La vera povertà oggi in Italia di Don Davide Banzato Il termine - TopicsExpress



          

La vera povertà oggi in Italia di Don Davide Banzato Il termine “povertà” può assumere molteplici significati ed essere impiegato con diverse accezioni. Quando la povertà assume connotazioni estreme di assenza di beni materiali primari si parla di miseria. Nonostante i notevoli progressi tecnologici che si sono verificati negli ultimi anni, le condizioni di vita non sono migliorate per tutti, né al Nord, né al Sud del mondo. E’ nata tuttavia una nuova concezione di povertà, che si può applicare a certe fasce della popolazione. Per povertà infatti non si intende più solo una mancanza di ciò che e’ necessario al benessere materiale, ma anche la negazione di opportunità e scelte essenziali per lo sviluppo umano, quali condurre una vita lunga, sana, creativa, godere di uno standard di vita dignitoso, godere di decoro, autostima, rispetto degli altri e delle cose cui le persone attribuiscono valore nella vita. Il problema della povertà affligge il grande polmone di sabbia del nostro mondo, l’Africa, e tutti gli altri paesi, che insieme a questo, godono di un aggettivo detto “paese del terzo mondo”. In una limitata, ma plastica, visione della distribuzione delle risorse sul pianeta emerge che l’80% delle ricchezze appartengono solo al 20% della popolazione mondiale. Non solo però queste catastrofiche zone sono afflitte da una povertà insaziabile ma anche in paesi più vicini al nostro, e anche nel nostro, vi sta sempre di più dilagando…. Ad aiutare questa crisi anche un’aumento dei prezzi e dei bisogni primari, nonché delle tasse. In Italia, come rivela un’indagine dell’ISTAT, le persone con un reddito inferiore a 600 euro mensili sono più del 18%. Le cause sono molto varie. In Italia la povertà è stata generalmente diffusa su tutto il Paese, soprattutto nel centro e nel sud, fino al dopo guerra, momento in cui si è registrata una crescita economica ed industriale notevole che ha cambiato notevolmente la condizione sociale permettendo di registrare un diffuso benessere per tutti. Gli italiani, da popolo di immigrati, hanno iniziato a godere di una qualità maggiore di vita grazie alla ripresa economica e al riconoscimento politico di diversi diritti sociali segnati da un sistema democratico. Negli ultimi anni, fenomini importanti come la globalizzazione, l’apertura delle frontiere in Europa con la preferenza di investimento in Paesi in cui la manodopera costa meno, il fenome di immigrazione, il disaffezionamento politico a causa di grandi scandali come quello noto sotto il nome “tangentopoli” e la crisi economica che è cresciuta a dismisura colpendo anche le imprese di maggior successo, hanno nettamente cambiato l’Italia. Il primo dato che si registra attualmente è un’involuzione e un’allargamento della forbice tra la maggior parte dei cittadini italiani in difficoltà economica ed un nucleo ristretto di cittadini benestanti. A questo proposito ha contribuito ad accellerare questa disuguaglianza l’entrata dell’euro in Europa: in Italia i salari hanno ricevuto una trasposizione di equivalenza matematica, mentre il potere di acquisto ha ricevuto un’equivalenza numerica, per cui se un operaio riceveva di stipendio 1.200.000 lire, oggi riceve circa 600 euro, mentre se per fare la spesa spendeva 50.000 lire oggi spende 50 euro. Pertanto sinteticamente potremo dire che il quadro attuale presenta un piccolo nucleo, legata alla classe dirigente e di liberi professionisti, ricchi, anche se colpiti dalla crisi economica, una maggiore povertà diffusa sul ceto medio che si trova a faticare per sopravvivere senza voler rinunciare al tenore di vita fin’ora vissuto, ed infine un peggioramento della situazione di povertà per chi già era povero, con un aumento di disoccupazione e disservizio sociale in vari ambiti primari come ad esempio la sanità. Recentemente mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha presentato il rapporto 2010 di Caritas Italiana e Fondazione Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia. Secondo il documento, i poveri sono oltre 8 milioni, particolarmente colpite le famiglie. Il rapporto chiede interventi strutturali e tratteggia le sfide portate aventi della comunità ecclesiale nel fronteggiare la povertà. Il documento evidenzia anche la crescente categoria degli impoveriti: persone che nel corso degli anni hanno visto cambiare la propria posizione in senso peggiorativo e che sono a rischio, per un qualunque imprevisto come nel caso di un infortunio, di cadere sotto la linea della povertà, ovvero circa 983 Euro per un nucleo di due persone. Al centro delle preoccupazioni del Rapporto, la famiglia. I dati presentati coincidono con quanto l’Istat rilascia periodicamente sulla vita degli italiani, le loro abitudini, i consumi, i redditi, la ricchezza e la povertà, e quant’altro aiuti a capire il paese e i suoi abitanti (in allegato il documento). Secondo l’Istat, in Italia 7 milioni e mezzo di poveri. I 2/3 vivono al Sud, sempre peggio gli anziani. Due milioni e 623.000 famiglie in stato di povertà, corrispondenti a 7.537.000 persone, il 12,9 per cento della popolazione. Nel mio ministero presso l’Associazione Nuovi Orizzonti sono impegnato dal 1999 in attività pastorali volte verso situazioni di disagio e di povertà. In Italia già da anni opero in strada, nelle mense per i poveri, nelle comunità di accoglienza per tossicdipendenti e disagio giovanile, nelle scuole e nei quartieri difficili di Roma e di diversi noti luoghi difficili a Riccione, Torino, Padova, Frosinone. Ho avuto modo di vivere due esperienze missio ad gentes, la prima in Brasile nel 2001 e la seconda in Bosnia-Erzegovina nel 2002, che mi hanno fatto crescere modificando notevolmente la mia persona. Al rientro in Italia ho riscontrato che, nonostante la crescita descritta di diffusione della povertà, esistono molti servizi, come quello Caritas sopracitato, che garantiscono un aiuto minimo sufficiente a tutti per poter mangiare, dormire e lavarsi. Il problema emergente più forte lo individuo nella crescente disoccupazione e soprattutto nella disoccupazione giovanile. Annesso a questo condivido appieno la preoccupazione della CEI per l’emergenza famiglia, in quanto colpita la cellula madre della società, hanno origine la maggior parte dei disagi che ogni giorno nella comunità Nuovi Orizzonti accogliamo: anoressia, bulimia e disturbi alimentari, tossicodipendenza, alcolismo e sessodipendenza, traumi da violenze e abusi subiti… Ritengo infine urgente un rinnovamento alla base dell’istituto familiare e di una politica guidata non più dall’economia, ma bensì da un’etica di base smarrita. A mio modesto parere, come spesso Chiara Amirante esprime, la povertà vera oggi è la “povertà dell’anima”. La più grande povertà esistente è a livello di valori e di punti di riferimento, dai quali nasce e scaturiscono tutte le altre configurazioni concrete che sono semplicemente la punto di un iceberg sommerso e molto più profondo. L’edonismo, il consumismo, l’egoismo dominano la cultura odierna e sono entrate nelle relazioni interpersonali inquinando i criteri di giudizio morale.
Posted on: Tue, 13 Aug 2013 19:57:19 +0000

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