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Consiglio di leggere tutto. CI ROVINANO LA SALUTE.................Nascita di un olio alimentare Macinatura Gli oli vegetali più comunemente consumati in Italia sono derivati dal mais, dal girasole e dalla soia. I semi, prima di essere sottoposti al processo di estrazione, vengono decorticati, macinati e sminuzzati. Queste operazioni preliminari sono essenziali per facilitare il contatto con il solvente e quindi favorire una migliore estrazione. Estrazione Come solvente per l’ estrazione industriale degli oli vegetali, viene normalmente utilizzato l’ esano, un idrocarburo derivato dalla distillazione del petrolio. Paragonato ad altri solventi organici, ha un costo relativamente basso e alla fine del processo viene recuperato in toto. Eliminazione delle sostanze gommose Si tratta di fisfolipidi (per esempio le lecitine), gomme vere, composti simili alle proteine e complessi polisaccaridici. Sottoposte ad un riscaldamento di 60-90° con acqua e acido fosforico, si idratano,si portano alla fase acquosa e possono essere rimosse con la centrifugazione. Questa operazione elimina anche la clorofilla, il calcio, il magnesio e certi oligoelementi, come ferro e rame. Raffinazione Ha principalmente lo scopo di ridurre la quantità di acidi grassi liberi che sono rimasti nell’ olio dopo l’ eliminazione delle gomme. Per la raffinazione vengono usati idrossido di sodio o una mistura di questa sostanza con carbonato di sodio. L’ olio e i reagenti vengono miscelati insieme fino a quando non si ottiene la reazione chimica richiesta che produce saponi (sali di sodio degli acidi grassi). Gli acidi grassi nella forma di saponi entrano nella fase acquosa e sono poi separati con la centrifugazione. Oltre agli acidi grassi liberi, questa operazione saponifica anche i rimanenti fosfolipidi, le sostanze proteiche, i pigmenti di calcio, il magnesio e gli oligoelementi. Sbiancamento A questo punto l’ olio è ancora colorato e si presenta rosso e giallo. Deve essere sbiancato per eliminare i vari pigmenti e ottenere così un colore che possa essere sempre riproducibile. Lo sbiancamento procede con l’ impiego di sostanze adsorbenti, come la terra di Fuller, carbone attivo e altri composti. L’ olio viene posto a contatto con gli adsorbenti per un periodo che può variare da 15 a 30 minuti e a temperature fra gli 80° e 90°C ma a volte fino a 100°C. Di norma le sostanze adsorbenti devono essere trattate con acido solforico o cloridrico per potenziarne l’ attività. Durante questo processo, i carotenoidi come il beta-carotene e la clorofilla, che sono responsabili del colore dell’ olio, sono trattenuti dalle sostanze adsorbenti. Finalmente l’ olio assume l’ aspetto familiare al consumatore. Lo sbiancamento è un processo molto drastico e porta alla formazione dei pericolosi perossidi e degli acidi grassi coniugati. A volte viene condotto sottovuoto a temperature molto più alte. Questo riduce il rischio di perossidazione, ma può portare a una completa trasformazione della struttura geometrica degli acidi grassi insaturi. Deodorizzazione Seppure raffinati e sbiancati, gli oli vegetali hanno ancora il loro caratteristico odore pungente e un sapore sgradito. Questo rappresenta un vero problema per un prodotto commerciale che dovrebbe sostituire oli e grassi naturali dal sapore decisamente più gradito (burro, olio di oliva, lardo). La deodorizzazione è quindi indispensabile per eliminare dall’ olio le sostanze responsabili dell’ odore e del sapore spiacevole. Siccome queste sono normalmente più volatili dei trigliceridi, possono essere tranquillamente eliminate attraverso la distillazione con vapore ad alta pressione. In molti casi il processo richiede temperature di 240°-270°C, per periodi di 30-60 minuti. Sucessivamente, mentre l’ olio si raffredda, è abitudine aggiungere acido citrico come antiossidante. Se la deodorizzazione è stata fatta bene, è praticamente impossibile distinguere i diversi tipi di oli sulla base dell’ odore e del sapore. Oltre a eliminare i sapori e gli odori non desiderati, questo processo riduce i fitosteroli e i tocoferoli (vit E) che perdono una parte del loro potere antiossidante. Le alte temperature inoltre, cambiano l’ aspetto geometrico di molti acidi grassi, la cui attività biologica (sull’ organismo) non è nota. Fortunatamente vengono eliminati anche i perossidi, i pesticidi e certe micotossine. Per quanto riguarda la vitamina E, l’ industria dell’ olio non la butta certo via: è costosa. Viene quindi separata, concentrata e venduta. Questi oli possono diventare con facilità, pericolosamente rancidi (ossidati), voi difficilmente ve ne accorgete. A questo punto possono essere venduti… Sebbene vengano proposti sul mercato per la frittura, la fragilità dei doppi legami rende questi oli estremamente vulnerabili al calore. Le alte temperature li distruggono velocemente, trasformandoli in prodotti tossici e in pericolosi radicali liberi. E questo vale anche per gli oli spremuti a freddo. I prodotti dell’ ossidazione danneggiano le cellule intestinali, producono l’ aterosclerosi negli animali, riducono la respirazione cellulare, inibiscono il sistema immunitario e possono provocare il cancro. Durante la frittura gli oli vegetali liberano anche una tossina molto potente, chiamata 4-idrossi-trans-2-nonenal (HNE). Da circa 20 anni i ricercatori conoscono gli effetti di questa molecola. Infatti numerosi studi hanno dimostrato un legame tra consumo di HNE e rischio cardiovascolare, ictus, Parkinson, Alzheimer, malattia di Huntington, patologie epatiche e perfino il cancro. Oppure possono essere ancora lavorati… E’ da questi oli così devitalizzati che parte il processo d’ idrogenazione per produrre la margarina. La miscela di oli viene trattata con alte temperature, da 120° a 210° C, sottoposta ad una forte pressione e fatta reagire per 6-8 ore con gas idrogeno in presenza di un catalizzatore metallico. Normalmente si tratta di nikel, spesso ne viene usato un tipo (Nikel di Raney) composto dal 50% di nikel e dal 50% di alluminio. Residui di entrambi i prodotti rimangono nel prodotto finale. Questo dannoso non cibo viene usato dall’ industria nelle più svariate preparazioni: pane, grissini, crakers, patatine, torte, pasticcini, biscotti, merendine, creme spalmabili, gelati, cibi pronti… Quando leggete sull’ etichetta: grassi vegetali, sicuramente sono grassi idrogenati. Se pensiamo che un simile procedimento viene fatto per ottenere lo zucchero bianco e le farine alimentari, cibi che, come l’ olio perdono completamente le loro proprietà nutritive a causa della eccessiva raffinazione, chiediamoci con cosa nutriamo i nostri figli quando permettiamo loro di mangiare patatine fritte, nutella, merendine, caramelle, e gelati (anche artigianali). Una fetta di pane integrale spalmata di burro con una spolverata di zucchero integrale o miele o sciroppo d’ acero, un frutto, e del latte invece, si possono chiamare ancora “alimenti”. Ho copiato queste informazioni da un libro scritto da un medico e contenente una ricca bibliografia che posso mostrare in qualsiasi momento. Diffondo queste informazioni ai miei amici senza alcun altro scopo che il loro benessere.
Posted on: Mon, 22 Jul 2013 20:48:02 +0000

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