Quando sei una ragazzina compri i vestiti che ti piacciono, senza - TopicsExpress



          

Quando sei una ragazzina compri i vestiti che ti piacciono, senza badare a cosa ti doni e cosa invece ti faccia somigliare ad un cacciatorpediniere. Ed oggi mi accorgo che in amore cè stata ben poca differenza. Sulla cresta di quella collina, come una tavola che aspetta il termine dellonda, che aspetta di infrangere loceano o di essere infranta, si trovarono a scrutare lalba. Lalba fredda di un umido inverno, nuvole corallo sfrangiate nel cielo, nuvole bianche i loro respiri. Il silenzio. Erano abbastanza in alto da poter scrutare con un solo colpo docchio lintera vallata, ma la nebbia ancora densa pareva spuma, da cui tetti ed alberi facevano capolino come navi. Vele scure in un mare di latte freddo. Freddo, già, come le loro dita, che ostinatamente rifiutavano di incontrarsi. Lei a destra, lui a sinistra, le mani congelate in tasca. Le dita si contraevano in un lento bisbiglio, un frusciare di stoffa. Quanto può essere lento il nascere del giorno? Quanto, quando la persona che hai scelto è lì, accanto a te, e non ti tocca, né ti guarda? Quanto, quando la persona che hai scelto non ti ha scelta? Incredibilmente lento, il nascere dellultimo giorno insieme. Ma sempre troppo rapido, troppo violento. Lui si girò a guardarla, aprì le labbra per parlare, ma ne uscirono solo placide nuvole, poi si girò nuovamente e tacque. Lei si girò a guardarlo, le labbra sigillate, gli occhi pieni di lacrime dentro e dolorosamente asciutti fuori. Continuò finché lui non la guardò di nuovo. “Non mi vedrai mai più, dopo oggi.”, gli disse. Lui rispose con un calmo sospiro, contrasse le labbra in una smorfia a lei nota che per poco non le strappo un sorriso e tornò a scrutare il sole. La luce si fece gialla, anche se pallida e spenta, e nella nebbia comparvero decine di mesti scintillii. La nebbia si vestì doro, indossò i gioielli dun amore morente. Quanto può essere veloce la fine di un legame? Come strappare un cerotto. Fa più paura, che male. “Sapevo che lavresti detto...”, le rispose. Lei si arrabbiò. “Combatti!”, voleva gridare. “Non lasciarti spodestare da un amore che ancora non ho conosciuto, dalla promessa di un principe azzurro che la vita ancora non mi ha presentato!”, ma tacque. Le lacrime rimasero incastrate dentro, anche se lei voleva piangerle tutte. Piangergliele addosso, fino ad annegarlo. “Cosa posso fare, per non perderti?”, lui le chiese. Ed a quel punto la rabbia, prima quieto ribollire, le tracimò dalle labbra. Ed in bocca aveva il sapore amaro di un veleno e il retrogusto dolce dellautocommiserazione. “Cosa puoi fare? AMAMI!”, gli ringhiò. Non una carezza dolce, da donna innamorata, ma il ringhio di una belva ferita che ancora non si è arresa a morire. “Ma...ma io non posso!”, le disse lui. Ed in bocca aveva il sapore orrendo della disperazione, una disperazione tale che lassaggiò anche lei, seppur non fosse sua. Quanto tempo ci vuole ad abbattere un ponte di pietra? Un ponte solido, un ponte stabile, un ponte antico. A volte basta la pioggia. Ed allora lei pianse. In quegli anni aveva accantonato troppi nuvoloni grigi, tenendoli stretti come palloncini. Troppi momenti in cui il dubbio laveva assalita, in cui si era nascosta verità scomode. E la più scomoda di tutte le verità era quella su cui sedeva, il trono che aveva con parsimonia agghindato. Il loro amore unilateralmente narrato, sgorgato solo dalle sue dita. La masturbazione dellanima, lautoerotismo per eccellenza. Ma le nuvole non puoi nasconderle sotto i tappeti. “Non piangere...non ho mai voluto che tu soffrissi...” Ma la verità, selvaggia come un cane idrofobo ed altrettanto pericolosa, è che se non fai nulla per evitare una tragedia annunciata, ne sei il fautore. Questo avrebbe voluto dirgli, ma rispose solamente “Stronzate!”. La nebbia, sotto di loro, pigramente si diradò. Le navi divennero case, gli alberi maestri solamente alberi, a poco a poco. La girò verso di sé con garbo, tenendola per le spalle. “Dimmi cosa devo fare! Non intendo rinunciare a te, sei importante, sei...insostituibile!”, le disse quasi urlando. Soffri. Cerca i miei occhi negli occhi di tutte le donne del mondo e disperati, nel non trovarli. Parla di tutto, di qualsiasi cosa, con tutti. Tranne che con me. Accorgiti della differenza. Amami da lontano, come per tanti anni ho fatto, senza sosta e senza tregua. Aspettando che io mi accorga di non poter vivere senza di te. E poi accorgiti che io posso. E piangi. Lo scrutò tra le lacrime, che senza sosta si prodigavano per spegnere lincendio di assoluta impotenza che ad ampie ondate faceva strage di quello che di lei restava. Ed il cervello impazziva, nel cercare un nuovo trucco, una nuova geniale soluzione. Una nuova scusa, per continuare. Forse oggi non ti ama, ma domani ti amerà. Forse oggi non ti regalerà il suo tempo, ma tra un mese lo farà. Forse oggi non... Forse oggi sei stanca di aspettare un treno che forse arriverà, ma probabilmente non porterà da nessuna parte. Forse oggi sorge il sole sulle tue lacrime, ma domani tramonterà sui tuoi sorrisi. Forse oggi nessuno ti regalerà il suo tempo. Ma domani capirai che il tempo si scambia, non si regala. Quindi corrugò la fronte, poggiò le mani sul suo petto, affondandole nel cappotto e non tirò. Lei spinse. Quanto tempo ci vuole ad abbattere un ponte di pietra? A volte basta il tempo di un soffio di vento. Una spinta leggera, ma costante. Una spinta a cui nessuno si oppone. Perché forse, se si è arrivati a questo limite, nessuna resistenza ci stava di fronte. E tu, che credevi di spingere per abbattere un muro, scopri che in realtà spingevi per tenerlo in piedi. Non cè trucco, né inganno, né ci sono scuse. Ci sono io, che ho deciso di mettere un punto ed ho conosciuto una virgola. Io, che ho capito che il mio vestito preferito, quello che non indosso mai perché mi fa sembrare grassa, ma non riesco a regalare perché sogno di indossarlo, un giorno, semplicemente è da buttare. Io, che non lo butto, ma nemmeno lo amo. No, io non amo lillusione di un futuro fatato. Oggi amo la volontà di un futuro solido, costruito insieme aggiungendo ciottoli su ciottoli, lastricato faticosamente, ma senza paura che basti la pioggia a lavarne i resti. Tu doveri quando io piangevo? Alla radice delle mie lacrime.
Posted on: Wed, 06 Nov 2013 15:47:52 +0000

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