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da latina a new york Toghe Verdi_Divertito.indb 115 29/09/11 16.37 116 toghe verdi È meglio che ti ci abitui da piccolo alle ingiustizie, perché da grande non ti ci abitui più! Alberto Sordi nel film Il Vigile, 1960 Alici e salmone marinati. Sautè di cozze, carpaccio di pesce spada. E poi spiedini di gamberi e calamari, insalata di polpo e sedano, telline sale e pepe e vongole veraci appena scottate e servite su lattuga croccante. Nei calici un Greco di Tufo delle cantine Grotte del Sole, in onore alla mia provenienza partenopea. «Avvocato, oggi deve assaggiare il tonno. È una poesia.» Ezio Bonanni ci riflette meno di un secondo: «E invece io vorrei un primo, uno spaghetto allo scoglio con un po’ di pomodorino. Il tonno la prossima volta». È così l’avvocato Bonanni, al ristorante come dietro la scrivania del suo studio: decide nel tempo che ci mette un fulmine ad attraversare il cielo. Ma non è fretta, la sua. È capacità di schierare le varie opzioni come soldati in un campo di battaglia, analizzarle, valutarle, scegliere quella secondo lui più esatta, cassare le altre, senza ripensamenti. Il tutto mentre aleggia ancora nell’aria l’interrogativo della domanda. Non l’ho mai visto indugiare, tentennare, restare fermo sulla soglia di una decisione. Allo stesso tempo però non è impaziente con l’interlocutore. Magari sfoglia un fascicolo, risponde a una mail, parla con la segretaria, mentre lascia a chi gli sta di fronte lo spazio giusto per cercare una risposta, trovare un’idea, tessere le fila di un ragionamento. Mancano sette giorni al suo viaggio nel Vermont. È stato invitato a Burlington per partecipare al congresso triennale dell’astm, American Society for Testing and Materials, nella sezione sull’asbesto, e deve ancora definire il suo intervento: sarà un momento fondamentale per il suo lavoro. Inoltre, tra dieci giorni al tribunale di Paola ci sarà un’importante udienza del processo che lo vede contrapposto alla schiera di avvocati della ex fabbrica dei Marzotto, e nel frattempo la sua agenda prevede viaggi a Rosignano, Bari e Venezia. «Assaggia queste alici, qui le fanno speciali.» «Ma come fai a occuparti delle alici mentre tra quarantacinque minuti devi essere su un treno diretto a Venezia?» «È momento per momento che si assapora la vita.» “Sono Ezio Bonanni, avvocato cassazionista di 43 anni, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Amianto (associazione rappresentativa delle vittime dell’amianto in Italia), docente presso l’Università di Bari, master di II livello in Mobbing, e responsabile del settore Sicurezza, ambiente e diritto penale del lavoro del Centro studi diritto dei lavori, diretto dal prof. Gaetano Veneto; in precedenza sono stato docente di Diritto pubblico e Diritto penale presso l’Università di Siena, con pubblicazione delle ricerche e dei risultati di indagini e procedimenti, e rappresento e difendo molte associazioni ed esposti e vittime dell’amianto e loro familiari, in Italia e in Europa.” Esordirà così in Nord America l’avvocato partito da Latina e che della battaglia contro la lobby dell’amianto ha fatto una ragione di vita. Occhi piccoli e intensi, estremamente mobili, capelli corti, tenuti un po’ alti con il gel, a mo’ di piccola cresta. Dorme poche ore per notte ed è capace di lanciare una bomba mentre sta arrotolando con la forchetta un gustosissimo spaghetto al sapore di mare. «Lo sai che l’amianto ha contaminato anche il talco per uso cosmetico? Ho vinto una causa e ce n’è traccia negli archivi torinesi da decenni, solo che nessuno l’ha tirato fuori.» Sobbalzo, e mi si chiude lo stomaco all’istante. «Scusa, che significa?» È corretto precisarlo: Ezio Bonanni e io siamo amici. L’ho visto all’opera per la prima volta alcuni anni fa, mentre lavoravo al mio libro proprio sull’amianto (Amianto, storia di un serial killer, Edizioni Ambiente, 2009, ndR). Mi trovavo a Caserta, a una conferenza affollata di lavoratori esasperati. Mi colpì la sua popolarità e la capacità di ascoltare tutti. Poi mi cercò lui, dopo aver letto il libro in cui citavo il suo lavoro e l’impegno dell’Osservatorio nazionale amianto (ona), che lui stesso ha creato e che sta diventando sempre più l’associazione nazionale di riferimento per le vittime e le loro famiglie. Pensavo fosse vanità, la sua. Invece era strategia. Me l’ha rivelato poche settimane fa: gli interessava avviare una collaborazione con me, ed è riuscito nell’intento. Quella collaborazione continua ancora oggi perché curo il giornale telematico dell’ona. «Io non sono una toga verde, sono un guerrigliero, un mujaheddin», scherza. Guarda a destra, a sinistra, in basso, poi ti fissa, precisamente dentro gli occhi e senti che nel tempo di un soffio d’ali sta esaminando la tua espressione, decodificando i pensieri attraverso una ruga o un sorriso magari solo un po’ tirato. Perché lui è così, abituato per professione e attitudine a guardare oltre la facciata, a non fidarsi delle apparenze. Parlare con lui mette ottimismo, perché perdere in tribunale non è un’opzione contemplata ed è animato da un sincero afflato civile.
Posted on: Sun, 17 Nov 2013 03:04:07 +0000

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