La condizione originale Genesi 1-3: l’alba dell’origine Il - TopicsExpress



          

La condizione originale Genesi 1-3: l’alba dell’origine Il racconto degli inizi dell’esistenza dell’uomo su questa terra è tutto racchiuso nei primi tre capitoli di Genesi. Per capire il significato di questi racconti dell’origine, occorre prima capire cosa intendono raccontare. Poniamo tre domande: 1) Intendono raccontare gli eventi come sono accaduti nel nostro passato più remoto? 2) Intendono raccontare gli eventi non come sono accaduti ma come simbolicamente si possono raccontare? 3) Intendono raccontare non degli eventi, ma solo un’interpretazione perennemente valida della condizione umana? Procedendo per esclusione, ci sembra di dover eliminare la prima: Gen 1-3 non intende raccontare i fatti così come sono avvenuti. Come possiamo dirlo? 1) La creazione dell’uomo è raccontata in due modi diversi: 1,26-27 e 2,21-22 2) Dio usa due metodi per creare: la parola (cap. 1) e il gesto del vasaio (cap. 2) 3) A un certo punto del racconto figura un serpente che parla (cap. 3), e i serpenti non hanno mai parlato 4) Proseguendo oltre, dopo la morte di Abele, Caino ha paura che qualcuno lo possa uccidere, ma chi? Non c’è ancora nessuno sulla terra! (cfr 4,14) Non è dunque un racconto storico. Ma allora che cos’è? E’ UNA NARRATIVA CHE INTENDE RACCONTARE GLI EVENTI DELL’ORIGINE NON COME SONO MATERIALMENTE AVVENUTI, MA COME DEVONO ESSERE COMPRESI, PERCHÉ LA VITA CONCRETA DELL’UMANITÀ ABBIA LE RISPOSTE ALLE SUE DOMANDE PIÙ FONDAMENTALI. Gen 1-3 si pone insomma come una fonte di risposte alle domande che nascono dalle disarmonie della creazione: la fatica, la malattia, la violenza, l’incomunicabilità, la morte. La condizione umana anteriore al peccato L’episodio della cacciata dall’Eden rappresenta il confine di due condizioni. La coppia originaria ha dunque perduto qualcosa. In primo luogo ha perduto l’amicizia e la vicinanza di Dio, e, conseguentemente, anche la qualità della vita ha subìto un processo di decadimento. Seguendo i dati della Scrittura si possono tentare delle precisazioni. Cominciamo dalla maggiore differenza: il significato della morte come conseguenza del peccato; nell’Eden non ci sarebbe stata la morte, oppure morire nell’Eden sarebbe stato diverso che morire fuori dall’Eden? La condizione originale, di cui la Bibbia ci parla, è una realtà che sfugge del tutto alla ricerca scientificamente documentata. Gli studi biblici attuali hanno abbandonato ogni tentativo concordista. Non ci chiediamo, perciò, in quale fase della ominizzazione abbia avuto luogo il peccato originale. Non è compito del teologo, ma del paleoantropologo. In ogni caso, si può tentare qualche precisazione sul valore della descrizione biblica dell’umanità uscita dalle mani del creatore. La fisionomia della natura intatta Il significato generale di una natura decaduta dopo il peccato, intende mettere in evidenza che il progetto originario di Dio non coincideva con la vita che effettivamente viviamo. Altrimenti detto, significa pure che la vita umana non può essere vissuta in pieno se non nel quadro del favore divino. L’armonia del “prima” serve perciò da contrasto con la disarmonia del “dopo”.Insomma, la natura umana, presa da sola, è sempre mancante di “qualcosa”, quando manca la vicinanza di Dio. Il giardino di Eden, più che un luogo, è la cifra di questa vicinanza divina che riempie il cuore umano. Nell’atto della creazione l’umanità ha avuto molto di più di ciò a cui avrebbe avuto diritto sul piano della natura: l’amicizia divina è un dono gratuito e non richiesto dalla natura. I doni preternaturali La riflessione dei Padri della Chiesa è andata oltre la semplice considerazione dell’amicizia originaria con Dio. I Padri hanno voluto precisare, in base ai testi di Gn 1-2, in cosa consistesse l’esperienza di grazia e di libertà del primo uomo. Dalla riflessione patristica risultano quattro aspetti dell’umanità nello stato di grazia originaria che, a partire dal secolo scorso, prendono il nome di doni preternaturali. Il primo è l’immortalità. Come abbiamo già precisato, l’immortalità non va intesa come assenza di morte. In ogni caso la vita terrena si doveva concludere. Anche per la Madonna la vita terrena si è conclusa, ma nessuno può dire che Maria sia “morta”. Il secondo è l’integrità. Con questa parola si intende il contrario dell’inclinazione al peccato. Il peccato originale avrebbe quindi prodotto nella natura umana una sorta di indebolimento della volontà, che quindi è già di suo inclinata verso il male. Il terzo è la scienza. L’ignoranza non è mai stata un fatto voluto da Dio. La Genesi descrive il primo uomo nell’atto di compiere una classificazione degli esseri viventi (cfr 2,19). Questo ha fatto pensare a un dono di intelligenza molto elevato e la capacità di elaborare un pensiero scientifico di ampia portata. Il quarto è l’impassibilità. Con questo termine si intende alludere all’assenza del dolore. L’idea di fondo è quella di una perfetta salute, esente da guasti di carattere fisico o psichico. Questo quadro descrive la persona umana nella totale armonia delle sue componenti fisiche e spirituali. L’armonia della personalità è il risultato del favore di Dio. La grazia battesimale ci riporta al rapporto religioso più sano, attraverso il dono della figliolanza. Tutti questi beni sono recuperati pienamente nella risurrezione, ma in parte già mediante la grazia di Cristo. L’insegnamento della Chiesa sui doni preternaturali La riflessione dei Padri è passata solo in parte nell’insegnamento ufficiale della Chiesa. Il Magistero si è pronunciato solo su due dei quattro doni suddetti: l’immortalità e l’integrità. La motivazione è che al Magistero importa di più precisare cosa si recupera effettivamente col Battesimo, di quella innocenza originaria. Sembra che l’impassibilità e la scienza non possano dirsi recuperati col Battesimo: la persona umana resta sempre soggetta alle malattie e all’invecchiamento; neppure la scienza è recuperata: ci dibattiamo tuttora tra molte incognite nella natura e nel cosmo. Nonostante la fatica dei ricercatori, molte domande sono ancora senza risposta. Gli altri due doni sono invece già recuperati durante il cammino di fede: l’immortalità è la prima conseguenza del Battesimo, in senso certamente non biologico. La morte non è una tappa di annientamento per chi muore nel Signore. L’integrità è recuperata nel senso che la grazia battesimale libera gradualmente la volontà dell’uomo dalle inclinazioni negative e dalle debolezze che ostacolano la realizzazione della volontà di Dio.
Posted on: Sun, 30 Jun 2013 22:51:10 +0000

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