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Leader colpiti dalla sindrome Kurtz. Il cuore di tenebra della politica. di BEPPE SEVERGNINI Da Corriere della Sera del 18/11/13 digitaledition.corriere.it Nel racconto Cuore di tenebra di Joseph Conrad, Kurtz è un mercante d’avorio, inviato in Africa da una società belga: potente e spietato, si ritira gradualmente dalla civiltà, circondato dagli indigeni che lo adorano e lo considerano un semidio. Nel film Apocalypse Now l’azione si sposta nella giungla del Sud-est asiatico, durante la guerra del Vietnam: l’inquietante Colonnello Kurtz, interpretato da Marlon Brando, si rifugia nella parte remota di un fiume e diventa un rinnegato.C’è perfino un videogioco ( Spec Ops: the Line ), ambientato in una spettrale Dubai. Gli autori, riconoscendo il debito, hanno chiamato il protagonista Colonel John Conrad.Kurtz non è solo un personaggio letterario.È una tentazione perenne del potere. L’isolamento, la scelta di non misurarsi col mondo, il disinteresse per il futuro, la convinzione di costituire l’inizio e la fine. Denaro e carisma creano e mantengono una corte di adoratori e adulatori, disposti a rinunciare alla propria autonomia in cambio di incarichi, benefici e prossimità al capo. Sanno che criticarlo è impossibile: sarebbero disprezzati ed estromessi.Non è Kurtz, Silvio Berlusconi: non ancora. Ma l’incapacità di organizzare una successione è diventata inquietante. Gli eredi politici vengono illusi e liquidati uno a uno, appena manifestano segni di indipendenza. Sul Corriere di ieri Pigi Battista ha abbozzato un elenco: Antonio Martino, Marcello Pera, Pierferdinando Casini, Giulio Tremonti, Roberto Formigoni, Gianfranco Fini, ora Angelino Alfano. Ormai è chiaro. Non c’è spazio per il pensiero critico, nell’accampamento del Colonnello-Cavaliere. Solo per devozione, obbedienza, riconoscenza.È un problema che ogni leader politico dovrebbe porsi, ma raramente avviene. Personalità, fascino e consapevolezza di sé — diciamo pure egocentrismo — sono necessari per sfondare. Sono le qualità che l’elettorato moderno chiede, non solo in Italia. Ma questi stessi elementi rendono difficile la successione: il leader carismatico vede l’erede come la prova della propria mortalità politica, e finisce per detestarlo. Lui o lei — pensate a Margaret Thatcher — si considera la misura di tutte le cose, e ci sarà sempre qualcuno, intorno, pronto ad assecondarlo. Per interesse, per debolezza, per gratitudine, per una combinazione di questi motivi.La deriva conradiana non è un rischio limitato alla politica. In Italia Kurtz si nasconde nell’università e nell’industria, nella grande distribuzione e nella finanza, perfino nello sport e nel volontariato. Ma nella politica il fenomeno è particolarmente evidente e grave. Perché non c’è solo Berlusconi, e non c’è solo la destra.Kurtz, da noi, non è solo un colonnello, bensì un maggiore, un capitano, un ufficiale di complemento: pensate a Marco Pannella, ad Antonio Di Pietro, a Umberto Bossi e al loro tramonto solitario. Pensate a Nichi Vendola, agli incarichi che accumula e agli errori che commette. Pensate a Mario Monti e al capitale politico che sta sprecando. Pensate a Beppe Grillo, autodefinitosi furbescamente «il portavoce» del movimento, quando ne è il padre-padrone, come dimostrano i recenti interventi in materia di cittadinanza e legge elettorale. Il M5S, senza di lui, non sarebbe nato; e tutto lascia credere che a lui non sopravviverà. È uno spettacolo collettivo che Matteo Renzi — instancabile, carismatico, ambizioso — deve osservare con attenzione. L’Arno non è il Mekong né il fiume Congo, e lui non deve cadere nella trappola di Kurtz.Perché il giudizio su un leader si misura anche — anzi, soprattutto — sulla sua generosità: su quanto è capace di costruire e lasciare dopo di sé. L’Italia ha bisogno di una destra moderna, democratica ed europea: ne ha bisogno anche chi non la voterà mai. Una formazione politica che non dipenda dai destini, dagli umori e dalla risorse di un uomo solo. Silvio Berlusconi non ha il diritto di pensarci: ne ha il dovere. «Dopo di me, il diluvio!» è un pessimo motto. Dopo di sé meglio una pioggia leggera, poi nuovi fiori.@beppesevergnini © RIPRODUZIONE RISERVATA _____________________________________________________________ Articolo condiviso con Corriere della Sera Digital Edition. Il tuo quotidiano su Tablet, PC e Smartphone Provalo 7 giorni gratis corriere.it/promoestate
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 07:03:09 +0000

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