BEVETE IL LATTE ! Il caso del latte tossico «Minacciato di morte - TopicsExpress



          

BEVETE IL LATTE ! Il caso del latte tossico «Minacciato di morte da Zampa: mi disse di stare al mio posto» Parla il veterinario che il presidente voleva fosse trasferito L’episodio nel luglio scorso in occasione di un controllo cospalat contraffazioni latte di Luana de Francisco La tattica del Cospalat UDINE. «Io e il collega che, quel giorno, era con me siamo stati addirittura minacciati di morte. Proprio così. Era il 12 luglio del 2012, lo ricordo bene, e negli uffici della Cospalat c’era soltanto Zampa. Certo, questo non era bastato a intimorirci e a interrompere la nostra attività di controllo. Ma poi, tornato in azienda, ho preso carta e penna e segnalato l’episodio a chi di dovere». A parlare è il veterinario “intransigente” dell’Ass n.4 “Medio Friuli”. Il “duro e puro”. Quel dottor Mario Gentili finito, suo malgrado, al centro di una delle conversazioni tra il presidente del Consorzio Cospalat, Renato Zampa, e la sua fidata consulente, Paola Binutti, che i carabinieri del Nas di Udine hanno intercettato nel corso delle indagini sul latte contaminato da aflatossina M1. È lui che il numero uno della Cospalat avrebbe voluto non vedere più, a Pagnacco. Troppo “onesto”, il dottor Gentili, per sperare di addomesticarlo e convincerlo a presentarsi in Consorzio, per la verifica dei prelievi dei campioni di latte, soltanto nei giorni prestabiliti. Per evitare, insomma, di vederlo piombare “a sorpresa” - come naturalmente dovrebbe essere - quando ad arrivare era latte proveniente da allevamenti che Zampa e la Binutti sapevano essere a rischio. «Passata questa buriana - aveva detto il presidente alla consulente, nel dialogo intercettato il 19 novembre - deve andarsene... deve mandarlo almeno a Napoli». A spedire altrove Gentili, secondo Zampa, avrebbe dovuto essere il direttore dei Servizi veterinari della Regione Fvg, Manlio Palei, suo amico personale. «No, sai cosa gli ho detto io l’ultima volta che ho visto Palei - gli rispose la Binutti -? Secondo me tu dovresti mandarlo a Timbuktù». Invece che nel Mali, il dirigente veterinario dell’Azienda sanitaria aveva continuato e continua a lavorare nella zona di Pagnacco. Incaricato dei controlli sull’igiene degli alimenti di origine animale, era tornato alla Cospalat anche dopo le minacce del 12 luglio. «Il nostro è un lavoro in trincea - afferma Gentili -: siamo i manovali della sanità, sempre in prima linea e quotidianamente bersagliati da insulti e bestemmie. Per questo ci muoviamo in coppia. I nostri controlli danno fastidio. Quel giorno, Zampa ci urlò che dovevamo stare al nostro posto e smetterla di interferire con la loro attività». Al di là della solidarietà manifestata dal dirigente dell’ufficio, tuttavia, la segnalazione di Gentili non sortì alcun effetto. Nessuna assistenza legale. E neanche il sindacato Sivemp, che pure pubblicò la nota nella rassegna stampa dell’Osservatorio nazionale, si mosse. Mestiere non facile, quello dei veterinari pubblici. «Le nostre ispezioni - spiega Gentili - sono programmate sulla base del Piano quadriennale sulla sicurezza degli alimenti. Raramente, però, il consumatore sa di cosa ci occupiamo. Tanti operatori del settore, per fortuna, lo capiscono, ma in molti altri casi finiamo presi a maleparole. Una volta, sono stato addirittura inseguito da un macellaio armato di coltello. Il caso finì in tribunale». Ed era stato proprio in occasione di una delle ultime “visite”, che Gentili aveva comminato a Zampa due sanzioni per un ammontare complessivo di 3 mila euro, per la mancata ottemperanza dei requisiti igienici dello stabilimento per la raccolta del latte di Pagnacco. Ora, a integrare l’attività ispettiva del Servizio veterinario, c’è «lo splendido lavoro di intelligence dei carabinieri del Nas», dice ancora Gentili. Ma «sparare nel mucchio - aggiunge - sarebbe un errore». Già, perchè a finire coinvolti nell’inchiesta sono soltanto 17 dei circa cento allevatori consorziati. Tutti a tal punto corretti, gli altri, da eliminare il latte contaminato? «Ritengo piuttosto - conclude Gentile - che quelli che non c’entrano con questa storia, semplicemente non avessero valori così alti di aflatossina».
Posted on: Sun, 23 Jun 2013 11:11:24 +0000

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