Vittorio De Sica Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De - TopicsExpress



          

Vittorio De Sica Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De Sica (Sora, 7 luglio 1901 – Neuilly-sur-Seine, 13 novembre 1974) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. È stato una delle figure preminenti del cinema italiano e mondiale. È considerato uno dei padri del Neorealismo, e allo stesso tempo uno dei grandi registi e interpreti della Commedia allitaliana. Nacque il 7 luglio 1901 a Sora, un toponimo dagli inizi dellOttocento in provincia di Terra di Lavoro (dal 1927 annesso alla neo-costituita provincia di Frosinone), in via Cittadella, nel rione omonimo, da Umberto De Sica, un impiegato cagliaritano figlio di genitori salernitani, e da Teresa Manfredi, una casalinga napoletana. Nella chiesa di San Giovanni Battista, posta proprio di fronte alla casa di famiglia, ricevette il battesimo con i nomi di Vittorio, Domenico, Stanislao, Gaetano, Sorano: lultimo nome è quello del presunto dio eponimo della città di Sora. Il padre Umberto, impiegato nella sede locale della Banca dItalia, collaborò con lo pseudonimo di Caside per un mensile locale, La voce del Liri, pubblicato dal 1909 al 1915[1]. Vittorio aveva con il padre un rapporto molto bello e forte, e a lui dedicherà il suo film Umberto D. Come Vittorio ebbe a dire, la sua famiglia viveva in tragica e aristocratica povertà. In seguito, nel 1914, si trasferì con i familiari a Napoli e ancora, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, a Firenze. Vittorio, ad appena 15 anni, cominciò ad esibirsi come attore dilettante in piccoli spettacoli organizzati per i militari ricoverati negli ospedali. In seguito avvenne il definitivo trasferimento a Roma. Gli inizi in teatro Durante gli studi di ragioneria, grazie allintercessione dellamico di famiglia Edoardo Bencivenga, ottiene un piccolo ruolo (un cameriere) in un film muto diretto da Giancarlo Saccon, Il processo Clemenceau del 1917. Preferisce comunque continuare gli studi salvo poi, dopo aver ottenuto il diploma di ragioniere, accettare nel 1923 una scrittura teatrale da generico nella compagnia diretta dalla prestigiosa attrice Tatiana Pavlova, con la quale rimane per due anni. Nella primavera del 1925 è secondo attore brillante nella compagnia di Italia Almirante, celeberrima diva del muto, quindi nel 1927 passa alla qualifica di secondo attor giovane nella compagnia di Luigi Almirante, Sergio Tofano, e Giuditta Rissone. Nel 1930 giunse al livello di primo attore, accanto a Guido Salvini, e lì viene notato da Mario Mattòli, in quel momento titolare della Compagnia Teatrale Za-Bum (il primo serio esperimento italiano teatrale di mescolare la comicità degli attori del varietà al genere drammatico degli attori di prosa), il quale, comprese le sue qualità brillanti, lo scrittura immediatamente e lo mette al fianco di Umberto Melnati, col quale formò una coppia comica di assoluto rilievo per lepoca, con gag e tormentoni che li rendono celebri a livello nazionale. Soprattutto la canzone Lodovico sei dolce come un fico e tanti sketch radiofonici: da citare su tutti il Dura minga, dura no ripreso in seguito negli anni cinquanta in un carosello pubblicitario da Ernesto Calindri e Franco Volpi. Nel 1933 fondò una sua propria compagnia con Giuditta Rissone e Sergio Tofano, con rappresentazioni soprattutto comiche. Nel dopoguerra immediato, quando cominciò ad essere celebre anche come regista cinematografico, insieme a Paolo Stoppa e a Vivi Gioi dal 1944 portarono in scena anche drammi di notevole valore come Catene di Langdon Martin. Nella stagione 1945-1946 partecipò a due spettacoli diretti da Alessandro Blasetti, Il tempo e la famiglia Conway di John Boynton Priestley e Ma non è una cosa seria di Luigi Pirandello. Nella stagione 1946-1947 lavorò con Luchino Visconti, insieme a Vivi Gioi e a Nino Besozzi nello spettacolo Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais, oltre che alla rivista Ah... ci risiamo! scritta da Oreste Biancoli. Infine, nella stagione 1948-1949, partecipò alle due novità I giorni della vita di William Saroyan e Il magnifico cornuto di Fernand Crommelynck, entrambi diretti da Mario Chiari. Quella fu la sua ultima apparizione sul palcoscenico: in seguito, sempre più assorbito da impegni cinematografici e televisivi, non vi fece più ritorno. Si calcola che De Sica, tra il 1923 e il 1949, abbia preso parte, tra commedie, spettacoli di rivista e drammi in prosa, a oltre 120 rappresentazioni. Attore cinematografico Sul grande schermo, dopo altre due partecipazioni a film muti diretti da Mario Almirante nel biennio 1927-1928, diventò un divo tra i più richiesti (alla pari con Amedeo Nazzari, Gino Cervi e Fosco Giachetti) dal 1932, con molte commedie garbate e gradevoli interpretate con Lia Franca e Assia Noris e tutte dirette da Mario Camerini: tra queste si ricordano Gli uomini, che mascalzoni... del 1932, in cui lancia la celeberrima canzone Parlami damore Mariù, suo cavallo di battaglia per il resto della carriera, quindi Darò un milione del 1935, dove incontra Cesare Zavattini, Il signor Max del 1937 e I grandi magazzini del 1939. Anche una volta iniziata la sua prestigiosa attività come regista, continuò sempre a recitare: apparve in un centinaio di pellicole, anche in brevi ruoli di contorno, vincendo un Nastro dargento nel 1948 e ottenendo numerosi premi negli anni seguenti a diversi festival. Nei primi anni cinquanta colse come interprete uno straordinario successo di pubblico con due pellicole dirette da Alessandro Blasetti e Luigi Comencini, e nelle quali recitò a fianco di Gina Lollobrigida: Altri tempi (1952), nellepisodio Il processo di Frine, dove in una memorabile arringa nella parte di avvocato difensore delle grazie di una popolana inventò il termine proverbiale maggiorata fisica, quindi in Pane, amore e fantasia (1953), dove interpreta lesuberante maresciallo Carotenuto, impegnato a corteggiare una bella levatrice, e che avrà tre sequel. Memorabile, commovente e anche divertente la sua interpretazione al fianco di Totò in I due marescialli (1961). Ebbe anche un proficuo rapporto con Alberto Sordi, che tentò di lanciare nel 1951 producendo e dirigendo anonimamente Mamma mia, che impressione! e col quale recitò in diversi film, tra i quali sono da menzionare Il conte Max, Il moralista e Il vigile. Il risultato più alto del connubio è probabilmente in un sottovalutato film diretto dallo stesso Sordi, Un italiano in America (1967), dove interpretò un incisivo e malinconico ruolo di uno sfaccendato squattrinato emigrato negli Stati Uniti dAmerica, che sfrutta la partecipazione a una trasmissione televisiva per incontrare il figlio che non vedeva da tempo e al quale fa credere di essere ricco. Molto intense anche le sue interpretazioni drammatiche, su tutte quella de Il generale Della Rovere, di Roberto Rossellini (1959), o la partecipazione nel remake di Addio alle armi di Charles Vidor (1957). De Sica regista De Sica compì il suo esordio dietro la macchina da presa nel 1939 sotto legida di un potente produttore dellepoca, Giuseppe Amato, che lo fece debuttare nella commedia Rose scarlatte. Fino al 1942 la sua produzione da regista non si discosta molto dalle commedie misurate e garbate simili a quelle di Mario Camerini: ricordiamo Maddalena... zero in condotta (1940) con Carla Del Poggio e Irasema Dilian, e Teresa Venerdì (1941) con Adriana Benetti e Anna Magnani. A partire dal 1943, con I bambini ci guardano (tratto dal romanzo Pricò di Giulio Cesare Viola) iniziò, insieme a Zavattini ad esplorare le tematiche neorealiste. Dopo un film a sfondo religioso realizzato nella Città del Vaticano durante loccupazione della capitale, La porta del cielo (1944) il regista firma, uno dietro laltro, quattro grandi capolavori del cinema mondiale: Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), ricavato dal romanzo omonimo di Luigi Bartolini, Miracolo a Milano (1951), tratto dal romanzo Totò il buono dello stesso Zavattini e Umberto D. (1952), pietre miliari del neorealismo cinematografico italiano. I primi due ottengono lOscar come miglior film straniero e il Nastro dargento per la migliore regia. Nonostante ciò, alla presentazione di Sciuscià in un cinema milanese, il regista venne accusato da uno spettatore presente in sala di rendere una cattiva immagine dellItalia[2]. Dopo questa irripetibile quadrilogia, De Sica firmò altre opere molto importanti: Loro di Napoli (1954) tratto da una raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, Il tetto (1955) che è considerato il suo passo daddio al neorealismo, quindi lacclamatissimo La ciociara, del 1960, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, che vanta una vibrante interpretazione di Sophia Loren, la quale vinse tutti i premi possibili: Nastro dargento, David di Donatello, Palma doro al Festival di Cannes e il Premio Oscar per la miglior attrice. Con la Loren lavorò anche in seguito, nel celebre episodio La riffa inserito nel film collettivo Boccaccio 70 (1962), quindi in coppia con Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani (1963), tre indimenticabili ritratti di donna (la popolana, la snob e la mondana) e terzo suo Oscar, Matrimonio allitaliana (1964), trasposizione di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, e I girasoli (1970). Nel 1970 ottenne un quarto Premio Oscar con la trasposizione filmica del romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi-Contini, storia drammatica della persecuzione di una famiglia ebrea ferrarese durante il fascismo; questopera ottiene anche lOrso doro al Festival di Berlino del 1971. Lultimo film da lui diretto è la riduzione di una novella di Luigi Pirandello, Il viaggio (1974), interpretato ancora da Sophia Loren, accanto a Richard Burton. La canzone napoletana . Durante il 1911, in un periodo in cui le autorità avevano proibito di mangiare i fichi, pur di procurarsene, anche perché costavano poco, la madre si faceva aiutare dal piccolo Vittorio durante gli acquisti dagli ambulanti. De Sica in questo caso fungeva da palo per dare lallarme allarrivo della legge. In unoccasione, quando si profilarono due carabinieri, lartista intonò Torna a Surriento. Ai militi piacque e chiesero di continuare; De Sica si trovò così a interpretare tutto il repertorio napoletano a lui noto. Negli anni seguenti, divenuto attore, incise numerose versioni dei classici napoletani. Troppo moderno per i gusti dellepoca, non fu capito subito. Ernesto Murolo lo bocciò esclamando durante una sua esibizione: Tene sulo nu filo e voce. Inoltre, alludendo alla sua magrezza, aggiunse: Pare nu miezo tisico. Lo apprezzò, invece, Enzo Lucio Murolo, linventore della sceneggiata. Disse Dino Falconi, autore di riviste: Nessuno meglio di me può assicurare che Vittorio De Sica cantava come soltanto un napoletano sa cantare. Nella maturità, incise Signorinella di Bovio. Fece in tv a Studio Uno un duetto con Mina in Amarsi quando piove. Per la collana Recital dedicò album a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e Michele Galdieri, in cui interpretava canzoni e recitava poesie. Nel 1968 partecipò come autore a un Festival di Napoli. La sua Dimme che tuorne a mme!, musicata dal figlio Manuel, nel Festival di Napoli 1968 fu interpretata da Nunzio Gallo e da Luciano Tomei, ma non entrò in finale. Più volte progettò di prendere casa a Posillipo: De Sica sosteneva che nu cafone e fora - come lui si definiva - può amare Napoli più di un napoletano. Incise lultimo album nel 1971: De Sica anni Trenta, realizzato con gli arrangiamenti del figlio Manuel. La sua interpretazione più nota, tuttavia, resterà quella di Munasterio e santa Chiara. In televisione Molto attivo anche sul piccolo schermo, sebbene non lo amasse molto, partecipò a diverse trasmissioni statunitensi e italiane di intrattenimento leggero come Il Musichiere (1960), Studio Uno (1965), Colonna Sonora (1966), Sabato Sera con Corrado (1967), Delia Scala Story (1968), Stasera Gina Lollobrigida (1969), Canzonissima con Corrado e Raffaella Carrà (1970-71) e Adesso musica (1972), nonché nel ruolo del giudice chiamato a processare il burattino Pinocchio nello sceneggiato Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini (1972). Nel 1971 diresse due documentari, inoltre molti uomini di cultura gli dedicarono diversi documentari onorifici. La vita privata . Era nota la sua grande passione per il gioco, per la quale si trovò a volte a perdere somme anche ingenti, e che probabilmente spiega qualche sua partecipazione a pellicole non alla sua altezza[4]. Una passione che non nascose mai e che anzi riportò, con grande autoironia, in diversi suoi personaggi cinematografici, come ad esempio in Il conte Max o Loro di Napoli. Sposato dal 1937 con Giuditta Rissone, che conobbe dieci anni prima e dalla quale lanno dopo ebbe la figlia Emilia, nel 1942, sul set del film Un garibaldino al convento conobbe lattrice catalana Maria Mercader, con la quale andò in seguito a convivere. Dopo il divorzio dalla Rissone, ottenuto in Messico nel 1954, si unì con lattrice catalana in un primo matrimonio nel 1959, sempre in Messico ma lunione fu ritenuta nulla perché non riconosciuta dalla legge italiana; nel 1968 ottenne la cittadinanza francese e si sposò con la Mercader a Parigi. Da lei aveva nel frattempo avuto due figli: Manuel nel 1949, musicista e Christian nel 1951, che seguirà le sue orme come attore e regista. Seppur divorziato, De Sica non seppe mai rinunciare alla sua prima famiglia. Avviò così un doppio ménage, con doppi pranzi nelle feste e uno stress notevole. Si racconta che alla Vigilia e allultimo dellanno mettesse lorologio avanti di due ore in casa della Mercader per poter brindare alla mezzanotte. La prima moglie accettò di mantenere in piedi un matrimonio di facciata pur di non togliere alla figlia la figura paterna. Vittorio De Sica si spense a 73 anni in seguito a un intervento chirurgico per curare un tumore, allospedale di Neuilly-sur-Seine, presso Parigi: nello stesso anno, Ettore Scola gli dedicò il suo capolavoro Ceravamo tanto amati. Come ha ricordato suo figlio Christian durante unintervista a Le invasioni barbariche, Vittorio De Sica era comunista e questo fatto, unito ovviamente alle sopracitate vicende matrimoniali, gli impedì di ricevere un funerale particolarmente fastoso[5]. Trentacinque anni dopo, Annarosa Morri e Mario Canale gli hanno dedicato il documentario Vittorio D., presentato alla 66ª Mostra internazionale darte cinematografica di Venezia e successivamente trasmesso da LA7. La sua salma riposa nel cimitero monumentale del Verano a Roma. Curiosità È poco nota la vicenda che caratterizza la partecipazione di Vittorio De Sica al film Loro di Napoli nellepisodio I giocatori. Il grande regista - che più volte prese dalla strada gli attori e le comparse per i suoi film - offrì il ruolo del conte Prospero allavvocato penalista Alfredo Jelardi (Benevento 1890-1963) dopo averlo visto discutere una causa in tribunale a Napoli. Quando lavvocato venne convocato da De Sica in un grande albergo napoletano sul lungomare, si recò allappuntamento accompagnato da tre suoi giovani nipoti e ascoltò con attenzione la proposta circa il ruolo da interpretare, pur non avendo mai recitato né al cinema e né al teatro. Dopo aver a lungo meditato, lavvocato Jelardi - che era stato allievo di Enrico De Nicola ed era molto noto a Napoli - decise però di rifiutare perché, disse, il ruolo del conte schiavo del gioco e ridotto in miseria, rispecchiava per troppi aspetti la sua storia personale. De Sica insistette a lungo, ma il principe del foro sannita fu irremovibile. Il loro incontro finì con una stretta di mano e con una richiesta di De Sica alla quale Alfredo Jelardi acconsentì con una punta di orgoglio: il regista avrebbe interpretato personalmente quella parte ispirandosi a lui. E così fu[3]. Vittorio De Sica sosteneva che nu cafone e fora - come lui si definiva - può amare Napoli più di un napoletano e più volte pensò di prendere casa a Posillipo[3]. Vittorio De Sica era un appassionato tifoso del Napoli[3]. Vittorio De Sica amava Ischia e non perdeva mai occasione di trascorrere le vacanze lì. Infatti egli affermava che lunico motivo per cui non si trasferiva nellisola del golfo di Napoli definitivamente, era perché a Ischia non vi era alcun Casinò[3]. A Vittorio De Sica è stata dedicata una strada di Napoli, nel quartiere Stella, alle spalle di piazza Cavour. Riconoscimenti Festival di Berlino 1971: Orso doro - Il giardino dei Finzi-Contini Festival di Cannes 1951: Palma doro - Miracolo a Milano David di Donatello 1956: miglior attore protagonista - Pane, amore e... 1963: miglior regista - I sequestrati di Altona 1965: miglior regista - Matrimonio allitaliana 1973: David Europeo Nastri dargento 1946: miglior regista - Sciuscià 1948: migliore attore protagonista - Cuore 1949: miglior regista e migliore sceneggiatura - Ladri di biciclette National Board of Review 1949: miglior regista - Ladri di biciclette Premi Oscar 1946: Oscar al miglior film straniero - Sciuscià 1948: Oscar al miglior film straniero - Ladri di biciclette 1965: Oscar al miglior film straniero - Ieri, oggi, domani 1972: Oscar al miglior film straniero - Il giardino dei Finzi-Contini Filmografia Con Lya Franca ne Gli uomini, che mascalzoni... (1932) Depliant da sala per Un cattivo soggetto (1933) Con Elsa Merlini in Non ti conosco più (1936) Con Paola Barbara ne La peccatrice (1940) Con Gina Lollobrigida in Pane, amore e fantasia (1953) Pane, amore e... (1955) Il segno di Venere (1955) De Sica con Totò e Gianni Agus ne I due marescialli (1961) Il processo Clemenceau, regia di Edoardo Bencivenga (1917) La bellezza del mondo, regia di Mario Almirante (1927) La compagnia dei matti, regia di Mario Almirante (1928) Due cuori felici, regia di Baldassarre Negroni (1932) Gli uomini, che mascalzoni..., regia di Mario Camerini (1932) La segretaria per tutti, regia di Amleto Palermi (1932) La vecchia signora, regia di Amleto Palermi (1932) Il signore desidera?, regia di Gennaro Righelli (1933) Un cattivo soggetto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1933) La canzone del sole, regia di Max Neufeld (interpreta anche ledizione tedesca, Das Lied der Sonne) (1933) Paprika, regia di Carl Boese (1933) Lisetta, regia di Carl Boese (1933) Tempo massimo, regia di Mario Mattoli (1934) Amo te sola, regia di Mario Mattoli (1935) Darò un milione, regia di Mario Camerini (1935) Non ti conosco più, regia di Nunzio Malasomma (1936) Lohengrin, regia di Nunzio Malasomma (1936) Ma non è una cosa seria, regia di Mario Camerini (1936) Luomo che sorride, regia di Mario Mattoli (1936) Questi ragazzi, regia di Mario Mattoli (1937) Il signor Max, regia di Mario Camerini (1937) Napoli daltri tempi, regia di Amleto Palermi (1937) La mazurka di papà, regia di Oreste Biancoli (1938) Hanno rapito un uomo, regia di Gennaro Righelli (1938) Partire, regia di Amleto Palermi (1938) Le due madri, regia di Amleto Palermi (1938) Lorologio a cucù, regia di Camillo Mastrocinque (1938) Ai vostri ordini, signora..., regia di Mario Mattoli (1939) Castelli in aria, regia di Augusto Genina (interpreta anche ledizione tedesca, Ins blaue Leben) (1939) I grandi magazzini, regia di Mario Camerini (1939) Finisce sempre così, regia di Enrique T. Susini (1939) Manon Lescaut, regia di Carmine Gallone (1940) Pazza di gioia, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1940) Rose scarlatte, regia di Giuseppe Amato e Vittorio De Sica (1940) La peccatrice, regia di Amleto Palermi (1940) Maddalena... zero in condotta, regia di Vittorio De Sica (1940) Lavventuriera del piano di sopra, regia di Raffaello Matarazzo (anche sceneggiatura, non accreditata) (1941) Teresa Venerdì, regia di Vittorio De Sica (1941) Un garibaldino al convento, regia di Vittorio De Sica (1942) La guardia del corpo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1942) Se io fossi onesto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1942) I nostri sogni, regia di Vittorio Cottafavi (anche sceneggiatura) (1943) Non sono superstizioso... ma!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1943) I bambini ci guardano, regia di Vittorio De Sica (1943) Nessuno torna indietro, regia di Alessandro Blasetti (1943) Lippocampo, regia di Gian Paolo Rosmino (anche sceneggiatura e supervisione regìa, non accreditata) (1945) Lo sbaglio di essere vivo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1945) Il mondo vuole così, regia di Giorgio Bianchi (1945) Abbasso la ricchezza!, regia di Gennaro Righelli (anche soggetto e sceneggiatura) (1946) Roma città libera, regia di Marcello Pagliero (1946) Sperduti nel buio, regia di Camillo Mastrocinque (1947) Natale al campo 119, regia di Pietro Francisci (anche sceneggiatura e supervisione regìa, non accreditata) (1947) Lo sconosciuto di San Marino, regia di Michal Waszynski e Vittorio Cottafavi (1947) Cuore, regia di Duilio Coletti (anche produzione e sceneggiatura) (1948) Domani è troppo tardi, regia di Léonide Moguy (anche consulenza tecnica alla regìa, non accreditata) (1950) Cameriera bella presenza offresi..., regia di Giorgio Pàstina (1951) Buongiorno, elefante!, regia di Gianni Franciolini (anche produzione) (1952) Altri tempi - Zibaldone n. 1, episodio Il processo di Frine, regia di Alessandro Blasetti (1952) I gioielli di madame de..., regia di Max Ophüls (1953) Pane, amore e fantasia, regia di Luigi Comencini (1953) Villa Borghese, episodio Incidente a Villa Borghese, regia di Gianni Franciolini (1953) Cento anni damore, episodio Pendolin, regia di Lionello De Felice (1954) Il matrimonio, episodio Lorso, regia di Antonio Petrucci (1954) Tempi nostri - Zibaldone n. 2, episodi Scena allaperto e Don Corradino, regia di Alessandro Blasetti (1954) Gran varietà, regia di Domenico Paolella (1954, episodio Il fine dicitore) Allegro squadrone, regia di Paolo Moffa (1954) Vergine moderna, regia di Marcello Pagliero (1954) I giocatori, episodio de Loro di Napoli, regia di Vittorio De Sica (1954) Pane, amore e gelosia, regia di Luigi Comencini (1954) Peccato che sia una canaglia, regia di Alessandro Blasetti (1954) Il letto (Secrets dalcove), episodio Il divorzio, regia di Gianni Franciolini (1954) Il segno di Venere, regia di Dino Risi (1955) Gli ultimi cinque minuti, regia di Giuseppe Amato (1955) La bella mugnaia, regia di Mario Camerini (1955) Racconti romani, regia di Gianni Franciolini (1955) Pane, amore e..., regia di Dino Risi (1955) Il bigamo, regia di Luciano Emmer (1955) I giorni più belli, regia di Mario Mattoli (1956) Mio figlio Nerone, regia di Steno (1956) Tempo di villeggiatura, regia di Antonio Racioppi (1956) Montecarlo, regia di Sam Taylor e Giulio Macchi (anche supervisione artistica alla regìa) (1956) Noi siamo le colonne, regia di Luigi Filippo DAmico (1956) Padri e figli, regia di Mario Monicelli (1957) I colpevoli, regia di Turi Vasile (1957) Souvenir dItalie, regia di Antonio Pietrangeli (1957) Amore e chiacchiere, regia di Alessandro Blasetti (1957) Il conte Max, regia di Giorgio Bianchi (1957) La donna che venne dal mare, regia di Francesco De Robertis (1957) Vacanze a Ischia, regia di Mario Camerini (1957) Il medico e lo stregone, regia di Mario Monicelli (1957) Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957) Addio alle armi, regia di Charles Vidor (1957) Casinò de Paris, regia di André Hunebelle (1958) Domenica è sempre domenica, regia di Camillo Mastrocinque (1958) Anna di Brooklyn, regia di Reginald Denham e Carlo Lastricati (anche supervisione alla regìa) (1958) Ballerina e Buon Dio, regia di Antonio Leonviola (1958) Pezzo, capopezzo e capitano, regia di Wolfgang Staudte (1958) Gli zitelloni, regia di Giorgio Bianchi (1958) La ragazza di piazza San Pietro, regia di Piero Costa (1958) Pane, amore e Andalusia, regia di Javier Setó (anche produzione e supervisione alla regìa) (1958) La prima notte, regia di Alberto Cavalcanti (1959) Nel blu dipinto di blu, regia di Piero Tellini (1959) Uomini e nobiluomini, regia di Giorgio Bianchi (1959) Policarpo, ufficiale di scrittura, regia di Mario Soldati (1959) Il nemico di mia moglie, regia di Gianni Puccini (1959) Vacanze dinverno, regia di Camillo Mastrocinque (1959) Il mondo dei miracoli, regia di Luigi Capuano (1959) Il moralista, regia di Giorgio Bianchi (1959) Il generale Della Rovere, regia di Roberto Rossellini (1959) Ferdinando I° re di Napoli, regia di Gianni Franciolini (1959) Gastone, regia di Mario Bonnard (1960) La sposa bella, regia di Nunnally Johnson e Mario Russo (1960) Le tre eccetera del colonnello, regia di Claude Boissol (1960) Le pillole di Ercole, regia di Luciano Salce (1960) Napoleone ad Austerlitz, regia di Abel Gance (1960) Il vigile, regia di Luigi Zampa (1960) Un amore a Roma, regia di Dino Risi (1960) La baia di Napoli, regia di Melville Shavelson (1960) La miliardaria, regia di Anthony Asquith (1960) Gli incensurati, regia di Francesco Giaculli (1961) Lonorata società, regia di Riccardo Pazzaglia (1961) Le meraviglie di Aladino, regia di Mario Bava ed Henry Levin (1961) I celebri amori di Enrico IV, regia di Claude Autant-Lara (1961) Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961) Gli attendenti, regia di Giorgio Bianchi (1961) I due marescialli, regia di Sergio Corbucci (1961) La Fayette, una spada per due bandiere, regia di Jean Dréville (1962) Eva, regia di Joseph Losey e Guidarino Guidi (1962) Le avventure e gli amori di Moll Flanders, regia di Terence Young (1965) Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966) Gli altri, gli altri... e noi, regia di Maurizio Arena (1966) Caccia alla volpe, regia di Vittorio De Sica (1966) Un italiano in America, regia di Alberto Sordi (1967) Colpo grosso alla napoletana, regia di Ken Annakin (1968) Caroline chérie, regia di Denys de La Patellière (1968) Luomo venuto dal Kremlino, regia di Michael Anderson (1968) Se è martedì deve essere il Belgio, regia di Mel Stuart (1969) Una su 13, regia di Nicholas Gessner e Luciano Lucignani (1969) Cose di Cosa Nostra, regia di Steno (1971) Io non vedo, tu non parli, lui non sente, regia di Mario Camerini (1971) Trastevere, regia di Fausto Tozzi (1971) Siamo tutti in libertà provvisoria, regia di Manlio Scarpelli (1971) Ettore lo fusto, regia di Enzo G. Castellari (1972) Le avventure di Pinocchio, regia di Luigi Comencini (in due versioni, cinematografica e televisiva) (1972) Grande slalom per una rapina, regia di George Englund (1972) Storia de fratelli e de cortelli, regia di Mario Amendola (1973) Lodore delle belve, regia di Richard Balducci (1973) Il delitto Matteotti, regia di Florestano Vancini (1973) Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musica nelle vene, regia di Pasquale Squitieri (1973) Piccoli miracoli, film TV, regia di Jeannot Szwarc (1974) Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!, regia di Paul Morrissey e Antonio Margheriti (1974) Ceravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974) Intorno, cortometraggio, regia di Manuel De Sica (1974) Leroe, telefilm, regia di Manuel De Sica (1974) (Nota: in molte fonti viene citata una partecipazione di De Sica ai film Fontana di Trevi di Carlo Campogalliani (1960) e La pappa reale di Robert Thomas (1964), ma alla visione delle pellicole lattore non compare affatto.) Regista cinematografico Sciuscià (1946) Ladri di biciclette (1948) La ciociara (1960) Rose scarlatte (co-regìa Giuseppe Amato, anche attore) (1939) Maddalena... zero in condotta (anche stesura dialoghi e attore) (1940) Teresa Venerdì (anche sceneggiatura e attore) (1941) Un garibaldino al convento (anche sceneggiatura e attore)(1942) Lippocampo di Gian Paolo Rosmino (supervisione regìa, non accreditata) (1943) I bambini ci guardano (anche sceneggiatura) (1943) La porta del cielo (anche sceneggiatura) (1944) Sciuscià (anche produzione) (1946) Natale al campo 119 di Pietro Francisci (supervisione regìa, non accreditata) (1947) Ladri di biciclette (anche produzione e sceneggiatura) (1948) Domani è troppo tardi di Léonide Moguy (consulente tecnico alla regìa, non accreditato) (1949) Miracolo a Milano (anche produzione e sceneggiatura) (1950) Mamma mia, che impressione! di Roberto Savarese (regìa di quasi tutte le sequenze, non accreditata, anche produzione e sceneggiatura) (1951) Umberto D. (anche produzione) (1952) Stazione Termini (1953) Loro di Napoli (anche sceneggiatura e attore) (1954) Il tetto (anche produzione) (1955) Montecarlo di Samu Taylor e Giulio Macchi (supervisione artistica alla regìa) (1956) Pane, amore e Andalusia di Javier Setó (supervisione alla regìa) (1957) Anna di Brooklyn di Reginald Denham e Carlo Lastricati (supervisione alla regìa) (1958) Il moralista di Giorgio Bianchi (regìa di molte sequenze, non accreditato) (1959) La ciociara (1960) Il giudizio universale (anche attore) (1961) Boccaccio 70, episodio La riffa (1962) I sequestrati di Altona (1962) Il boom (1963) Ieri, oggi, domani (1963) Matrimonio allitaliana (1964) Un mondo nuovo (1965) Caccia alla volpe (1966) Le streghe, episodio Una sera come le altre (1967) Sette volte donna, (1967) Amanti (1968) I girasoli (1970) Il giardino dei Finzi-Contini (1970) Le coppie, episodio Il leone (1970) Lo chiameremo Andrea (1972) Una breve vacanza (1973) Il viaggio (1974) Regista televisivo . Dal referendum alla Costituzione, ovvero il 2 giugno - Nascita della Repubblica, documentario (1971) I cavalieri di Malta, documentario (1971) Sceneggiatore cinematografico . Lippocampo di Gian Paolo Rosmino (1943). Sceneggiatore insieme a Margherita Maglione, Sergio Pugliese, Cesare Zavattini, Adolfo Franci. Nel film De Sica interpreta anche il protagonista. I bambini ci guardano di Vittorio De Sica (1943) La porta del cielo di Vittorio De Sica (1944) Il marito povero di Gaetano Amata (1945). Originariamente doveva essere diretto nel 1943 da Mario Soldati e interpretato da Vittorio De Sica, che figura comunque in veste di sceneggiatore. Ladri di biciclette di Vittorio De Sica(1948) Miracolo a Milano di Vittorio De Sica (1951) LOro di Napoli di Vittorio De Sica (1954) Apparizioni televisive . Meet De Sica di Charles De Reisner, per la tv statunitense (1958) The Four Just Men, serie televisiva britannica (1959-1960) Vittorio De Sica racconta... di Fernanda Turvani, serie di 22 favole da lui narrate (1961) Documentari televisivi su De Sica . Ritratto dattore: Vittorio De Sica di Fernaldo Di Giammatteo (1958) Vittorio De Sica: autoritratto di Giulio Macchi (1964) Vittorio De Sica: il regista, lattore, luomo di Peter Dragadze (1974) Vittorio De Sica, il padre del neorealismo di Michel Random (1974) Viva De Sica! di Manuel De Sica (1983) Parlami damore Mariù. La vita e lopera di Vittorio De Sica, trasmissione in sette puntate di Giancarlo Governi (1991) Vittorio D. di Annarosa Morri e Mario Canale (2009) Bibliografia Maria Mercader, La mia vita con Vittorio De Sica, edizioni Mondadori, 1978 Emi De Sica, Lettere dal set, edizioni SugarCo Gualtiero De Santi, Vittorio De Sica, Il Castoro Cinema n. 213, Editrice Il Castoro, 2008, ISBN 978-88-8033-259-6 Giancarlo Governi, Parlami damore Mariù. La vita e lopera di Vittorio De Sica, edizioni Nuova Eri, 1991 Manuel De Sica, La porta del cielo - Memorie 1901-1952, edizioni Avagliano, 2005 Remo dAcierno, De Sica, Gill e O Zampugnaro nnammurato, Edizioni La Collina (AV) 2007 Anna Masecchia, Vittorio De Sica. Storia di un attore., Edizioni Kaplan 2012 fonte wikipedia
Posted on: Tue, 12 Nov 2013 19:31:50 +0000

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