteriore, limitabili da una sufficiente esposizione e retrazione degli stessi ai margini del campo operatorio. Un altro importante rischio legato all’intervento soprattutto con la doppia incisione sono le ossificazioni etero topiche e la susseguente sinostosi dell’articolazione radio-ulnare prossimale, complicanza riducibile, ma non eliminabile, evitando di esporre la metafisi prossimale ulnare. Tre sono le tecniche utilizzate nella reinserzione chirurgica del tendine distale del bicipite brachiale: la sintesi con uso di ancoretta infissa nella tuberosità radiale, e la tecnica Endobutton. La sintesi con ancoretta prevede la fissazione osso-tendine impiantando un’ancoretta (di titanio o materiale riassorbibile) nella tuberosità radiale, e successivamente reinserire il tendine alla sede di inserzione ossea mediante sutura. Morrison et al. (2002) considerano questo tipo di intervento il migliore applicabile per la maggioranza delle lesioni del tendine bicipitale, in quanto il rischio di ossificazione eterotopica viene limitato da un’esposizione minima della sede di inserzione ossea del tendine bici pitale ed il nervo interosseo posteriore è relativamente protetto. La tecnica Endobutton prevede la creazione di un tunnel nella tuberosità radiale ed il fissaggio del tendine all’osso mediante sutura pull-out, utilizzando un bottone in titanio. Recenti studi dimostrano su cadaveri una resistenza due volte maggiore di Endobutton rispetto alla fissazione con ancora. La tecnica di tenodesi del bicipite brachiale con il muscolo brachioradiale trova applicazione nei casi di rotture prossimali del tendine del bicipite alla giunzione muscolotendinea, quando sia impossibile la reinserzione nella sede anatomica, o in pazienti anziani. Lesioni del capo distale del tendine bicipitale: determina perdita considerevole di forza nel movimento di flesso-estensione e di supinazione. Il programma terapeutico prevede utilizzo di valva gessata per 6-8 settimane dopo l’intervento, inizio FKT di mobilizzazione dopo 6-8 settimane dall’intervento, ritorno alla normale attività dopo 5 mesi dall’intervento
Posted on: Wed, 21 Aug 2013 16:00:58 +0000

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