In Italy youll never find the complete version of president Putins - TopicsExpress



          

In Italy youll never find the complete version of president Putins speech of March 18th on the media, and the few corrupted journalists who tried to summarize it only said bullshit. Please, find the complete Italian version here. I translated it myself. In the name of freedom of speech and freedom of information. Which is something western countries always talk about, but they have never actually experienced it. Messaggio del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin al Consiglio della Federazione - versione integrale [traduzione mia] Buongiorno, Onorevoli membri del Consiglio della Federazione, Onorevoli Deputati della Duma, Onorevoli Rappresentanti della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli che sono qui tra noi, cittadini russi, abitanti di Crimea e di Sebastopoli. [lungo applauso, si alzano tutti in piedi, esultano, gridano “bravi”]. Grazie. Carissimi amici, oggi ci siamo riuniti per affrontare una questione di importanza vitale, di importanza storica per tutti noi. Il 17 marzo in Crimea c’è stato il Referendum. E’ avvenuto nel pieno rispetto delle procedure democratiche e delle normative giuridiche internazionali. Oltre l’82% degli elettori ha partecipato al voto, oltre il 96% si è espresso a favore della ricongiunzione con la Russia. I numeri sono estremamente convincenti. [applausi] Per comprendere perché è stata fatta proprio questa scelta è sufficiente conoscere la storia della Crimea, sapere che cosa ha significato e che cosa significa la Russia per la Crimea e che cosa significa la Crimea per la Russia. Letteralmente tutto in Crimea è pervaso dalla nostra storia comune e dal nostro comune orgoglio. E’ qui che c’è l’antica Chersones dove fu battezzato il Santo Principe Vladimir. Il suo eroico atto spirituale e la sua conversione alla religione ortodossa hanno creato quella base comune di cultura, di valori e di civiltà che da sempre unisce i popoli di Russia, Ucraina e Bielorussia. In Crimea ci sono le tombe dei soldati russi, grazie al valore dei quali nel 1783 la Crimea divenne parte dello Stato Russo. La Crimea è Sebastopoli, una città-leggenda, una città dal grandioso destino, una città-fortezza, nonché la patria della Flotta Militare Russa del Mar Nero. [applausi] La Crimea è Balaklava e Kerch, Malakhov, Kurgan e il Monte Sapun. Ciascuno di questi posti è sacro per noi. Sono simboli del valore militare russo e di un coraggio senza precedenti. La Crimea è una fusione unica di culture e tradizioni di popoli diversi e in questo è così simile alla grande Russia, dove nel corso dei secoli non è scomparsa e non si è dissolta nemmeno un’etnia. I russi e gli ucraini, i tatari di Crimea ed altre popolazioni hanno sempre vissuto e lavorato fianco a fianco nella terra di Crimea mantenendo ciascuno la propria identità, le proprie tradizioni, la propria lingua e la propria fede. Infatti oggi dei 2.200.000 abitanti della penisola di Crimea quasi 1,5 milioni sono russi, 350.000 sono ucraini, i quali in gran parte considerano il russo come propria lingua madre, e intorno ai 290-300.000 sono tatari di Crimea, i più dei quali, come ha mostrato il referendum, considerano anch’essi la Russia come punto di riferimento. E’ vero, c’è stato un periodo in cui i tatari di Crimea, così come altre popolazioni dell’Unione Sovietica, hanno subito violente ingiustizie. Dirò solo una cosa: le repressioni allora toccarono milioni di persone, tutte di nazionalità diverse, e prima di tutto ovviamente i russi stessi. I tatari di Crimea sono tornati alla loro terra. Ritengo che debbano essere prese tutte le decisioni politiche e legislative necessarie al compimento del processo di riabilitazione del popolo tataro di Crimea. [applausi] Decisioni che ripristinino in modo completo i loro diritti, il loro buon nome. Noi abbiamo rispetto di tutte le nazionalità che vivono in Crimea. E’ la loro casa comune, la loro piccola patria, ed è giusto che, e so che i Crimeani lo appoggeranno, vi siano tre lingue di stato paritetiche: il russo, l’ucraino e il tataro crimeano. [applausi] Carissimi colleghi, nel cuore e nella coscienza delle persone la Crimea è sempre stata e sempre rimarrà parte inscindibile della Russia. Questa convinzione, basata sulla verità e sulla giustizia, è irremovibile ed è stata tramandata di generazione in generazione. Di fronte ad essa sono stati impotenti sia il tempo che le circostanze. Sono stati impotenti anche tutti quei drammatici cambiamenti che abbiamo subito e che ha subito il nostro paese nel corso di tutto il ventesimo secolo. Dopo la rivoluzione, per una serie di considerazioni, i bolsheviki, lasciamo che sia Dio a giudicarli, hanno incluso nella Repubblica Sovietica Ucraina una parte consistente del Sud storico della Russia. Ciò è stato fatto senza tenere in considerazione la composizione etnica della popolazione ed oggi questi territori coincidono col Sud-Est dell’Ucraina moderna. Mentre nel 1954 arrivò la decisione di cedere all’Ucraina anche la regione della Crimea. Contestualmente avvenne anche la cessione di Sebastopoli, nonostante ai tempi quest’ultima fosse di competenza diretta dell’Unione. Il promotore di tali decisioni fu il capo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica in persona, Khruščëv. Che cosa lo spinse a farlo? L’aspirazione all’appoggio della nomenclatura ucraina? O il desiderio di discolparsi per aver organizzato repressioni di massa in Ucraina negli anni ’30? Lasciamolo decidere agli storici. Per noi la cosa importante è un’altra. Questa decisione fu presa nonostante le evidenti violazioni delle norme costituzionali che già allora erano in vigore. La questione in seguito fu chiusa in maniera informale, “alla buona” tra pochi intimi. Naturalmente, trattandosi di uno stato totalitario, nessuno chiese nulla agli abitanti della Crimea e di Sebastopoli. Li misero semplicemente davanti al fatto compiuto. Chiaramente anche allora le persone si chiesero come mai all’improvviso la Crimea si trovasse a far parte dell’Ucraina. Ma in linea di massima, e bisogna dirlo apertamente, lo capiamo tutti, in linea di massima questa decisione venne recepita come una sorta di formalità. Infatti i territori venivano ceduti nell’ambito di uno stesso grande paese. Ai tempi era semplicemente impossibile pensare che l’Ucraina e la Russia possano essere separate, che possano essere due stati diversi. Ma accadde. Ciò che sembrava impossibile purtroppo divenne realtà. L’URSS si disgregò. Gli eventi si susseguirono così rapidamente che ben pochi cittadini ai tempi ne compresero appieno la drammaticità e le conseguenze. Ai tempi molte persone sia in Russia, che in Ucraina, che nelle altre repubbliche speravano che la Comunità degli Stati Indipendenti allora creata divenisse una nuova forma di stato comune. Infatti gli era stata promessa una moneta comune, uno spazio economico comune, un esercito comune. Ma rimasero solo promesse. E il grande paese non ci fu più. E quando la Crimea si ritrovò in uno stato ormai diverso, allora la Russia sentì di essere stata derubata, anzi depredata. In ogni caso è doveroso riconoscere sinceramente che anche la Russia stessa, una volta aperta la parata delle sovranità nazionali, ha contribuito al crollo dell’Unione Sovietica. E nell’ufficializzare il crollo dell’URSS ci si è dimenticati sia della Crimea che della base principale della Flotta del Mar Nero, di Sebastopoli. Milioni di russi si addormentarono in un paese e si risvegliarono all’estero. In un batter d’occhio si trovarono ad essere minoranze etniche nelle ex repubbliche sovietiche. E il popolo russo divenne uno dei più grossi, per non dire il più grosso popolo diviso del mondo. Oggi, a distanza di molti anni, mi è capitato anche di recente, sento ancora i Crimeani dire che allora nel ’91 sono stati passati di mano in mano come fossero un sacco di patate. Difficile dargli torto. E lo stato russo, cos’ha fatto? Cos’ha fatto la Russia? Ha chinato il capo.. E si è rassegnata. Ha mandato giù l’offesa arrecata. Il nostro paese ai tempi si trovava in condizioni così disastrose che non poteva fisicamente difendere i propri interessi. Ma le persone non riuscivano a rassegnarsi all’inaudita ingiustizia storica. Nel corso degli anni l’argomento è stato sollevato più volte sia da parte dei cittadini che da parte di diversi politici, i quali sostenevano che la Crimea è terra russa da sempre e che Sebastoboli è una città russa. Certo, tutto questo lo capivamo bene, ci sentivamo partecipi col cuore e con l’anima, ma dovevamo fare i conti con le nuove realtà che si erano formate e costruire rapporti di buon vicinato con un’Ucraina indipendente partendo già da queste nuove basi. E i rapporti con l’Ucraina, col fraterno popolo ucraino, erano, sono e sempre resteranno per noi di importanza fondamentale, di importanza chiave, senza alcuna esagerazione. [applausi] Oggi si può parlare apertamente, e voglio condividerli con voi, dei dettagli delle trattative intercorse nei primi anni 2000. L’allora presidente ucraino Kuchma mi chiese di velocizzare il processo di definizione dei confini russo-ucraini. Fino ad allora questo processo era rimasto praticamente fermo. La Russia aveva sì riconosciuto la Crimea come parte dell’Ucraina, ma non erano state portate avanti le trattative sulla definizione del confine. Nonostante io fossi pienamente consapevole di tutte le complessità di questo processo, diedi ordine immediato ai Ministeri russi di velocizzare questo lavoro, il lavoro sull’ufficializzazione dei confini. Che sia chiaro per tutti: accettando la delimitazione dei confini abbiamo di fatto riconosciuto dal punto di vista giuridico la Crimea come parte dell’Ucraina e con questa azione abbiamo definitivamente chiuso la questione. Siamo venuti incontro all’Ucraina non solo in merito alla Crimea, ma anche in merito ad una questione così complessa come la definizione del confine nel Mar d’Azov e nello stretto di Kerch. Da quale presupposto siamo sempre partiti? Il presupposto è sempre stato che un buon rapporto con l’Ucraina per noi è la cosa più importante e non deve essere ostaggio di dispute territoriali senza sbocchi. Al contempo chiaramente ci aspettavamo che l’Ucraina sarebbe stata per noi una buona vicina di casa, che i cittadini russi e russofoni residenti in Ucraina, specialmente nella parte sud-orientale e in Crimea, avrebbero vissuto in uno stato amico, democratico e civile, che i loro legittimi interessi venissero garantiti in conformità con le normative del diritto internazionale. Tuttavia la situazione cominciò a prendere una piega diversa. A più riprese venne fatto il tentativo di privare i russi della loro memoria storica, talvolta persino della loro lingua madre, di renderli oggetto di un’assimilazione forzata. Inoltre certamente i russi, come gli altri cittadini dell’Ucraina, si sono trovati a soffrire a causa della continua e permanente crisi politica e statale che sconvolge l’Ucraina da ormai oltre vent’anni. Capisco perché la gente in Ucraina voleva dei cambiamenti. Dopo anni di indipendenza le autorità, come si suol dire, le hanno rotto! L’hanno fatta arrivare al disgusto! [applauso] Cambiavano i presidenti, i premier, i deputati della Rada, ma non cambiava il loro atteggiamento nei confronti del proprio paese e del proprio popolo. Non hanno fatto altro che mungere l’Ucraina. Si sono fatti la lotta a vicenda per il potere, per gli attivi e per i flussi finanziari. In tutto questo le varie autorità di turno non si sono mai interessate a come e di cosa vivessero le persone comuni. Tantomeno al motivo per cui milioni di cittadini ucraini non vedessero prospettive nel proprio paese e fossero costrette ad andare all’estero, a fare precari lavori giornalieri in altri paesi. Voglio sottolinearlo, mica a lavorare in una qualche Silicon Valley, bensì a fare precari lavori giornalieri. Solo in Russia l’anno scorso se ne sono contati quasi 3.000.000. Secondo alcune stime il totale dei loro guadagni in Russia nel 2013 ha superato i 20 miliardi di dollari, è praticamente il 12% del PIL ucraino. Ripeto, comprendo molto bene chi è sceso sul Maidan con slogan pacifici per protestare contro la corruzione, contro un’amministrazione statale inefficace e contro la povertà. Il diritto alla protesta pacifica, le procedure democratiche e le elezioni esistono apposta per poter cambiare un governo che non va più bene alle persone. Ma i responsabili degli ultimi avvenimenti in Ucraina avevano obbiettivi ben diversi. Stavano preparando un colpo di stato. L’ennesimo. Avevano in progetto di prendere il potere senza fermarsi davanti a nulla. Sono state messe in atto sia azioni di terrore, che omicidi, che pogrom. Il colpo di stato è stato compiuto principalmente da nazionalisti, neonazisti, russofobi e antisemiti. Tutt’oggi sono proprio loro a determinare in gran parte la vita in Ucraina. Come prima cosa le nuove cosiddette autorità hanno presentato uno scandaloso progetto di legge sulla revisione della politica linguistica, il quale violava apertamente i diritti delle minoranze etniche. Anche se gli… sponsor esteri di questi nuovi politici, i curatori delle nuove autorità, hanno subito ripreso i promotori di tale iniziativa. Sapete, loro sono persone intelligenti, bisogna riconoscerglielo, e capiscono a cosa porterà un eventuale tentativo di costruire uno stato ucraino etnicamente puro. Così il progetto di legge è stato accantonato, è stato messo da parte, ma palesemente solo per ora. L’esistenza stessa di questo progetto attualmente viene taciuta. Si vede che viene fatto affidamento sulla brevità della memoria umana. Ma è ormai sufficientemente chiaro a tutti che cosa esattamente hanno intenzione di fare in futuro gli eredi ucraini delle idee di Bandera, fiancheggiatore di Hitler durante la seconda guerra mondiale. E’ chiaro anche che in Ucraina non ci sono ancora autorità esecutive legittime. Non c’è nessuno con cui parlare. Molti organi statali sono stati usurpati da impostori. Tra l’altro questi ultimi non controllano nulla nel paese. Bensì sono loro stessi, e voglio sottolinearlo, sono loro stessi ad essere spesso controllati dagli estremisti. Avere un appuntamento con alcuni ministri del governo attuale è possibile solo su autorizzazione dei guerriglieri del Maidan. Non è uno scherzo. E la realtà di oggi. Coloro che hanno opposto resistenza al colpo di stato sono subito stati minacciati di repressione e di operazioni punitive. E la prima della lista ovviamente era la Crimea. La Crimea russofona. Di conseguenza gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli si sono rivolti alla Russia invocandola a difendere i loro diritti e la loro vita, a non permettere che accada ciò che è accaduto, e che ancora oggi accade a Kiev, a Donetsk, a Kharkov e in alcune altre città ucraine. Chiaramente non potevamo ignorare questa richiesta. Non potevamo abbandonare la Crimea e il suo popolo nella disgrazia, altrimenti si sarebbe trattato di puro tradimento. [applausi] Prima di tutto era necessario contribuire alla creazione di condizioni idonee per una pacifica e libera espressione di volontà, in modo che i Crimeani potessero determinare autonomamente il proprio destino, per la prima volta nella storia. E invece che cosa ci sentiamo dire dai nostri colleghi dell’Europa Occidentale e del Nord America? Ci dicono che stiamo infrangendo le normative del diritto internazionale. Innanzitutto è già un bene che si siano ricordati dell’esistenza di tale diritto internazionale. Grazie almeno di questo, meglio tardi che mai. [applausi] In secondo luogo, la cosa più importante, cos’è che staremmo infrangendo? E’ vero, il Presidente della Federazione Russa ha ricevuto dalla Camera Superiore del Parlamento il pieno diritto ad utilizzare le forze armate in Ucraina. Ma di questo diritto, sinceramente parlando, non si è ancora neppure avvalso. Le forze armate russe non sono mai entrate in Crimea. Erano GIA’ lì comunque, in conformità con un preciso accordo internazionale. E’ vero, abbiamo rafforzato il nostro contingente, ma facendolo, e voglio sottolinearlo in modo che tutti sentano e sappiano, non abbiamo neppure superato il limite massimo di unità stabilito per le nostre forze armate in Crimea, e questo limite è di 25.000 persone. Non è stato necessario. Inoltre, dichiarando la propria indipendenza, indicendo il referendum, il Consiglio Superiore della Crimea ha fatto riferimento allo statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il quale parla del diritto all’autodeterminazione dei popoli. Tra l’altro l’Ucraina stessa, e vorrei ricordarlo, nel dichiarare la sua uscita dall’URSS ha fatto la stessa cosa, quasi testualmente la stessa cosa. In Ucraina si sono avvalsi di questo diritto, e ai Crimeani viene negato? Perché? Inoltre le autorità Crimeane hanno fatto riferimento anche al famoso precedente del Kosovo. Precedente che i nostri partner occidentali hanno loro stessi creato. Come si suol dire, con le loro stesse mani. In una situazione assolutamente analoga a quella della Crimea, hanno riconosciuto come legittima la separazione del Kosovo dalla Serbia dimostrando a tutti che per proclamare unilateralmente l’indipendenza non serve alcun permesso da parte delle autorità centrali del paese. Il Tribunale Internazionale dell’ONU, basandosi sul p.to 2 dell’art. 1 dello statuto delle Nazioni Unite, ha dato il proprio consenso e nel proprio verdetto del 22 luglio 2010 ha scritto quanto segue, cito testualmente: “Nella pratica del Consiglio di Sicurezza non si riscontra alcun divieto generale per la proclamazione unilaterale di indipendenza”. Segue: “Il diritto internazionale comune non contiene alcun divieto applicabile alla proclamazione di indipendenza”. Tutto è estremamente chiaro. Non amo ricorrere a citazioni, ma non riesco a trattenermi. Un altro estratto da un altro documento ufficiale. Questa volta si tratta del Memorandum scritto degli USA il 17 aprile 2009, presentato al medesimo Tribunale Internazionale in occasione delle udienze sul Kosovo. Citerò di nuovo: “ Le proclamazioni di indipendenza possono, e spesso proprio così accade, essere in contrasto con la legislazione interna del paese. Tuttavia ciò non significa che si tratta di una violazione del diritto internazionale.” Fine della citazione. Se la sono scritta da soli, l’hanno sbandierata in tutto il mondo, hanno fatto chinare tutti (euf. per “hanno messo tutti a 90°) e adesso si lamentano. Di che cosa? [applauso] Le azioni dei Crimeani si confanno perfettamente a queste, diciamo così, istruzioni. Però per una qualche ragione ciò che è permesso agli albanesi nel Kosovo, e noi gli portiamo grandissimo rispetto, è vietato ai russi, agli ucraini e ai tatari Crimeani in Crimea. Sorge di nuovo la domanda: perché? Da parte degli stessi Stati Uniti e dell’Europa ci sentiamo dire che il Kosovo è in qualche modo un caso a parte. E in che cosa consisterebbe, secondo i nostri colleghi, la sua esclusività? Si scopre che l’esclusività consiste nel fatto che durante il conflitto in Kosovo ci sono state molte vittime umane. E che cosa sarebbe questa, un’argomentazione giuridica e legale? Nelle decisioni del Tribunale Internazionale non viene detto assolutamente nulla di tutto questo. E poi sapete una cosa, qui ormai non parliamo nemmeno più di doppi standard, qui si tratta di una qualche incredibile forma, primitiva e diretta, di cinismo. Non si può mica rigirare tutto in maniera così grezza secondo i propri interessi. Prendere uno stesso oggetto e chiamarlo oggi bianco e domani nero. Quindi cos’è, qualsiasi conflitto andrebbe prima portato a produrre vittime umane? Sarò diretto, se le forze locali di autodifesa della Crimea non avessero messo la situazione sotto controllo in tempo, avrebbero potuto esserci vittime anche lì. E grazie a Dio non è successo. [applausi] In Crimea non ha avuto luogo nessuno scontro armato e non ci sono state vittime umane. Secondo voi perché? La risposta è semplice. Perché è difficile fare la guerra contro il popolo e la sua volontà. O praticamente impossibile. E a questo proposito vorrei ringraziare quei militari ucraini, e non è un contingente piccolo, sono 22000 persone con pieni armamenti, vorrei ringraziare quei militari ucraini che non sono arrivati allo spargimento di sangue e di sangue non si sono macchiati. [applausi] Chiaramente anche altri pensieri ci vengono in mente a questo proposito. Ci parlano di chissà quali interventi armati russi in Crimea, di aggressioni.. Mi fa strano sentirlo. Non ricordo nemmeno un caso nella storia in cui un intervento armato fosse avvenuto senza che nemmeno un singolo colpo venisse sparato e senza che ci fossero vittime. Carissimi colleghi, la situazione che si è creata intorno all’Ucraina riflette come uno specchio ciò che avviene e che è continuato ad avvenire nel mondo nel corso degli ultimi decenni. Da quando è scomparso il sistema bipolare, sul pianeta non c’è stata una maggiore stabilità. Le istituzioni internazionali chiave non si sono fortificate, bensì in alcuni casi sono degradate. I nostri partner occidentali con a capo gli Stati Uniti d’America nella loro pratica politica preferiscono basarsi non sul diritto internazionale, bensì sulla legge del più forte. Credono fermamente nel proprio ruolo di eletti e nella propria esclusività, nel fatto che gli fosse permesso decidere le sorti del mondo, che solamente loro possono avere sempre ragione. Agiscono come gli pare e piace. Qua e là utilizzano la forza contro stati sovrani. Costruiscono coalizioni che si basano sul principio “chi non è con noi è contro di noi”. Per dare una parvenza di legalità alle aggressioni si procurano le necessarie risoluzioni delle organizzazioni internazionali. E se per una qualche ragione non le ottengono, allora ignorano del tutto sia il Consiglio di Sicurezza dell’ONU che l’ONU in generale. Così è stato in Jugoslavia, ce lo ricordiamo molto bene, nel 1999. Era difficile crederlo, non credevo ai miei occhi, ma alla fine del ventesimo secolo su una delle capitali europee, su Belgrado, per diverse settimane sono stati sferrati colpi di razzi e bombe. Dopo di che è seguito un vero e proprio intervento armato. Cos’è, c’è forse stata una risoluzione del consiglio di Sicurezza dell’ONU a riguardo, che dava il permesso di portare avanti tali azioni? Niente affatto. Poi ci sono stati l’Afghanistan, l’Iraq e l’esplicita violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in Libia, quando invece di garantire la cosiddetta zona d’interdizione al volo, anche lì sono partiti i bombardamenti. Poi c’è stata un’intera serie di “rivoluzioni colorate” pilotate. E’ chiaro che le persone dei paesi dove sono accaduti questi avvenimenti erano stanche della tirannia, della miseria e dell’assenza di prospettive. Ma questi sentimenti sono stati cinicamente sfruttati. A questi paesi sono stati imposti standard che in nessun modo corrispondevano né allo stile di vita, né alle tradizioni, né alla cultura dei loro popoli. Come risultato invece della democrazia e della libertà c’è stato il caos, esplosioni di violenza e susseguirsi di colpi di stato. La primavera araba ha ceduto il posto all’inverno arabo. Uno scenario simile è stato realizzato anche in Ucraina. Nel 2004, per cacciare dentro il candidato giusto alle elezioni presidenziali è stata inventata una sorta di terzo turno che non era previsto dalla legge. E’ un’assurdità, uno scherno alla costituzione. E adesso hanno attivato un esercito di guerriglieri preparati in anticipo e ben equipaggiati. Noi capiamo cosa sta succedendo. Capiamo che queste azioni sono state rivolte sia contro l’Ucraina, che contro la Russia, che contro l’integrazione nello spazio Euroasiatico. E tutto questo in un momento in cui la Russia in tutta sincerità stava cercando il dialogo coi colleghi dell’occidente. Non facciamo altro che proporre collaborazione per tutte le questioni chiave, vogliamo consolidare il livello di fiducia, vogliamo che il nostro rapporto sia paritetico, aperto e onesto. Ma non abbiamo visto muovere passi nella nostra direzione. Non ne abbiamo visti. Al contrario. Di volta in volta siamo stati ingannati. Sono state prese decisioni alle nostre spalle. Siamo stati messi di fronte ai fatti compiuti. Così è stato anche per l’ampliamento della NATO verso est, con il dispiegamento di infrastrutture militari nei pressi dei nostri confini. E ci viene ripetuta sempre la stessa cosa: la questione non vi riguarda. Insomma.. facile dirlo che non ci riguarda. Così è stato anche per il dispiegamento dello scudo antimissilistico. Nonostante tutti i nostri timori, il meccanismo è in moto, va avanti. Così è stato con il dilungamento delle infinite trattative sul problema dei visti, con la promessa di una concorrenza leale, di un libero accesso ai mercati globali… Oggi ci minacciano con le sanzioni, ma già adesso stiamo vivendo in condizioni di restrizioni, ed anche alquanto significative per noi, per la nostra economia, per il nostro paese. Per esempio, ancora nel periodo della guerra fredda gli Stati Uniti, ed in seguito anche altri paesi, hanno vietato la vendita in Unione Sovietica di tutta una vasta serie di tecnologie ed apparecchiature, creando le famose liste. Oggi queste liste sono formalmente sospese, ma solo formalmente. Di fatto molti divieti sono ancora in vigore. Quindi abbiamo tutti i motivi di supporre che la famigerata politica di “contenimento della Russia” che veniva attuata sia nel diciottesimo, che nel diciannovesimo, che nel ventesimo secolo, continui ancora oggi. Cercano sempre di mandarci in qualche modo nell’angolo. Solo perché abbiamo una posizione indipendente, perché la difendiamo, perché chiamiamo le cose coi loro nomi e non siamo ipocriti. Ma tutto ha un limite. E nel caso dell’Ucraina i nostri partner occidentali lo hanno superato. Si sono comportati in maniera grezza, irresponsabile e non professionale. [applausi] Eppure sapevano perfettamente che sia in Ucraina che in Crimea ci abitano milioni di russi. Fino a che punto uno deve aver perso la sensibilità politica e il senso della misura da non prevedere tutte le conseguenze delle proprie azioni? La Russia si è trovata davanti a un bivio dal quale non poteva più retrocedere. Se si comprime a lungo una molla prima o poi…. scatta con forza, bisogna ricordarlo sempre. Oggi è indispensabile smettere con l’isteria, rinunciare alla retorica della guerra fredda e ammettere una cosa ovvia: la Russia è un membro autonomo e attivo della vita internazionale e come gli altri paesi ha degli interessi nazionali che vanno tenuti in considerazione e rispettati. [applausi] Noi siamo molto grati a tutti coloro che hanno mostrato comprensione nei confronti delle azioni da noi intraprese in Crimea. Siamo riconoscenti al popolo della Cina, le cui autorità [applausi] hanno sempre giudicato la situazione in Crimea in tutta la sua completezza storica e politica. Apprezziamo moltissimo la discrezione e l’obbiettività dell’India. Oggi voglio rivolgermi anche al popolo degli USA. Alle persone che dai tempi della fondazione di quel paese, fin dalla Dichiarazione di Indipendenza, vanno così fiere del fatto che la libertà per loro abbia un’importanza primaria su tutto il resto. Il desiderio degli abitanti di Crimea di decidere liberamente il proprio destino non rappresenta forse lo stesso valore? Vi chiediamo di capirci. Sono convinto che ci capiranno anche gli europei e primi fra tutti i tedeschi. Voglio ricordare che durante le consultazioni politiche in merito alla riunificazione della Repubblica Federale Tedesca e della Repubblica Democratica Tedesca, dove erano presenti esperti di altissimo livello, non tutti i paesi affatto, allora alleati della Germania, sostennero l’idea della riunificazione della Germania. Al contrario, il nostro paese sostenne in maniera univoca la propensione sincera ed incontenibile dei tedeschi all’unità nazionale. Sono convinto che non ve ne siate dimenticati. E auspico che i tedeschi sostengano allo stesso modo il desiderio del popolo russo, della Russia storica, di ricreare l’unità nazionale. Mi rivolgo anche al popolo dell’Ucraino. Voglio sinceramente che ci capiate. Non vogliamo in alcun modo danneggiarvi o offendere i vostri sentimenti patriottici. Abbiamo sempre rispettato l’integrità territoriale dello stato ucraino, tra l’altro a differenza di coloro che hanno sacrificato l’unità dell’Ucraina in nome delle proprie ambizioni politiche. Questi ultimi sfoggiano slogan sulla grandezza dell’Ucraina, ma sono stati proprio loro a fare di tutto per spaccare il paese. La contrapposizione civile di oggi è totalmente sulla loro coscienza. Voglio che mi sentiate, miei cari amici. Non credete a coloro che vogliono farvi avere paura della Russia, che gridano che seguiranno altre regioni dopo la Crimea. Non vogliamo la spartizione dell’Ucraina, non ci interessa. Per quanto riguarda la Crimea, quest’ultima è sempre stata e sempre resterà sia russa, che ucraina, che tatara, [applausi] Ripeto, la Crimea sarà sempre, come è stata per secoli, la casa di tutte le popolazioni che ci vivono, ma non sarà mai di Bandera. La Crimea è un nostro patrimonio comune ed è un fondamentale fattore di stabilità per la regione. Questo territorio strategico deve trovarsi sotto una sovranità forte e stabile che oggi di fatto può essere solo quella russa. [applausi] Altrimenti cari amici, e mi rivolgo sia all’Ucraina che alla Russia, noi tutti sia russi che ucraini potremmo perdere del tutto la Crimea, tra l’altro in una prospettiva storica alquanto breve, vi prego di pensare profondamente a queste parole. Vi ricordo che a Kiev sono già stati fatti annunci in merito ad un’imminente ingresso dell’Ucraina nella NATO. Che cosa avrebbe significato tale prospettiva per la Crimea e per Sebastopoli? Avrebbe significato che in una città simbolo del valore militare russo sarebbe comparsa la flotta della NATO, che si sarebbe creata una minaccia per tutto il sud della Russia, e una minaccia concreta, tutt’altro che effimera. Tutto ciò che avrebbe potuto accadere sarebbe accaduto veramente se non fosse stato per la scelta dei Crimeani. Li ringraziamo di questo [applausi] Noi non siamo contrari alla collaborazione con la NATO, affatto. Noi siamo contrari al fatto che un’alleanza militare, e la NATO anche con tutti i suoi processi interni rimane pur sempre un’organizzazione militare, siamo contrari al fatto che un’organizzazione militare faccia da padrona vicino al nostro recinto, vicino a casa nostra e sui nostri territori storici. Sapete, io semplicemente non me lo riesco a immaginare che noi andiamo a Sebastopoli come ospiti a casa dai marinai della NATO. Tra l’altro nella maggior parte dei casi sono bravissimi ragazzi, ma è meglio che siano loro a venire in visita a casa nostra e non noi a casa loro. [applausi] Sarò diretto, siamo profondamente angosciati per tutto ciò che accade oggi in Ucraina, per il fatto che le persone soffrano, che non sappiano come vivere oggi e che cosa succederà domani. E la nostra preoccupazione è comprensibile perché non siamo solo vicini di casa, ma, come ho già detto più volte, siamo praticamente lo stesso popolo. Kiev è la madre delle città russe. [applausi] L’antica Rus’ è la nostra fonte comune. Non riusciremo comunque a fare l’uno senza l’altro. E aggiungo anche un’altra cosa: in Ucraina vivono e continueranno a vivere milioni di russi, di cittadini russofoni, e la Russia difenderà sempre i loro interessi con mezzi politici, diplomatici e giuridici. [applausi] Tuttavia per prima cosa l’Ucraina stessa deve essere interessata a garantire gli interessi di queste persone. Solo così sarà garantita la stabilità del sistema statale e dell’integrità territoriale del paese. Noi vogliamo l’amicizia con l’Ucraina. Vogliamo che sia uno stato forte, sovrano ed autosufficiente. L’Ucraina per noi è uno dei principali partner, abbiamo moltissimi progetti comuni e nonostante tutto io credo nel loro successo. E soprattutto: noi vogliamo che pace e concordia si stabiliscano in terra ucraina e siamo pronti a dare tutto il nostro contributo e sostegno a ciò insieme agli altri paesi. Ma ripeto, solo i cittadini stessi dell’Ucraina sono in grado di riportare ordine nella propria casa. Carissimi abitanti della Crimea e della città di Sebastopoli. Tutta la Russia ammira il vostro coraggio, il vostro onore e il vostro valore. [applausi] Siete stati proprio voi a decidere le sorti della Crimea. In questi giorni siamo stati vicini più che mai, ci siamo sostenuti a vicenda, si è trattato di sinceri sentimenti di solidarietà. Proprio in momenti storici di rottura come questo una nazione dà prova di maturità e di forza di spirito. E il popolo della Russia ha dimostrato questa maturità e questa forza, ha sostenuto i propri compatrioti con la propria compattezza. [applausi] La fermezza della politica estera russa si è basata sulla volontà di milioni di persone, sull’unione di tutto il popolo, sul sostegno delle principali forze politiche e sociali. Voglio ringraziare tutti per questo stato d’animo patriottico, tutti senza eccezioni. Ma è importante d’ora in poi mantenere sempre tale consolidamento per risolvere i problemi che la Russia si trova davanti. Andremo sicuramente incontro ad opposizioni esterne. Ma dobbiamo decidere per noi stessi se siamo pronti a difendere in maniera coerente i nostri interessi o se vogliamo continuare a cedere e a retrocedere chissà dove. Alcuni politici occidentali ci minacciano già non solo con sanzioni ma anche con prospettive di inasprimento dei problemi interni. Mi piacerebbe sapere a cosa si riferiscono. Ad azioni di una qualche “quinta colonna” di nazional-traditori di vario genere? O contano di riuscire a peggiorare le condizioni sociali ed economiche della Russia in modo da provocare il malcontento delle persone? Riteniamo che dichiarazioni di questo tipo siano irresponsabili, nonché apertamente aggressive. e reagiremo di conseguenza. Tuttavia noi per primi non cercheremo mai il conflitto coi nostri partner, né in oriente né in occidente. Al contrario, faremo tutto il necessario per costruire rapporti civili e di buon vicinato, come si usa fare in un mondo moderno. Carissimi colleghi, capisco i Crimeani che al referendum hanno posto il quesito in maniera così diretta e precisa, ovvero se la Crimea deve stare con l’Ucraina o con la Russia. E si può dire con certezza che le autorità della Crimea e della città di Sebastopoli, i deputati degli organi legislativi, nel formulare il quesito del referendum sono rimasti al di sopra degli interessi politici o dei singoli gruppi ed hanno messo in primo piano esclusivamente gli interessi fondamentali delle persone. Qualsiasi altra variante del plebiscito, per quanto non allettante a prima vista, in virtù delle particolarità storiche, demografiche, politiche ed economiche di questo territorio, si sarebbe comunque rivelata transitoria, temporanea ed instabile. Avrebbe inevitabilmente portato ad un futuro inasprimento della situazione in Crimea e si sarebbe ripercossa sulla vita delle persone nella maniera più funesta. I Crimeani hanno posto la questione in maniera dura, senza compromessi, senza mezzi termini. Il referendum è avvenuto in maniera aperta ed onesta. E le persone in Crimea hanno espresso la propria volontà in maniera chiara e convincente. Vogliono stare con la Russia. [applausi] Anche la Russia dovrà prendere una decisione difficile, considerato tutto l’insieme dei fattori interni ed esterni. Qual è attualmente l’opinione delle persone in Russia? Come in qualsiasi società democratica ci sono diversi punti di vista. Ma l’opinione della maggioranza assoluta, e voglio sottolineare assoluta, dei cittadini è ugualmente evidente. Come sapete, ci sono stati recenti sondaggi sociologici, portati avanti proprio in questi giorni. Intorno al 95% dei cittadini ritiene che la Russia debba difendere gli interessi dei russi e delle altre nazionalità residenti in Crimea. Il 95%. [applausi] Mentre più dell’83% ritiene che la Russia debba farlo anche se tale posizione dovesse complicare i nostri rapporti con altri stati. L’83%. [applausi] L’86% dei cittadini del nostro paese è convinto che la Crimea sia tutt’ora territorio russo, terra russa. Mentre quasi il… un numero molto importante, quasi perfettamente in linea con ciò che è successo in Crimea durante il referendum. Quasi il 92% è a favore dell’annessione della Crimea alla Russia. [applausi] In questa maniera sia la maggioranza schiacciante degli abitanti della Crimea che la maggioranza assoluta dei cittadini della Federazione Russa sostengono la riunificazione della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli con la Federazione Russa. [applausi, grida, si alzano tutti in piedi] Ora sta alla decisione politica della Russia stessa e questa non può che essere basata sulla volontà del popolo, perché solo il popolo rappresenta la fonte di qualsiasi autorità. [applausi] Onorevoli membri del Consiglio della Federazione, Onorevoli deputati della Duma, cittadini di Russia, abitanti di Crimea e di Sebastopoli. Oggi, basandomi sull’esito del Referendum in Crimea e sulla volontà del popolo, presento all’Assemblea Federale e sottopongo a valutazione la legge costituzionale riguardante l’ingresso in Russia di due nuovi soggetti della Federazione: la Repubblica di Crimea e la Città di Sebastopoli. [applausi, si alzano tutti].
Posted on: Tue, 25 Mar 2014 13:14:07 +0000

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