Un pò di storia sugli abiti delle confraternite. Il servizio - TopicsExpress



          

Un pò di storia sugli abiti delle confraternite. Il servizio doveva essere prestato con la massima umiltà, nello spirito evangelico “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” e per questo i confratelli indossavano tutti lo stesso abito che consisteva in un lungo saio o sacco generalmente bianco ed ebbe in un primo momento l’apertura sulle spalle per l’uso della frusta e un cappuccio che copriva totalmente il viso. Dalla cintura pendeva la frusta, ricordata adesso dal fiocco del cingolo. Il cingolo con sette nodi era in memoria del Prezioso Sangue che Gesù perse nella Circoncisione, nell’Orto, nella Flagellazione alla colonna, nell’incoronazione di spine, nelle ferite delle mani, in quelle dei piedi, nell’apertura del costato. L’abito doveva essere portato in processione, nell’accompagnare i fratelli defunti alla sepoltura, quando si faceva la Disciplina, nel ricevere l’Eucarestia, ed in fine con esso erano portati alla sepoltura i Confratelli. Tutte le volte che era portato l’abito doveva essere portata anche la Disciplina. Ciò è molto interessante perché ci descrive come doveva essere vestito il semplice confratello, se per cappe di parata si intende il tabarrino questo era riservato solo ai portatori del crocifisso mentre gli altri avevano una tunica di tela grezza, se, invece, si intendono le cappe di velluto, ornate con ricami in oro, tipiche di quell’epoca, si capisce che la Disciplina si addiceva al solo abito penitenziale. Le vesti processionali rappresentano senz’altro l’aspetto più originale e spettacolare del patrimonio tessile delle Confraternite genovesi. La veste completa consiste in una lunga cappa fornita di cintura e cappuccio a punta e di un corto mantello detto “tabarrino” che copre le spalle. Il tabarrino, una via di mezzo tra il mantello tipico dei cavalieri e il tabarro vero e proprio era un segno di distinzione per coloro che non potevano accedere alla nobiltà ma che comunque erano parte di un’associazione privilegiata. Le cappe originarie dei disciplinanti erano di tela grezza e sacco, lunghe fino ai piedi e con un largo foro sulla schiena per lasciar libera la pelle da flagellare durante la processione penitenziale. Un cappuccio triangolare (la “boffa”) con punta e due fori per gli occhi copriva la testa. Questo tipo di cappa, fatta con tela più fine, e senza il foro sulla schiena si conservò invariata lungo i secoli fino ai giorni nostri. Sui tabarrini dei superiori normalmente è cucita l’impronta che consiste in una placca in lamina d’argento battuto sulla quale è effigiato uno dei santi protettori della Confraternita. Alcune di esse sono vere e proprie opere d’arte. Il colore della tela di sacco o marrone-grigio fu adottato dalle prime confraternite penitenziali e da quelle della Misericordia. In quanto alle cappe di colore bisogna sapere che allora vi era la consuetudine di sfoggiarne di tantissime tinte. La cappa rossa fu voluta da S. Filippo Neri (1515-1595) per la fondazione in Roma della confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini che aveva come scopo la ricezione e l’aiuto ai pellegrini che confluivano a Roma per l’Anno Santo. E’ anche tipica d’alcune confraternite dedicate a santi martiri come Andrea apostolo o penitenti come S. Maria Maddalena, oltre che dei Cinturati agostiniani, delle compagnie della Dottrina Cristiana e di devozione gesuitica. La cappa azzurra fu assegnata dall’ordine Domenicano alle confraternite del Rosario su consiglio del card. Stefano Durazzo, arcivescovo di Genova (1635-1664). E’ legata anche al culto di S. Giacomo maggiore e S. Antonio abate. La cappa nera è propria delle confraternite di Morte e Orazione, fondate a Roma nel 1538, il cui scopo è essenzialmente il suffragio. Indossano la cappa dello stesso colore le confraternite intitolate alla Madonna Addolorata, quella delle Anime del Purgatorio, del SS. Crocifisso e dello Spirito Santo oltre a quelle di devozione agostiniana e francescana. La cappa cerulea è portata in devozione della Madonna sotto il titolo del Carmelo e deriva dal colore del saio dei Carmelitani (attualmente di color marrone), secondo la regola primitiva dettata nel 1209 da S. Alberto, Patriarca di Gerusalemme. La cappa bianca con croce rosso-azzurra sul petto è quella dei Trinitari, ovvero di coloro che un tempo collaboravano, con l’ordine religioso omonimo, alla liberazione degli schiavi. Quella bianca, semplice, se è abbinata al tabarrino nero è caratteristica della devozione allo Spirito Santo, mentre con il tabarrino rosso alla devozione del SS. Crocifisso. La cappa gialla è usata dai gruppi che si occupano di trasportare le casse e i gonfaloni o dalle confraternite delle Anime del Purgatorio (con tabarrini scuri).
Posted on: Tue, 30 Jul 2013 05:52:12 +0000

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