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PREGHIAMO PER ANGELA UNA MADRE CORAGGIOSA Bari, il dramma di Angela 26enne incinta: «Muoio ma salvate mia figlia» di CARLO STRAGAPEDE Preferisce non curare il suo tumore al cervello, inoperabile, ma salvare la bambina che porta in grembo. Angela Bianco, 26 anni, di Casal Velino (Salerno), studentessa in Scienze della formazione, non ha dubbi: «Mia figlia deve nascere. Io? Io vengo dopo di lei. Assolutamente». La famigliola è approdata a Bari, nella clinica «La Madonnina», ieri mattina. Il marito, Marco Spinelli, e i genitori di Angela le stanno attorno con tanto affetto e soprattutto rispetto per la scelta coraggiosa. Lunghi capelli neri, il viso della ragazza campana esprime tanta serenità. Infonde serenità ai familiari ma anche a medici e infermieri. Nonostante tutto. Il sole del tramonto filtra dalla finestra al secondo piano della clinica del gruppo Cbh, Reparto Ostetricia. La bambina si chiamerà Francesca Pia. Angela e Marco, devotissimi del Santo di Pietrelcina, lo hanno già deciso. Una speranza di salvare madre e figlia, però, c’è. La spiega il dottor Enrico Restini, il chirurgo oncologo che sta seguendo la paziente a Bari: «Il tumore è inoperabile - conferma lo specialista - e l’unica cura praticabile è la radioterapia. Le tecniche per così dire tradizionali metterebbero in pericolo la salute del feto. A Bari, precisamente alla “Mater Dei”, il nostro gruppo sanitario ha in dotazione il “Cyber Knife”, il coltello cibernetico in grado di bombardare la massa tumorale con la precisione di un terzo di millimetro. Insomma - aggiunge Restini - la tecnica avanzata, della quale disponiamo nell’altra nostra clinica, consentirebbe di colpire solo la massa tumorale e non parti del cervello il cui coinvolgimento potrebbe compromettere la salute del feto». Il chirurgo oncologo ricorre a una metafora: «È come se ho un elicottero il cui pilota può decidere di atterrare non genericamente su Carbonara, ma esattamente nella piazza centrale, anzi esattamente al centro della piazza centrale». Il problema è che per autorizzare l’utilizzo della macchina occorre una firma dell’amministrazione regionale. «Dall’autorizzazione all’impiego della macchina - aggiunge Restini - deriverebbe l’autorizzazione alla spesa, che andrebbe poi in carico alla Regione Campania, dove risiede la paziente». In effetti la spesa complessiva della procedura terapeutica è di circa 8mila e 500 euro. UN’ODISSEA COMINCIATA IL 28 AGOSTO - Racconta il papà di Angela, Lili Bianco, 58 anni, professione conducente di pullman: «La sera del 28 agosto i ragazzi, Angela e Marco, erano a cena a casa mia. Abitiamo nella stessa palazzina. Angela avvertì un dolore tremendo al capo. Con le mani sulla testa, si mise a urlare. Sotto i capelli sentivo io stesso una specie di gonfiore». La corsa dell’ambulanza all’ospedale di Vallo della Lucania. «Ventitre chilometri interminabili - continua il papà della puerpera - e cinque giorni di degenza. Il trasferimento a Roma, all’ospedale Umberto I, altre due settimane, il ritorno a casa. Poi Milano, il San Raffaele, il Niguarda, il Carlo Besta». La diagnosi di tumore al cervello. «Inoperabile », ribadisce Lili Bianco. «MIA FIGLIA DEVE NASCERE. SANA» - Oggi, 18 ottobre, la vita acerba di Francesca Pia nella pancia della mamma ammalata entra nella 20ª settimana. Per la legge, Angela potrebbe ancora decidere di interrompere la gravidanza. «Non c’è verso - scuote la testa il papà, Lili -. Per giorni abbiamo tentato di convincerla. È caduta in depressione solo a sentire l’argomento. Abbiamo rinunciato a persuaderla. Lei vuole salvare la bambina che porta in grembo a costo della sua stessa vita. Ha detto a sua madre: “se io muoio occupati tu della bambina insieme con mio marito Marco”». Dal letto al secondo piano della «Madonnina», Angela guarda con i neri occhi sereni il tappeto di ulivi argentei illuminato dal sole. I dolori da fine settembre sono praticamente passati. «È un miracolo, questo», non hanno dubbi i genitori di Angela. Ma quell’apparecchio non ancora utilizzato potrebbe restituire la speranza alla ragazza campana con il coraggio di una leonessa. Basta forse quella firma. Da “LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO”, 18 ottobre 2013
Posted on: Sun, 20 Oct 2013 17:18:03 +0000

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