Quando Hitler andò al potere nel gennaio del 1933, chiese al - TopicsExpress



          

Quando Hitler andò al potere nel gennaio del 1933, chiese al Governatore della Reichsbank quanti fondi erano disponibili per creare occupazione, in ottemperanza ai programmi del partito e alle promesse elettorali. Hans Luther (così si chiamava il dirigente dell’epoca), a fronte dei miliardi che il Governo tedesco spendeva in sussidi per tamponare una catastrofe umanitaria che avrebbe visto morire di fame milioni di persone, rispose che poteva offrire 150 milioni di marchi. Hitler lo licenziò e mise al suo posto Hjalmar Schacht (ebreo, successivamente insignito del titolo di “ariano ad honorem”). Schacht, per finanziare la ripresa, cominciò a pagare i lavori pubblici con dei bond garantiti dallo Stato (i certificati Mefo, analoghi ai Bot italiani), che quindi si impegnava a creare moneta a seguito di lavori compiuti, secondo lo schema sotto riportato (tratto dal saggio di Guido Giacomo Preparata: “Hitler’s Money”). Lo schema era abbastanza semplice e otteneva l’effetto di emettere moneta, non per consumi tout-court o per comprare case a debito, ma per nuove realizzazioni. Quindi questo sistema selezionava la finalità dell’emissione, quella produttiva, escludendo quelle consumistiche o speculative. Qualcuno trovò il programma molto keynesiano e quel qualcuno fu John Mainard Keynes,che scrisse nella prefazione all’edizione tedesca della sua “Teoria Generale”, che la Germania era il Paese che la applicava meglio. La cosa funzionò talmente bene, che la disoccupazione si dimezzò nel giro di un anno (tre milioni di posti di lavoro!) e scomparve nel giro di quattro, mentre il potere d’acquisto dei salari fu in costante aumento. Questo quando negli Stati Uniti la depressione durò fino al 1940. Nella seconda metà degli anni trenta la Germania conobbe un autentico boom, mentre gli altri Stati arrancavano nelle secche della crisi.
Posted on: Tue, 20 Aug 2013 09:56:25 +0000

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