Sopporto i radical-chic paghi di chiacchiere da salotto altrettanto male degli smandrappati di lontane ascendenze francescane/gaudenti bolognesi che, per il solo fatto di dirsi di sinistra, si sentono autorizzati a fare sempre come gli pare e credono che sia questa la libertà. Il canto XXIII dell Inferno ne mette in luce le motivazioni di fondo, illuminando in essi la consapevolezza del fatto che i procedimenti vittimari di gruppo sono un destino naturale delle assemblee, al quale gli ipocriti cercano di sottrarsi singolarmente ... un uom solingo per conservar sua pace... o al massimo in due Io Catalano e questi Loderingo Dante inserisce a questo punto la figura di Caifa, leggibile oggi come il decisore politico democratico, per il quale il martirio di uno va benissimo se si permette per salvare il popolo, cioè a maggioranza. Sono questi i limiti indicati dai costituenti nel comma secondo del primo articolo: La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Salvo che non erano in grado di andare oltre il concetto in definitiva rousseauiano di diritto naturale dove di naturale non cè, per la verità, molto. Di nuovo, come con Filippo Argenti, la figura non è che una anticipazione della figura di Cristo, che appare al XXIII del Paradiso. Queste corrispondenze verticali sono sempre emozionanti. Il genio del poeta si apprezza nel rumore che fanno le ossa di Caifa frantumate dal peso di tutta lipocrisia del mondo, che gli passa sopra: sono infatti gli ipocriti tristi, parole che contengono un sinistro anagramma del nome di Cristo. In altri punti i costituenti si preoccupano di difendere i diritti delle minoranze, per esempio linguistiche. La Costituzione, insomma, pone problemi ed è proprio questa la sua bellezza.
Posted on: Tue, 22 Oct 2013 04:07:49 +0000
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