Un breve resoconto dellincontro con due autori di Arpeggio - TopicsExpress



          

Un breve resoconto dellincontro con due autori di Arpeggio Libero Non c’è più la nebbia d’una volta. Mi si prospettava un lungo week end. Non ho ancora capito, per me pensionato, che differenza ci sia tra un giorno feriale ed uno festivo, il week end e la settimana lavorativa, le meritate vacanze ed il faticoso lavoro, ma il bisogno d’etichettare i periodi di tempo m’è rimasto appiccicato ed allora vai col week end (scusate ma m’era rimasta solo l’etichetta in inglese). Sul sito di Arpeggio Libero avevo scoperto che avrei avuto la possibilità di partecipare a ben tre grandi eventi in un solo viaggio: la presentazione di “Conspiratio” di Fabio (il nostro ex Furio Thot) in una libreria di Lodi, quella di “Un istante tra due battiti” di Marta Tempra (noi Meetaliani la conosciamo come Nefels) che avrebbe presentato il suo libro a Monzambano ed infine la partecipazione alla rassegna di Microeditoria di Chiari, dove Arpeggio Libero avrebbe mostrato e commercializzato la sua vasta produzione. A dire il vero quando avevo parlato con Fabio era stato evocato anche un passaggio a Ponti sul Mincio, non specificando bene per quale oscura ragione dovessimo passare sopra o sotto quei Ponti. Voi già conoscete “MIO”, la mia navigatrice satellitare dal metallico accento rumeno e quindi, come me, avrete pensato che per lei preparare un itinerario che mi portasse agli indirizzi esatti di quei luoghi lombardo veneti fosse un gioco da ragazzi. Sarà sbugiardata dai fatti! Data di partenza, il giovedì sette di novembre e siccome “MIO” le date non sa cosa siano ed io non la volevo ascoltare ogni venti chilometri ripetere l’ovvietà che c’erano venti chilometri in meno da percorrere per arrivare a destinazione, l’ho lasciata riposare nella guantiera (chi non sa cosa sia, chieda al proprio nonno) e via per l’autostrada che m’avrebbe portato da Firenze su al Nord. Monotona di una monotonia che nemmeno le insidiose curve dell’attraversamento appenninico riescono a cancellare. Unica distrazione, la lettura di alcuni vetusti cartelli di un colore leggermente seppiato che precisano che da circa vent’anni stanno costruendo il raddoppio e che si scusano degl’inconvenienti eventuali (leggere immancabili) che avrebbero potuto essere arrecati all’utente. Da Bologna in poi, col passaggio a quattro corsie, diritte come il minaccioso dito indice di Dio, la monotonia si trasforma in narcolessia e l’unica mia attenzione è rivolta al Tutor. Perché poi abbiano dato tale nome (assistente all’insegnamento!?) a questo infame spione, proprio non si capisce. Comunque tutti se ne fregano. Alcuni viaggiano sempre oltre la velocità massima consentita (i miserabili 130) pensando che il Tutor sia fasullo, altri ritengono che basti riportarsi alla velocità legale solo quando gli si passa sotto, qualcuno addirittura cerca di dribblarlo passando nella corsia d’emergenza od a cavallo di due placche sensore e che dire dei conduttori di auto con targa straniera? Rispettosi nei loro paesi, irriverenti proprio come noi italiani nel nostro. Poi ci sono io, che vorrei viaggiare a duecento all’ora, ma la mia vecchia Lancia Ypsilon si rifiuta ed allora sono uno dei pochi apparentemente rispettoso del codice della strada. Prima del casello di Lodi faccio una sosta pipì - caffè (alcuni seguono l’ordine inverso) e Fabio, da buon veggente perfettamente a conoscenza della mia fermata così da non farmi usare il cellulare mentre guido, chiama annunciandomi un certo ritardo e dandomi precise indicazioni di come si arrivi a casa sua a Lodi. Prendo nota del ritardo, ma non delle indicazioni e lo prego d’inviarmi un sms con l’indirizzo esatto. “MIO” lo deve conoscere senz’altro! Glielo imposto e lei non fa nessun commento, tranne che dovrò prendere una strada a pedaggio. Inutile farle notare che già sono su di una strada a pedaggio e che da noi si chiamano autostrade, ed allora seguo pedissequamente le sue istruzioni ed entro in Lodi. Si perde, ma lo saprò solo più tardi parlandone con Fabio, facendomi fare un giro pesca (così dicono a Firenze, che però va bene anche per Lodi). Quando si ravvede riesce a portarmi addirittura nel parcheggio di casa Dessole (per chi ancora non lo sapesse è il cognome di Fabio che, per voi autori esordienti, è da annotare indelebilmente perché solo da lui, se i vostri scritti ne saranno degni, potreste essere pubblicati). Non c’è nemmeno un filo di quella famosissima nebbia che, in tempi oramai lontani avvolgeva noi lombardi per giorni e giorni nel suo spesso manto freddo ed umido. Chissà dove l’hanno riposta i Padani? Gente parsimoniosa che non butta nulla. Quando le fabbriche riapriranno, con la produzione che correrà veloce sui quei binari che le porteranno verso la famosa luce in fondo al tunnel e le ciminiere, fumando felici, faranno ascendere le loro minuscole particelle di benessere e morte nei cieli lombardi, solo allora quella meraviglia del nebiun di una volta verrà fatta uscire dal suo ripostiglio. Che bello! Non ho nemmeno il tempo di rinchiudere “MIO” nella guantiera (nonno vi ha detto cos’è?) che ecco apparire Fabio. Abbracci ed entriamo in casa sua dove ci attende la giovane figlia Alessandra. Poco più tardi arriverà a completare il nostro gruppetto anche mamma Simonetta. Voi avrete senz’altro apprezzato la bravura di Fabio come autore e nell’editoria, il suo forbito eloquio, la sua enciclopedica conoscenza della storia italiana e quella da navigatore umano capace di portarvi in tutti gli innumerevoli borghi e paesini del nostro territorio, ma non credo avreste mai sospettato della sua notevole arte culinaria che lo porta a creare delicati piatti ed incredibili torte. Se “Il Gambero Rosso” lo scoprisse, “Casa Dessole” sarebbe nella sua famosa Guida. Dopo un gustoso piatto di spaghetti, zucchine e mozzarella, un secondo di mozzarella ai ferri ed una fetta di Tortionata, una torta friabile dal sapore delicato tipica di Lodi, Fabio m’accompagna in albergo. Mi viene a riprendere sul piazzale del Duomo per camminare fino ad una libreria del centro dove si terrà la presentazione del suo romanzo storico. Con lui ci sono Marta, che sarà l’intervistatrice di Fabio, e Manuela, sorella di Fabio e la vera editrice di Arpeggio Libero, col figlio. Baci ed abbracci con tutti. Precisazione: io bacio ed abbraccio le donne, agli uomini riservo il solo abbraccio. Lo so che non è politically correct ma me ne frego! In libreria incontro anche Anna Rosa, la mamma di Marta ed Elena, la sua giovane sorella. Sono in compagnia di Simonetta. La saletta si va riempiendo e “Toc, toc, toc” la presentazione va ad iniziare. “Conspiratio” è un bellissimo romanzo storico ambientato tra Milano, Firenze e Roma nell’epoca medioevale degli Sforza, dei Medici e di Papa Sisto IV. In effetti è una storia d’amore tra due giovani, Jan e Francesca, che si dipana tra intrighi, congiure e tumulti, dove si affacciano importanti personaggi come Michelangelo, Leonardo da Vinci, il Botticelli, Lorenzo il Magnifico col fratello Giuliano, Ludovico, Gian Galeazzo ed Ascanio Sforza, il grande condottiero Federico da Montefeltro e tantissimi altri di cui Fabio è bravissimo a disegnarne il carattere ed ad intrecciarne le storie. Si è documentato con una pazienza certosina che permette al romanzo di procedere senza incorrere in nessun errore nella descrizione dei luoghi e degli eventi. Non come altri, definiti grandi romanzieri storici, che a volte scrivono, deformando disinvoltamente la realtà dei tempi. Marta, intervistando con abilità Fabio, lo porta a raccontare del cammino percorso nello studio di quei tempi lontani ed a rivelare aneddoti simpatici (qualche volta solo per modo di dire, specie quando si parla di tortura), che si riferiscono ai grandi personaggi dell’epoca. Avevo già letto “Conspiratio”, ma non ne conoscevo ovviamente i retroscena e la ponderosa ricerca effettuata da Fabio. Ma non pensate ad una tediosa opera semplicemente storica. Il romanzo è un vero romanzo accattivante, che vi prende per mano dall’inizio alla fine, lasciandovi con la curiosità di leggere anche le altre opere di Fabio: “L’abbraccio di Thanatos”, “Le cesoie di Atropo”, “Il destino di Psiche”, “Il sogno di Euridice” ed un paio d’altri libri di cui non rammento i titoli. Glieli chiederò. Son quasi sicuro che lui li ricordi. Al termine della presentazione, alla inevitabile richiesta «C’è qualcuno che vuol fare una domanda?» il silenzio tra il pubblico è assordante (che l’ottimo vino di mezzogiorno abbia ancora degli effetti sulle mie capacità sensoriali?), poi una voce timidamente si fa sentire: «Io, che ho letto quasi tutte le tue opere, vorrei sapere perché tratti sempre malissimo i tuoi personaggi?». Fabio svicola sulla risposta rispondendo «Effettivamente, anche in questo romanzo, mi sarebbe piaciuto far morire di peste la bella Francesca, ma non me la sono sentita ed ho lasciato che se ne andasse col suo innamorato Jan. A volte i miei personaggi prendono il sopravvento sulla storia che avrei voluto scrivere per loro, obbligandomi a modificarla man mano che m’addentro nella narrazione però, sì certamente, in molti casi li faccio morire e sempre in forma abbastanza cruenta». Non m’ha detto il perché (la domanda era mia), non insisto e con questa risposta si chiude l’evento. Si passa al lato commerciale con la vendita di copie del libro dedicate dall’autore poi, noi Meetaliani e famiglie, andiamo a mangiare un’ottima pizza in un simpatico ristorante non lontano. Un’uggiosa pioggerellina ci accompagna, senza un nostro accordo, fino alla porta del locale. Comprendendo di non essere gradita, non si farà trovare alla nostra uscita. Indirizzato da Fabio, a piedi, senza perdermi, ritrovo il mio albergo e la connessione ad Internet. Dopo un’attenta lettura dei nuovi brevi racconti del concorso che ancora perdura su Meetale ed i miei commenti agli stessi, pervasi da un criticato buonismo, chiudo la sessione e getto uno sguardo dalla finestra della mia camera. Siamo ancora in recessione, la nebbia non si è fatta vedere. Non mi resta che andare a dormire. L’indomani Fabio è obbligato a passare con la sua auto a prendermi in albergo. Il giorno prima, aveva insistito nel volermi accompagnare, facendomi lasciare la mia auto nel parcheggio di casa sua, affermando che nei pressi di quell’albergo non avrei trovato dove posteggiarla. L’ho informato che l’unica fortuna della mia vita era quella di trovare sempre un parcheggio libero vicino al luogo di destinazione. «Lì è impossibile». Si è fatto smentire immediatamente quando, proprio davanti alla porta dell’albergo, nello stesso momento in cui arriviamo, un’auto se ne sta andando lasciando così libero il mio posto. Andiamo a casa sua per pranzo. Ci siamo tutti ed il Grande Chef Fabio prepara un risotto alle cozze e carciofi con un secondo di calamari nel proprio sugo adagiati su un letto di couscous. Il tutto da leccarsi (di nascosto) le dita. C’è anche una torta con l’uvetta, sempre opera del Grande Chef. Ne mangio due fette. Tanto per il colesterolo prendo le pillole e se non mangiassi come mangio che le prenderei a fare?! Non c’è riposo per chi tratta e maltratta le lettere ed allora, alle tre e mezza, partiamo tutti per Monzambano. Cioè io credevo andassimo lì. Macché! Andiamo a Chiari nella enorme bellissima villa del settecento che ospita la manifestazione “Microeditoria”. Traslochiamo delle pesantissime casse colme di libri degli autori di Arpeggio Libero. Verranno messi in bella mostra su di un tavolo assegnato allo scopo ed a pagamento. Ho scritto traslochiamo perché anch’io ho trasportato una mezza scatola di pesantissima letteratura su per la bellissima (maledetta) ampia scalinata di marmo che conduce al primo piano, ad una delle stanze assegnate all’oltre centinaio d’editori. Abbandoniamo al loro destino Manuela e Simonetta. Dovranno subire l’assalto di curiosi, voyeurs, perditempo ed ….. acquirenti. Prometto di rivederle domenica al mio ritorno e partiamo per Monzambano. Son proprio un fissato! Andiamo a Peschiera. Anna Rosa ed Elena hanno prenotato il loro albergo in quella cittadina sul Lago di Garda. Seguo l’auto di Fabio con a bordo anche Marta senza informare “MIO” che, non avendo mai memorizzato quei luoghi crede che io non ci sia mai stato e probabilmente è preoccupata per me. Fabio, all’uscita dall’autostrada (ebbene sì anche lui, noto per la sua allergia per quelle strade a pagamento, ha dei momenti deviati), m’avverte che deve passare dalla Stazione di Peschiera per recuperare una sua autrice che aveva voluto esserci alla presentazione del libro di Marta. Stano “MIO” dal suo nascondiglio e l’informo che vogliamo andare a Peschiera all’indirizzo del B&B Andrea. Lei, facendo finta di essere perfettamente cosciente dopo il lungo periodo di coma elettronico, fornisce le indicazioni per la destinazione. Non sarebbero state necessarie. Anna Rosa aveva impresso in memoria la cartina del percorso ed in parallelo con “MIO” mi snocciola qualche semplice ordine di «gira subito a sinistra» e «fra duecento metri gira a destra», ed anche quelli difficilissimi d’entrata ed uscita dalle rotonde. All’arrivo al B&B da Andrea, c’è già ad attenderci Fabio. Con lui c’è Maja Daneluzzi, giovane autrice di “NO DISC”, romanzo vincitore del premio “Bovezzo in giallo & noir”. La bacerò dopo. E’ incastrata nel ristretto sedile posteriore del coupé di Fabio. Partiamo per Monzambano. Se ne imbroccassi una! Andiamo, sotto una pioggia tipo autolavaggio, a Ponti sul Mincio. Stop ad una carinissima libreria, fan di Arpeggio Libero, dove una bella signora bruna con un simpatico lui sono i proprietari. Si aggiungeranno a noi. Lui dice di conoscermi. Io rispondo che vent’anni fa ho vissuto sul Lago di Garda per cinque anni. Lui dice che mi ha visto a Brescia durante una presentazione di “Conspiratio”. Deve essere così, non insisto e gli chiedo di vendermi la rivista “Nautica”. Non ce l’ha. Dopo questo dialogo un po’ kafkiano, partiamo tutti per Monzambano. Sissignori questa volta è proprio così! Anna Rosa segnala che ci sono solo tre chilometri per arrivare a destinazione. Le faccio fiducia, “MIO” resta a riposo e seguo l’auto di Fabio. Ci accoglie un bel locale, ristrutturato dalla stalla di un antico convento di suore. E’ il Club Letterario dove Marta presenterà il suo “L’istante tra due battiti”. C’è anche l’assessore alla cultura di Monzambano, una bella signora bionda che si alternerà alle domande a Marta, con la bella signora bruna della libreria. Non mi dispiacerebbe essere al fianco della bella e giovane Marta! Al tavolo principale però c’è Fabio. Il salone si riempie. Saremo una trentina di persone sedute ai vari tavoli in attesa della presentazione. Io sono con Anna Rosa, Elena e Maja. Abbiamo davanti a noi quattro Hugo. «E questi chi sono? Quattro gemelli mononome?». Macché! Sono degli Spritz con qualche goccia di Sambuco. Non fate domande sul Sambuco e non comparatelo con la Sambuca. L’ho già fatto io facendomi riprendere dal massiccio barman. Silenzio! S’inizia. La libraria bruna presenta il luogo, Marta e l’assessore bionda. L’assessore bionda presenta il luogo, Marta e la libraria bruna. Applausi! Inizia la libraia bruna leggendo l’introduzione al libro intitolata “Fotoritratto”. Applausi tiepidini. La libraria bruna intervista Marta con i classici quattro interrogativi del come, dove, quando e perché scrivi. Marta non si fa mai prendere di sorpresa e spiega il continuum del suo “Istante”, che segue un filo conduttore quasi autobiografico che unisce i tredici brevi racconti nati in diversi periodi e da diverse esperienze della sua vita. Interviene dal pubblico, quasi rimproverandola, una signora senza età che però a lei sì che chiede l’età. «Ventidue anni» «Non ti sembra d’essere troppo giovane per avere già avuto così tante esperienze nella tua vita?». Potrebbe scatenarsi un battibecco ma Marta imperturbabile (almeno esteriormente) accetta il commento. Fabio si propone per la lettura del racconto “Come una melodia”, scoprendo un’ulteriore sua personalità. Questa volta esce l’attore. La sua voce è perfetta nei cambi di tonalità che trasmettono i forti sentimenti di amarezza e di sconforto che pervadono il protagonista del breve racconto nello scoprirsi allo stesso tempo padre e vedovo e che sono incisi alla perfezione nelle frasi scritte da Marta. Applausi! Stavolta sinceri. Il libro potrebbe essere definito anche come una raccolta di poesie, da quanto è profonda la vena poetica di Marta nello scrivere. Alla fine, voi sapete già la domanda di rito e quindi non la scrivo. Non ricordo nemmeno se qualcuno abbia fatto delle richieste. Sono occupato a spettegolare con le mie compagne di tavolo. In un istante tra due (di)battiti (Oh, oh| Qui c’è puzza di plagio) una voce, sempre la stessa del precedente incontro, richiede un applauso per il coraggio dell’editore che pubblica autori emergenti a spese proprie, rischiando denari veri. Applausi. Non forzati! Solita parte commerciale («Molto positiva». Fabio dixit), mentre io chiacchiero con Maja ed Elena. Ho già nella collezione il libro di Marta e prometto a Maja d’aggiungere anche il suo. Anche se siamo nel nord dell’Italia, tutto finisce a tarallucci e vino. Cioè, non sono proprio tarallucci, ma maccheroni al pomodoro e salsiccia. Però il vino c’è e scorre. Ci sarebbero anche dei liquori cremosi però, quando cerco di versarmene uno al cioccolato in un minuscolo bicchierino, dalla bottiglia ne scivola fuori, molto lentamente, solo la densa goccia che dipingeva il fondo. Lo faccio notare al robusto barman. Insiste nel confermare che la crema al cioccolato deve essere densa, mentre io tento di fargli capire che nella bottiglia arrivata al nostro tavolo ce n’era solo un lieve strato sul fondo. Dialogo tra sordi, quindi rinuncio. La serata letteraria si conclude. Abbracci tra tutti e baci tra me e le ragazze. Fabio parte con Marta e Maja, mentre io accompagno al loro B&B, Anna Rosa ed Elena. Imposto “MIO” su Gavardo dove ha casa il mio amico dei tempi passati Nadir Busseni, però ricevo un messaggio che lui si trova a Roè Volciano. Incredibilmente “MIO” sa dove sia. Probabilmente anche Fabio. Parto per attraversare il lago e raggiungerlo. Con lui passo il venerdì notte in un circolo culturale (?) di “Texas hold’em” e poi dormo ospite in casa sua. Il sabato mattina è dedicato all’amarcord. Dopo una classica spaghettata insieme, lo lascio per andare a trovare a Mocasina, l’amico produttore di vino Mimmo Pasini. Tenta d’ubriacarmi facendomi bere tutta (almeno così a me è sembrato) la sua produzione di rossi, bianchi e spumanti con etichetta “La Torre” (pubblicità quasi gratuita. Mimmo ti ricordi della mia cassetta di vino per Natale?!). Son sicuro che vuole vendicarsi per quello scherzo che gli avevamo fatto in occasione di un suo compleanno quando con due altri amici, Oreste Pluderi e Sandro Casella (ci ha lasciati nell’afflizione per la sua prematura scomparsa nel giugno del 2011), avevamo fatto incidere una lucida targa in ottone con lo scombinato elogio in finta lingua antica: «Addì 16 Novembre 1993. La cittadinanza tvtta orgogliosamente pose codesta onorifica targa ad memoriam del cittadino foresto Ing. Mimmo Pasini, abile costrvttore del presente cavalcone, qvi posto ad imperitvro congivngimento delle opposte rive del qvi di sotto fiume Clisi». Durante la notte l’avevamo applicata sulla testata del ponte in questione. Purtroppo, il mattino seguente, un assessore poco spiritoso l’aveva fatta rimuovere tentando addirittura, con la classica ottusità del politico, di far incriminare Mimmo per atti vandalici. Insieme andiamo da Oreste, l’amico farmacista col quale nel passato avevo giocato spesso a tennis e che un giorno m’aveva rimproverato di non essere abbastanza concentrato nel gioco. L’avevo fatto piegare in due dalle risa, dicendogli con fare brusco di non trattarmi da «Pelato e concentrato». Già allora la mia bellezza non risiedeva nella mia folta chioma! Sono passati quasi venti anni dall’ultima volta che ho visto Oreste e nel chiaroscuro del giardino di fronte casa sua, venendomi incontro, dopo aver salutato Mimmo, si presenta con un «Piacere Dottor Pluderi», da me ricambiato con un semplice «Piacere». Passando alla luce dell’ingresso però mi riconosce e scatta l’abbraccio. Anche sua moglie Antonella scesa ad incontrarci in salotto, vistomi di spalle m’ha scambiato per Nadir (anche lui noto per la lucida calvizie) poi si corregge e finiamo uno nelle braccia dell’altra. Un breve aperitivo (ma quanto si beve da quelle parti?) e Mimmo ed io torniamo a casa sua, dove Nadir ci avrebbe raggiunto per andare a cena. Altra sorpresa. E’ il compleanno di un’amica di Ida, la moglie di Mimmo e con la festeggiata c’è anche Donatella (la Doni del nostro gruppo di amici del lago). Scambio di ricordi e pettegolezzi sulle altre ragazze del gruppo poi, noi tre amici, andiamo a cena dalla Bruna, un locale che già conoscevo ma che aveva cambiato proprietario. Ottima cena, ottimo vino («a mô turna», come si dice in questi luoghi) ed ancora spetteguless e ricordi. Poi il sipario cala sulla rimpatriata ed, ospite di Nadir, vado a dormire. Domenica, dopo il pranzo con l’immancabile famoso spiedo bresciano e polenta a casa di Nadir, col babbo Dante, un novantenne ancora in splendida forma e Filippo uno dei due gemelli di Nadir, li lascio. Ci vedremo presto. “MIO”, essendoci stata prima, sa dove si trova la mostra ed ……. a Rovato si perde. Prima mi fa entrare in città, poi m’invia sulla tangenziale, infine si ritrova e mi porta a destinazione. C’è una gran folla che gira tra i vari tavoli. Salgo al primo piano per un saluto a Simonetta e Manuela. Ci sono molti meno libri sul loro tavolo. Fabio conferma il buon andamento delle vendite. Ultimo abbraccio anche a lui e Marta. In valigia ho un tesoretto in libri: “Il sogno di Euridice” ed “Il Destino di Psiche” di Furio Thot (e sappiamo chi è), “When J. came to play” di Jay Baren (Il mr. Hide di Antonio Bracciale), “No Disc” di Maja Daneluzzi (l’avete incontrata come me in questo resoconto) e “Posa il fiasco Puccio” di Simone Salvetti (Chissà perché sono stato stranamente attirato dal titolo?!). Pigio, coll’indice come E.T., il tasto “CASA” e mi lascio condurre dal “MIO” fino a Firenze. Il prossimo week end mi aspetta Pisa col suo Book Festival. Non credo ci sarà nebbia!
Posted on: Fri, 15 Nov 2013 17:40:55 +0000

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