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04/07/2013- poco più grande di una chiavetta usb e può contenere da sei a 96 piccolissimi serbatoi Bio-chip consente di analizzare il Dna negli ambulatori dei medici di base Carlo Roccio guida la ricerca sul bio-chip Messo a punto tra Novara e Milano il nuovo strumento che promette di rivoluzionare gli attuali metodi di diagnosi È nata tra Milano e Novara la ricerca che consentirà a ogni medico, nel suo ambulatorio, di eseguire analisi su sangue e Dna. È poco più grande di una chiavetta usb e può contenere da sei a 96 piccolissimi serbatoi: il bio-chip potrebbe rivoluzionare gli attuali metodi di diagnosi per ogni tipo di malattia infettiva o genetica. Piace molto ai cinesi che così potrebbero estendere le analisi anche agli sperduti villaggi di campagna. Gli artefici principali di questa «ricerca applicata» sono Fleming Research, Clonit e STMicroelectronics e il progetto, ormai in dirittura d’arrivo, è finanziato dal ministero della Ricerca per il triennio 2013-2015 con la somma di 12 milioni di euro. Si chiama «Dna on disk» e permetterà di realizzare il sequenziamento di Dna multipli a livello di un unico biochip. «Questo biochip - spiega Carlo Roccio, ceranese, ricercatore a capo di Fleming Research e Clonit, due aziende operanti nel settore della biologia molecolare avanzata - è dotato, nella sua forma più semplice di sei piccoli pozzetti dove si inseriscono il materiale da analizzare (gocce di sangue, di saliva, di urina), reagenti e sonde molecolari fluorescenti dirette verso un determinato bersaglio molecolare, cioè molecole in grado di riconoscere le mutazioni geniche e di attaccarvisi». Il biochip così completo viene introdotto in un apparecchio elettronico non più grande di un telefono da tavolo collegato con un computer. In meno di un’ora si potrà leggere sul computer il responso: la goccia di saliva contiene il bacillo della Tbc oppure il Dna di quella goccia di sangue non ha la mutazione che rende il paziente con epatite C resistente all’’interferone gamma. Ma il sistema prevede anche bio-chip con un numero maggiore di pozzetti, fino a 96, per poter diagnosticare 50 mutazioni contemporaneamente. «Il sistema, che ha già una pre-approvazione dall’Fda americano e aspetta entro la fine dell’anno il marchio CE, è destinato - spiega Roccio - a diventare un prolungamento delle capacità diagnostiche del medico, esattamente come l’ecografo, che da macchina complicata utilizzabile solo in ospedale, può essere ora usato dal singolo medico nel suo ambulatorio. E abbiamo calcolato che se un medico fa almeno 1000 test all’anno, ogni test non gli verrebbe a costare più di 20 euro». Il singolo biochip può anche essere spedito e «letto» in un laboratorio a centinaia di chilometri di distanza. A questo particolare si è interessato il governo della Repubblica Popolare Cinese, che vorrebbe utilizzare il sistema per estendere il servizio di analisi a 200 milioni di abitanti nelle zone rurali del Paese.
Posted on: Fri, 05 Jul 2013 21:39:47 +0000

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