1970 Nel gennaio 1970, il colonnello libico Moammar Gadhafi - TopicsExpress



          

1970 Nel gennaio 1970, il colonnello libico Moammar Gadhafi denunciò ogni accordo in essere con società petrolifere straniere innescando un processo imitativo a cascata in tutti gli altri paesi produttori. Nel dicembre 1971 l’industria petrolifera libica fu protagonista della prima importante nazionalizzazione del settore. 1971 Il 10 gennaio 1971, a New York, le majors ed alcune principali imprese indipendenti inviarono un comune messaggio all’OPEC in cui sostenevano l’indisponibilità a negoziare contratti separati con i singoli paesi membri. Il 14 febbraio 1971 arrivarono a siglare il Teheran Agreement con i Paesi del Golfo Persico, cui fecero seguito simili accordi con altri paesi produttori. Detti accordi miravano da un lato a rivedere le relazioni economiche tra imprese e Stati e dall’altro a sancire lo status di soggetto politico internazionale dell’OPEC nei confronti di tutte le compagnie petrolifere e implicitamente dei loro stati di origine. L’amministrazione dei prezzi del petrolio avrebbe dovuto, da quel momento, essere gestita non più unilateralmente dalle compagnie ma congiuntamente da queste e dall’OPEC. 1972 Il 5 ottobre 1972 lo sceicco Yamani e i rappresentanti di tre majors (Exxon, Texaco e Royal Dutch Shell) sottoscrissero il General Partecipation Agreement che fissava le linee guida della partecipazione dei paesi produttori nelle attività delle compagnie, lasciando ai singoli paesi la possibilità di adattarle alle specifiche situazioni nazionali. 1973 Il 5 ottobre 1973, giorno della festività ebraica dello Yom Kippur, le truppe di Egitto e Siria invasero Israele. La Guerra del Kippur sancì l’avvio della I crisi petrolifera le cui cause furono diverse: ruolo crescente del petrolio nelle economie industrializzate; processo di emancipazione politica del Medio Oriente e Nord Africa dall’egemonia occidentale; rafforzamento dello stato di Israele nei territori della Palestina contro il volere della totalità dei paesi arabi e grazie al supporto fornito dagli Stati Uniti. Il 16 ottobre 1973 si arrivò alla fissazione unilaterale dei prezzi da parte dell’OPEC, nel corso della riunione dei paesi produttori del Golfo Persico tenutasi in Kuwait. In conformità al diritto di sovranità di ogni Stato sulle sue risorse naturali, i prezzi del petrolio vennero drasticamente aumentati: tra il 1973 e il 1974 salirono del 217% in termini costanti (dollari 2009) arrivando a toccare in media annua i 49,9 doll./bbl contro i 15,8 del 1973. 1974 Il periodo 1974-1977, che fece seguito alla I crisi petrolifera, fu caratterizzato da: bassa domanda, abbondante offerta e prezzi sostanzialmente stabili intorno ai 47 doll./bbl (dollari 2009). 1978 Nel 1978, focolai di tensione, scioperi e disordini in Iran causarono un drastico calo della produzione di questo paese che fino a quel momento era il quarto produttore di petrolio al mondo con 6 mil. bbl./g e il secondo esportatore dopo l’Arabia saudita con 4,5 mil. bbl./g. A novembre del 1978, la produzione di greggio iraniana scese ad appena 1 mil. bbl./g e a fine dicembre si azzerò completamente. Le quotazioni petrolifere raddoppiarono nell’arco di un anno passando dai 46 doll./bbl del 1977 ai 93 del 1978 (dollari costanti 2009). 1979 Il 16 gennaio 1979, la destituzione in Iran dello Scià Reza Pahlevi sancì l’inizio della Rivoluzione Iraniana. Il 1° febbraio dello stesso anno salì al potere l’ayatollah Khomeini, rientrato in Iran dal suo esilio parigino. Rimarrà la guida spirituale e politica dell’Iran fino al 1989. Nel 1979 i prezzi del greggio rimasero prossimi ai livelli del 1978, pari a 95 doll./bbl (dollari 2009) in media annua. 1980 Il 22 settembre 1980 le truppe irachene invasero lIran dopo una lunga storia di dispute sul confine, attriti tra i regimi in causa e tensioni internazionali tra i blocchi delle superpotenze, che appoggiavano le parti avverse convogliando armi e finanziamenti. La guerra finì nel 1988. 1982 Nel 1982, in occasione della 63° Conferenza straordinaria svoltasi a Vienna il 19-20 marzo, l’OPEC introdusse per la prima volta il sistema delle quote produttive, ponendo un tetto alla produzione degli allora 13 paesi membri (Algeria, Ecuador, Gabon, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Venezuela). In una situazione di crescente surplus di petrolio a livello mondiale, con conseguente forte pressione al ribasso sui prezzi, questa decisione fu vista come una misura necessaria a stabilizzare il mercato internazionale. Venne fissato il target di 18 mil. bbl./g, effettivo a partire dal 1° aprile 1982. 1983 Nel 1983, sul Nymex (New York Mercantile Exchange), il mercato a termine regolato di New York, si avviò lo scambio dei contratti futures sul WTI (West Texas Intermediate) dove ogni contratto equivale a 1000 bbl. 1985 Nel 1985, il crollo della domanda che si ebbe negli anni successivi la II crisi petrolifera determinò sul mercato del petrolio una condizione di eccesso di offerta tale da indurre l’Arabia Saudita a ricoprire il ruolo di swing producer rispetto agli altri membri del cartello. Accettava, in sostanza, di assorbire sulla sua produzione eventuali scostamenti che si fossero verificati tra domanda stimata e domanda effettiva di greggio OPEC. A metà del 1985, la situazione precipitò con l’Arabia Saudita che arrivò a produrre livelli prossimi ai 2 mil. bbl./g contro i 12 di capacità produttiva; a giugno, il Regno saudita annunciò unilateralmente l’abbandono del sistema di prezzi fissi e del ruolo di produttore residuale svolto fino a quel momento. Da price maker diventò così price taker dichiarandosi pronta a collocare qualsiasi quantità il mercato avesse richiesto. La formula adottata fu quella del net-back pricing: i compratori avrebbero pagato il greggio in misura eguale al prezzo medio che essi sarebbero stati in grado di ricavare dalla vendita dei prodotti derivati. I contratti net-backs si diffusero a cascata in tutti i paesi OPEC e non, e nel dicembre 1985 l’OPEC dichiarò ufficialmente il passaggio da una strategia di difesa dei prezzi con controllo restrittivo della produzione ad una strategia di difesa delle quote di mercato con prezzi lasciati liberi di trovare il loro equilibrio nel gioco domanda-offerta. Agganciando i prezzi direttamente al mercato, i paesi OPEC sferrarono un duro colpo ai loro concorrenti esterni. Se questi non avessero ridotto la loro offerta per lasciar spazio a quella addizionale OPEC, i prezzi sarebbe scesi fino ad un livello concorrenziale (uguali al costo marginale di produzione). 1986 Nel 1986 si verificò quello che venne definito “contro-shock petrolifero” con prezzi medi annui che scesero a 28 doll.bbl dai 55 del 1985 e dai 96 del 1980 (dollari 2009). Durante l’anno, si verificarono minimi inferiori ai 10 doll./bbl in termini correnti. La ragione del crollo delle quotazioni era ascrivibile al comportamento dei concorrenti OPEC, non disposti a rivedere verso il basso il loro livello di offerta. Il forte calo dei prezzi, nonostante la produzione OPEC fosse salita dai 13-14 mil. bbl./g di giugno 1985 ai 19 di giugno 1986, produceva un pesante effetto sugli introiti valutari del cartello. Nell’agosto del 1986 l’OPEC decise, pertanto, di tornare parzialmente sulle sue decisioni, reintroducendo un tetto produttivo di 16,8 mil. bbl./g e, da dicembre dello stesso anno, dopo l’uscita di scena di Yamani ritenuto responsabile del crollo dei prezzi, decise di eliminare i contratti net-backs reinserendo un blando riferimento a prezzi amministrati, intorno ai 18 doll./bbl (dollari correnti). La decisione OPEC fu in sostanza di lasciare che fossero le forze di mercato a definire il prezzo di equilibrio e di qui la sua quota di mercato. 1988 Sull’IPE (International Petroleum Exchange) di Londra si avviò lo scambio dei contratti futures sul Brent, il greggio estratto dalla piattaforma continentale del Mare del Nord. 1990 Il 2 agosto 1990 l’Iraq invase il Kuwait, evento che sancì l’avvio della crisi del Golfo Persico che si concluderà il 28 febbraio 1991. Dopo 211 giorni di occupazione irachena, 205 giorni di embargo totale, 42 giorni di bombardamenti e 100 ore di campagna terrestre, il Kuwait venne restituito alla sua legittima sovranità. In quell’anno, si registrarono significative variazioni giornaliere al rialzo delle quotazioni petrolifere, anche se in media annua la crescita fu contenuta rispetto alle altre crisi, con quotazioni pari a 39 doll./bbl (dollari 2009) contro i quasi 32 del 1989 (sempre in dollari 2009). Il preoccupante vuoto di offerta che si venne a determinare (4,9 mil. bbl./g, il 9% dell’offerta mondiale) fu causato dalla risoluzione ONU del 6 agosto 1990, quando venne chiesto a tutti gli Stati del mondo di bloccare ogni transazione economica da e verso Iraq e Kuwait occupato. Per porre rimedio a questa situazione critica, a fine agosto tutti i paesi OPEC presero ad aumentare, con successo, la loro produzione al fine di fronteggiare il deficit esistente di 4,9 mil. bbl./g. Furono l’immediatezza e la concretezza di questa manovra a contenere i rialzi di prezzo. Fonte BP Statistical Review of World Energy per i valori in doll. correnti 1900-2007;elaborazione RIE per dati dal 2008 e per i valori in doll.costanti dal 2008. Note: 1900-1944 Media prezzi USA; 1945-1983 Arabian Light; 1984-2008 Brent Dated Sito internet dellAgenzia di Stampa AGI
Posted on: Thu, 14 Nov 2013 13:09:20 +0000

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