Sud Italia, l’Etna provocò uno tsunami devastante 28 giugno - TopicsExpress



          

Sud Italia, l’Etna provocò uno tsunami devastante 28 giugno 2013 - 21:49 ‘Un evento catastrofico paragonabile a quello dell’Indonesia’, vennero devastate molte zone del Mediterraneo Un evento dimenticato, o quasi. I tempi, almeno a livello geologico, sono recentissimi: 80.000 anni fa una frana enorme che si staccò dal fianco orientale dell’Etna fu la causa di una gigantesca onda di tsunami che attraversò tutto il bacino del Mediterraneo. Lo tsunami distrusse, con ogni probabilità, le coste di Sicilia e Calabria e l’onda anomala arrivò in Grecia, Turchia, Siria , Israele ed Egitto. A distaccarsi, fu un decimo del vulcano Etna. Lo studio dell’Ingv, pubblicato da diversi anni, testimonia quello che potrebbe essere uno dei maremoti più violenti della storia del nostro Pianeta. I depositi abissali scoperti dallo stesso Istituto di Geofisica e Vulcanologia, ricostruiti attraverso appositi software tridimensionali, hanno provato l’esistenza di questo evento catastrofico. Qualche anno fa Enzo Boschi, quando ancora Presidente dell’Istituto, parlò nel dettaglio circa le cause geodinamiche che hanno portato all’evento storico . E si sofferma ancora sulle prove >. Ma come mai lo tsunami venne di fatto dimenticato? «Perché le tracce, sotto forma di depositi caotici scaraventati dalle onde del maremoto sulle coste del Mediterraneo, oggi non sono più visibili – specifica un altro autore dello studio, la professoressa Maria Teresa Pareschi della sede Ingv di Pisa -. Infatti, negli ultimi 8000 anni, il livello del mare è ovunque salito di diversi metri a causa della deglaciazione. Quelle che erano le località costiere di allora, ora sono sommerse». Allo scopo di ricostruire gli effetti del cataclisma, spiega la Pareschi, sono stati necessari due tipi di ricerche: «Da un lato una campagna di prospezioni sismiche, con terremoti artificiali effettuati nel Mare Jonio di fronte all’Etna, che ci ha permesso di ricostruire i profili dei detriti franati giù e di concludere che i volumi del materiale oggi sommerso corrispondono a quel che si staccò dal monte, formando la Valle del Bove. Dall’altro una simulazione dello tsunami al computer, grazie alla quale abbiamo potuto ricostruire sia le modalità di propagazione delle onde di maremoto, sia le perturbazioni risentite fin negli abissi, dove i sedimenti che giacevano sul fondo del mare, furono violentemente sconvolti, assumendo un configurazione caratteristica. Analizzando poi le attuali carte batimetriche, cioè della topografia del fondo marino, abbiamo ritrovato proprio quel tipo di configurazione descritta dalla nostra simulazione al computer».
Posted on: Sun, 30 Jun 2013 00:33:22 +0000

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