METEO Ancora piogge nei prossimi giorni in Sardegna, alle prese - TopicsExpress



          

METEO Ancora piogge nei prossimi giorni in Sardegna, alle prese con il dopo-alluvione. Secondo le previsioni del Centro Epson Meteo (meteo.it), oggiprecipitazioni diffuse interesseranno la regione, mentre venerdì è previsto il rischio di rovesci e temporali e cadrà la neve anche sui monti della Sardegna oltre gli 8-900 Il Sole 24 Ore - leggi su 24o.it/VwbzkGiovedì 21: il ciclone Cleopatra si rinvigorisce per lafflusso di aria fredda subpolare proveniente dalla Groenlandia e in ingresso sul Mediterraneo dalla porta del Rodano, con nuovo maltempo al Nord, specie Nordovest, alto Piemonte, sul Levante Ligure, Toscana, ancora su Sardegna, specie aree centro-occidentali e Sassarese, Oristanese, maltempo anche sul basso Tirreno, Campania, Calabria tirrenica, Ovest e Nord Sicilia. Attenzione anche alla neve al Nord che cadrà fino a quote basse o collinari specie al Nordovest e Alpi; neve a 6/800 m sulla Toscana, a 1000 m o anche più in basso su Sardegna, a 1200/1300 m sul basso Tirreno. Va meglio sulle regioni adriatiche, al Sud e area ionica con tempo più asciutto e ampie schiarite. Calano sensibilmente le temperature: 4/6 gradi di giorno al Nord sulle pianure interne, fino a 13/14 al Centro e al Sud. NORD: attenzione, arriva aria fredda polare con nubi e piogge diffuse e nevicate in collina o fino anche a bassa quota su Alpi e al Nordest. Fenomeni più intensi tra alto Piemonte, Lombardia, Emilia e, la sera, tra Trentino e Centronord Veneto. Temperature in calo con massime tra 5 e 7° nelle pianure interne, fino a 10/12° sulle coste. CENTRO: maltempo sulla Toscana con piogge temporali e nevicate a 6/800 m, fenomeni forti sui settori settentrionali. Nubi e piogge frequenti tra Umbria, Lazio e Est Sardegna poi peggiora dal pomeriggio e in serata su tutte queste aree con rovesci e temporali forti e neve a 800/1100 m. Va meglio sulle aree adriatiche con tempo più asciutto e anche più sole. Temperature in calo con massime sui 9/15° in pianura. SUD: molto nuvoloso con piogge spesso anche forti su Ovest Campania, specie Salernitano, Calabria tirrenica, Ovest Sicilia, Palermitano. Piogge irregolari e alternate a schiarite anche sul resto della Sicilia, Lucania e Puglia centrale, Tarantino, Brindisino; meglio altrove con più sole. Neve sui monti sopra i 1200/1300 metri. Temperature in calo con massime sui 13/14° in pianura. LAVORO Mondo Convenienza Assume in italia Mondo Convenienza, catena di grandi negozi specializzati nella vendita di arredamento e accessori per la casa, recluta candidati da inserire in diverse sedi e aree professionali. LE RICERCHE DI PERSONALE IN CORSO Ufficio Misure - Messina - Sicilia Presa Misure - Pavia - Lombardia Addetti Ufficio Misure - Crema - Lombardia Addetti Ufficio Misure - Piacenza - Emilia Romagna Programmatore - Civitavecchia - Lazio Responsabile e vice responsabile di Punto Vendita Stage amministrazione contabile - Pomezia (RM) - Lazio Segretaria di direzione - Lazio Ufficio Misure - Enna - Sicilia Ufficio Misure - Ragusa - Sicilia Web Designer - Civitavecchia - Lazio Arredatore/Visual - Catania - Sicilia Impiegato Ufficio Scorte Italia - Civitavecchia - Lazio Per info e candidature: mondoconv.it/Azienda/Lavora-Con-Noi.aspx Il presente annuncio è rivolto ad entrambi i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91, e a persone di tutte le età e tutte le nazionalità, ai sensi dei decreti legislativi 215/03 e 216/03. OBIETTIVO SU…cancellieri tripolina al soldo dei ligresti-da santalmassischienadritta di domenico cacopardo Le impensabili dichiarazioni di Giorgio Napolitano sul caso Cancellieri aprono una questione costituzionale di dimensioni storiche. Infatti, se, come prescrive il codice penale e come intendevano fare diversi sostituti procuratori torinesi, la procura della Repubblica di Roma avvierà nei confronti della signora Annamaria Cancellieri, di cui rimarrà memorabile la protervia, un procedimento per abuso d’ufficio, il presidente della Repubblica dovrà trarre le inderogabili conseguenze e dimettersi. Avrebbe travalicato i limiti dei suoi poteri previsti dallo spirito e dalla lettera della Costituzione. Anche nel caso in cui i favorevoli alla sfiducia superassero i favorevoli il presidente della Repubblica si troverebbe in grave imbarazzo. C’è anche da spiegare perché questo comportamento a geometria variabile, visto il trattamento riservato a Josepha Idem. Ci sono due piccoli codicilli finali. Il primo è che la geometria variabile riguarda in modo plateale anche Silvio Berlusconi al quale nessun procuratore ha riservato il trattamento di favore concesso alla signora Cancellieri. Il secondo (il sospetto è l’anticamera della verità?) connette la benevola protezione concessa alla Cancellieri a discorsi più riservati e segreti, probabilmente, intercorsi tra lei e il presidente della Repubblica sull’ipotesi di grazia proprio per Silvio Berlusconi. Questo secondo sospetto spiegherebbe il supporto del cavaliere (altrimenti giustificabile solo con la stupidità politica) e dei suoi uomini alla Cancellieri. PENSIERI L’ignoranza dei fondamenti stessi della democrazia liberale ha prodotto una «bolla culturale», generatrice, a sua volta, di una «inflazione legislativa», che sta progressivamente portando il Paese alla fine delle sue (già fragili) libertà. L’eccessivo numero di leggi che, spesso, si sovrappongono e/o si contraddicono l’un l’altra, è l’effetto di 2 cause concomitanti. Prima: della crescita esponenziale, per legge ordinaria, di una tendenza allo statalismo già presente nella Carta fondativa della Repubblica. Se si riflette sul fatto che nella stesura della Prima parte della Costituzione - quella sui diritti - ebbe un grande ruolo Palmiro Togliatti, l’uomo che avrebbe voluto fare dell’Italia una democrazia popolare sul modello dell’Urss, si spiegano le ragioni del disastro verso il quale la Repubblica, nata dalla Resistenza al fascismo, si sta avviando. Secondo: la dilatazione del potere discrezionale della magistratura, diventata, con le sue sentenze in nome del popolo, il nuovo «sovrano assoluto»; che ha spogliato, di fatto, il Parlamento dell’esercizio della sovranità popolare e vanifica il potere del governo di gestire il Paese; unifica in sé tutti e tre i poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) che dovrebbero restare separati e divisi secondo il moderno costituzionalismo. Si vuole creare - attraverso la via del costruttivismo politico e della palingenesi giudiziaria - un uomo artificiale, «l’uomo democratico». Si sta producendo un cittadino - che si crede iper-democratico, ma è solo suddito - fra gli entusiasmi della borghesia salottiera; l’indifferentismo del proletariato, che sogna la rivoluzione socialista; la pigrizia dei media, che girano intorno ai problemi come gattini ciechi; i silenzi del centrodestra, concentrato sull’ombelico del proprio padre-padrone; la nullità del centrosinistra che si aggrappa a chiunque - persino al Papa gesuita! - si mostri ostile alla modernità, al capitalismo, al mercato, alla ricchezza, e aperto al pauperismo. Il ‘diritto’ come appare nel ‘Manifesto della libertà dei moderni’ come potrebbe chiamarsi la Dichiarazione d’Indipendenza delle Tredici colonie americane: «Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e la ricerca della Felicità». Cè chi pensa di affidarsi ad un messia forse un po caciarone, certamente uscito dal nido del movimento politico avversario storico, per rilanciare le sorti di un partito che con il XX secolo ha perso ogni ragion dessere ed ogni spinta propulsiva. Eppure erano proprio gli eredi di Togliatti quelli che «la storia la facciamo noi»... Cè chi pensa di coltivare da destra un antieuropeismo provocato dalla burocrazia e dalidiozia europea, senza considerare che oggi attaccare lEuropa significa dar manforte allinaffondabile fuscello della nuova Dc, Enrico Letta, vittima delle critiche di Bruxelles. Chi si illude di fare la sentinella antitasse mentre si profila, vista lassoluta incapacità di tagliare, una nuova gragnola di balzelli. Chi crede possibile ammodernare laustera ideologia salvifica ereditata da Marx con innesti frou frou: un piercing e un matrimonio gay qua, una adozione omosessuale là, qualche pala eolica che fa tanto moderno e rende tanto, lassù sui colli un tempo granaio dItalia... In un’economia capitalistica ‘a norma’, sarebbero i manager e gli incaricati d’affari dei consolati ad occuparsi delle vendite e degli acquisti, con costi convenienti per i paesi che intrattengono relazioni commerciali. Quando, invece, le cose si complicano e, a causa delle sfide della globalizzazione e delle responsabilità maggiori che i governi sentono nei riguardi delle società civili penalizzate dall’apertura delle frontiere, subentrano strategie non più di mercati ma di stati e di governi. Subentra, allora, il bisogno di raffinati diplomatici in grado di tessere collegamenti di confine tra gli istituti di ricerca come le università, le banche,le imprese, i ministeri. Per questo occorre una comune koinè culturale e, soprattutto, una lingua comune: gli atenei si collegano alle imprese, queste ai ministeri e alle fondazioni bancarie in un travaso sempre più fitto di competenze, di gusti, di stili di vita. Nemo dat quod non habet; la verità è adaequatio mentis et rei; e soprattutto l’assioma scolastico, ripreso poi da Locke, per cui “nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu” (niente è nell’intelletto che prima non sia stato nei sensi). Il bambino che nasce, per continuare col latino, è tabula rasa. Il mondo è quello che ha sotto gli occhi, cioè il caldo torrido per il negretto dell’Africa equatoriale e il freddo assassino per il piccolo inuit. Il modo naturale di esprimersi e comunicare è la lingua che si sente parlare intorno a sé. Le idee, gli usi e i costumi “giusti” sono quelli della maggioranza del gruppo. Già kkkErodoto notava come i nubiani (salvo errori) avessero delle divinità di pelle nera, perché di pelle nera erano loro stessi. Notizia che avrebbe fatto felice Ludwig Feuerbach:, colui che diceva che l’uomo crea Dio a sua immagine e somiglianza. La «caduta delle ideologie» si accompagna al venir meno della ragione. Eppure le une e laltra, cum grano salis, appaiono di gran lunga più affidabili e meno dannose dellirrazionalismo puro, del velleitarismo insensato che accompagna le poche e misere azioni concrete di chi ci governa. Un paese che ha rinunciato alla cultura ed alla razionalità per gettarsi nel sogno, nella ricerca del colpevole delle sue colpe, nella promessa più seducente anche se ovviamente irrealizzabile rischia davvero un amaro risveglio. La concordia e la pace non sono beni che si ottengono gratis: si paga il prezzo della tolleranza e della sopportazione, all’occasione si sacrificano perfino le proprie idee e i propri interessi. Ciò avviene già nella vita matrimoniale: una coppia felice non è quella in cui marito e moglie sono sempre entusiasticamente d’accordo su tutto, cosa impossibile; è quella in cui i due sono a tal punto disposti a cedere che si verifica più spesso la gara della generosità che quella dell’egoismo. Purtroppo lo sforzo lascia delle tracce. Nel matrimonio il superamento del contrasto da un lato permette i risultati positivi dell’istituzione, dall’altro non è per ciò stesso dimenticato. È questa la ragione per cui, se poi una coppia arriva al divorzio, le due parti sono spesso tanto accanite l’una contro l’altra. Non è che siano passate dall’amore all’odio, come si dice, è che sono passate dalla volontà di sopportare ciò che di negativo impone la convivenza alla volontà di presentare il conto di tutto. Anche di ciò che si è subito in passato. Ecco perché la lista delle doglianze è infinita. Questo atteggiamento per cui si interpreta la realtà in modo fazioso, positivamente o negativamente che sia, fa curiosamente pensare a una caratteristica della professione forense che stupisce molti. La gente si chiede come faccia un avvocato a sposare la tesi del suo cliente con tanto ardore, mentre se avesse ricevuto l’incarico della difesa dall’avversario oggi difenderebbe con pari ardore la tesi opposta. La meraviglia è fuor di luogo. Agli avvocati si richiede di mostrare al giudice l’uno tutto ciò che è bianco e l’altro tutto ciò che è nero, del quadro della realtà, in modo che nessun dato sia trascurato e che le ragioni dei contendenti abbiano sufficiente illustrazione. In occasione di una scissione politica i membri di ogni fazione hanno inoltre il preciso interesse di spiegare ai sostenitori - e un giorno agli elettori - perché sono rimasti nel vecchio partito o perché sono transitati nella nuova formazione: e questo conduce necessariamente ad una condanna della controparte. Infatti, se non ci fossero ragioni di critica, non ci sarebbe stata nemmeno la scissione. Coloro che gioiscono alla rivelazione che all’interno del partito avversario non ci si amava teneramente, farebbero bene a pensare che la cosa avviene anche all’interno degli altri partiti, incluso il loro. Le famiglie per i terzi sono il nido degli affetti, per chi c’è dentro e ne conosce le magagne sono a volte nidi di vipere DITO nELL’OCCHIO i cappellani che prestano servizi nelle caserme sono considerati militari a tutti gli effetti. Da questo ne consegue una spesa per i loro stipendi che si aggira intorno ai 17 milioni di euro l’anno, oltre a vari benefit, macchina pagata dalla Difesa elauta pensione a 62 anni di età. Inoltre gli ecclesiastici a cui viene riconosciuto un grado nell’esercito non partono dai gradi inferiori, ma direttamente dal grado di tenente fino a quello di generale di corpo d’armata. Negli anni alcuni patiti come i Radicali o singoli deputati, hanno tentato di modificare la legge che ha istituito questo trattamento privilegiato per i cappellani militari, ma senza risultati. Pellazza intervista a riguardo Paolo Bernini del Movimento 5 Stelle che ha portato all’attenzione del parlamento questo tema in sede di legge di stabilità. Il problema è che la legge in questione si fonda sull’esistenza di due ordinamenti giuridiciquello statale e quello canonico e per essere modificata deve avere ilconsenso del Vaticano e dello Stato italiano. Legge del 1961 Protagonista di questa faccenda è la legge numero 512 del primo giugno del 1961. che riguarda lo Statuto giuridico, avanzamento e trattamento economico del personale dell’assistenza spirituale alle Forze Armate dello Stato. Come riporta giustamente Pelazza nel suo servizio, ai cappellani militari viene subito riconosciuto un alto grado militare: L’ordinamento gerarchico dei cappellani militari è costituito dai seguenti gradi: primo cappellano militare capo, assimilato di rango al grado di maggiore; cappellano militare capo, assimilato di rango al grado di capitano; cappellano militare addetto, assimilato di rango al grado di tenente. All’articolo 47 le disposizioni circa la cessazione del servizio permanente per età prevedono: Il cappellano militare, che abbia compiuto il 62° anno di età, cessa dal servizio permanente ed è collocato nella riserva o in congedo assoluto, a seconda della idoneità. Il cappellano militare, se ha venti o più anni di servizio effettivo, consegue la pensione a norma delle vigenti disposizioni; se ha meno di venti anni di servizio effettivo, ma 15 o più anni di servizio utile per la pensione, dei quali dodici di servizio effettivo, consegue la pensione considerando come se avesse compiuto venti anni di servizio effettivo. In sostanza i cappellani militari costano allo Stato italiano 17milioni di euro l’anno e inoltre, hanno accesso alla pensione a 62 anni con l’assegno pensionistico dovuto ai militari di alto rango. Tentativi di abrogazione Nel marzo del 2007, con il disegno di legge numero 1396, i senatoriSilvestri, Donati, Palermi e Ripamonti hanno tentato di abrogare la legge del 1961: La legge 1º giugno 1961, n. 512, viene abrogata, prevedendo norme di salvaguardia per gli ecclesiastici già nominati secondo le norme in vigore. L’articolo 2 è una delega al Governo al fine di regolare, in tempi certi, attraverso norme transitorie i rapporti giuridici, i trattamenti economici e previdenziali del personale dell’ordinariato militare, garantendone i diritti quesiti e le forme di protezione previste dall’ordinamento italiano, utilizzando a tali fini quota parte del Fondo per il sostentamento del clero. Le risorse rese disponibili dall’abrogazione della legge n. 512 del 1961 andranno finalizzate ad iniziative in favore della pace e al sostegno delle associazioni onlus che operano nel campo della pace e della lotta alla povertà nel mondo, attraverso l’emanazione di atti amministrativi che entreranno in vigore se approvati con il parere favorevole dei due terzi dei componenti delle Commissioni parlamentari competenti. INTERNI Renzi DA LSBLOG Claudio Romiti Nel luccicante libro dei sogni di Matteo Renzi, in cui predomina l’illusione di accontentare ogni tendenza presente nella società italiana, vi è da tempo un elemento interessante, ribadito assai recentemente dal sindaco di Firenze. Si tratta, in ordine di grandezza, della questione più rilevante all’interno del nostro colossale bilancio pubblico: la sostenibilità del sistema previdenziale pubblico. E su questo piano, occorre riconoscerlo, il rottamatore ha preso una posizione decisamente impopolare che in primo luogo lo porta a scontrarsi con le componenti più retrograde della sua area politica, Cgil e Fiom in testa. E sebbene Renzi focalizzi la sua attenzione sui trattamenti pensionistici più elevati, puntando il dito sui vitalizi privi di completa copertura in termini di versamenti - basati questi ultimi sul modello cosiddetto a ripartizione - nondimeno in Italia è noto che chi tocca i fili della previdenza pubblica rischia di morire politicamente folgorato. Ma allora, perché lo fa? Perché questo giovanotto, la cui corsa verso la tanto agognata stanza dei bottoni sembra inarrestabile, osa in un momento di grave crisi economica mettere in discussione il cardine fondamentale dell’italico welfare all’amatriciana, quando buona parte del suo bacino di consenso chiede ulteriore protezione sociale? La spiegazione potrebbe essere abbastanza semplice. Convinto di raggiungere la guida dal Paese, dopo aver sbaragliato la concorrenza interna al suo partito, Matteo Renzi deve aver compreso che senza provvedimenti di ampio respiro sul piano strutturale - niente a che vedere con in pannicelli caldi dell’attuale governo delle larghe intese - non si va molto lontano. Forse aiutato in questo dal suo consigliere economico Yoram Gutgeld, il quale non sembra uno sprovveduto, egli si sarà probabilmente reso conto che senza una risolutiva riforma di un sistema previdenziale insostenibile non si va da nessuna parte. Tanto è vero che proprio in questi giorni risuona sinistro l’allarme lanciato dal presidente dell’Inps Mastrapasqua circa la tenuta finanziaria del colossale ente pubblico. Ed è quindi probabile che lo scaltro politico fiorentino, avendo fiutato la vera situazione del disastrato bilancio pubblico, stia cominciando a mettere le mani avanti, onde non trovarsi un domani ad operare i sempre più necessari tagli draconiani senza alcun preavviso. D’altro canto, se consideriamo che la spesa previdenziale è circa un terzo di quella complessiva dello Stato, gravando in modo insopportabile sui settori produttivi, è ovvio che l’unico modo per renderla sostenibile passa necessariamente per una sua decisa riduzione, data per scontata l’impossibilità di continuare a tenere i conti in ordine attraverso ulteriori aumenti di una contribuzione obbligatoria a dir poco feroce. Il problema è che tra il dire e il fare, come è noto, c’è di mezzo il mare. Un mare di privilegi acquisiti, eufemisticamente definiti diritti, che il sistema politico nel suo complesso ha utilizzato per gestire il consenso. E niente di più della nostra pubblica previdenza si presta per confermare il motto di George Bernard Shaw secondo cui “un governo che ruba a Peter per dare a Paul può sempre contare sull’appoggio di questultimo”. Ebbene, una volta raggiunta la poltrona decisiva, Renzi avrà il coraggio politico di sfidare questa legge non scritta che ha condotto l’Italia a spendere in pensioni come nessun altro Paese avanzato? Staremo a vedere. LOpinione I sondaggi politici realizzati dall’istituto IPSOS di Nando Pagnoncelli per la trasmissione televisiva di Rai 3, Ballarò, mostrano un risultato sorprendente .Per la prima volta dopo mesi infatti, il centrodestra, grazie alla somma delle preferenze ottenute da Forza Italia e Nuovo centrodestra , arriva al 35% superando di mezzo punto percentuale il centrosinistra. Renzi e Letta sono avvertiti. Il PD non deve rifare lo stesso errore di febbraio quando, adagiandosi sulla convinzione di una vittoria ormai sicura, ha lasciato che il PDL recuperasse voti su voti, ritrovandosi con una vittoria mutilata che ha danneggiato non solo il partito, ma in primis il Paese, catapultato in una situazione di ingovernabilità che gli ha fatto rischiare il tracollo. Ma vediamo quali sono stati i risultati delle indagini realizzate da IPSOS. Partiti Al primo posto troviamo ancora il PD con il 30,8% dei voti, seguito però stavolta dal Movimento 5 Stelle che, approfittando della scissione del centrodestra, si piazza sul secondo gradino del podio con il 20,8 delle preferenze. Terzo e quarto posto sono occupati rispettivamente da Forza Italia con il 20,7% e dal Nuovo Centrodestra con il 7,8%. Ecco il grafico completo dei sondaggi. Coalizioni Ma la vera sorpresa si ha sommando i voti dei vari partiti. Il Centrodestra supera di nuovo e dopo parecchi mesi i rivali, accaparandosi il 35,0% delle preferenze degli intervistati. Il Centrosinistra si ferma al 34,4%, mentre il Centro raggiunge solo il 6,0%. ECONOMIA DA LSBLOG Angelo Panebianco-Corriere della Sera - La bocciatura, che però il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni nega essere tale, della nostra legge di Stabilità da parte della Commissione europea, è il segnale del cul de sac in cui ci troviamo, l’indice di un circolo vizioso che da molto tempo caratterizza il rapporto fra Italia e Europa: non siamo ritenuti affidabili, credibili, il che ci rende deboli nelle negoziazioni, ci toglie la forza che sarebbe indispensabile per strappare condizioni a noi più favorevoli. Gettare la croce sul governo in carica è, per molti versi, ingiusto (anche se, in democrazia, è inevitabile: con chi altri prendersela?). Il governo è bloccato o procede a stento perché subisce un quotidiano bombardamento come effetto delle lotte per il potere che scuotono la sua divisissima maggioranza parlamentare. A dimostrazione del fatto che le Grandi Coalizioni possono funzionare relativamente bene solo se i partiti che le compongono sono organizzazioni coese, saldamente controllate dai loro leader. L’opposto di ciò che accade in Italia. Si aggiunga il vincolo che pesa su tutti i governi italiani: le nostre istituzioni premiano i poteri di veto, non il potere di decisione. Da qui la tradizionale politica degli annunci: «Faremo questo, faremo quello». Poiché, in realtà, si può fare poco, poiché c’è sempre qualcuno che può porre veti (si veda cosa è successo appena il governo ha cercato di mettere mano ai conti della Sanità), i governi, anziché fare, devono limitarsi a promettere che faranno. Privatizzazioni? Spending review con quel che segue in termini di razionalizzazione della spesa? Riduzione delle tasse? Non ci crediamo noi. Perché dovrebbero crederci gli altri? O si consideri il caso di Matteo Renzi, l’astro nascente. Se non gli gettano la proporzionale fra i piedi forse vincerà le prossime elezioni. Magari riuscirà anche a stravincerle. E si troverà a seguire le orme di Berlusconi: grandi maggioranze, scarsi risultati. Il nostro sistema politico-istituzionale è costruito per premiare la conservazione, non l’innovazione. Come ha scritto Adriano Sofri (sul “Foglio” del 16 novembre): chi parla di «Costituzione più bella del mondo» ne ha mai lette almeno due? Il che ci porta al nostro rapporto con l’Europa. Romano Prodi ha lanciato una idea (“Il Messaggero” , 2 novembre) molto discussa. L’Europa, e l’Italia più di altri, hanno bisogno di politiche pro crescita. Ma la Germania - osserva Prodi - è irremovibile. Occorre un cambiamento nei rapporti di forza. Occorre una alleanza strategica fra Francia, Italia e Spagna che negozi con la Germania una rimodulazione della politica europea. Prodi ha ragione. Sulla carta, non c’è altra strada. Ma gli ostacoli sono formidabili. Dovuti alle condizioni di Francia e Italia. In Francia, un presidente ormai debolissimo, ai minimi storici di popolarità, difficilmente potrebbe trovare l’energia per dichiarare ufficialmente chiusa la stagione delle finzioni e delle illusioni: l’illusione, soprattutto, di potere ricostituire un giorno quell’asse franco-tedesco che, per decenni, diede alla Francia il ruolo di co-gestore della politica europea. Occorrerebbe un presidente assai più forte di Hollande per un così marcato cambio di strategia. E ci sono poi le strutturali debolezze dell’Italia di cui si è detto. La cattiva notizia è che abbiamo necessità di costruire nuove alleanze in Europa ma non ne abbiamo la forza. La buona notizia, se così si può dire, è che, per lo meno, la storia è sempre imprevedibile, e magari ci sbagliamo. 33 milioni di italiani si apprestano a ricevere la tredicesima. Ma, secondo la CGIA, molti di loro, potrebbero rimanere senza nulla in mano Secondo un comunicato diramato oggi dalla CGIA di Mestre pensionati , ma soprattutto lavoratori dipendenti quest’anno rischiano di non ricevere la tanto attesa tredicesima a causa delle numerose scadenze fiscaliconcentrate nel mese di dicembre. I datori di lavoro potrebbero infatti decidere di dare priorità al saldo dei loro oneri fiscali, posticipando il versamento della tredicesima. Tredicesima 2013 In base ai calcoli della CGIA di Mestre quest’anno saranno poco più di33 milioni i cittadini italiani che percepiranno la tredicesima, per importo totale di 37 miliardi di euro. L’ammontare rimarrà praticamente invariato rispetto al 2012: Un operaio specializzato con un reddito lordo annuo di poco superiore ai 21.000 euro (pari ad uno stipendio mensile di 1.255 euro) riceverà una tredicesima più “pesante” di appena un euro rispetto a quella dell’anno scorso. Un impiegato con un reddito lordo annuo di oltre 25.600 euro (pari ad una busta paga netta di 1.419 euro) avrà 2 euro in più nella tredicesima di quest’anno. Infine, un capo ufficio con un reddito lordo annuo di quasi 50.000 euro (che corrisponde ad uno stipendio mensile netto di 2.545 euro) non beneficerà di alcun aumento. Questa dunque la situazione che dipendenti e pensionati si troveranno ad affrontare sotto Natale, che, come sottolinea l’associazione: potrebbe essere anche quest’anno all’insegna del rigore. I motivi per cui si è arrivati a questo punto sono chiari: nel corso dei primi 9 mesi del 2013 inflazione e adeguamenti contributivi sono cresciuti di pari passo, 1,4% per la prima, 1,3% per i secondi. Questa situazione determina quindi il fatto che il potere d’acquisto dei cittadini rimanga “pressoché invariato”. La tredicesima e le Regioni Stando alle stime della CGIA sarà la Lombardia la Regione in cui si concentrerà il numero più alto di lavoratori e pensionati che percepiranno la tredicesima. Saranno in tutto 6 milioni i percettori. Al secondo posto si situa il Lazio, con 3 milioni di persone che riceveranno la tredicesima mensilità, seguito dal Veneto con 2 milioni e 900 mila destinatari. Tredicesima a rischio Ma il rapporto della CGIA di Mestre non si ferma qui. Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Confederazione Generale Italiana Artigianato,molti lavoratori dipendenti rischiano quest’anno di non percepire alcuna tredicesima. La causa? Troppe tasse da pagare per le imprese italiane che, non a caso, si trovano in vetta alla classifica europea in quanto a carico fiscale complessivo: “Non siamo in grado di dimensionare l’entità del fenomeno. Tuttavia, abbiamo la percezione che molti imprenditori potrebbero trovarsi in difficoltà nel pagare le tredicesime. Da sempre il mese di dicembre presenta una elevata concentrazione di scadenze fiscali e contributive. Detto ciò, è possibile, considerata la scarsa liquidità a disposizione, che molti decidano di onorare gli impegni con il fisco e di posticipare il pagamento della tredicesima, o di una parte di essa, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti”. il commissario per la revisione della spesa pubblica,Carlo Cottarelli hal’arduo compito di dare un taglio netto alla spesa dello Stato italiano: nel 2013 la macchina statale è costata 807 miliardi, l’anno prossimo il conto salirà a 812, nel 2017 a 854. Una situazione che ha certamente bisogno di una sforbiciata decisa, pena il taglio agli sconti fiscali delle famiglie. Le pensioni e la sanità assorbono rispettivamente 255 e 111 miliardi, ma la spesa davvero pesante è quella che serve per tenere in moto la gigantesca macchina statale. Si stima che solo il dimezzamento delle province, non la completa abolizione, farebbe risparmiare quasi 500 milioni di euro l’anno. Il nuovo commissario Cottarelli Dopo l’insediamento al Mef, Cottarelli ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Saccomanni e il Ragioniere generale dello Stato, Franco. Il nuovo commissario per la revisione della spesa pubblica deve redigereentro il 13 novembre il piano operativo e stabilire gli obiettivi da raggiungere nei suoi tre anni di mandato. In questi giorni provvederà anche alla costituzione dell’organico dell’ufficio composto da personale in servizio presso la pubblica amministrazione. Cosa si può tagliare Come primo atto da nuovo commissario Cottarelli ha voluto incontrare, non il suo predecessore Enrico Bondi, ma Giarda, l’ex ministro dei rapporti con il Parlamento. Motivo di tale scelta solo le 295 pagine che Giarda ha depositato a marzo, poco prima di lasciare Palazzo Chigi, uno studio sui possibili tagli alla spesa. Nella mappa degli sprechi redatta da Giarda il primo capitolo è dedicato a Carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia e Capitaneria di porto. Analizzando il flusso di spese dell’arma, Giarda ha concluso che queste sono molto più elevate in regioni di piccole dimensioni, anche a parità di condizione. E’ vero che si tratta di un servizio fondamentale che lo Stato deve garantire al cittadino, ma secondo la studio di Giarda, riorganizzando il sistema dei finanziamenti alle forze dell’ordine, il servizio sarebbe comunque garantito, ma con spesa inferiori. Questo è soltanto uno dei tanti esempi che si potrebbe portare a dimostrazione di come un taglio intelligente alla spesa, anzi agli sprechi, non inficerebbe in alcun modo i servizi garantiti ai cittadini, ma farebbe risparmiare risorse preziose allo Stato. Secondo Giarda nella spesa dello Stato italiano ci sono almeno cento miliardi potenzialmente aggredibili. Pensione anticipata e Legge 104, un binomio messo in discussione dalla Riforma Fornero, ma l’emendamento presentato per correggerla è stato bocciato dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati. La pensione anticipata, per chi usufruisce dei permessi legati allaLegge 104, dovrebbe essere salvaguardata da qualsivoglia rischio di penalizzazione: uno Stato autenticamente etico dovrebbe infatti porsi l’imperativo categorico di tutelare chi, nel corso della propria carriera lavorativa, ha dovuto anche farsi carico dell’assistenza a un parente disabile. Purtroppo, al momento, le cose nel nostro Paese non stanno così. Ma facciamo un piccolo passo indietro per capire di che cosa stiamo parlando. Che cos’è la pensione anticipata La pensione anticipata è stata introdotta nel 2012 dalla Riforma Fornero. Pensata per tutelare chi ha iniziato a lavorare in giovanissima età, è legata all’anzianità contributiva e non a quella anagrafica. Tuttavia, chi la richiede prima di aver compiuto il sessantaduesimo anno d’età, subisce una decurtazione pari all’1% per i primi due anni di anticipo e al 2% per ogni anno successivo rispetto ai primi 2. Penalizzato chi assiste i parenti disabili La legge ha però stabilito un parametro: le penalizzazioni non hanno luogo se l’anzianità contributiva deriva esclusivamente da: Prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria. Un elenco che esclude, di fatto, tutti i permessi e congedi di cui i lavoratori con familiari gravemente disabili possono godere per prestare loro la dovuta assistenza. Oggi abbiamo deciso di tornare nuovamente sull’argomento, dopo l’articolo dello scorso 9 ottobre dal titolo “Riforma Fornero: assisti un parente disabile? Andrai in pensione più tardi”, per darvi conto dei lavori parlamentari in merito alla delicata questione. In riferimento alla proposta emendativa presentata, che si proponeva di equiparare i congedi per legge 104 a giornate effettive di lavoro, l’altroieri la Commissione Bilancio della Camera ha stabilito che: L’articolo 4-ter, come modificato dalle Commissioni di merito, debba essere soppresso nella parte in cui include tra i periodi di servizio effettivo, ai fini dell’erogazione dei trattamenti pensionistici anticipati, anche i congedi parentali di maternità e paternità, nonché quelli concessi ai sensi della legge n. 104 del 1992, in quanto suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri – presumibilmente di sensibile entità – privi di quantificazione e copertura finanziaria Successivamente, la Commissione ha eliminato il riferimento ai congedi di maternità e paternità, lasciando però in sospeso la questione legata ai congedi e permessi previsti legge 104. Una sostanziale bocciatura, quindi, che sembra aver visto in perfetta armonia Angelo Rughetti, relatore del provvedimento in esame eparlamentare del Partito Democratico, e il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze Alberto Giorgetti, deputato del Popolo della Libertà. Un epilogo che amareggia, anche se forse non sorprende: già due giorni fa Pietro Vittorio Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish) aveva preconizzato l’accaduto, dichiarando: Se confermata, la bocciatura di quell’emendamento sarebbe un fatto ulteriormente grave, un gesto di spregio che disconosce la valenza e la sostanza del lavoro di cura di cui moltissimi lavoratori, soprattutto donne, si fanno carico tutti i giorni, soprattutto per l’assenza e la carenza di servizi pubblici adeguati. L’obiettivo della legge di stabilità di quest’anno è la riduzione di 10 miliardi di spesa, pena il taglio degli sconti fiscali alle famiglie. Si, perchè nelle legge di stabilità ci sono delle clausole che, in caso di mancanza di risorse o di tagli previsti, prevedono che si prendano i soldi da qualche altra parte. Quindi nel caso in cui Cottarelli non riesca nell’intento di recuperare i soldi stabiliti, a pagarne le spese saranno le famiglie che vedranno ridursi gli sgravi fiscali. L’obiettivo della spending review del nuovo commissario sarà reso noto nel documento programmatico del 13 novembre, ma probabilmente si tratterà di circa 10 miliardi di tagli. Per raggiungere il suo obiettivo ha un incarico di 3 anni con uno stipendio di 294 mila euro lordi annui. Bolletta dell’acqua in base al reddito? Sì, ma non solo: ecco tutte le misure previste dal disegno di legge sullambiente collegato alla Legge di Stabilità. Tariffa sociale per l’acqua, niente distacco per i morosi e un Fondo di garanzia per gli investimenti nelle infrastrutture idriche. Queste, in breve, le misure in materia di acqua contenute nel disegno di legge collegato alla Legge di Stabilità, varato lo scorso 15 novembre dal Consiglio dei Ministri, che sembra confermare una certa vocazione per la green economy da parte del Governo Letta. Il referendum sull’acqua 2011 Con sorpresa di molti, infatti, si è finalmente giunti a una qualche forma di adeguamento normativo in seguito al referendum sull’acqua che si tenne nel nostro Paese durante il 2011, il quale (tra i vari quesiti finiti ormai nel dimenticatoio) chiedeva proprio di esprimersi sulla privatizzazione degli enti che gestiscono la rete e la distribuzione dell’acqua in Italia. Ma, in particolare (e forse inaspettatamente), il nodo gordiano referendario si rivelò alla fine essere l’abolizione dalla cosiddetta “remunerazione del capitale investito dal gestore”, prevista – prima della consultazione referendaria - fino a un massimo del 7%. Fu infatti quello il quesito che riuscì, suo malgrado, a sancire la fine degli investimenti privati nella gestione delle risorse idriche. Il Fondo di garanzia per gli investimenti nelle infrastrutture idriche Il ddl collegato alla Legge di Stabilità giunge quindi con l’ambizioso obiettivo di recepire il messaggio politico del referendum sulla natura pubblica dell’acqua in Italia, ma anche di correggerne eventuali effetti distorsivi. E proprio da questo punto di vista si segnala la costituzione, a partire dal 2014, di un apposito Fondo di garanzia per garantire adeguati interventi alle infrastrutture idriche. Questo è infatti quanto previsto dall’articolo 25, che prevede di alimentare il suddetto fondo con una specifica componente della rinnovata tariffa per l’acqua, allo scopo di intervenire anche sulle reti di fognatura e depurazione. Acqua per tutti gli utenti a basso reddito Ma, ovviamente, la disposizione che ha avuto maggiore riscontro mediatico è stata quella sulla tariffa a condizioni agevolate per garantire l’accesso universale all’acqua per tutti gli utenti domestici a basso reddito. Infatti, l’obiettivo di quella che si configura come una vera e propria “tariffa sociale” (così come l’ha definita il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando) è quello di assicurare ad ogni individuo l’accesso all’acqua necessaria per soddisfare tutti i suoi bisogni fondamentali. Stop al distacco per i morosi Sulla stessa linea, troviamo inoltre l’intervento in merito al possibiledistacco dell’acqua per morosità, regolamentato dall’articolo 27 del disegno di legge. Stando anche alle parole del ministro Orlando, vista la peculiarità del bene acqua, non si potrà più lasciare all’azienda idrica la facoltà di decidere in piena autonomia del distacco dell’acqua. Un provvedimento sicuramente meritorio, atto ad assicurare un livello minimo di fornitura di acqua anche agli utenti morosi, che suscita però qualche perplessità per la concreta possibilità di imbattersi nei soliti furbetti, che finirebbero con l’accollare i costi della loro fornitura idrica ai cittadini onesti. ORO-Loro è lunica moneta, tutto il resto è credito diceva Jp Morgan. Aveva ragione? La pensano in modo diverso Occidente e Oriente che stanno sposando due strategie contrapposte sulloro. Come dimostrano gli ultimi dati sulla domanda globale elaborati dal World Gold Council (Wgc). La domanda globale di oro nel terzo trimestre ha accusato una contrazione del 21% tendenziale a 868,5 tonnellate a causa, soprattutto, delle massicce vendite effettuate dagli investitori occidentali che hanno sovrastato la pur robusta domanda arrivata per il metallo fisico dallAsia. Quindi lOccidente vende e lOriente (soprattutto la Cina) compra.Ma come mai? «Il dollaro come valuta di riserva sta vivendo giorni difficili sia per problemi interni (debito in crescita costante, politiche monetarie da anni stupefacenti, differenze sociali in crescita che prima o poi dovranno essere affrontate seriamente) sia esterni (ruolo di poliziotto del mondo ormai messo in dubbio soprattutto dopoil mancato intervento in Siria rischiando di minare lequilibrio Usa-Arabia Saudita e dei cosiddetti petrodollari, il caso datagage). Quindi possiamo capire perché alcuni vedono loro come lantidollaro, che prima è stato indebolito ed infine destituito dal suo ruolo naturale attraverso le cosiddette gold wars (creazione della Fed 100 anni fa, passaggio al gold exchange standard ed infine interruzione dellultimo legame con Nixon che sospende la convertibilità del dollaro in oro nel 1971) ma che oggi i cosiddetti riemergenti capeggiati da Russia e Cina vogliono riportare sul legittimo trono con linevitabile caduta dellimpostore-dollaro», spiega Gabriele Roghi, strategist di Invest banca. di Vito Lops - Il Sole 24 Ore - leggi su 24o.it/12SetHNella notte di Ferragosto del 1971 lallora presidente degli Usa Richard Nixon decise unilaterlamente la fine della convertibilità del dollaro in oro secondo quando stabilito nel 1944 a Bretton Woods per dare un nuovo ordine mondiale dopo la Seconda grande guerra. Da più di quarantanni quindi il mondo si è sganciato dalloro e la moneta ha assunto un valore fiduciario (100 dollari non convertibili in oro valgono 100 dollari solo in base alla fiducia intrinseca che viene data dal possessore al governo Usa piuttosto che a un valore intrinseco decisamente più basso, equivalente al pezzo di carta e ai costi di stampa). Loro è stato messo da parte, quindi. Ma come si spiega allora quello che sta accadendo in Oriente dove i cosiddetti Paesi Riemergenti, ovvero Cina e Russia, non hanno affatto mollato la presa sul metallo giallo? Nei giorni scorsi la Cina ha superato lIndia nella classifica dei primi importatori mondiali di oro. Le evidenze indicano che - per il tramite del metallo giallo - si sta giocando una nuova guerra valutaria e geopolitica per determinare nuovi equilibri di potere nei prossimi anni. CLICCA PER CONDIVIDERE ©RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi e scrivi COMMENTA LA NOTIZIA TAG: Cina, Richard Nixon, Paesi Riemergenti ANNUNCI GOOGLE Compro oro Roma Oggi per il tuo oro ti garantiamo la migliore offerta sul mercato comproorodiroma.it Finisci il Tuo Preventivo Trova lAssicurazione Auto Migliore Risparmia Subito fino a 500€! Supermoney.eu/Assicurazioni-Auto Prezzo oro usato grammo Scoprile su Anygator. Leggi, Commenta e Condividi! anygator Tutti i commenti Scelti per voi Preferiti Commenti (2) L’oro è una materia prima come le altre e neppure la più preziosa. Come materia prima potrebbe essere una ricchezza per i paesi produttori se la produzione, come nella maggior parte dei casi di tutte le materie prime, non fosse nelle mani di imprese internazionali che alimentano un mondo di mazzette, imbrogli, omicidi, violenze e disastri ambientali sulle spalle delle popolazioni. Mi chiedo come mai dopo infinite denuncie e processi, queste imprese scorazzino liberamente armate in tutto il mondo. Il valore dell’oro, come materia prima, potrebbe subire un forte contraccolpo in due casi: la scoperta di un materiale alternativo per uso industriale, la scoperta di nuovi giacimenti (solo negli oceani si stimano 10 miliardi di ton d’oro). Cina, sempre Cina! E’ semplicemente attenta al futuro! La Cina sta aumentando le riserve di tutto, in quanto come primario importatore potrebbe essere ricattabile in futuro e mettere in crisi il suo sviluppo. enricomagni47 di Vito Lops - Il Sole 24 Ore - leggi su 24o.it/6pNwY CHIESA Da LSBLOG Marco F. Cavallotti «Molte cose di Francesco sono fresche, sorprendenti, e promanano un carisma militante (trattandosi di un gesuita: militare) che investe e sprona un combattente dello spirito, quindi della cultura e della ragione come frontiere proprie anche agli uomini di fede. Ma l’omelia di ieri in Santa Marta è un veemente e audace sommario di ricomposizione e di canto dell’identità cattolica nel mondo contemporaneo. Sì, certo, i tradizionalisti spesso si comportano da imbalsamatori, e il Papa vuole una chiesa viva, una tradizione vivente.» Così Ferrara su “Il Foglio” di oggi. Penso che alludesse senza nominarla, forse per pudore, alla confezione farmaceutica di “Misericordina” distribuita ai fedeli domenica in piazza San Pietro, durante lAngelus. Chi ha seguito con la debita attenzione le ultime esternazioni di papa Francesco può forse dire di aver compreso finalmente la sostanza “nuova” del messaggio del nuovo Pontefice? La domanda, a questo punto, mi par legittima, visto anche che le esternazioni del Pontefice da quella finestra dei palazzi apostolici sembrano richiedere commenti e interpretazioni interminabili per rendercele davvero comprensibili e accettabili. E so dicendo questo di dispiacere a molti lettori cattolici. Dimenticare che “nuova dottrina” e dignità del ruolo e della tradizione non possono essere disgiunte costituisce, a mio modesto avviso, un errore grave. E se diamo atto volentieri alla Chiesa di Roma del fatto che in fondo i cattolici europei credenti e praticanti si stanno percentualmente sempre più riducendo rispetto a quelli che vivono in altre parti del mondo – regioni spesso non caratterizzate dalle grandi e altissime esperienze culturali e spirituali del nostro continente –, per cui i linguaggi e i simboli debbono adeguarsi, questo messaggio sul portentoso “specifico”, la “Misericordina”, mi pare comunque poco comprensibile e non privo di gravi conseguenze per noi e per lEuropa. Quasi che bruciare in un gran rogo la storia – la nostra storia, la storia di tutti noi, con le sue grandezze, le sue nefandezze, le sue grandi profondità – sia poca cosa rispetto alla missione pastorale, e quasi che questultima sia separabile e distinguibile, appunto, dalla grande storia del Vecchio Continente e della Chiesa cattolica. In fondo, se con lintenzione di attirare meglio e in numero più alto i fedeli doggi un monsignore decidesse di abbattere e ricostruire un nuovo e rutilante San Pietro in Roma, un postmoderno SantAmbrogio a Milano, o qualunque altro insigne monumento che attesta il nesso strettissimo che è sempre esistito in Europa fra cultura e religione, il mondo civile insorgerebbe. Un po come è successo in Romania dopo la caduta del regime ceausista, dove molte chiese antiche vennero fatte abbattere dai pope galvanizzati per la libertà riconquistata, per far spazio, spesso sullo stesso sedime, ad una chiesa più “moderna” e “allettante”: tutto il mondo colto si ribellò, e se ben ricordo intervenne la stessa Unesco. In un momento in cui le sciocchezze che vengono esternate dai politici, le manifestazioni di irresponsabilità, le impermeabili chiusure in caste dei privilegiati stanno contribuendo a sfasciare la società alla quale siamo stati abituati per decenni, non credo che la riduzione in pillole – è il caso di dirlo – della dottrina petrina possa davvero costituire un grande aiuto, un segnale controcorrente, o uno strumento di “riconquista”. Il magistero romano si è sempre basato, per due millenni, su una dignità e su un prestigio culturale che poco si presta a idee corrive, semplificanti e “militari” – dove laggettivo, nel contesto di Ferrara, mi pare quasi equivalere a “rozzo”. Del resto, come amano ricordarci proprio i cattolici europei, la cultura cristiana, le conquiste cristiane costituiscono un patrimonio irrinunciabile e fondante di tutti noi, credenti e non credenti: si tratta di un enorme bene culturale collettivo che ha impegnato molte delle menti più alte del nostro mondo negli ultimi venti secoli, che dovrebbe stare a cuore a tutti, e la cui dignità e complessità – come complessa è ogni cultura seria – deve essere difesa da tutti noi. ESTERI Il ministro agli Esteri Emma Bonino ha lanciato l’allarme contro la possibile infiltrazione di elementi jihadisti o membri di al Qaeda tra gli immigrati irregolari che giungono in Italia attraverso il Mediterraneo. “Ci sono elementi, sospetti che tra i vari disperati ci siano anche elementi provenienti da gruppi jihadisti, qaedisti,” ha detto il ministro in una conferenza stampa a Bruxelles. Il ministro non ha parlato di rischio di terrorismo, ma ha inquadrato la questione come “una minaccia alla sicurezza” aggiungendo che le autorita’ sono a disposizione di “spezzoni di informazioni che cominciano a diventare consistenti”. Bonino faceva riferimento in particolare alle imbarcazioni irregolari provenienti dalla Libia.Inoltre il ministro ha sottolineato che nel Mediterraneo ci sono vari traffici illegali che “vanno dalla droga alle armi”. Quanto al traffico di droga, il ministro ha fatto riferimento soprattutto alla “droga in arrivo dall’America Latina che sbarca nel Golfo di Guinea e trova questo canale aperto,” in riferimento alla Libia e al Mediterraneo. Il ministro ha sottolineato di aver posto ai ministri degli Esteri e della Difesa Ue la questione che “tra i vari fuggiaschi non ci sono solo donne e bambini, ma anche segnali evidenti di persone provenienti da gruppi vari, da Siria e compagni, che vedono l’Italia come un paese di transito per andare altrove. Bonino ha aggiunto che “questo e’ un campanello ampiamente recepito e di i cui altri paesi avevano fatto segnale”. GB di marco niada il sole 24 ore-La povertà moderna non si manifesta platealmente come in passato, come ancora a 30 anni fa. Gli stracci non esistono più, la gente calza scarpe e indossa vestiti decenti, spesso firmati , e mangia tre volte al giorno a casa, oltre ad andare al ristorante. Il welfare provvede a un tetto. E tutti si tolgono sfizi di ogni genere. La spiegazione di tutto questo apparente benessere, specie in Gran Bretagna, è che la gente salva le apparenze perchè è indebitata. Molto indebitata. Un recente studio del Centre for Social Justice, think tank peraltro di ispirazione conservatrice, ha appena reso noto una stima secondo cui il debito della fascia del 10% più povero della popolazione è raddoppiato negli ultimi dieci anni a 55mila sterline (66mila euro), pari a 4 volte il reddito disponibile delle famiglie. Ogni famiglia insomma deve spendere circa metà del proprio reddito mensile per ripagare i debiti. Il fatto che gli inglesi non siano un popolo di risparmiatori è arcinoto; recentemente leggevo un passo del bel libro La Londra degli Italiani (edito da Aliberti) di Alessandro Forte da cui emerge come già a metà Ottocento con un misto di invidia e curiosità gli inglesi osservavano gli italiani immigrati a Londra lavorare notte e giorno e risparmiare come formichine. Secondo lo studio del CSJ, lindebitamento estremo non è peraltro un problema di mentalità (secondo me lo è, ed è ormai unabitudine più che centenaria). Deriva piuttosto dal fatto che i poveri non riescono più a recuperare dato che anni di prestiti accumulati, uniti al crescente costo della vita e a salari reali decrescenti li hanno stretti in una morsa, una trappola di indebitamento da cui difficilmente potrannno uscire con le loro forze. E una situazione drammatica, psicologicamente insostenibile di cui si parla sempre troppo poco. Oggi ascoltavo ala Radio alcune interviste a persone che si sono indebitate e che ammettevano di sapere che prima o poi sarebbe finita male ma il fatto è che è un po come un gioco dazzardo, dato che si rimanda la resa dei conti. Si aggiunga peraltro la situazione strutturale di arretratezza di molte famiglie inglesi. Secondo i dati riportati daMyBank , una charity fondata in Gran Bretagna dalla giovane Italiana Lily La Penna per aiutare i giovani inglesi a imparare i rudimenti della finanza e a gestirsi le finanze familiari oltre che aziendali quando decidessero di mettersi in proprio, oltre un quarto della popolazione del Regno Unito non ha risparmi. Il 5% dei giovani crede che non si debbano rimborsare i debiti della carta di credito. I giovani sono peraltro la fascia più vulnerabile dato che ormai la disoccupazione giovanile (16-24 anni) ha raggiunto un quarto dei senza lavoro. Trovo sia una storia tristissima. Un conto infatti è indebitarsi per prendere un rischio imprenditoriale e dare sfogo agli spiriti animali del capitalismo. Un altro è essere indebitato per vivere come un moderno schiavo, senza prospettive di libertà di scelta. In una democrazia di mercato moderna non e accettabile. AFORISMIASSIOMI Ho impiegato molti decenni per imparare ad ascoltare. Credo che verrà il momento in cui sarà molto difficile starmi a sentire.
Posted on: Wed, 20 Nov 2013 16:35:53 +0000

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