LA CADUTA DELLA LUNA - TopicsExpress



          

LA CADUTA DELLA LUNA SETTEMBRE 2013 “Rosso di sera…bel tempo si spera…” Disse Piero consapevole della banalità del proverbio ma non gli era venuto niente di più intelligente, non era il momento per cose intelligenti, era incazzato nero, aveva litigato con Maria tutto il giorno e sempre per banalità, cose futili, dettagli. Ormai erano mesi che qualcosa tra loro due s’era rotto, apparentemente senza motivi ma era come se si fosse interrotta la comunicazione, bloccato l’ingranaggio, spento l’interruttore. La loro lunghezza d’onda aveva subìto una brusca divergenza, così senza accorgersene, senza alcun preavviso, all’improvviso. Forse il fatto era nell’ordine naturale delle cose, pensava Piero, forse il loro rapporto era stato, in quei sei anni, così perfetto, così intenso, così fluido da non avere più margini di miglioramento. La ruota, forse, aveva raggiunto il punto massimo di trazione ed ora tornava indietro assumendo tutta la forza dell’energia di ritorno. Quando i sentimenti e le passioni sono così violente, quando non vengono diluite nel tempo saggiamente, può accadere che esplodano dando luogo al dissolversi di esse, forse è ineluttabile. “ Guarda, non ho mai visto un tramonto così, il cielo è rosso uguale, a Monte Cuccio come dall’altra parte, a Monte Pellegrino…è strano” Disse Maria, con un fermaglio per i capelli in bocca mentre li rassettava dietro la nuca. “Dicono che prima che avvenga un terremoto il cielo diventi di questo colore…” Aggiunse. “ Cazzate !” Quasi ringhiò Piero con le mani nervose sul volante e gli occhi fissi sulla strada. “ Certo, se l’osservazione l’avessi fatta tu…sarebbe stata giusta…come sempre ! Disse Maria in tono alterato. L’auto percorse tutta la Conigliera e, giunta nei pressi di Passo di Rigano, svoltò a sinistra imboccando l’ampia strada che portava a Borgo Nuovo, quindi ridiscese viale Michelangelo e, dopo alcuni minuti, i due scesero sotto casa. Il silenzio ora s’era impossessato di loro, non avevano più nulla da dirsi, temevano le parole, entrambi in balìa di una strana angoscia. Mentre Piero si apprestava ad aprire il portabagagli per tirarne fuori sacchi e sacchettini pieni di roba della campagna, Maria si diresse velocemente al portone, non intendeva aspettarlo. “ Ci vediamo sopra…” Disse fugacemente. “…Che stronza…” Fece tra se lui, iniziando a scaricare. Pur essendo al tramonto, l’aria era calda e umida, immobile. Piero sentiva il sudore colargli giù sotto la camicia. Pensò al ristoro di una doccia e si affrettò a fare quel che doveva. L’ascensore si fermò all’ottavo piano, Piero ne bloccò l’apertura automatica onde poter tirare fuori una dozzina di sacchi di plastica, alcuni dei quali molto pesanti, il sudore gli zampillava dai pori. “Non mi ha lasciato neppure la porta aperta ! “ Pensò più incavolato che mai. Appena aprì la porta d’ingresso udì lo scrosciare dell’acqua della doccia. “ Ecco…lo sapevo ! C’è andata prima lei ! Maledizione !” Posò i sacchi, alla rinfusa, sul pavimento della cucina e si diresse a passi lunghi verso la porta chiusa della stanza da bagno. “ Sbrigati…che sono zeppo di sudore !” Gridò con evidente nervosismo. Non ebbe nessuna risposta. Decise, allora, nell’attesa, di farsi un goccio di whisky, andò in salotto, si versò da bere e spalancò la vetrata che immetteva nell’ampio balcone, uscì fuori col bicchiere in mano. Il cielo adesso era d’un rosso cupo, uniforme da qualsiasi parte lo si guardasse, Piero non aveva mai visto il cielo di quello strano colore. “ Forse…una tempesta di sabbia proveniente dall’Africa, a volte in Sicilia può succedere…” Pensò, e si accese una sigaretta. Giù, sulla circonvallazione, il traffico era intenso, il solito traffico d’una domenica sera, la gente tornava dal mare o da altri posti, era sempre così. E poi a settembre, a Palermo, è ancora estate. Tornò sui suoi passi, davanti la porta del bagno, stavolta parlò con tono più pacato : “ Per favore Maria…puoi sbrigarti, non puoi ?” Anche stavolta non ebbe risposta ma l’acqua aveva smesso di scrosciare. La porta si aprì e Maria sgattaiolò fuori senza degnarlo d’uno sguardo, in accappatoio e con l’asciugamano in testa, e si diresse verso il servizio piccolo. “ Grazie mia adorata…” Disse lui con tono sarcastico. “ Stronzo !” Fu la risposta. Piero restò fermo un attimo, poi fece spallucce e si chiuse dentro sbattendo la porta. Mentre si beava sotto l’acqua , nonostante il rumore, riuscì a sentire lo squillo del telefono. Il bagnoschiuma profumava di rose, una meraviglia. Uscì dal bagno in accappatoio e si diresse in camera da letto mentre si strofinava i capelli con l’asciugamano. Trovò Maria davanti allo specchio, era in reggiseno e mutandine di pizzo nero, si pettinava mentre i suoi occhi emanavano un’improvvisa luce. Aveva di colpo cambiato atteggiamento, sorrideva, Piero la trovò bellissima. “ Chi era al telefono ?” Le chiese. “ …Era Gabriella, ha fatto lo sformato di riso, è il compleanno di Carletto….ci vuole da lei stasera, io le ho detto di si, non ti va ? Ho parlato anche con Giacomo, …mi ha detto di dirti che se non vuoi venire se la prende…eccome !” Il fatto di dover andare da Gabriella e Giacomo quella sera fu accolto da Piero come un cazzotto sullo stomaco, si sentiva a pezzi, aveva faticato tutto il giorno in campagna, ci andava una volta la settimana ed era il pretesto per faticare, spaccare legna, zappettare, annaffiare, sudare e muoversi, insomma. Quella domenica ci aveva dato dentro di brutto ed i diverbi continui con Maria avevano accentuato la voglia di muoversi, di sfogarsi…no, quella sera il fatto di doversi vestire, rimettersi in macchina, andare a conversare, non gli andava proprio ma, pensò, forse interrompere quell’atmosfera di guerra con Maria, avrebbe fatto bene a tutti e due. “ OK, se proprio ci tieni….” Disse con gli occhi fissi sul sedere di Maria. Il fatto che la loro sintonia si fosse sfasata non gli evitava affatto di continuare a desiderarla come e più del primo giorno. Per Piero, Maria costituiva l’unica donna capace di scatenargli dentro, sempre, un’autentica sommossa di ormoni, era sempre stato così fin dal primissimo momento di conoscenza ed in mutandine di pizzo nero, come in quel momento, Maria poteva fare di Piero quel che voleva. “ …Buono ! Sta calmo, non c’è tempo….semmai dopo…” Disse Maria, interpretando lo sguardo di Piero. Lo disse con ferma dolcezza ma con la solita malizia, in quanto a malizia Maria era il top ! Piero parve destarsi dall’ipnosi, girò i tacchi e ritornò in bagno. Quel “semmai dopo…” lo aveva rinvigorito, gli aveva spezzato dentro quell’atmosfera di angoscia, gli aveva iniettato speranza. Ma quando s’infilarono in ascensore lei cominciò a squadrarlo da capo a piedi, aveva uno sguardo poco piacevole. “ C’è qualcosa che non va ?” Disse lui. “ Ti sei messo una camicia a scacchi che fa schifo ! Con quella pancia, quando ti deciderai a vestire di blu ? Colori scuri ci vogliono per te, te l’ho sempre detto…ma tu…” Fece lei con tono scortese, quasi arrogante. Il fatto che lei, invece, fosse estremamente bella, che si fosse vestita come per un party, fece sì che quell’osservazione fosse per Piero come una stilettata al fianco. Ma preferì tacere e quella speranzella di prima andò a farsi fottere. Ogni eventuale discussione finì d’essere ipotizzata quando i due furono per strada. Nonostante la luce dei lampioni stradali, nonostante le luci, il cielo, di uno strano colore viola, sembrava incombere su tutto. Non il solito nero della notte, ma viola, letteralmente viola ! “ Mah, guarda che roba…! “ Disse Maria col naso in su, perdendo d’un colpo la recentissima carica di maliziosa cattiveria. “ E’ strano, molto strano…” Fece Piero, assalito da un panico lieve, inconsapevole, ma un panico sempre atavicamente saputo, come se risvegliatosi adesso, dopo milioni di anni, fosse venuto a fare capolino in quella serata che sembrava maledetta. S’infilarono in macchina. Un freddo silenzio li accompagnò per tutto il tragitto. Quando giunsero a Mondello Valdesi, nei pressi della rotonda, videro che c’era gente sulla spiaggia. Tutti a guardare il cielo, una strana atmosfera copriva tutto e molti si erano istintivamente radunati sul lungomare a commentare, a parlare, quasi a non voler stare soli in quella strana serata. Piero rallentò, per un attimo, la corsa dell’auto per dare un’occhiata, poi voltò a destra imboccando la strada per l’Addaura, verso il villino degli amici. Dopo il solito colpo di clacson d’avvertimento apparve la sagoma di Giacomo, pronto ad aprire il cancello d’ingresso alla villetta, sembrava l’unico, quella sera, ad essere normale, sorrideva d’un sorriso smagliante, tutto abbronzato per una giornata trascorsa a mare, in barca. Quell’atteggiamento così allegro urtò la sensibilità di Piero, in quel contesto appariva grottesco, anche Maria, sul sedile accanto, sorrideva a tutti denti. Sceso dall’auto, Piero si rivolse all’amico: “…visto che roba ? Abbiamo cominciato ad accorgerci del fatto sulla strada di ritorno dalla campagna, è una cosa veramente strana…” “ Mezz’ora fa ne ha parlato il telegiornale, è un fenomeno visto in tutto il mondo…” Disse Gabriella proveniente dallo stretto viale della villa. “ …Si, dappertutto, in America, in Asia, in Australia…dappertutto ! Gli scienziati parlano di inaudite tempeste solari, di pioggia magnetica, di macchie solari impazzite…” Aggiunse Giacomo, senza che il suo sorriso scemasse. “ Ma, veramente, non è che ci sia molto da ridere “ Fece Piero, istintivamente. “ Sei sempre il solito cacasotto” Replicò l’altro. Piero si diresse verso la casa, in silenzio, quelle parole lo avevano disturbato assai. Prima di valicare l’ampia vetrata che immetteva nel soggiorno, si volse in direzione di Maria che lo seguiva ad una decina di metri di distanza, Giacomo le aveva preso la mano destra e se la portava alla bocca baciandogliela. “Sei bellissima stasera…” le diceva in un modo che non s’era mai permesso di usare prima nei suoi confronti. E lei sembrava emanare una luce irritante, pareva giocasse a recitare la parte della divina creatura. Carletto, intanto, irruppe nel soggiorno tutto felice. Il ragazzino era particolarmente affezionato a Piero, fra i due c’era un feeling tutto particolare. “ Oh , Carletto, non sapevo che oggi fosse il tuo compleanno…non t’ho portato niente, scusa, ma fra l’altro oggi era domenica…la prossima volta riparerò alla dimenticanza, ci puoi giurare…intanto, auguroni, gioia !” Gli disse Piero sinceramente dispiaciuto di non aver potuto recare un dono per l’undicesimo compleanno del bambino. “ Oh, non fa nulla Piero, intanto seguimi in camera mia…ti faccio vedere che m’ha regalato papà…!” Disse Carletto afferrandogli la mano tutto eccitato. Mentre il bambino gli mostrava il funzionamento dell’ennesima play-station di ultimo grido, Piero rimuginava sullo strano comportamento di Giacomo. Lo conosceva da otto anni e gli era piaciuto subito per la serietà e la delicatezza dei suoi modi, era nata una sincera amicizia basata sul rispetto e la stima reciproca . Sin da quando le aveva presentato Maria, Giacomo l’aveva trattata come una vera amica, una sorella, mai fuori posto, nemmeno per scherzo. Ora, guarda caso, da quando s’era manifestata la crisi nei loro rapporti, ora Giacomo sembrava fare il cicisbeo con Maria, sembrava provarci piacere a recitare la parte di un Cark Gable da strapazzo, stava diventando odioso ! Ma il fatto che Maria gli reggesse il gioco, lo faceva diventare ancora più nervoso. Ma Piero taceva, faceva finta di niente, non voleva diventare ridicolo, anche se la cosa stava diventando pesante, uno scherzo portato troppo avanti. Ma il fatto ancora più irritante era il comportamento di Gabriella, sembrava non accorgersi di nulla e continuava a chiacchierare di abiti nuovi, di moda e di cucina, mentre il marito faceva il fesso davanti ai suoi occhi ! Giacomo si comportava come il moscone che sente odore di piaga, ci si ficca dentro e deposita le uova ! “ Bene, Carletto…è bellissimo, questo gioco è molto interessante, continua ad esercitarti…io, intanto, vado di la…” Piero sentiva che doveva tornare nel soggiorno, sentiva un fremito alla bocca dello stomaco e le mani gli sudavano. Maria e Giacomo stavano seduti, vicini vicini, sul divano e si dicevano parole a bassa voce, la loro complicità reciproca sembrava assoluta e, cosa più rivoltante per Piero, era come se per quei due gli altri non esistessero ! La tavola era apparecchiata e Gabriella, in cucina, preparava il carrello con le pietanze da portare a tavola. Quei due stavano lì, per conto loro, come due patetici fidanzatini di quasi quarant’anni ! Piero rimase lì, in piedi, a guardarli per un istante, lo sguardo torvo, le mani sui fianchi, a gambe aperte. I due si resero conto del temporale imminente. “ …Piero, che c’è, stai male…? “ Fece Giacomo con ostentata disinvoltura. “…Quanto whisky hai bevuto prima di venire…?” Disse Maria con tono sprezzante. Quelle parole attivarono il detonatore della bomba, Piero percepì come un velo di nebbia sugli occhi. “ …M’avete rotto le palle, voi due…!” Urlò quasi ringhiando e sferrando un calcio alla prima sedia che gli capitò a tiro. Questa finì contro la tavola apparecchiata causando la caduta di due bicchieri. “ Ogni cosa ha un limite…basta ! Il gioco, giuro ch’è finito…stronzi…! “ Urlò nuovamente. I due rimasero lì dov’erano, interdetti, dalla cucina accorse Gabriella spaventata. “ Che succede ? Piero che c’è ?” Disse quasi a bocca aperta. “…C’è, c’è che me ne vado a casa…e andate tutti a fare in culo…!” Questa volta parlò con tono cavernoso, quasi un grugnito. Voltò le spalle e si diresse fuori a passi lunghi e decisi. “ Stavolta, stavolta è finita per davvero…stronzo !” Gli gridò dietro Maria, sembrava il grido di una iena. Quando Piero avviò l’auto verso l’uscita della villa, sentì che l’ira faceva posto all’angoscia più nera. Il tempio era crollato ! Il suo maestoso tempio, che sembrava dovesse essere eterno, era miseramente venuto giù, in un solo colpo, all’improvviso. Sei anni d’amore, di sogni, di passione, di calde certezze, di tenerezze e di grande solidarietà erano andati in fumo , così, senza che lui si potesse rendere conto dei veri motivi. Piero era tutto un tremore, sudava di un sudore freddo, e sentiva come fiele arrivargli in bocca dal centro dello stomaco. Quando fu sulla strada che portava alla rotonda di Valdesi, fermò l’auto accostandola a destra, voleva accendersi una sigaretta, calmarsi, cercare di raccogliere le residue forze interiori, un minimo di raziocinio. S’accorse allora che le sue mani erano arancione, tutto sembrava o dava sull’arancione, diede un’occhiata in cielo e rimase esterrefatto. Il colore viola di prima, adesso, sfumava sull’arancio, era striato da fasci di luce vivissima e arancione. Come se un’alba dai colori violenti volesse prorompere sul mondo. Ed era così, era l’alba, un’alba inaudita. Piero guardò l’orologio sul suo polso, erano le ventitre, le undici di sera. Un’alba serale, pazzesco ! Scese dall’auto e si guardò attorno, c’era gente sulle rocce che lambivano il mare, gente che come lui era attonita, in preda ad un’inquietudine manifesta, gente che indicava il cielo e guardava il mare. Il mare, ma quale mare ? Piero salì su un muretto basso, adiacente alla strada, per guardare meglio il mare. “ Non c’è più, s’è ritirato, non si vede più…” Fece una donna, dalla voce sgomenta, che sembrava essere apparsa dal nulla. Il golfo di Mondello era una distesa di sabbia che sembrava infinita, solo all’orizzonte, lontano, si intravedeva qualcosa che sembrava friggere. Piero ebbe un tuffo al cuore, si ricordò dello tsunami di cinque anni prima, il maremoto che aveva devastato le coste di tutto l’Oceano Indiano, anche allora, avevano detto, il mare s’era ritirato come a voler prendere la rincorsa. Una ventata di panico lo investì, una consapevolezza s’impossessò di lui, pensò a Maria. “ Maria !” Quasi gridò, mentre si dirigeva a balzi, di nuovo verso l’auto. LA LUNA “Peccato…tutta sta roba…!” Pensava tra se Gabriella mentre cercava di fare spazio, in frigorifero, alle pietanze rimaste intatte. Guardò di sfuggita verso la finestra della grande cucina e s’accorse della luce arancione. Le parve che qualcuno avesse piazzato dei potenti fari, come quelli sulle autostrade, da qualche parte, nelle villette vicine. “ Ma chi è quel cretino…? Tutta sta luce ! “ Pensò dirigendosi alla finestra per dare un’occhiata. Aprì le imposte e guardò fuori. “ Dio mio…!” Esclamò esterrefatta, quando s’accorse dell’alba fiammeggiante, quell’alba inaudita. Fu a quel punto che udì una stridente frenata d’auto proveniente dal cancello della villetta, cinque, sei colpi di clacson ripetuti ed insistenti. Si diresse ,veloce e con apprensione, da quella parte: era Piero, tutto sconvolto. “ Maria….presto, dov’è Maria…?” “ E’ andata via, poco fa…Giacomo l’ha accompagnata a casa….ma che succede, Piero…?” “…Oh Dio ! !” Disse lui, sgomento, poggiando i gomiti sul tetto dell’auto e tenendo la testa tra le mani. Poi si tirò su, di scatto. “ Bisogna andar via, Gabriella, presto ! Bisogna scappare da Mondello…presto, presto…ma dov’è Carletto ? Presto, acchiappa il bambino e scappiamo…presto !” Urlò Piero con voce ancor più concitata. “ …Ma, la casa…è tutto aperto, Dio mio, che è tutta sta luce…a quest’ora ?…” Fece la donna in preda al panico più totale. “ Ma Dio Santo ! Molla tutto ! Afferra Carletto, presto ! Non c’è un minuto da perdere, sta per arrivare il maremoto, lo tzunami, il mare s’è ritirato e fra poco ci piomba addosso, Mondello sarà inghiottito ! Presto, presto !” Urlò Piero ancora più forte e deciso. Quando, poco dopo, riapparvero madre e figlio, lui aveva già messo in moto. “Saltate dietro !” Gridò perentorio L’auto ripartì a razzo, in uno stridere di gomme, percorse il breve tratto finale del lungomare dell’Addaura come una freccia, ma alla rotonda di Valdesi, Piero conobbe l’angoscia più nera. Un ingorgo d’automobili, pauroso, pazzo, bloccava ogni via di fuga in macchina, la gente, vittima d’un panico tremendo, figlio delle sensazioni più irrazionali, si muoveva, si dimenava, senza sapere cosa fare. Tutti gli abitanti di Mondello, nello stesso istante, avevano capito il micidiale pericolo, erano saltati in macchina per fuggire, per salire, il più possibile, a Monte Pellegrino, presto, in salvo ! Fu una corsa affannosa, disperata, tutta in salita, la gente, abbandonate le auto lì dov’erano, si diede ad una fuga precipitosa, un fiume di gente che fuggiva verso l’alto, il più in alto possibile. Uno sciame di persone terrorizzate correva su per Viale Regina Margherita sotto un cielo fiammeggiante, vecchi sgomenti, uomini e donne con i loro bambini, chi inciampava e si rialzava, chi urlava in preda al panico, tutti diretti al bivio per Monte Pellegrino, presto, presto, prima che il mare ringhiante piombasse furioso a spazzare via ogni cosa e persona. Carletto inciampò e cadde in avanti, il suo sguardo implorante si diresse su Piero. “ Dai, Carletto, dai che sei il più veloce di tutti…forza gioia…alzati , coraggio !” Il bambino scattò su come una molla. La voce di Piero ora non era più concitata, era ferma, decisa, perentoria, infondeva coraggio. Anche Gabriella lo capì e ,seppure arrancante, gli fece cenno che si, stava arrivando. “ Piero…” fece la donna trafelata ma con lo sguardo fisso su di lui, come se lo sguardo fosse una cima saldamente legata a Piero e l’uomo appariva una roccia, la roccia della salvezza. Li prese entrambi per i polsi, madre e figlio, con una stretta che sembrava d’acciaio e tenera al tempo stesso. “ Coraggio, andiamo ! “ Disse loro con una voce che appariva quella d’un messia. Ora Piero era investito da un sentimento pesante come un macigno ma che gli infondeva lucidità e fermezza, il panico era scomparso, il terrore spazzato via, una preoccupazione era più acuta di tutto, un dolore era più forte di tutto, lui pensava a Maria, al fatto che non fosse con lui, che ne sarebbe stato di Maria ? Sentiva d’amarla, ora più che mai, sentiva che la vita, senza di lei, sarebbe stata soltanto un vegetare inutile e senza scopo. “ Dove sarà ora Maria ? Sarà arrivata in città o bloccata anche lei in qualche ingorgo gigantesco ?” Pensava mentre correva, consapevole anche della responsabilità di proteggere quelle due care, innocenti persone. Il fatto che Maria fosse in compagnia di Giacomo peggiorava la sua fredda angoscia, ma stavolta non per gelosia, lui pensava al terrore pazzo sul volto di Maria, alla sua disperata ricerca di lui e lui non c’era, c’era forse soltanto quel traditore cicisbeo, con i suoi piccoli occhi ora in preda ad un panico mortale. “ Maria, povera Maria, …perché, perché ?” Pensava con un dolore talmente acuto che nessun’altra paura avrebbe potuto lenire. D’un tratto si ricordò della causa di tutti quegli eventi così improvvisi e violenti, quale sconvolgimento della natura incombeva sul mondo ? Si fermò improvvisamente, Gabriella e Carletto ansimavano accanto a lui, freddamente si girò a guardare verso Mondello, verso il mare, dove c’era il mare. Si sentì gelare il sangue, i suoi reni ebbero una contrazione violenta, si urinò addosso. L’orizzonte era come un ribollire di spuma, di vortici d’acqua che tuttavia non dilagavano sulla terra ma sciamavano verso l’alto come risucchiati dal cielo di fuoco ma, cosa unica e raccapricciante, dall’orizzonte sorgeva, per tutta la larghezza dell’orizzonte, una luna immane, rossa come un tondeggiante lago di sangue e sopra di essa un piccolissimo sole emanava una luce accecante come una spada tra gli occhi. “ Dio mio !” Bisbigliò appena Piero. “ Mamma !” Gemette il bambino. “ Ohhh, Santa Vergine…” Fece la donna come in un rantolare prolungato. Piero ricordò una cosa, ricordò e realizzò. Rammentò ciò che la Sacra Scrittura diceva nell’ambito dell’Apocalisse: “ Avvenne un gran terremoto ed il sole divenne nero come un sacco di crine e tutta la luna divenne come sangue e le stelle del cielo caddero sulla terra nello stesso modo in cui un albero di fico scosso da un forte vento lascia cadere i suoi fichi immaturi. E il cielo si ritrasse come una pergamena che venga arrotolata, ed ogni montagna ed ogni isola vennero rimosse dai loro luoghi…” “ E’ la fine di tutto…ma è l’inizio di tutto !” Disse Piero ad alta voce, scandendo le parole con una calma inumana mentre attirava a se Gabriella e Carletto in un abbraccio che era un saluto, commosso e consapevole. La terra ebbe una scossa immane, tutti persero l’equilibrio e piombarono a terra, enormi macigni vennero giù dal Monte Pellegrino travolgendo tutti coloro che incontravano nel loro folle rotolare a valle. Saette di fuoco cominciarono ad intrecciare una sorta di giochi pirotecnici in quel cielo da incubo. Ma incubo non era, era tutto reale, grandiosamente reale. Piero non fu scalfito dalla paura, stranamente si sentì sereno, come se quell’apocalisse la avesse attesa da sempre, ed ora finalmente era giunta: la resa dei conti ! Cominciò a recitare il “Padre Nostro”, calmo, fermo, attirò a se le “sue creature”, le invitò a pregare. Tutto intorno le urla disperate, strazianti, tutta quella gente colpita inaspettatamente da qualcosa enormemente lontana dalle aspettative degli uomini. “ Maria, Maria…” Piero scolpì queste parole nella sua anima. “Ci rivedremo fra poco, e per sempre…” Disse un attimo prima che una folata di fuoco spappolasse la materia della terra. Un grande, infinito, definitivo silenzio, regnò tra gli universi. Poi…la Musica.
Posted on: Tue, 25 Jun 2013 08:47:02 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015