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PRESTIAMO UN PICCOLO SPAZIO PER PRESENTARE L’ASSOCIAZIONE DI FEDELI DI DIRITTTO DIOCESANO: COMUNITA’ DEI FRATELLI DI SAN GIOVANNI. Dal 1986 la comunità dei fratelli di san giovanni è un istituto religioso di diritto diocesano dipendente dal Vescovo di Autun (Francia). All’ avvicinarsi del terzo millennio del Cristianesimo, delle nuove comunità cristiane sono nate. Tra queste, la famiglia religiosa dei Fratelli e Sorelle di San Giovanni. “La Comunità San Giovanni vuole essere una comunità di figli del Padre e d’amici di Gesù, riuniti dallo Spirito Santo, per vivere una vita pienamente evangelica alla sequela di Cristo e in comunione intima con Lui: vita d’adorazione e di contemplazione vicino a Maria.” (Regola di Vita) HOME PAGE ITALIA: archives.stjean/IT/Jeu_accueil.php PAGINA DEDICATA PRIORATO FINALE LIGURE: obici.altervista.org/index.php?option=com_content&task=view&id=90&Itemid=37 IMMAGINE: Logo della Comunità TESTO IMMAGINE Perché la Comunità di San Giovanni In occasione dei 30 anni della Famiglia San Giovanni, abbiamo raggruppato qui alcuni stralci di conferenze e omelie del padre Marie –Dominique Philippe che ci illuminano su ciò che Dio aspetta da noi nella Chiesa e nel mondo di oggi. Al seguito di San Giovanni ... Se la Famiglia San Giovanni esiste nella Chiesa, è per essere come San Giovanni all’ascolto dello Spirito Santo, del Paraclito, affinché la parola di Gesù risplenda nei nostri cuori e ci conduca alla verità tutt’intera. E ciò implica da nostra parte che viviamo della paternità di San Giovanni, che ci lasciamo trascinare dalla sua santità. San Giovanni è il nostro padre per la nostra santità. Nella Chiesa, nel rinnovamento della Chiesa è necessario che vi sia questa perspicacia dell’intelligenza, questa purezza del cuore e questa giovinezza che secondo san Tommaso d’Aquino caratterizzano la santità di San Giovanni. Credo che dobbiamo essere molto attenti a questo affinché san Giovanni eserciti veramente la sua paternità su di noi. Se riceviamo questa paternità di San Giovanni e se siamo attenti al fatto che San Tommaso parlando di San Giovanni, è un santo che parla di un altro santo, possiamo dire che la santità di Tommaso d’Aquino è la stessa di quella di Giovanni: perspicacia dell’intelligenza- di cui non si dubita e giovinezza. E’ per questo che Tommaso d’Aquino è molto vicino a noi, malgrado i secoli che ci separano e che non sono nulla. Tommaso mantiene la giovinezza dell’intelligenza e la giovinezza del cuore. E nella Chiesa, la famiglia San Giovanni deve tendere a ciò. Deve tra l’alto tendere a questa perspicacia dell’intelligenza, al dono totale della nostra intelligenza alla Verità divina. … essere degli adoratori in spirito e verità Essere degli adoratori in spirito e verità (Cf. Gv 4, 23), ecco quello che San Giovanni ci mostra come quello che sta alla radice di ogni conversione e di ogni rinnovamento. Il nostro primo dovere è di vivere questa adorazione e a partire da quest’adorazione, una sete di contemplazione in un mondo in cui l’aspetto utilitario è così importante, in cui tutto viene valutato dal punto di vista dell’efficacia e dell’utilità. Il primato della gratuità dell’amore deve essere affermato nell’adorazione ed è l’adorazione che pone nel nostro cuore una sete di contemplazione. In questa sete di adorazione e di contemplazione, in una gratuità d’amore, avremo allora un desiderio intenso di verità, un desiderio intenso di ricevere e di comunicare tutte le luci di Dio, e ameremo sempre di più l’insegnamento del Santo Padre. Dobbiamo avere infatti nei suoi confronti un atteggiamento molto filiale: ricevere il suo insegnamento come quello di un padre e quando facciamo fatica ad intenderlo, chiedere a coloro che ne sono capaci di spiegarcelo ed essere felici di ricevere una luce sovrabbondante per rettificarci ed essere pienamente veri. Dobbiamo adorare Dio con Gesù poiché l’adorazione veritiera del cristiano consiste nell’adorare con Gesù che offre la sua umanità al Padre sulla Croce. Se non adoriamo non siamo più capaci di ricercare la verità. Ci lasciamo portare da tutte le opinioni degli uomini e non arriviamo più a discernere la verità dall’opinione, in modo che cadiamo nelle tenebre dell’inquinamento intellettuale nel quale viviamo Credo che se Dio ha voluto suscitare nella Chiesa la famiglia San Giovanni, è innanzitutto per questo. Ognuno di noi che fa parte di questa famiglia deve non soltanto ricevere la verità, non soltanto adorare, ma diventare per quanto lo possa fonte di luce ed aiutare quelli che sono attorno a lui ad adorare … in una vera ricerca di verità Se Dio nel 1975 ha suscitato la piccola Comunità San Giovanni, è per la ricerca della verità, la ricerca della sapienza. E lì, la Vergine Maria ha un ruolo molto particolare. Lei non è soltanto Sedes Sapientiae ma Mater Sapientiae, Madre della Sapienza. Alla Croce viene data a Giovanni affinché entri in questo mistero della Sapienza. Noi stessi dobbiamo capire che se Dio nella sua Provvidenza ha voluto l’esistenza della nostra Comunità (ha fatto ciò col nostro consenso, con la nostra libertà totalmente donata) e se ha voluto che questa Comunità sia legata con San Giovanni, è perché deve essere legata alla sapienza. Lo sappiamo e desideriamo capirlo sempre meglio e soprattutto viverlo sempre di più. Dobbiamo anche capire sempre di più che nel mondo di oggi Dio ci chiede una testimonianza di povertà. Dobbiamo vivere come dei poveri, come degli operai della sapienza. Se siamo veramente operai della sapienza, operai delle tre sapienze, allora siamo poveri, siamo invitati dalla Sapienza (Cf. Prv 9, 1-6). Si tratta soprattutto della povertà interiore. La povertà interiore deve essere uno degli aspetti più profondi della nostra vita ed occorre addentrarvi molto a fondo. Questa povertà deve essere quanto più grande che di fatto, il Signore ci chiede di coltivare la nostra intelligenza, di diventare per lui il più intelligente possibile, ognuno secondo la sua misura. Non consideriamoci dunque come possedenti la verità! Non vi è nulla di più opposto alla grandezza d’animo. La verità non si possiede ma siamo da essa posseduti. Non dobbiamo, soprattutto nel mondo odierno, pretendere di possedere la verità. Dobbiamo essere la scuola più piccola, la beniamina; mettiamoci alla scuola del nostro padre San Giovanni. La nostra ricerca sia molto umile senza nessun a priori ma con un grande amore e un grande desiderio di verità. Cerchiamo la verità (è il nostro unico titolo di nobiltà) e la amiamo, ma non la possediamo: siamo mendicanti della verità ed operai della verità Uniti alla Vergine Maria nel suo mistero di Compassione La nostra vita è contemplativa: questa è l’intenzione profonda della nostra vita. L’aspetto religioso, l’aspetto monastico è ordinato a questo. La nostra vita è una vita religiosa di tipo monastico ordinata alla contemplazione. Perché? Perché siamo legati a Maria e a San Giovanni e che Maria e San Giovanni sono presenti alla Croce e che vivono il mistero della Croce di maniera contemplativa. E’ la vetta di tutta la vita cristiana; non dobbiamo aver paura di affermarlo, ma dobbiamo affermarlo con grandissima povertà, piccolezza ed umiltà. Tutti noi siamo mancanti riguardo a quello che lo Spirito Santo si aspetta da noi. Se veramente richiede da noi di vivere questa vita contemplativa tale quale Maria l’ha vissuta alla Croce, siamo veramente tutti mancanti! Dobbiamo pero tutti averne un grande desiderio, e tutti noi dobbiamo tendervi. Questo è la Comunità San Giovanni e non altro. Non è il primato dello studio. Noi non siamo una comunità di intellettuali, siamo dei figli di Cristo e vogliamo vivere il mistero della Compassione con Maria. Se amiamo tanto la ricerca della verità, questo è in vista della contemplazione, in vista della conoscenza profonda del Vangelo di Giovanni, per donare tutta la nostra intelligenza al Cristo. Lo scopo pero non è l’intelligenza ma di amare, di contemplare, di essere uniti a Maria nella Compassione e di vivere con lei il suo mistero di Compassione. Questo è il nostro scopo; questo struttura la nostra vita. Ogni cristiano legato a San Giovanni deve sapere che il mistero della Compassione che implica la mediazione di Maria è per lui. Credo che la Famiglia San Giovanni non abbia altra missione che ricordare costantemente l’esigenza del mistero della Croce, nel quale diventiamo figlioli della Santissima Vergine che ci offre a Gesù come i frutti della sua Compassione, come i frutti più intimi del mistero della Croce. Questo è un po’ un segreto di famiglia perché è un segreto tra la madre e il figlio. Occorre andare fin lì per comprendere la grandezza di questo gesto del Padre attraverso Gesù: “Donna ecco il tuo Figlio”,”Ecco la tua Madre” (Cf. Gv 19, 26-27). Questo è stato detto per noi. All’Annunciazione il Padre si rivolse alla sola Maria; nel mistero della maternità divina di Maria alla Croce, lo Spirito Santo si rivolge al cuore di Giovanni e al cuore di tutti coloro che vogliono vivere il più possibile quello che Giovanni ha vissuto e quindi ricevere queste parole di Gesù _”Ecco il tuo Figlio”,”Ecco la tua Madre”_ con il più amore possibile, sapendo che queste parole esprimono il mistero di Maria Mediatrice di tutte le grazie nel modo più forte che ci sia. Queste parole, noi dobbiamo serbarle molto profondamente nel nostro cuore per rimanere in un’unità sempre più grande con la Santissima vergine. Giovanni riceve Maria nel più intimo del suo cuore perché Gesù gli dice: “Ecco la tua Madre” e gliela dona. Questa parola di Gesù realizza nel cuore di Giovanni un legame di filiazione, una relazione filiale d’amore riguardo a Maria. Lì si trova qualcosa del tutto nuovo realizzato da Gesù: egli lega il cuore di Maria e il cuore di Giovanni nell’unità dell’amore. E’ la realizzazione della preghiera di Gesù: “Siano uno come noi, Padre” (Cf. Gv 17, 21). Questa unità che esiste tra il Figlio e il suo Padre deve realizzarsi tra Giovanni e Maria. Questo è il mistero della Chiesa in tutta la sua profondezza, è il cuore della Chiesa, quello che vi è di più intimo nella Chiesa e deve essere il cuore della famiglia San Giovanni. Occorre sempre tornare a questo. E’ lo stesso Gesù che realizza questa unità, non siamo noi _ ne siamo incapaci! E se Gesù realizza questa unità tra il cuore di Maria e il cuore di Giovanni è affinché Giovanni sia più unito al suo proprio cuore e più unito al Padre attraverso la maternità che Maria sta per esercitare su di lui come l’ha esercitata su Gesù. In un altro modo certo, in un modo del tutto diverso affinché la misericordia del Padre possa attraverso Maria esercitarsi in pienezza su Giovanni e che la perspicacia dell’intelligenza di Giovanni possa pienamente esercitarsi riguardo a tutte le parole di Gesù, ricevute da lui come Maria le ha ricevute, con lo stesso amore e la stessa intelligenza. Grazie a Maria, Giovanni entra in una nuova semplicità d’amore riguardo a Gesù ed è per questo che tutte le parole di Gesù sono ricevute nel suo cuore in un modo del tutto nuovo affinché possa pienamente vivere del suo insegnamento e trasmetterlo nel suo Vangelo. Maria gli è affidata per fare di lui un teologo, ma un teologo nel senso mistico, cioè che vive dei segreti del cuore di Gesù, un teologo per chi tutte le parole di Gesù diventano come dei segreti, come una parola vivente. … e in una carità fraterna straripante che sgorga dall’Eucaristia Quello che San Giovanni richiede da noi, il grande segreto di Gesù che vuole mettere nel nostro cuore, viene proclamato nel suo Vangelo _ “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Cf. Gv 13, 34; Gv 15, 12) sviluppato nella sua prima Epistola. Il capitolo15 del Vangelo ci mostra che la fecondità della Chiesa è la carità fraterna che glorifica il Padre e che testimonia dell’assoluto dell’amore. E’ quello che San Giovanni vuole realizzare tra noi: una carità fraterna straripante che sgorga dall’Eucaristia e dal cuore di Maria. Si può vivere della carità fraterna solo se c’è questa doppia alleanza nell’Eucarestia e nel cuore di Maria. E’ questo che il nostro padre San Giovanni si aspetta da noi, lui che visse della carità fraterna nel modo più straordinario che vi sia grazie a Maria e all’Eucarestia. Quello che Maria richiede da noi in primo luogo nell’esercizio della carità fraterna, è che noi comprendiamo il legame della carità fraterna e della contemplazione legata al mistero della Compassione. La nostra contemplazione deve essere portata dal mistero della Compassione di Maria.Questo legame tra la carità fraterna, la contemplazione e il mistero della Compassione deve tradursi concretamente nella nostra vita con un senso molto più acuto della nostra responsabilità riguardo ai nostri fratelli. Perché l’esercizio della carità fraterna è legato al nostro sacerdozio regale, esso stesso legato a quello di Maria nel suo mistero di Compassione, nel suo mistero di maternità verso Giovanni. Il segreto dei segreti è l’Eucaristia e deve permetterci di capire meglio la Parola di Dio. Lì vi è un doppio movimento di sapienza: la parola ci porta all’Eucarestia e l’Eucarestia ci aiuta a comprendere la parola. L’Eucaristia è quello che vi è di ultimo nella nostra vita cristiana, quello che vi è di più prezioso, e Gesù ci chiede di essere i custodi di questo mistero: tutta la nostra vita deve essere donata per l’Eucaristia. Ciò richiede un grande silenzio. L’Eucaristia è il silenzio di Cristo in mezzo a noi, un silenzio d’amore in cui egli si dona nel modo più forte che vi sia. Non si può andare oltre: non è possibile donarsi di più che donarsi come pane, donarsi come vino. E Gesù si dona nel silenzio. Occorre quindi che la nostra vita quando Dio la prende totalmente, fino in fondo, ci porti non solo ad essere parola di Dio ma anche ad essere ostia, ad essere offerto nel silenzio. “Siano uno come noi" Lo Spirito Santo aspetta da noi che grazie a Lui penetriamo di più in questo grande mistero che si trova nel più intimo del cuore di Gesù e che ha espresso con una tale forza nella grande . preghiera del capitolo 17.Questo mistero di unità è si il dono che Gesù ci fa in quanto Figlio prediletto del Padre e in quanto Salvatore. Questa unità alla quale siamo tutti chiamati supera tutto quello che possiamo immaginare o anche concepire, poiché è lo stesso mistero dell’unità del figlio con il Padre, nel Padre, nella gloria del Padre; e questa unità è legata alla vittoria dell’amore. Questa unità alla quale siamo tutti chiamati ha quindi come due dimensioni. Per entrare in questo mistero occorre innanzitutto lasciarci prendere ed attirare dall’amore del Padre per il suo Figlio e per ognuno di noi che siamo per il Padre dei figli, dei figli prediletti. Questa unità deve iscriversi nel più intimo del nostro cuore e dobbiamo averne sete, della sete di Gesù sulla Croce. Tutto il nostro cuore deve essere afferrato da questa attrazione del Padre; dobbiamo lasciarci attirare come Gesù stesso è tutto intero attirato dal Padre, in quanto Figlio prediletto. Questa unità deve radicarsi sempre di più in tutta la nostra vita. Siamo dei figli prediletti dal Padre, e la nostra vocazione nella famiglia San Giovanni ci fa vivere di questa unità e deve farcene vivere sempre di più perché questa preghiera di Gesù che viene custodita come un tesoro nel Vangelo di Giovanni ci è donata E’questo che Dio vuole donarci e che Maria vuole donarci, che san Giovanni nella sua paternità su di noi vuole donarci _ poiché fin che non viviamo questa unità vi è in noi una mancanza terribile: siamo degli orfani, non abbiamo ancora visto il volto del nostro Padre. Però tramite Gesù, il Padre ci viene donato aldilà di ogni sguardo, di ogni volto; egli si dona attraverso il suo Figlio prediletto per esserci totalmente donato: come si dona al Figlio, si dona a noi. Questa esigenza di contemplazione dobbiamo serbarla nel più intimo del nostro cuore supplicando San Giovanni di esercitare su di noi la sua paternità, perché sappiamo che alla Croce visse in un modo così forte la paternità dell’unico Padre. Giovanni nostro padre ci è donato per questo, affinché scopriamo con lui e tramite lui, con Gesù e in lui, il nostro padre che ci ama, e affinché possiamo dire: “Abbá, Padre!” nel più intimo del nostro cuore . Questa è la nostra stabilità ed è il dono che lo Spirito Santo ci fa tramite Maria. Certo lo fa a tutti i cristiani ma occorre che nella Chiesa vi sia una famiglia consacrata a San Giovanni che viva pienamente questo grande segreto del cuore di Maria, questo grande segreto del cuore di Gesù. Quando Gesù dice: “Abbá, Padre!”, è tutta la sua umanità, tutto il suo cuore, tutta la sua intelligenza che sono attirati dal Padre. Questa unità di vita con Gesù e con il Padre deve incarnarsi, prolungarsi, nella carità fraterna: “Siano uno come noi, Padre”. E’ quindi quella stessa unità che noi dobbiamo ritrovare nella nostra vita fraterna; e la nostra vita fraterna, la nostra vita comune esiste per questo affinché il mistero della carità fraterna sia vissuto aldilà delle lotte. Occorre domandare alla Vergine Maria di essere presente perché la carità fraterna è affidata in modo speciale a Maria. E’ per questo che Giovanni che viene donato a Maria e al quale Maria viene affidata è talmente l’apostolo dell’unità e della carità fraterna. E’ nella sua prima Epistola che parla della carità fraterna nel modo più stupendo e più forte come dell’irradiazione, del frutto dell’unità con il Padre. E’ lo stesso Gesù che ci insegna ad amarci fraternamente come lui stesso ci ama, con la stessa qualità, quello stesso sguardo fatto di dolcezza, di tenerezza e di forza _ fino ad essere capaci di donare la nostra vita per i nostri fratelli. Questa esigenza molto forte di carità fraterna, di amicizia divina tra noi, di fiducia totale, è uno dei caratteri molto particolari della nostra vocazione a San Giovanni. Perché il demonio fa di tutto per togliere questa fiducia, dobbiamo chiedere che attraverso l’Eucaristia, sia rinnovata affinché si realizzi l’unità e che ci amiamo veramente dell’amore stesso che abbiamo per il Padre e per Gesù. Nella nostra consacrazione alla Vergine Maria, chiediamo tutti i giorni di poterci amare con questo amore poiché è il desiderio più ardente del cuore di Gesù. Certo il desiderio più ardente di Gesù riguarda il Padre, ma nello stesso ardore vuole questa unità tra noi. Chiediamo alla Vergine Maria di pacificare tutte le immaginazioni che pongono degli ostacoli tra noi mentre quando stiamo da soli con Gesù e con Maria, vogliamo amare i nostri fratelli, donare la nostra vita per ognuno di loro, amarli veramente come Gesù li ama, con la stessa forza e la stessa tenerezza. Nel mondo di oggi, siamo tutti un po’ feriti nella carità fraterna: vi è un tale desiderio di dominare! E quando vogliamo dominare non amiamo più. Per amare, occorre essere servo, occorre essere piccolo e povero; occorre entrare nell’umiltà per amare il suo fratello e vedere in lui qualcosa di più che quello che vi è in noi. Allora lo amiamo e ci rallegriamo se passa davanti a noi perché lo amiamo, perché Gesù lo ama e Gesù lo lascia passare davanti a lui : “Voi farete delle opere più grandi di me” (Cf. Gv 14, 12). Quanto è meraviglioso vedere come Gesù è povero dinnanzi ad ognuno di noi! Forse è quello che vi è di più stupendo: “Dei poveri, ne avrete sempre, ma non sempre avrete me” (Gv 12, 18). Gesù è questo povero che nella carità fraterna ci fa passare davanti a lui per insegnarci a lasciare i nostri fratelli passare davanti a noi, con Maria, per lei e in lei. “Prima la festa della Pasqua, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al suo Padre, Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13, 1). Chiediamo questa grazia gli uni per gli altri, per tutta la famiglia San Giovanni: che siamo tutti legati “fino alla fine”, martiri della carità fraterna al seguito di san Massimiliano Kolbe, capendo che è questa la nostra grazia ultima, quella alla quale tendiamo tutti. FONTE TESTO IMMAGINE: obici.altervista.org/index.php?option=com_content&task=view&id=19&Itemid=37 FONTE IMMAGINE: stjean/37 GRUPPO FACEBOOK CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA: facebook/groups/catechismo.chiesa.cattolica/
Posted on: Wed, 05 Jun 2013 14:55:22 +0000

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