Storia e sociologia - TopicsExpress



          

Storia e sociologia IBN KHALDUN- un’eccellente studioso di società Parlare delle meraviglie della Tunisia e non menzionare il suo figlio più illustre, il più grande pensatore arabo del XIV secolo, Ibn Khaldun (o Khaldoun, come scrivono studiosi francofoni) è impossibile! Sulla sua vita esistono fonti esaurienti, fu uno dei rari filosofi e storici arabi che lasciò una vasta autobiografia. La sua famiglia discende dalle tribù arabe del Jemen meridionale, ma si era trasferita nella Spagna araba all’inizio del X secolo, dove aveva un ruolo molto importante nella vita politica di Siviglia; era una famiglia che ha dato una miriade di giudici, politici, poeti e scienziati. Suo padre lasciò la Spagna per trasferirsi in Tunisia. Ibn Khaldun nacque il 27 maggio 1332 a Tunisi. Ha studiato filosofia, logica, diritto, matematica, grammatica araba, retorica e altre discipline, presso professori e scienziati più famosi dell’epoca. A soli vent’anni iniziò la sua carriera politica, come il segretario del sultano, per diventare poi il giudice supremo dell’Egitto, dopo che ha lavorato presso varie corti dei sovrani maghrebini. Cambiava spesso la residenza, a causa dei complotti e intrighi di corte in quali veniva spesso coinvolto. Ha lasciato più volte Tunisi per andare in Spagna, in Marocco, ma alla fine si stabilì a Cairo, che era un importante centro culturale dell’epoca. Proprio a Cairo ha lasciato un’impronta significativa nella vita culturale, scientifica e universitaria. Più volte intraprese viaggi verso Mecca, Medina, Gerusalemme, la sua fama era così grande che fu invitato persino dal terribile Timur Leng (Tamerlano) che lo incontrò davanti a Damasco assediata nel 1400, trascorse diverse settimane nel suo accampamento. Nel 1372 si ritirò dalla vita politica dopo una carriera lunghissima, per dedicarsi alla scrittura della sua opera più famosa “Muqaddima” cioè introduzione nella storia voluminosa “Kitab ul-‘ibar” ( il titolo completo è: “Libro degli esempi istruttivi, un insieme di principi e nozioni sulla storia degli Arabi, Persiani, Berberi e contemporanei potenti”). Opera vastissima, che oltre “Muqqadima” contiene anche l’Autobiografia, come la sua parte conclusiva. Morì a Cairo, il 17 marzo 1406. Ibn Khaldun è nato e vissuto nel periodo della piena crisi del mondo arabo-islamico. Ha sempre cercato di studiare le cause di tale crisi e dare delle risposte di cui la sua società necessitava. Ormai le glorie delle conquiste dell’esercito arabo sono finite da tempo, la povertà spirituale, la debolezza morale e l’instabilità politica di un mondo, lo turbavano profondamente. Dotato di una straordinaria immaginazione e intuizione sociologica, ha cercato le cause della crisi, ma soprattutto ha voluto trovare la costante di tutti questi cambiamenti. Come dice Bernard Lewis nel suo libro “Gli Arabi nella storia”, Ibn Khaldun era il testimone della caduta generale del potere arabo. In effetti, tutto il periodo a partire dal X secolo in poi, era trascorso nel segno della decadenza economica e politica dell’Impero arabo. L’anno 1258, non è solo l’anno della caduta di Bagdad, ad opera dei Mongoli, ma significava la caduta definitiva dell’Impero. Il crollo ha toccato tutti gli aspetti della vita economica, sociale e culturale in modo che rischiava di distruggere una civiltà intera. L’apparato burocratico in crescita (si compravano le cariche!), le conquiste erano finite da un pezzo e quindi anche moltissime fonti dell’economia erano esaurite, in arrivo c’erano solo carestie, fame, malattie e strane orde barbariche che bussavano violentemente alle porte dell’Impero. Le cause più significative della caduta dell’Impero arabo, secondo lui sono: 1) Conflitti interni. In crescita numero di emiri (principi), come erano in crescita le loro ambizioni di autonomia. 2) Continuo pericolo di attacchi esterni. 3) Anarchia nella politica finanziaria. Aumento delle tasse e indebolimento del potere economico della popolazione. 4) Nuove rotte commerciali verso l’Oriente. La sua opera più importante fu proprio “Muqaddima”, contiene mille pagine, significa introduzione, da ciò si deduce che il suo obbiettivo era di agevolare, facilitare la comprensione della storia e dei vari fatti storici. Quest’opera suscitò grande interesse sin dalla sua prima pubblicazione, così che fu sempre considerata un’opera a parte. “Muqaddima” contiene sei capitoli: - La società umana in modo generale, tipi e luoghi sulla terra. - La società nomade, le tribù e i popoli barbarici. - Dinastie, califfati e stati, potere e funzioni dello stato. - Le società civilizzate. - Artigianati, redito e modi per guadagnarlo. - La scienza e come acquisire lo sapere. Secondo Ibn Khaldun la storia ha due caratteristiche importanti; da una parte è dare informazioni sui fatti passati, e dall’altra parte, essa è “osservazione esatta, ricerca e analisi degli esseri umani e loro fatti” ( Muqaddima, pag.2). Conclude che c’è bisogno di una disciplina scientifica che non osserva i fenomeni sociali solo da un punto di vista cronologico, ma deve essere una scienza che tratta la società in senso globale, i fenomeni sociali, e che sulla base di questi studi e osservazioni, potrebbe dare il significato esatto della loro natura. Stabilito che il compito della storia è studiare la società e i fenomeni sociali in senso globale, varie forme della società, come la società barbarica e quella civile, vari stati, governi, artigianati e culture, ha superato gli obbiettivi della storia, allargando i suoi interessi, il suo studio divenne una nuova disciplina: la sociologia. Giunse alla conclusione che ci voleva una nuova scienza, una scienza a parte, con un suo compito preciso: studio della società umana. Da molti studiosi è considerato il primo sociologo della storia ( Schmidt Nathaniel, Ibn Khaldun: Historian, Sociologist and Philosopher, New York 1930). Ibn Khaldun addotta il termine “ ‘umran” che qui significa la vita comunitaria degli uomini o la loro socievolezza naturale . Lui precisa che ci sono due aspetti fondamentali della società: 1) soddisfare i bisogni quotidiani è impossibile senza collaborazione, e 2) l’uomo è indifeso da solo davanti alla natura. Quindi, la base della società è l’attività dell’uomo per assicurarsi i mezzi di sostentamento. Lui spesso dice che le differenze tra società e culture varie dipende dai modi in cui esse si procurano i mezzi per vivere. Fu uno dei primi a trattare i fenomeni economici; solo che i fattori economici in” Muqaddima” sono studiati come fattori sociali, canoni economici hanno il significato dei canoni sociali. Lui divide il lavoro, quindi divide la società in: campagna e città. Secondo la sua teoria del valore di lavoro, la forma principale di lavoro è quella che permette di soddisfare i bisogni primari, quindi al primo posto lui colloca l’agricoltura, poi vengono artigianati, commercio e varie professioni. Nota che a volte la gente pensa erroneamente che il valore è nella quantità dei terreni oppure nella quantità dei metalli preziosi. Sostiene invece che la quantità dell’oro o dell’ argento o del denaro deve corrispondere alla quantità delle merci. Studiò due tipi di società: nomade e sedentaria. Fu il primo che studiò la struttura delle tribù nomadi, spiegò qual è il fattore che li tiene uniti (asabiyya), il legame di sangue. Inoltre ha studiato i processi fondamentali, usi e costumi, i rapporti tra membri delle tribù, così ha lasciato una serie di informazioni sulla società e i tempi in cui ha vissuto. Ha spiegato il passaggio dalla vita nomade alla vita sedentaria e la formazione degli stati. La società per Ibn Khaldun non è una collettività politica o religiosa, perché lui stesso era completamente svincolato da qualsiasi schema politico o religioso, bensì un’unione degli uomini causata dal lavoro come il fattore primario. Fu la prima volta che la società e la vita collettiva venivano prese come obbiettivi dello studio; altre forme come lo stato, si comprendono come le forme concrete della società. Le sue idee sono ancora oggi attuali; l’aspetto sociologico della divisione sociale del lavoro, la legge dell’offerta e della domanda, la teoria del valore di lavoro. Purtroppo, poco conosciuto dai storici europei, molto apprezzato dagli studiosi delle culture orientali, considerato uno dei più grandi, se non il più grande storico e filosofo arabo di tutti i tempi. Oggigiorno, è impossibile parlare di certi temi legati alla storia e alla sociologia senza sottolineare il contributo di Ibn Khaldun. Si moltiplicano gli sforzi per assegnargli un posto giusto nella storia del pensiero umano globale. Ma ciò sarà possibile solo quando le sue opere saranno accessibili a tutti, studiosi e vasto pubblico, quando saranno terminati gli sforzi nel campo delle traduzioni.
Posted on: Fri, 15 Nov 2013 22:29:30 +0000

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