SAN GIUDA TADDEO o dei casi disperati, dei miracoli - TopicsExpress



          

SAN GIUDA TADDEO o dei casi disperati, dei miracoli impossibili Antonia Bonomi Di San Giuda Taddeo voglio parlare in prima persona, poiché da anni è una grossa percentuale del mio cento per cento di speranza, incrollabile ottimismo non giulivo. san Giuda Taddeo Giuda, nel suo Vangelo Giovanni si affretta a chiarire “non l’Iscariote”, è uno dei dodici apostoli, l’ultimo nominato e ha il soprannome di Taddeo o “dal petto largo” inteso come dal grande cuore, magnanimo, ma potrebbe trattarsi dell’errata trascrizione del nome ebraico Teuda. Giuda è sicuramente fratello dell’apostolo Giacomo il Minore ed è perciò parente stretto di Gesù, forse cugino, ma è detto anche “fratello del Signore”, tanto che alla fama che inizia ad accompagnare Gesù i nazaretani si chiedono stupiti: “Non è questi (Gesù), il falegname… fratello di Giacomo e Giuda?”. Nell’immagine che lo raffigura, Giuda mostra un’icona che porta appesa al collo su cui è dipinto il volto di Gesù, come a sottolinearne la rassomiglianza. Secondo Eusebio, Giuda sarebbe anche lo sposo delle nozze di Cana dove, su richiesta della madre Maria, Gesù compì il primo miracolo pubblico trasformando l’acqua in vino. Data la notorietà nella Chiesa primitiva del fratello Giacomo, che fu il primo vescovo di Gerusalemme e a cui è attribuito il più famoso Vangelo apocrifo dell’antichità in cui quelli che nei Vangeli sono indicati come fratelli o cugini di Gesù sono riconosciuti come figli di primo letto di Giuseppe, Giuda veniva ricordato semplicemente come “il fratello di Giacomo”, acquistando autonomia come Giuda Taddeo quando nel VI secolo la sua memoria fu inserita, con quella dell’apostolo Simone che si dice sia stato suo compagno nelle prime evangelizzazioni, nel calendario geronimiano e celebrata a Roma dal IX secolo, sempre il 28 ottobre. Le varie fonti sono concordi nell’affermare che Giuda Taddeo seguì Gesù in silenzio fino all’Ultima Cena, quando gli chiese come mai egli si manifestasse a loro e non al mondo, e Gesù gli rispose: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l’amerà e verremo a lui, e faremo una cosa sola”, Gv 14, 22-24. La domanda di Giuda Taddeo ha come risposta la lezione dell’amore mistico, l’amore di Dio che unisce, mentre l’amore di se stessi divide. Per questa domanda e conseguente risposta Giuda Taddeo è considerato l’autore dell’ultima delle sette lettere cattoliche contenute nel Nuovo Testamento, indirizzata ai cristiani neoconvertiti che interpretavano in modo un po’ troppo disinvolto gli insegnamenti di Paolo. Giudicata “piena della forza e della grazie del cielo”, in essa Giuda Taddeo rimprovera i fomentatori di discordie paragonandoli a “nuvole senza acqua portate qua e là dai venti, alberi d’autunno senza frutti, onde furiose del mare che spumano le proprie turpitudini; astri erranti ai quali sono serbate in eterno le ombre più profonde, mormoratori queruli che vivono secondo i loro appetiti, la cui bocca parla di cose superbe e se lodano qualcuno, lo fanno per fini interessati”, oltre ad alcune precisazioni dottrinali su Dio, su Gesù e sugli angeli. Dopo la discesa dello Spirito Santo, la cui fiamma è raffigurata sul suo capo nel quadro venerato a Roma nella Chiesa dei SS. Vincenzo a Anastasio in piazza Trevi, secondo la tradizione Giuda Taddeo avrebbe portato il Vangelo di Gesù in Mesopotamia, altri sostengono in Libia, chi dice Armenia e Persia dove sarebbe stato martirizzato e sepolto, altri dicono che il martirio sarebbe avvenuto presso Beirut, sue reliquie si trovano a Reims e Tolosa. Contrariamente a ciò che avviene da noi, dove è confuso con l’Iscariota perciò poco citato, San Giuda Taddeo è molto venerato in Polonia dove il nome Tadeusz è comune. Oltre ad essere, con il compagno Simone, patrono del tagliatori di marmo e legna, San Giuda è patrono dei casi disperati “anche quando la domanda ad ogni umano bisogno, persino la disperazione, sembra senza speranza”. Sono passati anni, ma ho sempre negli occhi i peruviani che tutte le mattine, in ogni chiesa grande o piccola che ho visitato, gli chiedono aiuto poiché in quei luoghi è considerato anche il patrono dei lavoratori. Conservo ancora l’immaginetta che mi ha regalato la signora di un banco di oggetti sacri perché mi portasse fortuna.
Posted on: Mon, 28 Oct 2013 23:02:49 +0000

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