Non c’è nulla di così misterioso che non possa essere - TopicsExpress



          

Non c’è nulla di così misterioso che non possa essere manifesto; e nulla così segreto che non possa essere svelato. Marco. 4.22 Nell’ottobre del 1988, al Congresso dei deputati popolari e nel dicembre dello stesso anno, nella seduta del Politburo, fu presa la decisione di riabilitare delle persone sottoposte a repressione in modo illegale, accusati in base all’art. 58 della Costituzione russa. Nel medesimo tempo fu sollevata la questione della ricerca dei luoghi di seppellimento di massa. La sede centrale del KGB e le autorità regionali assegnarono dei collaboratori per il lavoro della riabilitazione, secondo le deliberazioni prese. Nel 1991 fu creato un gruppo speciale a cui fu a messo alla testa il capo della divisione dell’archivio centrale del Ministero di Sicurezza della Federazione russa, il colonnello O.B. Mozokhin. Il gruppo di Mozokhin ha trovato, nel fondo n. 7, i documenti che testimoniano il seppellimento di massa a Mosca, sul territorio dell’ospedale di Iauza e nei cimiteri Vagankovskoe e Donskoe. Inoltre, nei documenti del fondo, c’erano numerosi atti relativi alle sentenze del periodo dal 1937 al 1938, senza indicazione del luogo di seppellimento. Presso l’amministrazione del Ministrero di Sicurezza della Federazione Russa, a Mosca, fu creato anche un gruppo di riabilitazione fuori ruolo. Questo gruppo consisteva, inizialmente, di otto impiegati ma poi il loro numero fu aumentato fino a 40 persone. Direttore del gruppo diventò il colonnello della sicurezza statale N. V.Grashoven’, che, tra l’altro, trascorse la propria infanzia nelle dacie del NKVD, vicino al poligono, e lui sicuramente non poteva non aver sentito alcunché riguardo ai seppellimenti in quei luoghi. Servivano conferme documentate, ma non ce n’erano. Il volume di lavoro legato alla riabilitazione era tale che con le forze dei soli impiegati della sicurezza statale era difficile farcela. Quindi, per decisione del comitato del Ministero della Sicurezza della Federazione Russa, per il lavoro del gruppo furono chiamati i membri della società scientifica educazionale Memorial, i quali cominciarono a lavorare nell’archivio del ministero della Sicurezza della Federazione Russa. Foto: M.B. Mindlin La prima candela commemorativa nel poligono di Butovo. K.F. Liubimova e M.E. Kirillin Butovo, come luogo di fucilazioni e seppellimento di massa, non appariva né nei racconti né negli interrogatori degli impiegati del NKVD (Commissariato Popolare degli Affari Interni) che avevano avuto rapporti diretti od indiretti con le fucilazioni dal 1930 al 1950. Non è stata detto alcunché su Butovo né nel periodo della cosiddetta “ riabilitazione di Beria” né nei tempi del “ disgelo Kruscioviano” né più tardi. I primi a parlare di Butovo come luogo di seppellimento non furono i “ cekisti “ (membri del KGB) ma i giornalisti. A.A. Milchakov- figlio di A.I. Milchakov, Primo segretario del comitato centrale di partito comunista della gioventù, fucilato a Butovo negli anni di Stalin.- che pubblicò una fila di interessanti articoli, su questo tema, sui giornali nazionali. Sul poligono di Butovo quale possibile posto di fucilazioni e seppellimenti lo è venuto a sapere tramite i sui canali giornalistici molto prima che il Comitato di Sicurezza se ne occupasse ufficialmente. Però tutti i suoi tentativi furono vani. Non sono arrivate al successo neppure le ricerche di documenti, all’interno del NKVD e Ministero della sicurezza, che confermassero le fucilazioni dal 1937 al 1938 . Alla fine, gli impegati della Sicurezza statale, sono riusciti a trovare uno degli ex lavoratori del reparto amministrativo del UNKVD (direzione NKVD) di Mosca A.V. Sadovsky. Nel periodo dal gennaio all’ottobre del 1937 egli faceva le mansioni di comandante di reparto amministartivo di NKVD. I membri del gruppo lo incontrarono 3 volte. Foto: il portone del poligono si è aperto per la prima volta, per i parenti degli uccisi, il 7 giugno 1993 Ricevere notizie interessanti da lui fu abbastanza difficile. I primi due incontri furono quasi cospirativi, alla presenza della moglie dell’ex comandante. Si facevano discorsi su temi di carattere generale, ma finalmente il gruppo cominciò a ricevere dati di fatto che trovarono conferma anche da altre persone, suoi conoscenti. Al terzo incontro, portati dall’archivio della direzione del Ministero di Sicurezza di Mosca i “libri dei fucilati” con le firme degli esecutori, l’ex comandante confermò che tutte quelle fucilazioni erano state effettuate presso il poligono di Butovo. Così, per la prima volta, è stata pronunciata la parola Butovo. Gli abitanti del luogo e due autisti della base degli automezzi di NKVD 1 confermarono anche l’esistenza del “ luogo speciale” usato dal 1930 al 1950 per le fucilazioni e seppellimenti di massa. In questa regione furono trovati non uno soltanto, come supponevano i membri del gruppo, di “ luogo speciale”. Oltre al poligono di Butovo hanno scoperto anche il “luogo speciale” “ Kommunarka, quello che si trovava nel territorio dell’ex dacia di Pagoda, situato a circa 10 km da Butovo. Presso il Consiglio di Mosca esisteva una Commissione per i processi relativi alle repressioni illegali e sotto la sua egida è stato creato un gruppo pubblico per perpetuare il ricordo delle vittime delle repressioni politiche. Suo capo diventò M.B. Mindlin, ex “kolimchianin” (internato nel lager su fiume Kolima), che aveva passato più di 15 anni in prigioni e lagher in base all’art. 58; un uomo di straordinaria energia e perseveranza nel perpetuare il ricordo dei martiri innocenti. All’inizio, attorno a lui, si sono raccolti ex-sottoposti a repressione e figli di essi. Poi , al lavoro sui documenti presso gli archivi di Mosca, ha partecipato anche gente molto giovane. Nel giugno del 1992 K.F. Lubimova, membro del gruppo di Mindlin, ha iniziato, con alcuni aiutanti, a comporre uno schedario con informazioni biografiche per IL LIBRO DEL RICORDO “Poligono di Butovo”. Questo lavoro ha costituito la base per tutti i pluriennali futuri lavori del gruppo. Alcuni materiali sui fucilati nel poligono di Butovo sono stati pubblicati in quel periodo sulla “Rossiskaya Gazeta”, sui giornali “Vecherniaya Moskva” , “Moscovskaya Pravda”, “Pravoslavnaya Moskva”, sulla rivista “Volia” e nella raccolta “Resistenza nel Gulag”, editi dalla società Vosvrashenie. Foto: Lavoro sui fascicoli d’inchiesta nell’ufficio moscovita del KGB. Da sinistra a destra: M.B. Mindlin. M.G. Nikolaev, P.G. Ozol, I.V. Erofeev (collaboratore KGB), K.F. Liubimova, G.M. Rikova “ Fucilati “ registri Per la prima volta il portone del poligono di Butovo si aprì, per i parenti e componenti del gruppo, il 7 giugno del 1993. C’erano voluti alcuni mesi per ricevere il permesso per questo viaggio. Vi presero parte dei rappresentanti dell’autorità si sicurezza statale, autorità di Mosca e della Commissione per la riabilitazione sotto il Presidente della Repubblica Federale Russa. Sul territorio del poligono venne accesa la prima candela in memoria. Cinque mesi dopo, il 10 ottobre dello stesso anno, su iniziativa del gruppo, con l’aiuto di benefattori e persone interessate, ha avuto luogo, nella parte sud del poligono di Butovo, l’inaugurazione di una lapide commemorativa. Sulla lastra di granito rosso venne incisa la scritta: “In questa zona del poligono di Butovo, dal 1937 al 1953, furono fucilate di nascosto migliaia di vittime di repressioni politiche . IN LORO PERENNE RICORDO “. Dopo la formazione delle schede relative ai libri dei “fucilati” è iniziato il lavoro con l’archivio dei fascicoli d’inchiesta, che è durato 10 anni, senza interrompersi neppure per un giorno. Nota 7 Informazioni dettagliate sul lavoro, pieno di sacrifici, dei membri del gruppo di M.B. Mindlin e loro aiutanti si possono trovare nel Libro del Ricordo “ Il poligono di Butovo” Foto: -Sono cresciuti i fiori di borscevik nella terra di Butovo -“.....In loro perenne ricordo”. Il poligono di Butovo è diventato uno dei simboli delle sofferenze della Russia, il nostro Golgota nazionale. Questo non è solo il luogo di una grande tragedia della Russia, ma anche il luogo della grande gloria dell’Ortodossia Russa. S.S. Patriarca Alessio II Fin dai primi giorni dopo il passaggio del territorio del poligono alla Chiesa Ortodossa Russa, sono state fatte complesse ricerche storico-archeologiche, geobotaniche e geomorfiche allo scopo di localizzare la posizione delle fosse funebri. Le ricerche geofisiche sono state uno dei vari tipi di intervento, un metodo scentifico, per fare ricerche di luoghi di seppellimento, senza dover violare lo strato del terreno. Gli impiegati scientifici dell’Università Statale di Mosca e del Centro Investigazioni elettromagnetiche hanno fatto, qui a Butovo, delle prove usando rilevatori magnetici, sondaggi geo-radar e prospezione elettrica. Fu rinvenuta una serie di anomalie ; le più intense corrispondevano ai luoghi di seppellimento indicati nello schema redatto dagli impiegati del F.S.B (Servizio Federale di Sicurezza). Però i risultati di tutte le investigazioni preventive poteva essere confermato, in maniera definitiva, solo con esplorazioni archeologiche. Nell’agosto del 1997 fu aperto un luogo di sepoltura, della superficie di circa 12,5 mq. Il Patriarca Alexi II aveva dato il permesso per un piccolo scavo di ricerca. Ai lavori archelogici presero parte specialisti di prima categoria: alcuni archeologi, archeologi-tofologhi, antopologhi, specialisti di scarpe e tessuti industriali, di armi da fuoco, medico legali ed altri specialisti. Nella fossa, che si trova a sud del tempio, alla profondità di 1,5 metri, sono apparsi frammenti di vestiti e, appena più sotto, i resti di persone. A chi fosse capitato di scendere, anche una volta soltanto, nella fossa del poligono di Butovo, non avrebbe potuto dimenticare. Uno addosso all’altro, alternati, come in una fossa per il bestiame, giacevano i resti di coloro che furono assassinati innocentemente ed impunemente. Intrecciati in modo indissolubile, giacevano i fucilati per la Fede e gli atei sacrileghi, i contadini analfabeti e gli uomini di scienza del loro tempo, le cui opere e scoperte avrebbero forse illuminato e reso migliore tutto il mondo. Foto: Contenuto delle fosse di Butovo. Vista laterale : Disegno di una parte della superficie dello scavo, visto dall’alto. Dis. M.Mikeeva Gli archeologi hanno aperto la fossa funebre, che era stata fatta nel tardo autunno od in inverno. Sopra i corpi c’era un ammasso di vestiti e scarpe: un cappotto, qualche stoffa di tela grossa, giacche di pelle, cappelli, stivali, stivali di feltro duro, scarpe da donna, galosce. Tra le giacche ce n’era una da donna, di taglio europeo; su una delle galosce trovate è stato scoperto il marchio, del 1935, della fabbrica “ Krasny Bogatir “. Nello strato superiore vi erano 5 guanti di gomma, rivoltati, buttati nella fossa a lavoro compiuto. Qua e là alcuni pezzi di bottiglie di vetro. Nella zona di seppellimento aperta, gli antropologi hanno contato le ossa di 59 persone. In totale, in questa parte di scavo, sono state seppellite 150 persone, su tre – cinque livelli. Se si prova ad immaginare che tutte le fosse di Butovo siano state riempite in tal modo e che la loro lunghezza corrisponda realmente alla lunghezza indicata nello schema dello FSB, il numero totale dei morti sepolti qui può ammontare dalle 70 alle 90 mila persone. Questa , comunque, è solo una supposizione. Secondo l’esperto di medicina legale, i corpi sono stati buttati nelle fosse subito dopo la morte oppure nel periodo tra le 8 e le 10 ore dopo la morte, in un tempo. E’ apparso strana la quasi totale mancanza di tracce di ferite da fuoco. Certamente gli scavi, in base agli accordi preliminari, sono stati realizzati in modo assai delicato, e finchè possibile, senza spostare di posto i resti umani. Foto: - Contenuto delle fosse di Butovo (2 foto) Scavi archeologici nel poligono di Butovo. Antropologo G.P. Romanova. Agosto 1997 Resti di fucilati Soltanto su quattro crani sono state “ trovate lesioni da arma da fuoco, causate da pallottole del calibro da 7 a 8 mm.”(8) “ Tra le armi standard, appartenenti a questo intervallo, fa parte il calibro 7,62mm, previsto per i revolver di tipo “Nagan” (da 7 colpi), pistole “TT”, pistole-mitraglia, fucili e mitragliatrici alla maniera dei fucili a cartuccia” ‘ si dice nel referto ufficiale degli specialisti. “I fori di entrata dei colpi sono situati nella regione occipitale, quelli di uscita nella regione frontale o del sincipite....Le ferite del cranio, su cui sono stati scoperti i fori di entrata ed uscita, sono state causate da una successione automatica di due colpi dalla distanza di non più di un metro. In uno dei crani si trova la rottura dell’osso parietale sinistro, conseguenza di una botta con un oggetto duro; la frattura è avvenuta durante la vita o subito dopo il colpo”. Forse non tutti i colpi risultavano mortali; in seguito davano il colpo di grazia a quelli che davano ancora segni di vita . Probabilmente, come in altri simili luoghi di seppellimento, alcuni sono stati sepolti ancora vivi. Delle lance, conficcate sul fondo della fossa, rinvenute durante gli scavi, avevano avuto qualche ruolo nella sistemazione dello spazio della sepoltura. (10) Gli ultimi giorni degli scavi nel 1997 sono stati effettuati all’inizio d’autunno. Faceva caldo e c’era silenzio. Frusciava al vento la foglia appena ingiallita. Sembrava che la pace e la bontà Divina si espandessero ovunque, sia in terra che in cielo. E lo sguardo non si staccava dalla fossa che si apriva sotto ai piedi. Questo fu un autentico inferno, creato sulla terra dagli uomini stessi contro tutte le leggi divine e umane. Oltre agli scavi, fu trovato più tardi, in archivio, un documento che conferma indirettamente il fatto dell’uso, a Butovo, di diversi tipi di armi, compreso le automatiche. E’ stato trovato l’ordine NKVD del 1940, relativo alla nomina del colonnello della sicurezza statale I.Ya. Il’in a responsabile delle esercitazioni di tiro dei collaboratori GTU NKVD. Gli addestramenti avevano luogo a Mitishi, nel campo di tiro “Dinamo”, dove si faceva esercitazione di tiro proprio con quel tipo di armi che erano state utilizzate nelle fucilazioni a Butovo. (11) E’ da rilevare che la firma di I.Ya.Il’in (in quel periodo maggiore della Sicurezza dello stato) si trova in calce a molti atti ed esecuzioni, in adempimento alle sentenze nel poligono di Butovo, dal ottobre del 1937 al luglio del 1938. Foto: - Luogo dello scavo archeologico del 1997 Gli specialisti ritengono possibile l’identificazione dei corpi, ma è un processo molto laborioso, lungo e costoso. Per ora non c’è consenso di opinioni, se serva disturbare questa gigantesca tomba fraterna. Sebbene chi ha avuto modo di vedere ciò che è avvenuto in quella grande fossa, giammai la chiamerà tomba. Tutti i morti nel poligono di Butovo non possono dirsi, fino ad oggi, seppelliti. Le ricerche archeologiche sul terreno sono proseguite anche negli anni successivi e andranno avanti ancora. Durante la stagione del 2003 sono state scoperte 13 fosse, che si trovano disposte in modo abbastanza caotico: meridiane, in direzione da ovest a est, e diagonali, in direzione nord-ovest e sud-est. Le fosse individuate sono state segnate mediante paletti di legno intagliati e collegati fra loro con cordicelle. Sulle fosse sono stati piantati dei fiori. Negli anni che avevano preceduto la pubblicazione della verità sul poligono di Butovo, il borgo locale si presentava piuttosto triste alla vista. L’unica sua via, quasi come una beffa, detta Iubilenia, era costituita da qualche anonimo edificio.Tutto, pian piano, andava in rovina. Era come se la vita se ne fosse andata via da questo posto. All’inizio era stata chiusa la scuola, poi la “ bania”, che anche prima era aperta solo una volta alla settimana. Hanno poi chiuso l’ambulatorio medico, il chiosco delle medicine, il negozio. Il telefono, che qui esisteva all’inizio del secolo, era diventato di proprietà eclusivamente NKVD. Poi sono stati aboliti gli autobus di linea, che proseguivano dalla stazione ferroviaria vicino al poligono di Butovo fino a Bobrov. Nell’abitato dell’NKVD terminarono la propria vita dei vecchi sconosciuti, ex testimoni, e spesso partecipanti a quei tragici avvenimenti degli anni 1930 -1950. Per lunghi anni queste persone non entrarono in contatto con estranei. Le più varie e caute questioni sulla vita nel poligono negli anni della repressione si sono interrotte con loro nel più grave dei modi. Sono morti uno dopo l’altro i testimoni oculari, i quali avrebbero potuto raccontare qualcosa sul poligono di Butovo, su “Kommunarka” e la prigione di Sukhanovsky. E coloro che erano ancora vivi e avrebbero potuto raccontarci qualcosa di inestimabile, hanno taciuto, avendo timore che si sarebbe ritorto su di loro. Soltanto gradualmente, con gli anni, sono stati stabiliti dei contatti fra coloro che avidamente cercavano la verità e coloro che volevano assolutamente nasconderla e dimenticare. Ora nessuno degli spettatori di quegli anni è rimasto in vita. I loro pesanti segreti se li sono portati con sè. Foto: - Poligono di Butovo - Poligono di Butovo - Vista dal campanile sul poligono di Butovo. Primavera 2002 Al momento del passaggio del poligono alla Chiesa, il territorio del luogo cimiteriale di Butovo si trovava in uno stato di abbandono. La parte boschiva di esso era cresciuta con un folto sottobosco, con una grossa quantità alberi secchi e ramaglia. La parte a nord era ingombra di ogni tipo di rifiuti: da bottigliette d’inchiostro e molle di divani a blocchi di cemento. Nel luogo della ex-baracca, appena più a nord del tempio attuale, giaceva un ammasso di rottame di ferro: cassette di pellicole cinematografiche, enormi cucine, tubi etc.. La parte est del territorio con un piccolo giardino era delimitata da una fila di baracche, costruite dagli abitanti dell’ex-centro abitato del poligono negli anni 60; lo steccato, che circondava le baracche, si trovava proprio sulla fossa funebre. A completamento del tutto, su una grande parte del territorio vi erano tali boscaglie di acanto, che, per passarvi in mezzo, si è giunto al punto di tagliarle con l’accetta, come nella giungla. Con la comparsa del tempio nel poligono di Butovo, sia la vita che l’aspetto del luogo stava visibilmente cambiando. Alla funzione divina di commemorazione arrivava sempre più gente. Inizialmente, nel territorio del poligono, si poteva entrare solo al sabato e domenica dalle 11 alle 16. Ma, dal 1995, è stato tolto il servizio di guardia ed il territorio di seppellimento è diventato accessibile in qualsiasi momento. Nei giorni di commemorazione si è pregato e officiato servizi funebri, anche con partecipazione di vescovi. L’anno dopo è sopraggiunta all’improvviso una disgrazia. Senza tener conto di nulla, l’amministrazione della regione aveva iniziato la costruzione del complesso abitativo Nuovo Drozhino-2 nella zona del futuro monumento memoriale storico. Erano già state messe le fondamenta di un edificio a più piani, a una decina di metri dal luogo di sepoltura. Dal membro della associazione “Memorial” L.G. Novak fu allora intrapresa un’attività, alla quale prese parte attivamente la comunità ecclesiale, al fine di interrompere tale costruzione. Furono rivolte interrogazioni parlamentari, a nome di dirigenti di Mosca, lettere da rappresentanti di personalità, e si ricevettero le risposte: la costruzione sarà spostata fuori dal luogo della sepoltura. Soltanto dopo l’appello di Sua Santità il Patriarca, indirizzato al sindaco di Mosca Yuri M. Luzhkov, per l’impedimento all’erezione dell’edificio su questo luogo sacro, nell’estate del 1996, la costruzione fu arrestata. Foto: - Lapidi ricordo con i nomi degli uccisi per la Fede nel poligono di Butovo. Aiuola nella parte sud del poligono di Butovo Un grande aiuto a fermare la costruzione dell’abitato Nuovo-Drogino-2 hanno prestato il vice dell’architetto capo Di Mosca O.A. Zalensky e il capo dello studio di progettazione “Iug-Prigorod” A. G. Shabelnikov, ora defunti. Nel 1997 per ordine del governo di Mosca furono approntati delle “Proposte di progetti per la creazione di un complesso commemorativo nella regione Nuovo-Drozhino” In esse venivano presi in esame i territori dei principali luoghi funebri, dell’ex tenuta di Drozhino-Butovo e centro NKVD. Nel successivo anno 1998, con i fondi dell’Ammnistrazione di Mosca, fu asfaltata ex-novo e dotata di tutti i servizi la strada principale dalla via Varshanski al poligono di Butovo. Sulla strada ricostruita è stato messo in funzione l’autobus di linea N. 18 con la fermata finale “ Poligono di Butovo “. Gli orari degli autobus si uniformano ai tempi di inizio e fine delle funzioni divine della chiesa in Butovo. Nel 2000, per ordine della Municipalità di Mosca, dall’azienda pubblica “ Istituto di ricerca di planimetria generale della città di Mosca” fu elaborato il “ Progetto di tutela delle zone del monumento storico “ Poligono di Butovo”. L’anno dopo, il 9 agosto 2001, con delibera della Municipalità della regione di Mosca, il poligono di Butovo fu dichiarato monumento storico di importanza di cultura locale. L’area del monumento storico comprende: il territorio dove sono concentrate le fosse funebri già scoperte (il vero e proprio “poligono”) e la chiesa dei Santi nuovi martiri e confessori Russi; il territorio della ex tenuta Drozhino-Butovo con il parco, con il cimitero del villaggio e gli stagni sul fiume Gvozdianka e il grande territorio del parco naturale di Butovo.(12) In tutto, con le zone protette, l’intera superficie del monumento alla storia consta di circa 3 kmq. A ovest il suo territorio è limitato da Varshavskoye; a est da Simferopolskoye; a nord dalla via Rastorguevskaya e a sud dal territorio delle serre dell’azienda di stato del XXI congresso KPCC e dalla riva destra della golena del fiume Gvozdianka. Quasi tutto il suddetto territorio, negli anni 1930-1950, appartenne al OGP-NKVD ed ora è divenuta intoccabile. Nel territorio del monumento alla storia è vietata qualsiasi nuova costruzione, all’infuori del necessario per la costruzione di un monumento a futura memoria, ed anche qualsiasi attività economica, che conduca ad un alterato aspetto storico e del naturale paesaggio del territorio. Foto: - Lavori per la sistemazione del territorio del poligono di Butovo. Anno 2005 Nel 2000, dopo la riparazione del piano terra dell’edificio dell’ex scuola dell’ NKVD-KGB, nella sala che prima serviva come cineclub, hanno iniziato ad organizzare delle esposizioni dedicate agli uccisi del poligono di Butovo. E’ stato esposto del materiale relativo alle vita e alle opere di pittori di talento, uccisi a Butovo: V.A. Komarovsky e V.S. Timirev; materiale relativo ai martiri della fede , famosi ierarchi e preti della Chiesa Ortodossa Russa: il vescovo Arseni (Zhadanovsky), i santi martiri Vladimir Ambartsumov, Petr Petrikov ed altri. Il materiale di maggior valore presentato nella manifestazione del 11 dicembre 2003 fu “ La vita e le opere del santo martire Metropolita Serafim (Chichagov). Nel centenario della glorificazione del venerabile Serafim Sarovsky.” Inoltre, nella sala d’esposizione, i collaboratori della chiesa e del centro Memoriale scientifico-educativo pubblico “Butovo”, allestito presso di essa nel 2002, hanno ripetutamente organizzato la proiezione di film sul poligono di Butovo e sui destini delle persone qui martirizzate. I lavoratori del Centro raccolgono e sistemano le cose avute relative alle vittime del poligono di Butovo, e, in base a questi materiali, allestiscono mostre tematiche e presentazioni, si incontrano con i famigliari delle vittime, accompagnano le visite all’interno del poligono di Butovo. In conformità alla decisione congiunta del collegio delle autorità statali di Mosca e Regione moscovita, dal 1 dicembre 2004 per la dotazione di servizi al poligono di Butovo nel successivo 2005 furono messo in esecuzione dei lavori inerenti ad esso. Così le fosse funebri, dapprima recintate con colonnine in legno, ora hanno assunto l’aspetto di un rialzo tombale. Le strade, che assomigliavano più ad un sentiero boschivo, ora sono ricoperte di sabbia di color rosa-pallido. E’ stato piantato un piccolo arbusto; il luogo della prima Liturgia Divina presso la Croce-Golgota e lo spazio attorno al tempio sono stati ricoperti con piastrelle, tra le quali una giovane erba si sforza di passare. Tutto ciò simboleggia la vittoria del nuovo sugli spettri del passato. Foto: - Stradette del poligono di Butovo- Veduta attuale Esame dei lavori per la sistemazione Note 8 I crani sono stati analizzati nei laboratori e poi riportati in loco. 9 Relazione sugli scavi del 1997. Componenti: l’archeologo I.N.Ershov-collab. TOO “Krom”, l’archeologo A.Ya. Razumov- collab. RNV (SP6), l’archeologo-tafologo Yu.A. Smirnof- collaboratore dell’Istituto di archeologia RAN, l’antropologa G.P.Romanova – collab. Dell’Istituto archeologico RAN, la specialista della produzione di stoffe e scarpe T.C. Aleshina- collab. GIM, il medico legale V.I. Guzheedov – docente della cattedra di medicina legale RAN, lo specialista in armi da fuoco V.O. Prokopov – collab. del Museo delle armi Sil e altri specialisti. 10 Il Prete Kirill Kaleda, Alekseev S.N., Razumov A.Ya., Golovkova L.A. Indagini degli ultimi anni nel poligono di Butovo.// “Poligono di Butovo”. 11 GA RF. F. 9413. Op.1 D.3. 134, 198. 12 Propriamente al ricordo storico appartengono: la zona sorvegliata (4,8 ettari), i territori del villaggio di Drozhino, dei complessi delle dacie DSK “ Butovo”, s/t “Urozhai” e campi coltivati - circa 1 kmq, e pure zone della parte custodita, comprendenti la golena del fiume Gvosdiank e i suoi affluenti, parte del territorio del parco naturale di Butovo – circa 1 Kmq. Un monumento alla storia “ Il poligono di Butovo” si trova nella provincia Leninscaya , regione di Mosca, al confine est della provincia “ Yuzhnoe Butovo”, dell’Amministrazione Sud-Ovest del distretto di Mosca. Foto: - Sistemazione delle fosse comuni in forma di rialzo tombale – Sopra: lapidi commemorative con nomi di uccisi per la fede nel poligono di Butovo
Posted on: Sun, 01 Sep 2013 20:02:34 +0000

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