Quante volte devi perderti a New York prima di capire che non - TopicsExpress



          

Quante volte devi perderti a New York prima di capire che non c’è un luogo preciso dove andare? Che una volta dentro, sei dentro e tutto il resto si perde sullo sfondo di un passato lasciato oramai alle spalle: anche l’ insignificante più piccola cosa qui ha un senso nuovo. Da quali misteri è stata partorita questa città così diversa da tutto ciò che si conosceva fino ad ora? Quando sei fuori da qui, ti arrivano i racconti di chi ci è stato, e ne ha gli occhi pieni: luci e vie di fughe senza fine, palazzi di vetro che riflettono il sole, tramonti da restarci secchi, e grattacieli così alti da rendere scuri i fiumi di asfalto che l’attraversano. E quel non fermarsi mai, e poi farlo all’improvviso per vedere di che colore sono le luci dell’Empire. Atlantide emersa, patria di ogni sogno, New York non è come Parigi, Vienna e Londra, che sono vetrine per turisti. E’ una città autentica, viva, irriverente che ha ancora tanto da dire: è il momento in cui l’umanità ha deciso ti toccare il fondo per poi saltare verso l’alto, e non lasciarsi prendere più dai demoni che vogliono trascinarti giù dai piedi. E tu gridi verso loro: Lasciatemi stare, lasciatemi tra le mie stelle, sto scappando da una vita di modestie. Questa non era stata pensata come una metropoli, ma come un esercito di persone che tenta di saltare sempre più in alto. Tutte assieme per afferrare i sogni di quando si era bambini, per cercare di non avere rimpianti un giorno: volli, fortissimamente volli. Bisogna inventarsi percorsi originali per sopravvivere alle frenesie quotidiane di una metropoli incompleta, non bisogna temere le delusioni, non lasciarsi condizionare dalle asprezze di certe giornate nere. In ogni momento bisogna ricordarsi che essere qui è un privilegio, perché ci sono miliardi di persone che qui vogliono arrivare, come in Bangladesh dove tutti partecipano alla lotteria per la green card. Imparate a viverlo pienamente questo lembo miracolato di terra, a accogliere in voi le inevitabili nevrosi, a snaturarvi se ce n’è bisogno. Se eri nato con un destino, ora non ricordi chi eri e non sai cosa stai diventando. Sei arrivato davvero per cercare qualcosa, o ti stai godendo la solitudine felice di non ascoltare più i lamenti di un’ Italia rassegnata che non sa più ridere ed essere feice. Sono a New York, diamine, voglio lasciarmi indietro i dolori e le insoddisfazioni, voglio essere parte di un incantesimo. Voglio che tutto questo non abbia mai fine. Ti sei lasciato attraversare da paure infondate prima di arrivare qui. Ce la farò o sarà troppo grande questa Manhattan, che sembra la lama di un coltello? Ma qui devi capire che non sei straniero, e nessuno avrà voglia di perder tempo a giudicare i tuoi passi e le tue scelte. E quante New York pensi di trovare al mondo? Se solo hai la pazienza di aspettare capirai che vivere anche un solo giorno qui è un regalo che la vita ti ha fatto, e di cui devi essere grato alla donna con la torcia che ha accolto tutti gli emigranti.
Posted on: Mon, 26 Aug 2013 19:30:49 +0000

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