15/07/13 Partire o restare? La rassicurante quotidianità dei luoghi conosciuti e amati o il brivido dell’ignoto? La calda, soffice accoglienza del proprio letto o l’incognita di un giaciglio sconosciuto in cui svegliarsi senza le amate presenze feline? Eh già, perché quell’estate il dilemma erano proprio loro, che da quel 10 settembre dell’anno precedente non aveva lasciato per un solo giorno, con i quali per lunghi mesi si era coricata e risvegliata, condividendo attenzioni, piccoli gesti, interrogativi muti, silenti risposte. Eppure sapeva anche la gioia dei ritorni trepidanti e scontrosi, sapeva come i contorni noti, per non divenire noiosi, si debbano tingere di nostalgia e struggimento, sapeva l’importanza del distacco per alimentare l’amore. Questi i pensieri che agitavano la sua mente in procinto di concedersi non un viaggio di tre mesi in Australia, ma semplicemente un paio di giorni di mare, ospite di amici, in una non precisata località della lunga e frastagliata costa toscana: non erano forse gli stessi che agitavano l’intrepido Ulisse alla vigilia della partenza per l’avventura troiana? Itaca o la gloria? Penelope o il fascino di esotiche conquiste? Telemaco o le astuzie della guerra? E che non si dicesse che il paragone non reggeva, l’epica omerica contro la prosa quotidiana etc. etc., perché mutatis mutandis la radice delle emozioni era la stessa. Ma soprattutto era certa, accarezzando le testoline dei sommi poeti e bisbigliando loro raccomandazioni solo ad essi comprensibili, che lo strazio maggiore doveva essere stato lasciare lui, il fido cane Argo.
Posted on: Mon, 15 Jul 2013 05:56:43 +0000
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