Quando uno Stato dipende per il denaro dai banchieri, sono questi - TopicsExpress



          

Quando uno Stato dipende per il denaro dai banchieri, sono questi stessi e non i capi dello Stato che dirigono le cose. La mano che dà sta sopra a quella che prende. I finanzieri sono senza patriottismo e senza decoro. Napoleone Bonaparte ______________________________________________________________________Martedì 9 ottobre 2012 IL MES COME STRUMENTO DI INGANNO DEI POPOLI di Paolo Cardenà- A proposito del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) o Fondo Salva Stati -che, a dire il vero, è anche un fondo salva banche-, in questi ultimi mesi, soprattutto in rete, si è letto molto e forse anche a sproposito. Molti osservatori hanno fornito una rappresentazione del MES, come uno strumento di coercizione e oppressione dei principi democratici nei vari Paesi che aderiscono al fondo. E in parte è proprio così, ma questo tema verrà approfondito in ulteriori articoli di prossima pubblicazione. Ciò che è sfuggito a gran parte dei commentatori e che fa del Fondo Salva Stati un vero strumento diabolico e di inganno, sono le ragioni per cui il MES è stato fortemente voluto dalle cancellerie europee e dai governanti, nonché la solerzia con cui è nato. Daltra parte, un fondo salva stati esiste già ed è lEFSF, che ha una potenzialità di salvataggio del tutto analoga a quella del neonato ESM. Quindi, perché crearne unaltro? Ecco qui la risposta. Contrariamente allEFSF, il fondo ESM, nascendo come un istituzione sovranazionale (di fatto un FMI europeo), oltre a godere dellimmunità per se, per tutti i componenti del board e i sui dipendenti (come se unti da una mano celeste), gode anche della possibilità riservata agli stati di poter contribuire al capitale per mezzo di versamenti, senza con ciò impattare sui debiti pubblici dei vari Paesi finanziatori. Ciò, non avveniva per il fondo ESFS. In altre parole, il trattato istitutivo del MES, benché preveda che il capitale del fondo sia pari a 700 miliardi di euro di cui 125 miliardi a carico dellitalia, dispone che, in un primo momento, gli stati finanziatori (ovvero i 17 aderenti alla moneta unica), dovranno versare solamente la quota in paid-in di 80 miliardi di euro, somma sufficiente a conferirgli lo status di Istituzione Internazionale della UE. Nel caso dellItalia, questa quota è stabilita in euro in circa 14 miliardi di euro, da versare in cinque tranche fino al 2014. Siccome, come noto, lItalia non dispone di questi 14 miliardi di euro da versare entro i termini stabiliti e men che meno delle restanti risorse (111 miliardi) che, eventualmente, potrebbe essere chiamata a versare in caso di necessità, è evidente che debba ricorrere al mercato, indebitandosi. Il debito che lItalia contrae per poter finanziare il MES, stando alle regole istitutive del fondo, pur essendo debito che dovrà essere ripagato dal contribuente come nel precedente EFSF, NON RIENTRA NEL PERIMETRO DEL DEBITO PUBBLICO, proprio grazie allo status di cui gode il fondo e come avviene per le quote versate per il Fondo Monetario Internazionale. Quindi, in buona sostanza, il governo Italiano, ad esempio, potrà contribuire indirettamente - ovvero per tramite il MES - ai salvataggi che il fondo dovesse compiere, anche delle banche spagnole, senza con ciò far aumentare il debito pubblico che a quel punto risulterebbe occultato ai contribuenti e allopinione pubblica. Una ghiotta occasione per i politici, che potranno spendere anche questa immunità sbandierando la creazione del Fondo Salva Stati (che in realtà salva ben poco), senza con ciò aver determinato un aumento del debito pubblico. Debito, che comunque ricadrà sempre sulle spalle dei contribuenti europei. LETTURA SUGGERITA DALLITALIA QUASI SEI MILIARDI AL FONDO ESM lunedì 16 settembre 2013 E A BRUXELLES CHE VERRA SCRITTA LA LEGGE DI STABILITA. ECCO PERCHE di Paolo Cardenà Nei giorni scorsi il Premier Enrico Letta, preoccupato delle sorti del governo alla luce delle prossime votazioni sulla decadenza di Berlusconi da Senatore, ha affermato che, se il Governo dovesse cadere, la prossima manovra, ossia la Legge di Stabilità, verrebbe scritta a Bruxelles. La realtà, ovviamente, rispetto a come la racconta il Premier, è ben distorta, poiché, comunque vadano le cose, la legge di stabilità verrà scritta proprio a Bruxelles. E non solo questanno, ma per tutti gli anni a seguire. Ciò, per il semplice motivo che, come avevamo già scritto sei mesi fa, dal 2013 è entrato in vigore il TWO PACK. Il Two Pack, approvato dal Parlamento Europeo nei mesi scorsi, in sostanza,è un pacchetto normativo composto da due regolamenti volti a rafforzare il coordinamento delle politiche fiscali dei paesi dell’Eurozona. Invero, il primo recepisce misure speciali per il monitoraggio e la valutazione delle politiche economiche degli Stati alle prese con deficit eccessivi. Mentre il secondo tende a fissare i criteri d’intervento verso quegli Stati in difficoltà finanziaria. In particolare, queste nuove misure, obbligheranno i singoli governi nazionali a presentare alla Commissione Europea, entro il 15 ottobre di ciascun anno e prima dell’approvazione da parte dei singoli parlamenti nazionali, le rispettive manovre di finanza pubblica al fine di consentire di verificare il rispetto degli impegni presi con le autorità europee nei primi sei mesi dell’anno (il così detto semestre europeo). In caso di mancato o carente rispetto degli accordi sottoscritti, la commissione europea potrà chiederne la modifica, seppur in assenza di diritto di veto. Nel caso in cui il paese dovesse disattendere le raccomandazioni, oltre a subire azioni legali, potrà incorrere in procedure per deficit eccessivo e nel caso anche in sanzioni economiche. Inoltre, sempre la Commissione Europea (organo autoreferenziale privo di qualsiasi investitura democratica) potrà mettere sotto stretta sorveglianza i Paesi “minacciati da difficoltà finanziarie”, obbligando governi a colmare e redimere le cause strutturali, sottoponendo il proprio operato a controlli trimestrali stringenti da parte di una taskforce dedicata. E qui, la mente tende subito ad evocare quanto è accaduto in Grecia in questi 3 anni, ma non solo. Riassumendo, potremmo agevolmente affermare che il Two Pack costituisce unulteriore cessione di pezzi di sovranità nazionale verso strutture non elette ed autoreferenziali, in assenza di qualsiasi criterio solidaristico, di mutualità e senza alcuna contropartita. Non a caso, nei mesi scorsi, in occasione delluscita dellItalia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivi, le raccomandazioni della Commissione Europea si concetravano proprio sul rispetto dellobiettivo di disavanzo sotto il 3% e su quello degli avanzi primari strutturali (al netto delle spese per gli interessi) programmati per piegare il rapporto debito/Pil (previsto ben oltre il 130%) su una traiettoria stabilmente in discesa. Non solo. Sempre secondo le raccomandazioni della Commissione, risulterebbe indispensabile trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando neutralità in termini di gettito. 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Posted on: Tue, 29 Oct 2013 16:15:50 +0000

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