IL PIOPPO DI MONTEFIORE (parte quarta, ovvero: alberi che non si - TopicsExpress



          

IL PIOPPO DI MONTEFIORE (parte quarta, ovvero: alberi che non si arrendono mai) Chiedo scusa a chi mi legge, ma oggi niente foto di grandi alberi (da domani, però, prometto che torneranno i nostri giganti); solo due foto normali, per raccontare due episodi che dimostrano quando gli alberi sentano, al pari di noi, l’istinto di sopravvivenza. Sono due storie molto simili fra loro. Una delle due foto mostra un virgulto di pioppo bianco. Come avevo annunciato, il pioppo gigante di Montefiore ci ha fatto una sorpresa. Una sua radice, al confine fra il campo di girasoli e la macchia fluviale, ha emesso questi polloni. Al 99,99% sono suoi. Ho guardato bene intorno, non ce ne sono altri. Il posto è pericoloso: il prossimo trattore che arerà quel campo potrebbe spingersi troppo fuori e far sparire anche questo ultimo barlume di vita del glorioso albero. L’altra foto, invece, è tutto ciò che rimane del “mio” pioppo (perdonatemi l’autobiografismo). Lo si intravede sullo sfondo, dietro il frutteto. Era nato nel 2001 da un seme piovuto in una di quelle favolose “nevicate” che i pioppi diffondono a primavera e che creano tanti problemi a chi soffre di allergie. In autunno era diventato un virgulto di circa un metro di altezza. Era nato in mezzo alle colture ma, non avendo animo di eliminarlo e non potendo regalargli tutto lo spazio di cui avrebbe avuto bisogno da grande, d’inverno, mentre dormiva, lo prelevai con tutte le radici e lo piantai sull’argine dell’Aso, tre metri fuori dal campo. In dodici anni aveva raggiunto 10-12 metri di altezza con un fusto di una trentina di cm di diametro. Negli ultimi 3 o 4 anni la sua ombra era diventata il mio posto preferito per tenere al fresco l’auto nelle giornate più torride. Alla fine dello scorso luglio sono arrivate le ruspe a rifare l’argine del fiume. Era terreno demaniale: non potei fare nulla per salvarlo. Quella benna mostruosa sradicava alberi di mezzo metro di diametro con la stessa facilità con cui io con la zappa staccherei una pianta di insalata. Mi limitai a non assistere. Dieci giorni fa, due metri all’interno del mio campo, ho visto spuntare due piccoli germogli di pioppo. Il mio pioppo, nei dodici anni aveva inviato le sua radici dentro il mio campo, e ora per mezzo di esse stava tentando di continuare a vivere. Nel suo linguaggio “alberumano” era come se mi dicesse: “Qua fuori mi uccidono. Fammi tornare a casa tua!”. Dal posto in cui è spuntato, ho calcolato che, quando sarà grande, perderò la produzione di tre piante di fico e di un giuggiolo. Ma chi se ne importa? Figliolo, bentornato a casa!
Posted on: Sat, 31 Aug 2013 03:05:50 +0000

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