poter affermare essere tra gli oggetti stessi il frutto di sue pazienti ricerche prima bibliografiche e poi topografiche, sia stato abilmente portato dall’autore della truffa ad effettuare scavi da lui creduti clandestini in zone o in tombe che di arcaico avevano solo qualche sintomo esteriore, un’abile scenografia montata ad hoc, più o meno bene organizzata secondo il grado di raggirabilità del “paziente”. Non meno false le cose con tanta fatica ed emozione rinvenute. E’ da deprecare che la legge consenta solo con difficoltà di perseguire i responsabili del falso in arte e tanto meno in archeologia, creando così al mal vivere una zona di immunità oggi largamente ed intensamente sfruttata da agguerrire schiere di “cavalieri del raggiro”. I fatti da loro commessi in tale materia possono essere valutati solo alla stregua di quegli artifici o trucchi di cui fa cenno il codice penale relativamente al reato di furto, ovviamente quando le circostanze connesse consentono imputazioni del genere. 5. L’ATTIVITA’ OPERATIVA DELLA GUARDIA DI FINANZA A TUTELA DEL PATRIMONIO ARTISTICO NAZIONALE TRA IL 1920 ED IL 1970 L’ attenzione della Guardia di finanza verso questo particolare comparto di intervento è nata non soltanto dall’esigenza di salvaguardare un’ inestimabile risorsa nazionale universalmente riconosciuta quale massima espressione mondiale, ma anche dal fatto che questi fenomeni illegali si traducono nella sottrazione di beni appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato e implicano ulteriori gravi profili riguardanti la loro esportazione illecita, il danno erariale che ne deriva, il riciclaggio di denaro e la tassazione di proventi derivanti da reato, l’illecito utilizzo di finanziamenti e agevolazioni fiscali di settore. Tali implicazioni che rientrano tra i fenomeni al cui contrasto la Guardia di finanza era ed è in via ordinaria impegnata, impongono di mantenere costantemente alto il livello di attenzione.
Posted on: Sat, 02 Nov 2013 22:14:26 +0000
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