Il proverbio del Giorno: Attraverso la neve, dal giardino, - TopicsExpress



          

Il proverbio del Giorno: Attraverso la neve, dal giardino, sale quell’aria delle fragole che allora, con fragile incrinatura, Montale canticchiava con il capo piegato sopra un piatto di minestra. Ora che alla finestra il gelo si rapprende, una minuscola bava spezza il cerchio chiuso fra le labbra e la voce, ridiscende al vuoto di un cielo annuvolato di dicembre: noi restiamo quaggiù, senza più attendere.Roberto Sanesi, La differenza *** dicembre xii esimo …eremo spoglio e sobrio apre le braccia con frivolezza! una coltre bianca inneva la sua veste.. bacche rosse di agrifoglio ornano cespugli coronando dicembre il re… dell’inverno! Egizia Russo*** Si ridestan i sogni in questi giorni di fine Dicembre intrisi di illusoria allegria. Un clima di festa non festa di riso mischiato al pianto e il futuro ch’è già passato. Dicembre porta con sè disilluse illusioni su sorrisi congelati dal freddo. Cuori che battono inermi nelle nebbie del tempo che fu; penetrato dai raggi di un tiepido sole foriero di un tempo migliore. Dicembre. Passato e futuro vita e morte si fondono in te! Cinzia Cristiano *** Fuori, il vento sbatacchia l’insegna appena dipinta, e la pioggia sfrigola sulle strade a ciottoli, dicembre è solo a un soffio e tutto sembra così sicuro e solido che quasi mi dimentico che i nostri muri sono fatti di carta, le nostre vite di vetro, che una raffica di vento potrebbe abbatterci, che una tempesta invernale potrebbe spazzarci via. Joanne Harris, da “Le scarpe rosse”*** E’ caldo dicembre del fuoco di un camino sempre acceso. E’ caldo dicembre dal fiato di un asino e un bue in una grotta che ogni anno riviviamo nel cuore. E’ caldo dicembre di mille auguri che riecheggiano nell’aria e ti fanno sentire meno solo. Ed è caldo per l’allegria dei bambini che aspettano i loro doni, ed è caldo perchè tutti attendono qualcosa, forse solo che arrivi dicembre e poi passi, lasciando nell’aria quel calore diverso di un raggio di sole che riscalda il cuore anche nell’ inverno più freddo. Maria Elena Minciullo*** Dopo la lunga siesta di dicembre svegliarsi in un paese meridionale di strette vie, in salita e in discesa. Salgono odori di cibi affumicati scendono i ragazzini del doposcuola vi è una stella nel cielo invernale Bodini dice: È Natale!Luciano Erba, L’ipotesi circense*** Un tempo non era l’ultimo. Furono i romani a dargli quel nome, che vuol dire, appunto, decimo. L’anno, allora iniziava a marzo e dicembre si poteva fregiare della X romana ad indicare la sua posizione. Ma anche per i mesi nulla è sicuro nella vita e dicembre, in seguito alla riforma del calendario romano, fu retrocesso a dodicesimo e ultimo mese dell’anno. Ultimo, come a dire: -dopo di me niente-. Tutti sappiamo che non è così, tuttavia l’idea che dicembre ci suggerisce è quella del vecchio destinato a farsi da parte. Ricordo una illustrazione del mio vecchio libro delle elementari (secoli fa) dove il mese di dicembre era rappresentato come un vecchio barbuto che a malapena si reggeva in piedi, con gli abiti stracciati al pari di un mendicante, che si muoveva a disagio in una natura ostile e cattiva. Come se non si vedesse l’ora di sbarazzarsi di lui. Come se la sua esistenza fosse solo la premessa necessaria per l’avvento del nuovo anno. Eppure dicembre è il mese del completamento, la meta raggiunta, l’obiettivo centrato, quindi l’appagamento del tempo misurato. La meta. Ma noi sappiamo (e tutti ce lo auguriamo) che è solo un obiettivo intermedio. Il gradino più alto da cui spiccare il volo per un nuovo inizio. Il momento di tirare il fiato e riprogrammare il cammino, come uno scalatore che sa che la vetta è ancora lontana e cerca il luogo più adatto per riposarsi e rimettersi in forze, consapevole che le difficoltà sono ancora tante. -Si fermi prof. abbiamo già capito tutto. Ormai siamo abituati. Se permette possiamo finire noi il discorso: -Ragazzi non pensate alle vacanze, pensate a quello che vi aspetta dopo-. Beh, non è proprio così, ma ci siete andati vicini. Le vacanze sono il nostro punto di sosta. Servono a ricaricare la batterie. Ma servono anche a riflettere sul cammino effettuato, a valutare se quel che abbiamo fatto è in linea con la tabella di marcia che ci eravamo prefissi. E servono soprattutto a guardare avanti, al percorso che ci rimane da compiere, a renderci conto se non sia il caso di dover recuperare il tempo e il terreno perduto, a far tesoro degli errori commessi per evitarli d’ora in avanti. Dobbiamo fare come dicembre che non aspetta il primo gennaio per rinnovarsi: è lui che dà i natali a Cristo che cambierà il mondo. Ciboperlamente, la nostra finestra sul mondo*** Uno spiraglio tenue di luci a mezzanotte i bimbi un po’ monelli temevano le botte. Odor di panpepato di dolce e di salato effluvi di sapori sfornati con amore da quelle mani gracili della mia dolce nonna. La calza da befana piena di caramelle carbone e letterine con dolci ninnenanne. Sorrisi e ghirigori riempivano la testa rincorrere marachelle e le campane a festa. Il pino incappottato con tutti gli aghi in testa gingilli colorati ghirlande di magia di un angioletto soffice che col suo amore ammalia. Dicembre aveva il sole da noi non c’è la neve. Margherita Calì*** E’ arrivato freddo e gelido trascina il suo mantello bianco e non è mai stanco Cammina nella nebbia umida e scura che sale dalla pianura Si nasconde nel colore delle foglie ingiallite sotto un cielo tappezzato di nuvole. Si perde in ovattati orizzonti quasi muti mentre la sua anima bianca balla e danza nel soffio del vento del nord Nelle tenebre di ogni notte aspetta che il suo sole rinasca nel cuore della primavera. Giuseppina Salafrica*** Spruzzi di neve coprite il vecchio autunno con un bianco nuovo limpido inverno. Boris Sluckij*** Sugli immensi candori piove uno sciame lieve Forse cercano i fiori Le farfalle di neve. Noi siamo i fiori belli Siam le fiorenti vite: Veniteci ai capelli, O farfalle, venite, Ci piove sulla testa Freddo lo sciame lieve: E’ gran pioggia mesta Di farfalle di neve: Noi siamo fiori belli, Siam le vite fiorenti: Copriteci i capelli, O farfalle morenti: o farfalle. G.D’Annunzio*** Ecco dicembre! Dicembre, sì vecchio e canuto, col suo pesante fardello. E sembra un buon poverello, così, senza un fiore nè un frutto. Viene sul mondo deserto, dormiente sotto la neve… La terra è arida e nera… i rami stecchiti… E come ulula il vento! Che tristi lamenti! Son forse bambini gementi, i pini piangenti, smarriti nelle tormente? E viene, viene dicembre, carico di doni. Ne ha colmi il pesante fardello, e le tremule mani oscillano nell’alberello. E viene il bianco Natale col capo pieno di neve e la gran stella lucente. Stormiscon gli abeti leggeri, fioriscon le siepi di brina… e viene viene dicembre: è carico di doni, … viene per consolare. Spoglia, è sì triste la terra nel plumbeo abbraccio del mare! L.Galli***
Posted on: Mon, 02 Dec 2013 22:51:33 +0000

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