L’ennesima lezione. Silvio Berlusconi sta impartendo, a un - TopicsExpress



          

L’ennesima lezione. Silvio Berlusconi sta impartendo, a un popolo ormai stremato, l’ennesima lezione su come si usano i media. Da giorni l’Italia è appesa a un videomessaggio alla nazione che arriva, anzi no. Domani, Mattina, no pomeriggio. E’ uno, no sono due. Dice che ritira la fiducia al governo. No, non lo fa cadere, lui. Si dimette prima che la Giunta voti per la sua decadenza. No, lo farà quando tocca all’aula dei senatori votare. Chi dice di conoscere i contenuti è ospite coccolato dei talk-show. Fa niente se poi è tutta una finta. Nel frattempo è nata una nuova professione, quella degli “Arcorologi”, emuli in salsa italiana dei Cremlinologi, capaci di decrittare i segnali che arrivano dalla reggia. E che descrivono il Cavaliere con tutti gli stati d’animo possibili. Depresso. Euforico. Scherzoso. Il solito combattente. Incline a far vincere i falchi nel suo partito. Più prossimo alle colombe. Come che sia, con l’arte dell’assenza, il dosaggio di suspense che nemmeno uno sceneggiatore di Hollywood, la padronanza assoluta dei tempi tragicomici, il pregiudicato per frode fiscale Silvio Berlusconi occupa il centro della scena, non lo molla un istante, neanche fosse sul punto di emanare le Tavole della Legge. Fino a svuotare di significato, grazie alla precisa opera dei suoi persuasori niente affatto occulti, un verdetto che, se stiamo in uno stato di diritto, decreterà la sua uscita dal Parlamento. Il grande polverone sollevato dal bailamme informativo a getto continuo, e perversamente alimentato dalla Corte, si è finito per parlare di “agibilità politica”, grazie totali e parziali, giudici comunisti (naturalmente), incostituzionalità della legge Severino,voto palese e voto segreto, eccezioni procedurali, tempi tecnici di difesa. Più ricorsi vari: per cassare la Cassazione, alla Corte europea di Strasburgo, alla Corte di Giustizia del Lussemburgo (manca solo l’Onu).. Ieri l’ennesino ricorso alle ventitreesima ora di due “avvocati-elettori” per “difetto nella composizione del collegio giudicante “. Fino a dare la sensazione, allo spettatore attonito, che saremmo davanti al più clamoroso caso di ingiustizia dai tempi dell’affaire Dreyfus. Come se l’ex premier non avesse avuto a disposizione tutte le garanzie di un sistema declinato su tre gradi di giudizio, più una pletora di legali, tra i migliori dei fori, profumatamente pagati, per scovare nelle pieghe dei codici, ogni pertugio procedurale favorevole. Un imputato ultraprotetto, insomma, come non capita a nessun cittadino comune e senza le stesse disponibilità finanziarie. E che tornando al nocciolo vero e al netto del folklore, è stato condannato per un reato infamante per chiunque, lapidario per un politico, ex premier e capo del suo schieramento. Questa è l’essenza, a volerla valutare nella sua semplicità. Evitati alcuni verdetti grazie alle famigerate leggi ad personam, prescrizioni e qualche assoluzione piena o dubbia, alcuni processi ce l’hanno fatta d arrivare al traguardo nonostante le trappole collocate dalle difese. E’ il caso della sentenza Mediaste e quella relativa al lodo Mondatori, e abbiamo visto come la figlia Marina, buona portatrice del cromosoma del genitore, già annuncia “non ci arrendiamo”, perchè in famiglia l’unica soluzione a cui inchinarsi è quella che da loro ragione. Il resto è “accanimento giudiziario” formula, abusata perché l’unica possibile quando si sono esauriti tutti gli argomenti, facile da ripetere. Ovviamente indimostrabile. Se i fatti avessero ancora un senso, le questioni che riguardano il Cavaliere e dintorni sarebbero state risolte nello spazio di un mattino. Non nel Paese delle “ciàcole” e degli Azzeccagarbugli. Dove si trasfigura il reale per costruire un mondo parallelo e tutto diventa relativo. Persino le sentenze passate in giudicato.
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 14:15:01 +0000

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