Aprile 2012, Cagliari, Bar, Sella del diavolo. Scusatemi se non - TopicsExpress



          

Aprile 2012, Cagliari, Bar, Sella del diavolo. Scusatemi se non uso gli # Imput variabili non ordinari nel loro essere sempre uguali a se stessi ovunque sia meta e non più dopo pochi giorni di accondiscendenza allo stupore: dove devo cercarvi? Negli occhi di uno sconosciuto, ma questo non mi basta, mi ritrovo nei momenti subito dopo a scordare gli attimi e nuovi attimi di attesa verso nuovi attimi. Neanche scrivere è più lietante di quella dimensione immaginativa che non sesplica nella fase mentale di sogno ad occhi aperti, è solo un desiderio non vivido che cè ma non bussa alla porta del mio stare vivo e concreto in questo mondo che è solo scontrarsi fra particelle e composizione caotica nel tutto ma si rende banale mostrandosi nel suo essere altro da quellaltro che è ciò che noi desideriamo ma non riusciamo mai a trovare. Vorrei trovare la mia leggenda, estraniarmi fra forme che non conosco e tastare con forza il piacere di essere vivo, per davvero. Se sono vivo per antonomasia è perché ciò che mi rende vivo segue una sua logica, non la mia. Io vorrei scompormi o anche smaterializzarmi, non abituarmi a costumi o spostarmi su ruote a bordo di meccanici mostri che pensano per me desuetudinandomi al mio ingegnarmi in fantasia. E se ora ci provo troppo presto mi stanco perché le abitudini e le comodità sono come linferno, una condanna scomoda perché ho peccato nascendo e condannato per colpa daltri. Va pensiero, va! Fra inchiostro e carta, fra mormorii di gente nascosta dalla visuale che incido in un quadernetto stropicciato, sano quanto basta per rileggervi vomitate di cinismo a volte altre volte soste damore. Non vi è nulla di ordinario neanche nello sostare nello stesso bar di una città che non conosco, se mi vi ero seduto giorni prima per stagnare felicità riflessiva ora mi vedo scorrere fra note personali di una felicità dispersa. Oggi è un giorno che tramonta, domani allalba chissà chi mi aspetterà alluscio di una tenda consumata in un mese viandante che mi sembra trascorso lento come un fuoco che brucia lento la notte per poi ritrovarsi cenere consumata. Altra legna grazie, adesso ho freddo. Altra tenda grazie, questa mi è troppo familiare. Altro viaggio grazie, questo mi ha stancato. Resto comunque seduto allombra della sella del diavolo, altro da fare in questo momento non ho, mi stanca alzare il culo e cercare. Ho cercato le montagne e le ho trovate, ho cercato il mare e lho trovato, ho cercato genti e le ho trovate, ho cercato me stesso e mi sono trovato. Dai giorni di paura alladrenalinica camminata per scaricare i dissidi delle abitudini accalcatemi, alla felicità di nuovi silenzi e adesso il solito rumore di cittadini del posto che si sedimentano alle solite piazze con i loro soliti discorsi e lapatica convivenza con essi che pensavo di aver risolto. Sono note di noia, non prendetemi sul serio perché già so che avrò altro da fare ma adesso quel fare mi è poco lontano e o mi addormento in depressive ore di buio ed incoscienza oppure mantengo sobrietà depositando lumini di stasi di ciò che in vero io adesso presumo di vedere. La fantasia muore in storie passate e rinnovarla è fatica se non piove dallalto lispirazione di chi trova per magia stellare nuove vie di cammino. Sto aspettando qualcuno che mi dica che fare perché se io dicessi che è giusto quello che penso di fare non troverei compagno che mi segua nel viaggio. Raggiunta la cima del colle tocca aspettare mani che insieme arrampichino nuove vedute, la fatica del viaggio da solo male saccompagna e sono più le soste delle salite concludenti. E questa la vita, coscienza collettiva che insieme costruisce tirando giù lindividuo che ha avuto logici barlumi di coscienza e se è coscienza che è sola rischia la pazzia dellessere malvisti? Eppure ho osato, eppure ho vinto comprensione una volta trovate menti connesse in un cerchio di felicitante girotondo come il gioco che bambini ruotando assieme condividono infine buttandosi per terra fra risa di gioia e condivisione dintenti. Ma si fa sempre presto a crescere, a lasciarsi la mano perché cè sempre chi si arrende ad un traguardo perché la chiamata successiva richiede sempre più fatica. Ma non dovrebbe essere sempre più facile risalire verso la volta celeste una volta interiorizzata la presenza di se? No, non è facile. E più facile perdersi ed è più facile distogliere gli sguardi perché lapnea asfissia lessere. Respirano tutti i condotti più facili perché una volta raggiunti sembra sempre abbastanza per osare qualcosa di più. In vero ci si sente sempre arrivati, in vero io dico viva gli stolti che sanno fermarsi, io invece ho la presunzione di quel qualcosa di più perché nulla mi sembra mai abbastanza. In vero mi trascino. In vero io arranco. In vero ho sprazzi di delusione. In vero ho sprazzi di goduria ancestrale. In vero è soggettivo e in vero io dico che ci sarà un giorno un traguardo collettivo di genti in continuando senza stanchezza alcuna perché ciò che stanca è la sosta, il cammino è il dna delluomo che senza la luce non avrebbe modo di esistere. Davvero vogliamo il buio della ragione, si spegneranno pian piano lampioni gli uni dopo gli altri perché lelettricità costa senza gente che smuove la dinamo universale. E tanto complicato capire che stando fermi si ingrassa, che stando fermi si atrofizzano muscoli e connessioni neurali? Tutto è chimica e tutto necessariamente è destinato a trasformarsi altrimenti non vi sarebbe storia ma un perpetuo punto di partenza e se la storia è magistra vitae anche tutto ciò che osserviamo nel suo logico cambiare è maestro di conclusione. In vero è il cambiamento mentre lo stazionare è solo un treno che passa e che manchiamo semplicemente perché la pigrizia regna più dellamore. Lamore declassizzato ad ambo vincente, ma per chi? Sempre per il pigro che ha raggiunto il suo punto di arrivo.
Posted on: Fri, 18 Oct 2013 01:07:55 +0000

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