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Blogcimaranews.Categorie:società,arte, economia,politica,cultura ,filosofia,spettacolo, Attualità,gossip -Descrizione:Solo la consapevolezza potra farci reagire e solo l informazione ci rendera consapevoli. Breakinallnews 2.12.13 Cimara Journalist @ Hearst Magazines Italia.Views are mine Rasstampa ragionata ultimi 5g.CIMARANEWS è il blog di DYLAN e DIEGO CIMARA.Non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non è un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le foto e le notizie utilizzate all\interno del blog sono di pubblico dominio perchè prese dalla rete. Se i soggetti ritratti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono inviare una segnalazione per la tempestiva rimozione. PRIME pagine dei quotidiani in edicola Alfano: patto per un anno di governo. Corsa per evitare la beffa Imu. Juve a +3 di red - 02 dicembre 2013 09:37fonte ilVelino/AGV NEWSRoma CORRIERE DELLA SERA - Editoriale di Michele Ainis: Il Porcellum alla sbarra. Con foto: Sette morti nella fabbrica che era anche la loro casa. Al centro il titolo principale: Corsa per evitare la beffa Imu. Sempre al centro: Folla per Grillo a Genova: accuse all’euro e al Quirinale. In un richiamo: Il percorso di Napolitano: niente crisi, avanti fino al 2015. Di spalla: Il cemento del Veneto e l’offesa al territorio. In taglio basso: L’algoritmo che legge i sentimenti. LA REPUBBLICA – In apertura l’intervista ad Alfano: “Renzi non tiri la corda o si vota”. Sotto l’apertura: Grillo show, tra attacchi al Colle e piani economici ecuadoregni. Di spalla: Kiev, la nuova rivoluzione assalto ai palazzi del potere e sotto: New York, deraglia la metro quattro morti e 60 feriti. Al centro con foto: Rogo in una fabbrica-dormitorio a Prato, è strage. In taglio basso in un richiamo: “È una pazza” cesareo forzato e figlia in adozione. LA STAMPA – Imu, il governo prova a bloccare la mini-rata. Con foto: Rogo nella fabbrica-lager dei cinesi. Editoriale di Mario Deaglio: Una strategia per tornare a crescere. In due richiami le interviste, Camusso a Letta: “Basta annunci” e Illy: un calvario investire da noi. Al centro: Grillo, 40 mila in piazza: referendum sull’euro. In taglio basso: Juve in fuga: +3 sulla Roma che non vince più. IL GIORNALE – In apertura: Renzi licenzia Alfano di Alessandro Sallusti. In un richiamo: Che pena usare i giornali come parafulmini di Vittorio Feltri. In taglio basso l’articolo del lunedì di Francesco Alberoni: Quelli che rubano i meriti d’altri. Di spalla: La strage di Prato e l’illegalità tollerata per convenienza. IL SOLE 24 ORE – In apertura: Qualità della vita: vince Trento. Di spalla: Vecchi bancomat e nuovi servizi. Al centro: Affitti, convenienza al minimo. IL MESSAGGERO – In apertura Letta: allarme spinte anti Ue. Editoriale di Marco Fortis: Il governatore ha ragione, sono i servizi il nuovo volano. Sotto l’apertura il retroscena: Via alla trattativa con Bruxelles dopo fiducia bis. In un riquadro l’intervista all’amasciatore J. Phillips: “L’America è con voi, ma l’Italia si dia una mossa”. Al centro con foto: Incendio in fabbrica, morti 7 cinesi. Sempre al centro: Caos Imu, governo e sindaci al tavolo provano a mediare. IL TEMPO – Vergogna polacca Ancora in galera 26 tifosi laziali. Editoriale di Gian Marco Chiocci: Latitanza made in Italy. A destra il titolo principale: Ecco le società regionali in rosso e mangiasoldi. In taglio basso: La maledizione degli alberi killer. IL FATTO QUOTIDIANO – Dal V-Day di Grillo a Renzi Doppio affondo sul Colle. Di spalla: Ma mi faccia il piacere di Marco Travaglio. Al centro il reportage: L’Italia frana mappa dei rischi. Da blitz quotidiano-Renzi così tira troppo la corda se vuol far cadere Letta lo dica non abbiamo paura del voto”. L’articolo di Claudio Tito su Repubblica: “C’è un dato che resta strutturale e che Renzi non deve dimenticare: noi siamo determinanti. Era così 15 giorni fa e lo è anche adesso. Quindi chiediamo un contratto di governo, Italia 2014, per dire senza giri di parole che deve durare un anno e che deve contenere alcune questioni ineludibili. Senza le quali non firmeremo il contratto”. Scusi, ma anche il Pd è abbastanza determinante. «E infatti hanno il presidente del consiglio. Ricordo che Letta era il loro vicesegretario. Non è della nostra parte. Sul Pd incombono grandi onori ma anche grandi oneri. Se qualcuno non vuole assumersi il peso di guidare questa coalizione, lo dica. Il nuovo segretario democratico avrà il potere di far cadere il presidente del consiglio del proprio partito, il suo presidente del consiglio. Se vuole esercitare questo potere, lo dica agli italiani chiedendo il voto con questa legge elettorale». Tutti i candidati alla segreteria Pd, in realtà, ritengono che questo esecutivo, nonostante i numeri, sia stato condizionato più dal Pdl che dal Pd. «Noi abbiamo avuto il merito di individuare obiettivi chiari e percepibili come la cancellazione dell’Imu. Anche il Pd ha centrato i suoi obiettivi ma lo ha fatto sempre con un borbottio che ha impedito ai suoi elettori di accorgersi dei risultati conseguiti ». Tornando al contratto di governo, quali sono i vostri punti irrinunciabili? «La parola chiave sarà lavoro: aumentare il numero degli occupati e dare una speranza ai nostri ragazzi. Tutto deve ruotare attorno al lavoro: tagli robusti alla spesa pubblica improduttiva, riforma elettorale, fine del bicameralismo perfetto, detassazione per le imprese, determinazione del salario di produttività. Abbiamo appena visto il metodo tedesco. Il patto tra Cdu e Spd, sebbene alla Merkel mancassero solo 5 deputati, è circostanziato. Noi vogliamo scrivere mese per mese gli obiettivi da raggiungere ». Molti di questi punti sembrano compatibili con quelli indicati da Renzi. «Lo vedremo. Larghe intese devono diventare chiare intese. Sapendo che questa amicizia non sarà troppo lunga. Vedremo se il futuro segretario del Pd vorrà iscriversi al partito della crisi e a quello delle elezioni con il Porcellum». Ma avete i numeri per approvare un programma così ampio? «Abbiamo i voti che il governo Berlusconi ha avuto al momento della fiducia nel 2008. Facciamo quel che dobbiamo fare e torniamo al voto nel 2015». Prato, la strage dei cinesi schiavi morti nella fabbrica dormitorio “In trappola per un euro l’ora”. L’articolo di Michele Bocci su Repubblica: Sono morti come topi in trappola nel capannone-casa, dove lavoravano, mangiavano, dormivano. Sono morti per 15 euro al giorno, circa un euro all’ora. L’incendio li ha sorpresi all’alba, ha fatto crollare il soppalco dove erano state ricavate alcune camere da letto, loculi di 2 metri per 2. Chi non è stato intossicato dal fumo, aggredito dalle fiamme o travolto dalla struttura venuta giù, ha trovato le finestre sbarrate ed è rimasto bloccato dentro, ad aspettare la fine. Prato, via Toscana, le 7 di ieri mattina. Anche il nome della zona mette tristezza: Macrolotto 1. Una serie infinita di capannoni industriali dove migliaia di piccole aziende si occupano prevalentemente di confezioni e pronto moda. “Fast fashion” la chiamano, e vuol dire corsa contro il tempo per rispondere agli ordini in arrivo da tutta Europa nel giro di poche ore. Ormai le imprese sono quasi tutte in mano a imprenditori cinesi, anche se i loro nomi rimandano all’Italia. Dentro una di queste, “Teresa moda”, ieri hanno perso la vita 7 persone. In 200 metri quadrati lo stesso drammatico bilancio della Thyssen, dove tra l’altro intervenne Vincenzo Bennardo, che ieri coordinava i soccorsi perché adesso comanda i vigili del fuoco di Prato. Una strage sul lavoro atipica e attesa. Atipica perchéle persone rimaste uccise erano a letto, non alle macchine per tagliare i tessuti o per cucirli. A quelle ci si sarebbero sedute più tardi, magari per concludere una consegna urgente. Attesa perché da tempo a Prato si discute della pericolosità dei capannoni dove gli immigrati restano anche a dormire e dove a metà del luglio scorso ci furono ben tre incendi, che solo per circostanze fortunate non provocarono vittime. I circa 100 controlli all’anno, che spesso portano alla chiusura delle attività, sono troppo pochi per avere costantemente il polso della situazione delle quasi 4 mila attività cinesi presenti nella provincia pratese nel settore dell’abbigliamento. Dalla mattina di ieri è iniziato un silenzioso pellegrinaggio degli immigrati cinesi di fronte alla azienda andata in fiamme. Tanti sono rimasti per ore ad osservare i pompieri che tiravano fuori dal capannone le “pezze”, cioè i rotoli di tessuto, bruciate, i sacchi neri pieni di vestiti, gli stand per gli abiti, resti di scaffali. E poi gli oggetti dellevittime. Una rivista, una scarpa, una collana, la ruota di una bicicletta deformata, alcuni piatti frantumanti. Una piccola ruspa ha portato fuori resti fumanti a getto continuo e con il passare delle ore trovava anche cadaveri: il primo, poi un altro, poi altri due e così via. Fino a sette. Pd pronto a votare il ritorno al Mattarellum. L’articolo di Giovanna Casadio su Repubblica: Il Pd apre alla proposta anti Porcellum di Renzi. Forse perché è un sasso nello stagno, o perché la Consulta incombe con l’udienza di domani, ma stasera nella riunione della commissione Affari costituzionali del Senato potrebbe essere votato un documento di indirizzo che prende per buone alcune delle richieste renziane. Non una novità assoluta, il ritorno al Mattarellum, però corretto con il premio di maggioranza, a cui il sindaco di Firenze punta in nome della chiarezza, del bipolarismo e della governabilità. Per Renzi è l’asso che potrebbe cambiare la partita e soprattutto portare al gol, dal momento che si sposa con l’ordine del giorno in commissione del leghista Roberto Calderoli. In un pentimento ormai definitivo, il “padre” della legge “porcata” – fu lui a scriverla e poi a definirla così – ha messo nero su bianco una proposta simile. Anche Anna Finocchiaro, la presidente democratica della commissione, anti renziana, ha depositato a maggio un disegno di legge che è un Mattarellum corretto in senso maggioritario. Renzi sostiene che ci potrebbe essere un’unica traccia ma tre diverse soluzioni, così da rendere possibile una maggioranza per la riforma. E annuncia tre proposte. È vero che una legge elettorale si giudica dai particolari – spiega il capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda – però si può cominciare a lavorare in questa direzione. Lelinee-guida insomma potrebbero essere approvate subito, anche senza entrare nei tecnicismi. Infatti se si ripristinasse il Mattarellum, ovvero il modello di voto sulla base di collegi uninominali, e si confermasse una “torsione” in senso maggioritario di quel 25% (che il Mattarellum prevede come quota proporzionale), le soluzioni si trovano. Insieme con Scelta civica e con il Nuovo Centrodestra di Alfano e Quagliariello. Una ricetta «ardita» l’idea di Renzi, nel Pd attraversato dai malumori e diviso in tifoserie congressuali, però non disdegnata dai supporter dello sfidante alle primarie democratiche Pippo Civati. L’appoggia per esempio il senatore Corradino Mineo, che è in commissione Affari costituzionali: a patto che il residuo 25% in senso maggioritario sia assegnato con un doppio turno di collegio. «La legge Mattarella è una buona base – ragiona Mineo – bisogna però evitare le coalizioni-ammucchiata». Supplemento Imu, dietrofront del governo. L’articolo di Mario Sensini sul Corriere della Sera: Un pasticcio tecnico che sta diventando un problema politico, capace di far male a tutti i partiti che sostengono il governo. Un problema, per giunta, molto più grosso di quello che vale, perché cancellare la mini-Imu a carico dei cittadini non dovrebbe costare più di 200 milioni di euro. E che, arrivati a questo punto, si cercherà a tutti i costi di risolvere, anche se la soluzione non è affatto semplice. E rischia di essere più dolorosa del problema stesso. Resta il fatto che nella maggioranza, come nel governo, sono ormai tutti convinti che la “mini-Imu” 2013 sulla prima casa debba essere evitata. È complicata da calcolare, e soprattutto antipatica da sopportare per i contribuenti, ai quali era stata promessa la cancellazione. In più è contestatissima dai sindaci, che si dicono traditi dal governo, e dove l’ala “renziana” del Pd, candidata a divenire azionista di maggioranza del partito, e presto dell’esecutivo, conta un gran numero di militanti. L’unico che sembra un po’ restio a rimetter mano alla faccenda Imu è il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. La sua è una questione di principio, ma Saccomanni è un tecnico, e qui la questione è prettamente politica. A via XX settembre non si alzeranno le barricate, insomma. Così, da oggi si comincerà a lavorare alla soluzione del caso. Tutt’altro che semplice. Far pagare la tassa il 16 gennaio e poi restituirla è una possibilità, ma non incontra molti sostenitori, anche perché rischia di rendere tutto più complicato. Di sicuro l’operazione non può essere fatta in deficit, perché a quel punto il Tesoro si opporrebbe. L’unica alternativa possibile, non certo meno complicata, è quella di trovare i circa duecento milioni di euro che servirebbero nei venti giorni che mancano alla fine dell’anno e alla chiusura dei conti pubblici, che restano sul filo del 3%, e sui quali è acceso il faro di Bruxelles. Attacco a Napolitano e ai partiti V-Day, Grillo «salva» solo il Papa. L’articolo di Emanuele Buzzi sulCorriere della Sera: L’ironia, subito, tanto per esorcizzare eventuali guerre di numeri e scaldare la folla, spazzata dal vento gelido. «C’è un angolo vuoto di tre metri per tre in fondo alla piazza….», Beppe Grillo si presenta così sul palco sotto le Caravelle (una, a onor del vero, coperta dal logo del Movimento), nella “sua” Genova. E dà il via al terzo V-Day, il primo dall’ingresso del Movimento in Parlamento. Lo sguardo del leader è proiettato un po’ verso l’orizzonte delle Europee, un po’ alle polemiche politiche italiane. Cita Jonathan Swift, e lancia la «modesta proposta» in sette punti per ridefinire la nostra presenza in Europa: referendum sull’euro, alleanza per la creazione di un’area del Mediterraneo, sì agli eurobond, no al fiscal compact e al pareggio di bilancio.«Dobbiamo vincere e vinceremo», dice. Mostra grafici su Pil e debito pubblico dall’avvento dell’euro a oggi per rafforzare le sue tesi. Poi passa alla politica italiana — «i partiti non dobbiamo trattarli male, i politici sono vigliacchi, daremo loro l’estrema unzione» — attacca Letta sulla (mancata) riforma della legge elettorale e raccoglie un’ovazione dalla folla quando afferma: «È pronto l’impeachment per Napolitano. Rimarrai da solo, la tradirai da solo l’Italia». Una frase che scatena le reazioni trasversali del mondo politico. «Il delirio di un pazzo» per Fabrizio Cicchitto (Ncd), «un chiaro segno di debolezza» secondo Luigi Zanda (Pd). Sul palco, però, Grillo è incontenibile. Arruola papa Francesco — «è un grillino» — e si accanisce contro le multinazionali: «Fanno i profitti con i licenziamenti, vi rendete conto?». Poi, il leader Cinque Stelle fa scorrere un lungo elenco delle aziende italiane finite in mani straniere. Grillo batte il tasto della piccola e media impresa, propone il ritorno dei dazi e respinge gli attacchi di chi indica il Movimento come improduttivo in Parlamento. Sulla stessa linea anche Gianroberto Casaleggio, che a Sky commenta: «Menzogne, stiamo parlando di una deformazione della realtà». Per lo stratega dei Cinque Stelle spazio sul palco, come era già accaduto a Roma per la chiusura dello Tsunami Tour. Casaleggio, che al pantheon pentastellato aggiunge una citazione di Marco Aurelio, attacca: «Sono orgoglioso di essere un populista e di essere insieme a decine di migliaia di populisti, il potere deve tornare al popolo, le persone nelle istituzioni devono servire il popolo. Stiamo cercando di introdurre nuovi strumenti di democrazia diretta, in Italia oggi non c’è neppure la democrazia». Juve, fuga col brivido. L’articolo di Paolo Tomaselli sul Corriere della Sera: Buffon tiene abbassata la sbarra per la sesta partita consecutiva e Llorente Express porta la Juventus avanti nella prima fuga: otto punti guadagnati in quattro partite sulla Roma lanciano la squadra di Conte a tre lunghezze di vantaggio sui giallorossi. E le possibilità, calendario alla mano, di arrivare allo scontro diretto dell’Epifania con un ulteriore vantaggio sulla seconda, sono più che concrete. Con tutte le conseguenze del caso in chiave scudetto. Ma la Juventus non è una squadra che può fare troppi calcoli: appena alza un attimo il piede dall’acceleratore finisce imbottigliata nel traffico delle avversarie che la affrontano con undici uomini dietro la linea della palla. L’Udinese però ci mette anche qualità nel contropiede e va vicina tre volte al colpaccio, che nel complesso non sarebbe nemmeno stato demeritato. La mossa decisiva per aprire il pacco confezionato con la solita sapienza artigianale da Guidolin è tutta di Conte, che invece di togliere uno dei suoi due attaccanti nel finale, aggiunge Quagliarella e con il 4-3-3 chiude l’Udinese nella sua metà campo. Trovando il gol da tre punti, che marcano la prima vera differenza con la Roma dopo il sorpasso della scorsa settimana: Marchisio fa partire un cross da sinistra, Llorente fa sponda di testa per l’accorrente Lichtsteiner (chi si rivede) che tira, colpendo la palla in modo strano, rimettendola sul testone biondo di Fernando. Gol, partita e prima fuga, nel momento giusto, quello psicologicamente più delicato per gli inseguitori. Referendum sulla fusione dei comuni. A Virgilio, Borgoforte e San Giorgio è sì. La Gazzetta di Mantova: “A Bigarello, San Giorgio, Borgoforte e Virgilio alle 21 si sono chiuse le urne del referendum per la fusione tra comuni. A Bigarello ha votato il 64,48%. A Borgoforte il 35,08%, a San Giorgio il 21% e a Virgilio il 20,55%. Su 20.733 elettori hanno votato in 5434, pari al 26,21%.” Maltempo, sgomberate 1.500 persone a Pescara. Scuole chiuse nel capoluogo e in provincia. Il Centro: “Situazione critica a causa delle piogge incessanti. A rischio di esondazione il Fosso Vallelunga, paura amche per il Saline a Montesilvano. Le amministrazioni comunali invitano i cittadini a non mettersi in macchina.” Prato, incendio in fabbrica al Macrolotto: 7 morti. Il Tirreno: “L’incendio in un capannone in via Toscana. I corpi tra le macerie dei loculi di cartongesso dove gli operai dormivano. Enrico Rossi: “Qui niente diritti umani”.” Carosello Tonale, fermi 10 impianti per sciopero. Il Trentino: “Nuova protesta ieri dalle 8 alle 11.30 degli addetti alle piste da sci. La Filt Cgil: «Non si possono tenere i lavoratori alla gogna con la scusa degli alberghi pieni».” Nuova allerta meteo, il sindaco di Olbia chiude le scuole. La Nuova Sardegna: “Studenti e insegnanti a casa per prevenire altre criticità. Attese piogge intense, niente lezioni anche a Porto San Paolo.” PENSIERI IL potere spirituale, che esige una venerazione assoluta e incondizionata,adesso non è più quello del prete ma è quello del magistrato che, come incarnazione della Coscienza morale e della Rettitudine civica, ha la facoltà di ‘scomunicare’ il politico corrotto, esonerando i sudditi/cittadini dall’obbedienza e dal rispetto. Come nel Medio Evo i signori della terra erano investiti della loro autorità per far trionfare la vera fede (cristiana), così oggi le classi politiche trovano la loro legittimazione solo nella misura in cui fanno valere non più l’etica religiosa ma l’etica giuridica – entrambe universali e orientate al Bene e alla salute dell’anima. Non è il Diritto al servizio dello Stato, ma è lo Stato al servizio del Diritto: il Diritto, anzi, tende, più o meno consapevolmente, a rendere superfluo lo Stato, a ridurlo simbolicamente a una grande Questura che riceve ordini quasi soltanto dai Tribunali. In questa nuova, inaspettata, fase della storia d’Italia – che potrebbe prefigurare il destino dell’Occidente – nessuno pare più meravigliarsi delle intercettazioni telefoniche intese a mettere con le spalle al muro un cittadino o politico, su cui cada la mannaia della ‘legge dei sospetti’, né dell’assenza, nella nostra carta costituzionale, dell’habeas corpus – ovvero del diritto, sancito dalla Magna Carta inglese fin dal XIII secolo, a non essere arrestato e detenuto arbitrariamente. L’articolo 13 della “Costituzione più bella del mondo” riconosce che la libertà personale è inviolabile ma poi aggiunge che «in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge», sono ammesse forme di detenzione, di ispezione o perquisizione personale o altra restrizioni della libertà personale,guardandosi bene dall’indicare, senza margini di dubbio, quali sono i limiti che s’impongono al legislatore e soprattutto al giudice, dalla cui discrezionalità (un potere immenso e de facto privo di controlli) dipende la decisione relativa alla ‘custodia cautelare’. E’ motivo di stupore il fatto che, a parte qualche sparuta pattuglia vetero-libertaria o radicale, passi quasi del tutto inosservata la trave nell’occhio dell’opinione pubblica progressista sempre più determinata a rivendicare “il diritto ad avere diritti”. Quanti esigono, in nome della lotta alla corruzione, che la politica sia l’ancella del diritto non si ribellano alla logica del Grande Fratello che spia, con l’autorizzazione del magistrato beninteso, quanto avviene nelle alcove, quel che i vecchi amici si dicono per telefono, cosa concordano in gran segreto i soci in affari. La ragione di questa indifferenza è semplice e riporta ai vizi antichi di un paese che non si è mai rassegnato a distinguere peccato (teologico), colpa (morale) e reato (penale): le intercettazioni, che tanto indignano i quattro gatti liberali di cui scrive Piero Ostellino (che ne è il decano) sono ‘a fin di bene’, intendono smascherare i corrotti e portarli davanti al giudice – “naturale” o no, poco importa. L’etica giudiziaria, sottesa a questa ‘filosofia pratica’, azzera, con grande disinvoltura, i sacri ‘diritti individuali’ proprio come il censore ecclesiastico, che non dava tregua a libertini e a peccatori, misconosceva le libertà erompenti dalle viscere di una società sempre più ardita e protesa a «diventar del mondo esperta». In occasione di una scissione politica i membri di ogni fazione hanno inoltre il preciso interesse di spiegare ai sostenitori - e un giorno agli elettori - perché sono rimasti nel vecchio partito o perché sono transitati nella nuova formazione: e questo conduce necessariamente ad una condanna della controparte. Infatti, se non ci fossero ragioni di critica, non ci sarebbe stata nemmeno la scissione. Le banche daffari creano quantitativi illimitati di valore, attribuendo ai depositi bancari la velocità della luce trasferendoli da un continente allaltro con gli impulsi elettronici dei computer. Il fenomeno è stato definito dal Governatore della Banca dItalia, come “deposito transnazionale che sfugge al controllo delle banche centrali”. Poiché il valore indotto è causato dalla circolazione della moneta, analogamente allenergia elettrica causata dalla rotazione della dinamo, mancando la consapevolezza scientifica del fenomeno, il governatore per esprimere il concetto, ha collegato la parola “deposito” che ha un significato statico, col termine “transnazionale” che ha un significato dinamico. Ha proposto così una definizione irrazionale del valore indotto perché espressa con due termini tra loro incompatibili.La moneta non è solo il prodotto di una convenzione, ma di una attività convenzionale che, nella sua continuità, realizza il “potere dacquisto” per induzione in una fattispecie di sociologia giuridica. La moneta che non circola è un mero simbolo, non è moneta.Il simbolo monetario può assumere tutte le forme possibili delle fattispecie giuridiche. Sta soccombendo a se stesso,lo Stato che ha contratto l’enorme debito pubblico sotto il quale agonizziamo pur di concedere tutto a tutti o, più esattamente non a tutti: infatti non è stato affatto benevolo con i datori di lavoro privati. Le sue pretese fiscali e le sue leggi sul lavoro sono state tali che oggi l’Italia è uno dei Paesi in cui meno conviene intraprendere, come certificato dalle classifiche internazionali specializzate. Ecco perché è ridicolo parlare di “creare lavoro”: prima si azzoppa il cavallo e poi si vorrebbe che corra? Alle imprese conviene fuggire dall’Italia. E infatti lo fanno. I nostri miti resistono a qualunque obiezione. Uno è quello della “ridistribuzione della ricchezza”. Più sciocchezze che parole. Dal momento che non c’è mai stata una distribuzione non ci potrà mai essere una ri-distribuzione. Ma la gente pensa che, se qualcuno ha di più, quel di più deve essergli tolto. Da noi la ricchezza è un torto e un peccato. E non si produce: si va a togliere a chi ce l’ha. I politici non hanno creato questa mentalità, l’hanno soltanto coltivata, poco importa se in buona o malafede, per avere quei voti che in effetti hanno avuto. CASTA RIVA-A. Mass. per il Fatto Quotidiano Dai sindacati che gestiscono 500 mila euro lanno per il dopolavoro alle conversazioni su Alitalia, passando per la Fininvest di Berlusconi allArpa della Regione Puglia, tutto, in questi 30 faldoni dindagine sullIlva sembra mostrare un solo scenario: la famiglia Riva si muove ovunque come se fosse la padrona di casa. Dagli atti si scopre che intende occuparsi anche dellExpo di Milano 2015. Ma soprattutto ciascuno fa la sua parte in questa rappresentazione del potere. Anche Nichi Vendola - indagato per concussione - che secondo laccusa mette nel mirino il responsabile dellArpa Giorgio Assennato. Assennato - scrivono gli inquirenti - è vittima di costanti pressioni psicologiche a opera dei vertici politici regionali e, secondo laccusa, finisce per trovarsi prostrato. Ma non deve risultare vittima, dicono i dirigenti Ilva al telefono, perché è lo stesso Vendola a richiederlo: Non dobbiamo renderlo vittima - dice Girolamo Archinà allavvocato (...) Perli - perché mi spiegava Vendola... che guai a noi se gli diamo loccasione di diventare vittima, nel senso che poi è costretto a difenderlo... Io andai da Vendola ... facemmo una riunione improvvisa nellufficio di Manna... lì si decise il da farsi nei confronti di Assennato. Bisogna dargli una mano a Vendola perché se no ti saluto eh!!!. Fabio Riva non ha dubbi. Allavvocato Franco Perli ribadisce la necessità di aiutare il Governatore. La strategia: intervenire su Luigi Pelaggi, segretario della commissione Aia e uomo forte dellallora ministro Stefania Prestigiacomo, per discutere del campionamento in continuo della diossina. Per i finanzieri è la prova della perfetta unità dintenti esistente sullasse Vendola-Ilva, che portava i vertici della grande industria a spendersi anche in sede ministeriale, affinché non venissero intrapresi percorsi che potessero nuocere al Presidente Vendola. Vendola, secondo quanto scrive Archinà in una mail inviata a Riva, ha anche pubblicamente dichiarato che il ‘modello Ilva deve essere esportato in tutta la Regione. Per gli inquirenti il riferimento è alla legge sulla diossina approvata dalla giunta Vendola nel 2008 e che per laccusa è il frutto della concertazione tra la Regione e lIlva che ha sempre osteggiato il cosiddetto ‘campionamento in continuo riuscendo ad escluderlo dalla norma regionale. Per contrastare un servizio de Le Iene, secondo lIlva le strade sono due: lutilizzo di una serie di relazione ad altissimo livello con il Gruppo Fininvest oppure mandare la diffida dellavvocato. Saluta tutti silvio e forza alitalia si legge in un sms ricevuto da Fabio Riva nel 2010: sono passati due anni dallacquisto nel 2008 di Alitalia, con il quale gli industriali lombardi partecipano al salvataggio lanciato da Berlusconi, mettendo sul piatto 120 milioni. Due anni dopo, Fabio Riva ne parla al telefono con il cugino, di ritorno da una riunione in cui dice di aver incontrato uno dei vertici di Alitalia, proprio nellufficio del Colaninno. Angelo spiega che lincontro è andato bene e quando Fabio ribatte che sul giornale cè scritto che lAlitalia è un disastro, il cugino dice la sua: No, ma quello lì è un figlio di puttana quello lì... è rimasto a tre mesi fa ... lui ha detto che se deve chiedere laumento di capitale ai soci si dimette prima... perché vuol dire che ha fallito.... Ma adesso sta guadagnando? chiede Fabio Riva. Secondo trimestre ... ce labbiamo nel culo... ma a giugno stiam facendo faville..... E ancora: Lui - il riferimento sembra a Colaninno, ndr) dice tra quello che devo mettere come garanzia per la manutenzione degli aerei che prendo in leasing al toto e il canone che li pago... con quel gruzzoletto lì di soldi vado da una.... Da uno che mi finanzia e gli dico guarda io metto il 25 tu mi finanzi il 75 dellaereo e pago le rate tipo leasing e a fine rate io son proprietario dellaereo... Allo stesso costo lui dice no? Così cho un patrimonio. Comunque cabbiamo 90 aerei di proprietà... . Senti, io stamattina ho visto per altri motivi il nostro amico Corrado. È il 9 giugno 2010 quando Ivo Allegrini del Cnr spiega ad Archinà di aver avuto un colloquio - secondo i finanzieri - con Corrado Clini, poi divenuto il ministro dellambiente che ha concesso lAia riesaminata confluita nel primo decreto salva Ilva. Milioni di euro destinati al dopolavoro Ilva di Taranto, finiti in alcuni casi nelle tasche di un boss della mala. Laffare Vaccarella - masseria dove ha sede il dopolavoro - per Fim, Fiom e Uilm vale oltre 8 milioni di euro, sborsati dai Riva per acquistare la struttura e gestire, per il tramite dei sindacati, le borse di studio, le colonie a favore dei figli degli operai e tutte le attività previste dalle cosiddette provvidenze. Elargizioni che, come spiega il segretario della Fiom Rosario Rappa ai finanzieri, vengono gestite con la massima discrezionalità dai sindacati. Nel 2007 lAgenzia delle entrate apre un contenzioso di 139 mila euro: la fondazione nei fatti è un ente economico commerciale. Nel 2009 vengono sospese le retribuzioni che alcuni sindacalisti percepivano dalla fondazione e chiude il circolo nautico trasformato in rimessaggio barche degli amici. Dalle carte emergono 131 mila che la fondazione versa a Peppe Florio, mafioso tarantino, per annullare il contratto con il quale Florio gestisce, per soli 500 mila lire al mese, un ristorante e una foresteria allinterno della masseria. SOCIETA’ Anziani italiani in fuga all’estero? Sembrerebbe proprio di sì. Se, infatti, di giovani cervelli in fuga dal Belpaese se n’è parlato spesso, e con cognizione di causa, quello che per ora è invece un fenomeno probabilmente sconosciuto ai più è proprio è quello dell’emigrazione dei nostri anziani, che non espatriano certo per trovare migliori occasioni professionali, bensì per raggiungere Paesi con costi della vita più accessibili. Una decisione drastica, in apparenza, ma che tuttavia cela il comprensibile desiderio di trascorrere in serenità gli anni difficili della vecchiaia. Numeri in crescita: + 20% negli ultimi 5 anni Stiamo parlando di un fenomeno importante, che ha attirato l’attenzione della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), al punto da elaborare un apposito studio sulla migrazione sanitaria degli anziani, presentando i primi dati in occasione del Congresso nazionale che ha avuto luogo lo scorso 28 novembre. Quello che è venuto fuori è un quadro in costante evoluzione, con un aumento registrato di ben il 20 % negli ultimi 5 anni, e che interessa soprattutto i pensionati che percepiscono meno di 1.000 euro al mese dall’Inps: in questa fascia rappresentano ampiamente la maggioranza, con 270 mila emigrati. Ma neanche per i restanti 130 mila si può certo parlare di pensioni d’oro, bensì di anziani che percepiscono una somma mensile che si aggira fra i 1000 e i 1500 euro. Non si tratta, quindi, di nonni alla ricerca del buen ritiro, ma di pensionati che individuano specifiche mete all’estero dove le proprie rendite consentano uno stile di vita più dignitoso di quanto non facciano in Italia. Gli anziani in Italia Il problema è, ovviamente, sempre lo stesso: la costante perdita d’acquisto delle pensioni italiane va a impattare inevitabilmente su fasce d’età più deboli e maggiormente bisognose di cure. Oltre a questo dato, un welfare troppo spesso inefficiente, e famiglie sempre più in difficoltà ad arrivare alla fine del mese, pongono l’anziano in condizione di dover spendere gran parte della propria pensione per assumere una badante in grado di assisterlo. Purtroppo, nel 45% dei casi la sola pensione non basta, e a quel punto si è costretti o a intaccare i risparmi dei propri figli, o a scegliere di essere a loro completo carico, rinunciando a ogni tipo di aiuto esterno. Davanti a questa situazione, sempre più anziani scelgono l’espatrio, e si moltiplicano le informazioni sulle mete più appetibili. Tra le tante spiccano le splendide Isole Canarie, prescelte già da 20 mila connazionali in pensione, dove le cure mediche sono garantite come nel resto dell’Unione Europea e si può stipulare una polizza medica privata che copra tutte le spese spendendo solo 80 euro al mese. Chi fosse tentato di preparare le valigie faccia comunque attenzione: non in tutti i Paesi esteri sono disponibili cure mediche di livello accettabile. INTERNI “Tra ultimatum, tentativi di spallate, attacchi alternati a blandizie, negoziati segreti, si apre oggi una settimana decisiva per la politica. In un groviglio di appuntamenti che mette sotto pressione anche Giorgio Napolitano. Si comincia nel tardo pomeriggio di oggi con l’incontro tra il capo dello Stato e il premier”. Lo scrive il CORRIERE DELLA SERA. “Un faccia a faccia convocato per concordare ‘forme e tempi’ del passaggio parlamentare attraverso il quale il governo cercherà di costruire una salda ripartenza dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza. Il presidente della Repubblica si mostra sereno perché, da certi contatti preliminari, sa che non esistono divergenze di vedute tra lui ed Enrico Letta su una ‘definizione del percorso’ che sia in grado di corrispondere alle richieste del partito berlusconiano. Il Quirinale non anticipa le linee di questa sfida, da pianificare appunto assieme all’inquilino di Palazzo Chigi e destinata a scattare soltanto dopo le primarie del Pd. Ma, dato che ha esplicitamente evocato ‘una nuova investitura’ per l’esecutivo, sembra ragionevole pensare a una formula concentrata su due momenti chiave. In primo luogo un discorso davanti alle assemblee in cui Letta fissi un’agenda di pochi e precisi impegni, magari indicando anche un orizzonte temporale: forse i fatidici 18 mesi, per traghettarci fino alla primavera 2015. Poi, su questa base, potrebbe scattare la proposta di un ‘patto ridefinito’ da rivolgere ai partiti che già hanno mostrato di volerlo sostenere sulla legge di Stabilità e che potrebbero a loro volta, dopo il dibattito, approvare con un voto questa sorta di ‘contratto programmatico’, reinvestendo il premier a pieno titolo. (…) E si sa che, a parte le emergenze dell’economia e l’urgenza di agganciare la ripresa come sta già avvenendo in mezzo mondo oltre che in mezz’Europa, ciò che gli stava (e gli sta) a cuore è l’apertura del cantiere delle riforme, in maniera che i partiti diano una prova di esistenza in vita in grado di arginare il crescente distacco con l’opinione pubblica dal quale si alimenta l’antipolitica. Tanto per fare un paio di esempi: dalla modifica dell’attuale bicameralismo perfetto alla riduzione del numero dei parlamentari. Ecco la principale incognita di questi giorni, per Napolitano. Uno snodo molto delicato e da gestire con pazienza, al quale va aggiunto il pronunciamento della Corte costituzionale sul Porcellum atteso per domani. A Montecitorio alcuni scommettono su un rinvio che sarebbe provvidenziale per dare modo ai partiti di ‘battere un colpo’, come dice il presidente. Chissà. Una tensione infinita alla quale si aggiungono i soliti segnali di guerra del Movimento 5 Stelle, con Beppe Grillo che infiamma le piazze e il web annunciando di voler presentare una richiesta di impeachment davanti al Parlamento. (…)”. PD-Giovanna Casadio per la Repubblica Andrea Ranieri, civatiano, è andato a volantinare a Monteverde vecchio, quartiere bene di Roma, dove si presenterà capolista per Pippo. Volantini rifiutati o commenti: Questa volta non mi interessa.... Dai piccoli esempi ai sondaggi, il flop delle primarie del Pd è più di un rischio: è una previsione. I renziani sono in fibrillazione: «Cosa sta facendo il partito? Quando pensa di fare partire la campagna di mobilitazione per l8 dicembre?». Ettore Rosato, che ha seguito tutta la partita dei listini (cioè dei candidati per lAssemblea nazionale al seguito dei tre sfidanti), per conto di Areadem, la corrente di Franceschini, che appoggia Renzi, dice che sarà «molto dura questa volta ». Perciò, aggiunge, il partito deve mobilitarsi, «dia unaccelerata sulla campagna di mobilitazione e nessun candidato alla segreteria pensi di vincere - o di perdere meglio - grazie alla scarsa mobilitazione». Messaggio per Cuperlo. Lora dei veleni è puntualmente scoccata. I dati di ascolto del confronto a tre - Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati - in tv su Sky di venerdì, non sono confortanti: il 2,7% di share è pochino in assoluto ed è, tra laltro, la metà di un anno fa (6%), stessa tv, stessa arena di X Factor, anche se la sfida era a cinque (Bersani, Renzi, Vendola, Puppato, Tabacci) e per la premiership. Negli otto giorni che mancano alle primarie dellImmacolata, nel Pd ci si gioca il tutto per tutto. Se i votanti ai gazebo fossero meno di due milioni sarebbe un insuccesso: Renzi lo confida. Cuperlo è accusato dai renziani di puntare a un voto «controllato» e perciò di avere infarcito i listini nei diversi collegi dei capibastone del partito. Lapparato cè tutto, da DAlema capolista a Foggia a Stefano Fassina a Roma, a Franco Marini, Matteo Orfini si è messo nel listino di Salerno in funzione anti De Luca, sindaco passato con Renzi. I cuperliani si scatenano segnalando le loro novità (Gad Lerner a Milano) e indicando le acrobazie in Lombardia dove nei listini di Renzi accanto ai candidati viene segnalata la corrente di appartenenza. Sospetti, oltre ai veleni. I civatiani sono in allerta dopo avere appreso che il Pd di Napoli ha prenotato per le primarie di domenica prossima 280 mila schede: «Sono potenziali pacchetti, come per le tessere?». Renzi si è battuto, e lha spuntata, per avere lo stesso numero di seggi delle primarie del 2012, ovvero 8.500. Gianni Principe, nella commissione per il congresso per conto di Civati, ammette che gira limpressione non si stia cercando di incrementare la partecipazione. Chi usa meno fairplay, accusa esplicitamente Cuperlo e lo stato maggiore del partito ancora in mano ai bersaniani di avere una convenienza a «recintare» il popolo delle primarie: se la gara è tutta interna al partito, il rivale di Renzi risale nei consensi. «I listini di Cuperlo sono pieni di gente della Cgil, così cè una mobilitazione di un certo tipo e lui se ne avvantaggia», sempre fonte renziana. Sdegnata reazione cuperliana. Lo staff di Gianni segnala il sondaggio, non commissionato, che Michele Di Salvo ha fatto per Cross Media. Sintitola Istant evalutation e fotografa quanto hanno vinto ai punti nelle singole domande i tre sfidanti nel confronto tv. Cuperlo è stabilmente secondo sia rispetto a Civati che a Renzi, è risultato più credibile. Civati è stato brillante, ha surclassato gli altri su disoccupazione giovanile, Berlusconi e spending review; Renzi alla domanda sui metodi per non vincere (il tafazzismo della sinistra) è andato benissimo. Tuttavia, sempre secondo i sondaggi, la disaffezione per la politica è tale e tanta da non lasciare speranza. Civati è il più ottimista: «Le energie ci sono - incoraggia - basta non remare contro e ci sarà una buona partecipazione». Il Pd ha stampato circa 4 milioni di schede, sperando negli oltre tre milioni di votanti di un anno fa. 1. RENZI DETTA TRE CONDIZIONI A LETTA Ansa.it - In unintervista pubblicata oggi su La Repubblica, Matteo Renzi detta tre condizioni ad Enrico Letta: riforme, lavoro ed Europa. Se non realizzerà questi obiettivi allora il Pd separerà il suo destino dalla maggioranza, afferma il candidato segretario democratico. Alfano si deve adeguare, avverte il sindaco di Firenze: lui ha 30 deputati, noi 300. Se non è daccordo - continua Renzi - sappia che poi si va a votare. Io non ho paura delle elezioni, lui sì. Perché sa che Berlusconi lo asfalta. Ma lei è sicuro che tutti e trecento la seguiranno?, chiede Repubblica. Le cose da fare le decideranno gli italiani che parteciperanno alle primarie - risponde il candidato alla segreteria del Pd -. Difficilmente qualcuno si tirerà indietro. Ma se cè chi punta a spaccare il gruppo, sappia che la conseguenza saranno le elezioni anticipate. E allora lei come pensa di utilizzare tutta questa forza?, chiede ancora il quotidiano. Aspettare l8 dicembre per la verifica di governo non è stata una concessione - dice Renzi -. Chi vince impone la linea. Saremo leali ma conseguenti. Offro una disponibilità vera, un patto di un anno. E quindi proporremo tre punti che noi consideriamo ineludibili. 2. ASCOLTI FLOP PER LA SFIDA TV: SOLO 2,7% DI SHARE Ascolti deludenti per il confronto tv tra i candidati alle primarie del Pd. Sono stati 2.537.000 gli spettatori unici della sfida andata in onda venerdì sera su Sky Tg24 HD e Cielo, con unaudience media di 758.000 spettatori (483.000 spettatori medi su Cielo e 275.000 su Sky TG24). Lo share è stato del 2,7%, di cui 1,7% su Cielo e 1% su Sky TG24 3. RENZI UCCIDE IL PD O IL PD UCCIDE LUI Gianpaolo Pansa per liberoquotidiano.it Ma chi sono quei tre signori sul palco davanti alle telecamere? Se la sera di venerdì 29 novembre 2013 un viandante si fosse trovato a passare dentro il grande studio di Sky che di solito ospita X Factor, sarebbe stata questa la sua doman-da inevitabile. Già chi erano i tre interrogati sulla rava e la fava da un giornalista che sembrava saperne più di loro? La faccia di uno del trio, un tipetto inciccionito dalla parlata toscana, gli pareva di averla già vista in tivù. Ma gli altri due risultavano dei perfetti sconosciuti. Il nostro viandante sarebbe stramazzato per la sorpresa nellappren-dere la verità. I tre signori erano in battaglia per conquistare la leadership del Partito democratico. Ovvero della parrocchia attualmente al governo. E comunque una delle tre squadre politiche più importanti in Italia, insieme a quelle del cavalier Berlusconi e del Duce stellare Grillo. Confesso che la stessa domanda del viandante me lo sono proposta anchio. E mi sono chiesto perché davanti alle telecamere si trovassero quei tre mister e non altri un tantino più adatti alla parte da recitare. Che cosa avevano di speciale? Quali storie personali potevano vantare? Quante imprese gloriose avevano compiuto, per meritarsi unora e mezza di diretta tivù? E soprattutto per sperare di conquistarsi la poltronissima dei democratici? Pippo Civati mi è sembrato un bat-tutista da bar, uno di quelli che entrano al caffè e strillano agli amici: «La sapete lultima? Nel partito di Berlusconi non fanno le primarie, ma le ereditarie!». Nei commenti post diretta, la giornalista Maria Latella è stata perfida. Con laria di elogiarlo, ha trafitto Pippo esclamando: «È lunico politico spiritoso che ci sia in Italia!». Certo, sparare battute mentre ci cadono addosso le bombe della crisi è una prova di coraggio incosciente. Ma Civati ha spiegato al pubblico di Sky che i veri problemi del paese sono ben altri. Per esempio, la possibilità per le famiglie gay di adottare un bambino. ATTACCO AI RICCHI Gianni Cuperlo sarebbe il genero ideale per tante madri che spasimano di dare la figlia in sposa a un signore che la tratti come una rosa al naso. Pur avendo superato la barriera dei cinquanta, il compagno Gianni ha sempre laria perfettina e inamidata del dirigente della Gioventù comunista che piace non solo alle mamme, ma alle zie e alle nonne. E di conseguenza la sua visione dellItalia è un po datata. Lui è rimasto inchiodato allo slogan che i ricchi devono piangere. Sogna patrimoniali a tutto spiano, perché non si è ancora reso conto di una verità: i cosiddetti ricchi, soprattutto quelli che pagano le tasse sino allultimo euro, vanno coccolati e accuditi, visto che tappano i buchi del bilancio statale. E oggi sono gli unici che spen- dono ancora e sorreggono i consumi italici. Nella serata del duello in tivù, Matteo Renzi ha fatto storia a sé. Sfoderava di continuo il sorriso da ganassa spavaldo, tipico di chi è sicuro di vincere. E non è stato a farla troppo lunga. Come un altro toscano ben più famoso di lui, il super campione del ciclismo Gino Bartali, ha spiegato che tutto quello che sta facendo il governo Letta-Alfano è sbagliato e dunque gli è tutto da rifare. Ha ridotto al minimo lesposizione delle sue ricette e non si è sprecato più di tanto. Aveva laria di dire: sono qui solo per cortesia, perché ho già la vittoria in tasca e la sera dell8 dicembre sarò il padrone del Pd. Mentre osservavo Renzi, mi sono domandato unaltra volta perché il sindaco di Firenze mi piace come la cacca dei gatti. E mi sono dato le solite risposte. La prima è che Matteo è un illusionista, tutto fumo e niente arrosto. Ci vuol far credere che lItalia, se la governerà lui, diventerà un immenso paese dei balocchi. Un paradiso laico dove tutto funzionerà a meraviglia. Le regole saranno impeccabili e rispettate. Il governo starà nelle mani delluomo migliore. Lonestà trionferà e tutti vivremo felici e contenti. Ma lItalia non è così, e non lo diventerebbe neppure se il governo del Rottamatore campasse centanni. LItalia che Renzi spera di conquistare è un paese disperato, persino più del necessario. È in depressione anche morale. Ha paura del futuro. Pure chi ha soldi in tasca compra con parsimonia e non fa molti programmi per lavvenire. Una nazione così ha bisogno di un grande psichiatra, a metà fra lo stregone e il confessore, che laiuti a ritrovare un minimo di fiducia in se stessa. È il mestiere giusto per il superficiale sindaco di Firenze? Credo di no. E poi Renzi non mi piace per unaltra ragione. Un grande sondaggista, Roberto Weber, ha detto che Matteo gli ricorda Bettino Craxi, decisionista quanto lui, cinico più di lui. Per quanto mi riguarda, non la penso così. Ho visto e raccontato tante volte il leader del Psi. Al contrario di quel che si pensa, era un politico cauto che rifletteva a lungo e ponderava ogni mossa. Era lopposto dellavventurista e non parlava mai a vanvera. Quando lo intervistavi, ti rendevi conto che le sue risposte erano più brevi delle tue domande. IL PAROLAIO BIANCO Invece il sindaco di Firenze mi sembra ogni volta di più un grande parolaio. In un Bestiario di tanti anni fa avevo messo in scena il personaggio del Parolaio rosso, per indicare il verboso Fausto Bertinotti, gran capo di Rifondazione comunista. Bene, nel mio teatrino politico Renzi potrebbe fare la parte del Parolaio bianco, viste le sue origini democristiane, o bianco-rosa poiché sostiene di stare a sinistra. Ma temo che sotto la lingua renziana ci sia niente o ben poco. Venerdì sera, mentre lo scrutavo in tivù, ripensavo a quel che aveva detto Weber, nel ricordare le giaculatorie di Renzi. «Basta, si va!», ma dove? oppure «Basta, si fa!», ma che cosa? Nel linguaggio e nelle mosse di Renzi, gli unici dati di fatto che per ora disponiamo sul suo conto, scopro una voglia di azzardo che mi sembra persino puerile. Anche la sua pretesa di restare sindaco di Firenze pure dopo lelezione a segretario del Pd, mi lascia stupefatto. Mi viene da dirgli: «La fai troppo facile, ragazzo mio!». Governare un partito, qualunque sia, con i chiari di luna del 2013 e soprattutto del 2014 è affrontare le dodici fatiche di Ercole. Al giorno doggi i partiti sono mostri dalle cento teste, impossibili da governare, da controllare, persino da ammansire. E se Renzi si propone anche di diventare presidente del Consiglio, non voglio neppure immaginare il fantozziano disastro che potremmo vedere. Un amico che vive da anni dentro la sinistra, mi ha detto: «O Renzi accoppa il Pd oppure il Pd accopperà lui». In entrambi i casi, comincerà lennesima guerra civile, resa più feroce dallesiguità del bottino. Perché oggi la trippa è sempre più scarsa anche per i gatti della politica. Forse è meglio fermarsi e ragionare. Il governo Letta-Alfano bisogna tenerlo in piedi e spronarlo a fare sempre meglio. Al tempo stesso, non si deve dimenticare che sulla politica italiana incombe ancora lombra di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha dimostrato di saper rinascere dopo ogni disgrazia. Un posto a tavola per lui ci sarà sempre, piaccia o no agli altri commensali. CHIESA Enzo Quaratino per Ansa.it Il Consiglio di Sovrintendenza dellIstituto per le Opere di Religione (Ior) ha nominato Rolando Marranci nella carica di Direttore Generale. Succede a Paolo Cipriani, che il primo luglio scorso aveva rassegnato le dimissioni dopo la bufera giudiziaria abbattutasi sullo Ior per il sospetto di violazione di norme antiriciclaggio. La promozione di Marranci, che il primo luglio 2013 aveva assunto le mansioni di vicedirettore generale in sostituzione di Massimo Tulli, dimissionario così come Cipriani, è stata approvata dalla Commissione Cardinalizia. Secondo quanto definito dallo Statuto dello Ior, il Direttore Generale è responsabile delle attività operative dellIstituto e riferisce al Consiglio di Sovrintendenza. Negli ultime tre mesi Rolando Marranci si è dimostrato un Vice Direttore Generale particolarmente efficiente. Siamo lieti che abbia accettato di rilevare la nuova carica, ha affermato Ernst von Freyberg, Presidente del Consiglio di Sovrintendenza, che dopo le dimissioni di Cipriani aveva operato in veste di Direttore Generale ad interim. Rolando Marranci, originario di Reggello (Firenze), ha 60 anni, è sposato e ha tre figli. Ha lavorato per la Banca Nazionale del Lavoro (BNL) dal 1980 al 2011 ricoprendo diversi ruoli dirigenziali. Nel giugno 2013 è stato chiamato a sostenere, in qualità di consulente, il team Promontory per lo Ior, carica che ha lasciato il primo luglio scorso, al momento della sua nomina a Vice Direttore dellIstituto. La nomina di Marranci è arrivata il giorno dopo unaltra nomina di rilievo, fatta direttamente da Papa Francesco, che ha nominato il suo segretario, mons. Alfred Xuereb, delegato per le due Commissioni referenti sullo Ior e sulle attività economiche della Santa Sede con lincarico di vigilare e tenerlo informato, in collaborazione con la Segreteria di Stato, sulle procedure di lavoro e sulle eventuali iniziative da intraprendere. La prima delle due commissioni, quella sullo Ior, è stata nominata dal Papa il 24 giugno scorso, ufficialmente con il compito di formulare proposte per il futuro dellIstituto, in realtà per consentire al pontefice di porre il suo occhio vigile sullIstituto. La commissione - presieduta dal cardinale Raffaele Farina - sarebbe avanti nei suoi lavori e la sua relazione finale potrebbe arrivare tra non molto. Bergoglio potrà così acquisire la documentazione completa sullandamento e le procedure della banca dOltretevere, anche con la valutazione sulla sua discussa gestione, passo fondamentale per procedere verso uneventuale riforma. Intanto l operazione trasparenza allo Ior va avanti anche con lattività della Promontory Financial Group, in collaborazione con lAif, per il controllo ad uno ad uno di tutte le migliaia di conti, delle relazioni con i clienti delle procedure in vigore contro il riciclaggio di denaro sporco. Nel 2012 lo Ior - che al 31 dicembre aveva affidamenti per 6,3 miliardi di euro e un patrimonio netto di 769 milioni - ha registrato un utile netto di 86,6 milioni di euro, quadruplicando quello del 2011 (20,3 milioni). Ciò ha consentito allIstituto di apportare un contributo di 54,7 milioni di euro al budget della Santa Sede e di destinare 31,9 milioni di euro alla riserva rischi operativi generali. CULTURA LIBRI-ISLAM e MASSONERIA di mario di giovanni Stampato nel 2011 dal Centro Studi Jeanne dArc Alla luce di documenti ufficiali della UE che provano che vi sono stati accordi tra Bruxelles e i paesi arabi per Islamizzare lEuropa, lautore denuncia il disegno dei progressisti, cioè che questi puntano sulla forza e la coesione dellIslam per riprendere le fila del progetto epocale azzerato dalla caduta del comunismo: la distruzione del Cattolicesimo. In altre parole che la vera ragione dessere dellalleanza tra la sinistra atea e lislam teocratico non è la passione per i diritti civili, ma il comune nemico. I viaggi della speranza sono unautentica invasione pianificata AFORISMIASSIOMI Gli onesti e gli intelligenti difficilmente fanno una rivoluzione, perchè sono sempre in minoranza.
Posted on: Mon, 02 Dec 2013 08:29:15 +0000

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