Fallisce la politica degli incentivi per le assunzioni dei - TopicsExpress



          

Fallisce la politica degli incentivi per le assunzioni dei giovani. Dovevano essere centomila i nuovi assunti e invece sono solo tredicimila da giugno ad oggi, praticamente niente. La verità, come si è detto più volte, è che le imprese sono assai restie a fare assunzioni in una fase di recessione e di arretramento della domanda. Ma ciò che è peggio è che, anche con una auspicata timida ripresa, non ci sarà nessuna corsa ad assumere preferendo magari fare lavorare di più i già occupati, in un Paese dove, fu Berlusconi a volerlo, il lavoro straordinario costa di meno di quello del normale orario. Insomma non sarà la crescita a riassorbire la disoccupazione di almeno parte degli oltre sei milioni di cittadini , tra scoraggiati e iscritti alle liste, molti di quali giovani. E non saranno neppure qualche euro in più al mese in busta paga né la riduzione del costo del lavoro ad invertire la tendenza negativa per gli occupati e a favorire la ripresa della domanda in maniera adeguata. Forse, la strada da percorrere potrebbe essere diversa: anzichè partire dagli stimoli per la crescita, si dovrebbe provare a partire dal lavoro per rimettere in moto la domanda e quindi la crescita. Occorrono allora piani per il lavoro, con progetti seri, improntati alla produttività e tali da dare risposte ad effettivi bisogni sociali nei vari settori dell ambiente, della cultura, dell assistenza. Questi progetti dovrebbero avere linee guida nazionali e poi dovrebbero essere affidati per la loro definizione specifica alle istituzioni pubbliche e alle imprese sociali e private, purché si dimostri che si tratta di occupazione realmente aggiuntiva. Pensiamo alle necessità di manutenzione dellassetto idrogeologico, di gestione e migliorameno dei parchi, di attivazione di piani per la corretta coltivazione dei boschi e per le energie alternative, di recupero all agricoltura dei terreni (quantità enormi) lasciati incolti negli ultimi anni. O pensiamo a quanto lavoro si potrebbe dare per tenere più aperti i nostri musei, le nostre biblioteche che in gran parte sono da digitalizzare o che sono in ritardo sulla catalogazione, nelle scuole per eliminare il sovraffollamento o ridurre le diseguaglianze derivanti dalle condizioni sociali o da handicap. Oppure quanta occupazione si potrebbe fare per garantire assistenza adeguata ai più anziani e ai disabili. O infine, quanti ricercatori dovrebbero essere assunti nei laboratori per dare un impulso alla ricerca italiana e riportarla, come in passato lo è stata, ai vertici mondiali, evitando la fuga dei cervelli. Secondo un calcolo approssimativo per dare lavoro a ottocentomila persone occorrono dieci miliardi di euro. Una cifra importante ma non impossibile da recuperare con la lotta all evasione, con una tassa sui patrimoni, con la revisione delle pensioni d oro e dei vitalizi, con un tetto e un contributo di solidarità per i redditi e per le liquidazioni più alte e spesso esose. Inoltre, a costo zero, per lo Stato bisogna rivedere la legge Fornero consentendo nel pubblico impiego a chi vuole di andare in pensione e ogni tre pensionati assumere un giovane con la differenza di costo tra la busta paga media di un addetto p.a. e la sua pensione media. Da questa operazione si potrebbero ricavare altri 90.000 nuovi posti di lavoro circa all anno. Per i giovani inoltre si deve sviluppare, con i fondi europei, gli stage e i tirocini, secondo il progetto del commissario Andor; così come facciamo da tempo in Toscana per combattere quelle situazioni di non lavoro e non educazione e avvinare giovani e lavoro. Poi c è il servizio civile che deve essere garantito come un diritto a tutti i giovani che vogliono farlo. Altri fondi possono essere trovati combattendo gli sprechi e continuando la revisione della spesa. Perchè chi è convinto della necessità della spesa pubblca deve per primo impegnarsi per livelli sempre più alti di produttività e di competitività, Si dirà che queste proposte sono irrealizzabili, anzi persino pericolose. Per qualcuno, imbevuto della cultura liberista e dei vecchi convincimenti che ci hanno portato a questo disastro, potrebbe sembrare scandaloso solo il fatto di averle pensate e peggio ancora scritte. Ma tutto dipende dal punto da cui si parte. Per me lo scandalo supremo sono le enormi diseguaglianze sociali, che si appofondiscono sempre di più, e il dramma della disoccupazione che condanna la nostra società ad un declino e un imbarbarimento inaccettabile. Un altro ancora potrebbe però obiettare che solo in Europa si possono produrre cambiamenti di questa portata. Verissimo, ma anche lì, come dimostra l intervento di Martin Schultz, qualcosa comincia a muoversi. E noi, penso al PD e ai candidati alla segreteria, dobbiamo stare di più nel dibattito politico europeo. Intanto non si può stare fermi, o inseguire pigramente vecchie ricette che poi non funzionano.
Posted on: Sun, 03 Nov 2013 07:46:02 +0000

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