Borsellino e il depistaggio su via dAmelio (seconda parte) Di - TopicsExpress



          

Borsellino e il depistaggio su via dAmelio (seconda parte) Di Claudio Forleo | 13.05.2013 Nel 1997 la Seconda Repubblica ha già prodotto tre governi, le prime leggi ad personas, mentre lItalia sta per sbarcare in Eurolandia. Il ricordo di Capaci e via dAmelio si fa via via più sbiadito, anche perché le indagini sono state un successo. O almeno è quello che raccontano. E Il governo di centrosinistra si appresta a chiudere le supercarceri di Pianosa e allAsinara, una delle richieste contenute nel papello di Totò Riina (approfondimenti in uno dei prossimi articoli). Il pool investigativo Falcone-Borsellino (leggi la prima parte) ha già scritto una storia che va bene a molti e che reggerà in Tribunale, fino alla Cassazione. Luomo-chiave delle indagini, secondo gli investigatori coordinati dalla Procura di Caltanissetta, è Vincenzo Scarantino. Ha confessato, è stato inchiodato anche da altri presunti collaboratori di giustizia come Francesco Andriotta. Ma le fila di chi considera falsa la collaborazione del pentito si ingrossano col passare del tempo: a Palermo non gli credono, il perito informatico Gioacchino Genchi e la pm Ilda Boccassini, prima di lasciare il capoluogo nisseno, esprimono tutte le loro perplessità. Alcune confessioni del pentito non coincidono con le parole di altri collaboratori di giustizia, da cui viene definito estraneo a Cosa Nostra. Lo stesso Scarantino trascorre il 1997 chiedendo di essere arrestato, di interrompere la collaborazione e di uscire dal programma di protezione. SCARANTINO RITRATTA Si arriva al maggio 1998, quando sui tre processi che si stanno celebrando per via dAmelio si abbattono le dichiarazioni di Giovanni Brusca, arrestato nel 1996. Ha deciso di collaborare con la giustizia e lui non è uno qualunque, ma uno dei killer dei Corleonesi, luomo che azionò il dispositivo allo svincolo di Capaci, il 23 maggio 1992. Non conosco Scarantino dice Brusca. Non ci fu nessuna riunione dei vertici di Cosa Nostra prima della strage di via dAmelio, unaltra smentita delle parole di Scarantino. Settembre, Scarantino ritratta. Durante una deposizione a Como, il pentito dice di avere inventato tutto, che lunica cosa vera è che lui lavorava con la droga. Racconta le minacce che avrebbe subito dagli investigatori, parla di condizionamenti da parte dei magistrati. Non ho avuto nessun ruolo nella strage di via dAmelio è la conclusione. Scarantino conferma la marcia indietro anche nel confronto con Giovanni Brusca, e negli interrogatori continua a ripetere per settimane di aver inventato tutto, ribadendo le accuse a investigatori e magistrati. Ma i processi Borsellino, Borsellino-bis e Borsellino-ter vanno avanti. Le sentenze che seguono scagionano completamente Pietro Scotto, indicato dagli inquirenti come il telefonista di via dAmelio, mentre Giuseppe Orofino (il presunto custode della Fiat 126 utilizzata per la strage) viene condannato per favoreggiamento, non per strage. Nel dicembre 2000 arriva la prima sentenza definitiva su via dAmelio. Scarantino viene giudicato solo parzialmente attendibile. Secondo la Suprema Corte la ritrattazione del pentito, descritto come un personaggio di scarso calibro, è forzata da elementi esterni, intesi come pressioni arrivate da Cosa Nostra. Dando per scontato che Scarantino avesse dichiarato il vero fino alla sua ritrattazione, rimangono svariate domande senza risposta. Perché Cosa Nostra si sarebbe affidata ad un personaggio del genere, di basso profilo, per uno dei passaggi fondamentali della strage: procurare lauto da imbottire con lesplosivo? E ancora: le sentenze di condanna colpiscono le cosche di Brancaccio e della Guadagna, in apparente antitesi. La prima, guidata dai Graviano (vicini a Riina), ha avuto un ruolo di primissimo piano durante il periodo stragista 1992-1993. I picciotti della Guadagna (cui farebbe parte Scarantino) sono legati al clan Aglieri e a Bernardo Provenzano. E Binnu non era un sostenitore della strategia di sangue voluta da Riina. A meno che il boss non si sia convinto che eliminare Paolo Borsellino, venuto a conoscenza dei contatti fra il Ros e Ciancimino, fosse inevitabile allo scopo di eliminare il principale ostacolo alla trattativa. Ma la sentenza non fa nessun cenno in merito. GASPARE SPATUZZA Nel 2008 i processi sono arrivati a conclusione, la verità giudiziaria su via dAmelio sarebbe stata appurata. Poi compare sulla scena Gaspare Spatuzza e i dubbi sulle indagini condotte dopo il 19 luglio 1992 diventano qualcosa di più. Arrestato nel 1997, Spatuzza ha iniziato un percorso di conversione religiosa. Nei primi mesi del 2008 quello che fu lesecutore dellomicidio di don Puglisi (1993), killer di fiducia dei boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano, molto legato a Leoluca Bagarella (cognato e braccio destro di Riina), vuole collaborare con la giustizia. Spatuzza cancella la verità su via dAmelio certificata dalla Cassazione. Smentisce Scarantino, sostiene di essere stato lui a rubare la Fiat 126 utilizzata per lattentato (su richiesta dei Graviano) e di aver procurato lesplosivo. Bisogna valutare lattendibilità di Spatuzza. Aprile 2009: arriva lok da parte della Procura di Firenze (che indaga sulle stragi del 1993). A luglio anche Palermo e Caltanissetta, svolti i relativi accertamenti, lo considerano affidabile. Se Spatuzza è attendibile, Scarantino è ufficialmente un falso pentito. Assieme a Francesco Andriotta e Salvatore Candura ammette il depistaggio. LE CONFESSIONI, 17 ANNI DOPO Scarantino confessa davanti ai pm di Caltanissetta in un interrogatorio del settembre 2009. Io non sapevo neanche dovera via DAmelio. Ho parlato solo per paura: mi torturavano, mi picchiavano, mi facevano morire di fame. Salvatore Candura (che accusò Scarantino di avergli commissionato il furto della 126) lo aveva fatto sei mesi prima, a marzo: Non sono un mafioso, La Barbera mi minacciava. Mi diceva tu devi sostenere sempre questa tesi, non ti creare problemi. Ti prometto che ti farò dare un aiuto dallo Stato, 200 milioni, ti faccio aprire unattività, ti faccio sistemare per tutta la vita. In mezzo la ritrattazione di Francesco Andriotta, il vicino di cella che aveva riportato la presunta confessione di Scarantino: Cerano delle volte che io volevo ritrattare. Ho preso anche delle botte dentro, in carcere... Io non sapevo nulla della strage di via dAmelio, ma non sono io che ho costruito le cose. Il tutto è stato costruito dal dottore La Barbera e dal dottore Bo (Mario Bo, attualmente dirigente della Squadra Mobile di Trieste, ndr). Mi avevano promesso che mi avrebbero fatto togliere lergastolo. Lo scorso marzo è iniziato a Caltanissetta il processo-qater sulla strage di via dAmelio. Alla sbarra i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, accusati di essere tra i responsabili della preparazione dellattentato. I falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci dovranno rispondere del reato di calunnia. In base alle loro dichiarazioni fasulle 7 persone sono state condannate nei tre precedenti processi sulla strage. Il 13 marzo 2013 Gaspare Spatuzza è stato condannato a 15 anni con la formula del rito abbreviato. 10 anni al collaboratore di giustizia Fabio Tranchina, che ha indicato in Giuseppe Graviano luomo che azionò il dispositivo sulla Fiat 126. 12 anni allaltro falso pentito Salvatore Candura, accusato di calunnia. LE ALTRE VERITA DI SPATUZZA Ma Gaspare Spatuzza non si è limitato a parlare di via dAmelio. Da osservatore privilegiato di quello che accadde tra il 1992 e il 1994, il collaboratore di giustizia ha aggiunto carne al fuoco dellinchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il 4 dicembre 2009, nellaula bunker di Torino, nellambito del processo dappello a carico di Marcello DellUtri (poi condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ndr), Spatuzza dichiara: Nel 1994 incontrai Giuseppe Graviano in un bar in Via Veneto, aveva un atteggiamento gioioso, ci siamo seduti e disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo, grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti quella storia. Non come quei quattro crasti socialisti che avevano preso i voti nel 1988 e 1989 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vennero fatti due nomi tra cui quello di Berlusconi. Io chiesi se era quello di Canale 5 e mi disse: sì. Cera pure un altro nostro paesano. Graviano disse che grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo il paese nelle mani (approfondiremo le dichiarazioni di Spatuzza e il ruolo di Marcello DellUtri, imputato nel processo sulla trattativa, in uno dei prossimi articoli)
Posted on: Fri, 18 Oct 2013 19:28:03 +0000

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