Templari e alchimia Dagli scritti di Martin Bauer sui misteri del - TopicsExpress



          

Templari e alchimia Dagli scritti di Martin Bauer sui misteri del più leggendario Ordine cavalleresco noi abbiamo preso un capitolo molto affascinante, che parla dei poveri soldati del Salvatore come custodi della scienza occulta chiamata l’alchimia, da loro ‘militiae christi’; furono forse degli alchimisti? Molti sanno che tra i capi di accusa che furono urlati dagli inquisitori papali in quei giorni della fine, vi era anche quello di -tenere riunioni segrete nelle quali si venerava un capo magico-. Durante una confessione, un templare parlò della testa di un uomo barbuto con l’aspetto di Baphomet; alcuni lo indicarono come Maometto -e poi, deformato sarebbe diventato Baphomet.-, altri dissero che si trattava della parola bafth (battesimo) e Meteos (ordinazione) riferendosi invece a Giovanni Battista. L’etimologia corretta del nome è dirimente per indagare sul tipo di magia di cui erano accusati i Templari: bianca o nera? L’etimologia Un primo enigma riguarda proprio il significato del nome, per il quale sono state avanzate diverse ipotesi. Secondo alcuni il nome sarebbe semplicemente una contrazione del nome di Maometto, e deriverebbe dai contatti segreti che i Templari ebbero in Medio Oriente con i maestri arabi, durante le Crociate. Altri la ritengono una corruzione del termine arabo abufihamet, che i Mori di Spagna pronunciavano bufihimat. Questo termine significa «Padre della Conoscenza» o «Padre della Sapienza», e potrebbe indicare un principio soprannaturale o divino. Non si comprende, però, che cosa potrebbe differenziare il Baphomet da qualsiasi altro principio divino. Non mancano ipotesi ancora più fantasiose: alcuni vi vedono l’anagramma della locuzione ebraica "Tem-oph-ab" che significa, parola per parola, «doppio-uccello-generazione». Il "doppio uccello della generazione" corrisponderebbe ad un chiaro simbolo sessuale, analogo al linga ed allo yoni del culto indiano: in tal caso i Templari avrebbero continuato e rinnovato gli antichi culti fallici dell’Oriente? Sembrerebbe poco probabile. Altri ancora fanno derivare il termine dalla radice greca del verbo battezzare, interpretando la parola come «Dio che battezza nello Spirito Santo». Tra le varie ipotesi, una delle più accattivanti risulta quella formulata da Hugh J. Schonfield, uno dei maggiori studiosi dei Rotoli del Mar Morto. Nel suo libro "The Essene Odissey", Schonfield descrive un cifrario crittografico a sostituzione chiamato codice Atbash, già presente in alcuni passi della Bibbia ed utilizzato per dissimulare dei nomi in alcuni testi Esseni. Il codice Atbash consiste nel ripiegare in due l’alfabeto ebraico di 22 lettere in modo che la prima venga sostituita dalla 22°, la seconda dalla 21° e così via fino all’11°. Poggiando questo cifrario sulla base inferiore, le prime due coppie di sostituzioni sono aleph-taw e beth-shin, e queste quattro lettere, lette di seguito, formano il nome del cifrario, a-t-b-sh. Secondo questo codice il nome Baphomet andrebbe scomposto nelle sue cinque lettere del corrispondente termine ebraico, che vanno sostituite con le loro corrispondenze nel cifrario Atbash: beth pe waw mem taw B Ph O M T shin waw pe yod aleph Sh O Ph I A In questo modo, Baphomet traslitterato in Atbash da "Sophia", il termine esoterico che indica la "Sapienza". Da questo ragionamento, che ci piace, noi invitiamo il lettore a togliere la stupidaggine di Maometto per lasciarla nella testa dei torturatori. Collima col ‘Padre della Sapienza’, bufihimat, dei Mori di Spagna, dal momento che Sophia è la Sapienza e abufihamet contiene AB U ‘Padre del cielo’, variante di AB BA. I due cartigli legano Sapienza e Sapienza. Ci piace, soprattutto, perché il cifrario radica nel doppio circolo divino-religioso, che abbiamo visto l’8 agosto 2008 in celebrazione del numero 8. In questo caso, la parte superiore BA PH O ME T unisce con la O due unioni di sillabe: BA anima PH soffio –come A leph , soffio dell’Animatore (ANKH, Ankàn sumero ed egizio, anima)- e MET, ME ET, scritto in sumero originario TE ME, ‘connessione parola divina’. C’è da vedere la questione dei Templari ‘tintori della luna’. Sia Gerardo di Sèsle che Luigi Charpentier indicarono quella parola: “Baphomet derivante da Bapheus mété “tintori della luna”, gli alchimisti che trasformavano l’argento, la luna, in oro. Anche se tra le motivazioni del 14 settembre 1307, giorno dell’arresto, non veniva citata alcuna immagine di Baphomet, ma si citavano idoli in modo generico. l culto della testa Etimologia a parte, il significato di questa testa rimane oscuro. Può darsi che essa abbia a che vedere con le pratiche alchemiche. In Alchimia, una delle fasi principali della Grande Opera veniva chiamata caput mortuum, o "Testa di morto", ed era la "nigredo" o l’annerimento della materia che si diceva avvenisse prima della precipitazione della Pietra Filosofale. Secondo altri, però, la testa era un cranio vero e proprio, una reliquia: per alcuni la testa di Hugues de Payen, padre fondatore dell’Ordine, sul cui stemma araldico comparivano tre teste nere in campo d’oro; per altri, il cranio decapitato di San Giovanni Battista, figura di spicco nel culto templari. Alcuni autori, in effetti, sostengono che i Templari erano stati influenzati dall’eresia giovannita, o mandea, secondo cui Gesù era soltanto un "falso profeta" mentre in Giovanni veniva riconosciuto il vero Messia. Ian Wilson propone l’ipotesi che l’idolo templare non fosse altro che la riproduzione della faccia di Cristo effettuata dal Mandylion, la famosa reliquia cristiana che in seguito è stata identificata con la Sacra Sindone di Torino. Secondo le ipotesi più comuni, la Sindone fu nel periodo fra il 1204 ed il 1307 custodita dai Templari, ed essa, opportunamente ripiegata, sarebbe apparsa proprio come una testa barbuta. In effetti, nel presidio templare di Templecombe, nel Somerset (Inghilterra), venne ritrovata la riproduzione di una testa che presentava una rassomiglianza impressionante col volto impresso sulla Sacra Sindone. Per altri, infine, la descrizione terrificante che alcuni ne hanno data richiama la figura di Asmodeo, il demone guardiano del tesoro del Tempio di Salomone. I Templari l’avrebbero posto a guardia del loro tesoro ed è in questa stessa chiave che molti interpretano la presenza della statua di Asmodeo che sorregge l’acquasantiera all’ingresso della chiesa della Maddalena a Rennes-le-Château. C’è un altro interrogativo: in che modo i templari saranno venuti a conoscenza di tali pratiche alchemiche? La leggenda parla che durante gli scavi nella fondamenta del Tempio di Salomone ( che avrebbe posseduto oro in vaste quantità) i poveri soldati di Cristo abbiano trovato quelle formule, quelle pergamene dove vi era descritto come ottenere il procedimento alchemico nella trasmutazione. Abbiamo descritto i Templari come coloro che importarono la scienza finanziaria in Europa; pertanto queste dell’oro dei Templari sono tutte panzane. Ad ogni modo, gli alchimisti credevano nella possibilità del passaggio di metalli dai vili e corruttibili allo stato puro e perfetto. E qui le leggende si intrecciano, indicando che con il percorso alchemico anche l’uomo si elevava ad uno stadio un livello superiore, riuscendo anche a sfuggire dal tempo, a non esserne più prigioniero, riuscendo anche ad essere profetico, a vedere non solo “......ciò che è stato ciò che è ma ciò che sarà”( de Sède). Ma qui la leggenda dovrebbe arricchirsi e diventare sempre più fitta, con molti che sottolineano causalità non sempre dovute al fato, con un legame con il famoso Malachia, morto nel 1148 tra le braccia di Bernardo di Clairvaux, il padre spirituale del Tempio. Malachia, il monaco irlandese celebre per le sue visioni ed per quella sua lista di soprannomi per tutti i Papi futuri, come gli ultimi dallo “sforzo del sole” per l’indimenticabile Giovanni Paolo II a quello attuale “gloriae olivae” penultimo Papa prima della fine di tutto con “Pietro II”, l’ultimo dei Papi. Ma la leggenda si impadronisce troppo della storia e la snatura. E si chiacchiera che molti fratelli dell’Ordine riuscirono a fuggire al rogo del 1307, mettendo al sicuro anche le loro ricchezze, grazie al loro potere, perchè non erano altro che “i tintori della luna”.
Posted on: Tue, 27 Aug 2013 11:28:18 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015