PIANIFICARE PER AVERE SUCCESSO : GUIDA ALLA REDAZIONE DEL BUSINESS - TopicsExpress



          

PIANIFICARE PER AVERE SUCCESSO : GUIDA ALLA REDAZIONE DEL BUSINESS PLAN ( SECONDA PARTE ) 2.4. Il piano economico - finanziario 2.4.1. Introduzione Un Business Plan si articola – sotto l’aspetto sostanziale – in una parte “qualitativa”, in precedenza descritta, ed in una parte “quantitativa”, riferita al piano economico-finanziario. Con il piano in oggetto si sintetizza e si formalizza in chiave economico - finanziaria il progetto imprenditoriale descritto nella parte qualitativa del Business Plan. Il piano economico-finanziario si sostanzia della redazione di bilanci previsionali, composti da conto economico, rendiconto finanziario e stato patrimoniale, riferiti ad un orizzonte temporale di durata variabile e, comunque, difficilmente superiore al quinquennio. La qualità di un piano economico-finanziario dipende, in ultima analisi, dall’accuratezza e dalla fondatezza delle assumptions poste alla base del progetto imprenditoriale. I dati contenuti nelle tavole che costituiscono il piano economico-finanziario devono presentare collegamenti “logici” ed essere connessi (e coerenti) con i valori storici, contenuti nei bilanci relativi ai passati periodi. Conto economico, rendiconto finanziario e stato patrimoniale previsionali sono elaborati su base prospettica e riclassificata. La riclassificazione permette di evidenziare taluni risultati idonei a porre il valutatore nelle migliori condizioni per giudicare la fattibilità e la bontà del piano economico-finanziario. Ciascun valore contenuto nelle tavole (o gruppi omogenei di valori) deve essere analiticamente commentato nel piano economico-finanziario. A tale scopo è necessario predisporre una parte introduttiva (denominata “assumptions”) dove sia indicato come i valori sono stimati. 2.4.2. Il conto economico Il conto economico previsionale ha come obiettivo di fornire al valutatore informazioni utili a meglio comprendere la redditività futura dell’impresa, anche a seguito del progetto imprenditoriale. Lo schema di conto economico previsionale solitamente impiegato nella valutazione dei progetti imprenditoriali è quello “a valore della produzione e valore aggiunto”. Per la predisposizione del conto economico previsionale si utilizza uno schema riclassificato, che permette la suddivisione della gestione d’impresa in gestioni o aree parziali (caratteristica, complementare ed accessoria, finanziaria, straordinaria e tributaria) ed evidenzia taluni risultati economico-reddituali intermedi. Tra le gestioni indicate, riveste un’importanza cruciale quella caratteristica, facente riferimento all’attività tipica dell’impresa. Assumono rilevanza ai fini della valutazione del piano economico-finanziario: il valore della produzione venduta e complessivo, il valore aggiunto, il margine operativo lordo (EBITDA), il reddito operativo della gestione caratteristica (EBIT) e del capitale investivo (EBIT complessivo). La produzione venduta rappresenta il valore dell’attività destinata al mercato; di contro, il valore della produzione complessivo enfatizza il volume di attività svolto dall’impresa, indipendentemente dalla sua destinazione (vendite oppure magazzino). Quest’ultimo dato è un importante indicatore delle politiche previste per la gestione delle scorte. Il valore aggiunto, ottenuto sottraendo dal valore della produzione tutti i costi relativi ai fattori produttivi acquisiti all’esterno (ad es. materie prime o servizi) evidenzia il valore che l’impresa, con le risorse interne, aggiunge a quello delle risorse esterne. Un elevato valore aggiunto e la sua costante crescita sono segnali di scelte gestionali ottimali. Esso è funzione del grado di integrazione verticale, delle caratteristiche del settore in cui l’impresa opera e del grado di efficienza produttiva. Il margine operativo lordo (EBITDA), risultato intermedio al lordo degli ammortamenti e degli accantonamenti, presenta una particolare valenza finanziaria: tutti i valori che lo formano generano delle variazioni a livello finanziario e, in particolare, nel capitale circolante netto. Se l’EBITDA è positivo la gestione ha prodotto risorse finanziarie; se negativo le ha assorbite. Il reddito operativo della gestione caratteristica (EBIT), sottraendo dall’EBITDA gli ammortamenti, gli accantonamenti ed i canoni di leasing (se contabilizzati secondo l’impostazione italiana), identifica la capacità dell’impresa di produrre reddito mediante lo svolgimento della propria attività peculiare e principale. Per le imprese di piccole e medie dimensioni un reddito operativo della gestione caratteristica adeguato è un segno positivo per il valutatore. Tuttavia, come per altro è possibile affermare anche per gli altri risultati intermedi, variazioni positive eccessive rispetto ai risultati “storici” possono sottintendere una non perfetta qualità nella formulazione delle stime. L’EBIT complessivo si differenzia dal precedente per gli effetti economici derivanti dall’attività di investimento non direttamente riconducibile all’attività tipica. Nel caso tali investimenti fossero modesti, i due EBIT possono essere fatti coincidere. Di notevole importanza è anche il reddito di competenza. Tale risultato intermedio esprime l’efficacia della gestione finanziaria dell’impresa, considerando anche l’influenza degli oneri finanziari. A tal proposito, merita di essere evidenziato come un elevato indebitamento, con una conseguente alta incidenza degli oneri finanziari, potrebbe compromettere la redditività aziendale e, in particolare, la sostenibilità economica del debito. Infine, sottraendo dal reddito di competenza i componenti di natura straordinaria e le imposte sul reddito si perviene alla determinazione del reddito netto. 2.4.3. Il rendiconto finanziario Il rendiconto finanziario previsionale ha l’obiettivo di evidenziare le cause generatrici della variazione della liquidità netta. Nella costruzione del piano economico-finanziario l’analisi della liquidità dell’impresa e delle sue variazioni nel tempo assumono un’importanza decisiva: sulla base della capacità dell’impresa di generare liquidità, infatti, il valutatore è in grado di desumere la sostenibilità del finanziamento in termini di restituzione del capitale e di pagamento degli oneri finanziari. Lo stato patrimoniale previsionale ha l’obiettivo di permettere al valutatore di esprimere un giudizio sulla struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa, non tanto in termini di valore complessivo, quanto di composizione. Lo schema di stato patrimoniale previsionale, solitamente impiegato nella predisposizione del piano economico-finanziario, è quello finanziario o “a liquidità ed esigibilità”, ottenuto accorpando le varie classi secondo la loro scadenza (inferiori o superiori ai 12 mesi). Il criterio finanziario, classificando gli investimenti ed i finanziamenti in base alla loro liquidità/esigibilità, permette al valutatore di identificare: - il grado di rigidità della struttura patrimoniale: maggiore è l’incidenza dell’attivo fisso netto, maggiore è la rigidità d’impresa; - la coerenza tra le scelte di finanziamento e quelle di investimento: al crescere della rigidità degli investimenti è auspicabile attivare forme di finanziamento a medio-lungo termine; - il grado di dipendenza finanziaria dell’impresa: essa aumenta al crescere della dipendenza da fonti di finanziamento di terzi (mutui, finanziamenti, etc.). 2.4.5. I legami tra le tavole previsionali Per redigere un piano economico-finanziario affidabile e di qualità è necessario considerare che le tavole previsionali indicate (conto economico, rendiconto finanziario e stato patrimoniale) sono tra loro strettamente collegate ed i valori in esse contenuti presentano delle connessioni “logiche”. Di seguito si riportano alcuni esempi operativi senza alcuna pretesa di esaustività. Caso 1 Una crescita stimata dei ricavi (conto economico) avrà delle ricadute in termini di aumento (anche a parità di dilazione media concessa ai creditori) dei crediti verso clienti (stato patrimoniale) e, successivamente, di maggiore liquidità (rendiconto finanziario). Caso 2 Una crescita nei volumi di produzione non necessariamente produce un proporzionale aumento dei ricavi: parte del prodotto, infatti, può risultare a fine periodo ancora in giacenza nel magazzino. Questo genererà una variazione delle rimanenze (conto economico) e un conseguente aumento delle rimanenze finali (stato patrimoniale). Caso 3 Previsioni di crescita del volume di attività sono necessariamente collegate ad un maggiore consumo di risorse. Nel conto economico previsionale, pertanto, è necessario considerare l’effetto che un aumento della produzione ha sui costi per consumi (materie prime, imballaggi, materiale di consumo, etc.) e servizi. Dal punto di vista finanziario, infine, si deve considerare la forma di copertura delle future uscite di cassa. Caso 4 La crescita del volume di attività deve essere correlata ai costi operativi che vanno almeno suddivisi in due categorie a seconda del loro grado di variabilità. Per i costi variabili è necessaria una proporzionalità con l’evoluzione del volume di attività; per quelli fissi è necessario un tasso di crescita annuo ed il volume massimo di attività che sono in grado di sostenere. Caso 5 Una previsione di maggiori investimenti, come, ad esempio, acquisti di impianti o macchinari (stato patrimoniale), è inevitabilmente collegata ad un deflusso di risorse finanziarie (rendiconto finanziario) e, a fine periodo, ad una crescita degli ammortamenti (conto economico). Caso 6 A fronte di nuovi investimenti è necessario individuare anche l’adeguata copertura finanziaria. Essa può essere costituita, a titolo di esempio, da un’accensione di un prestito bancario oppure da aumento del capitale sociale a pagamento. Le risorse finanziarie entranti sono indicate nel rendiconto finanziario, mentre nello stato patrimoniale figurano quale maggiore debito ovvero come crescita nei mezzi propri. In relazione alla forma di finanziamento prescelto è necessario considerare anche l’eventuale remunerazione. Nell’ipotesi di accensione di un prestito bancario, esso genererà oneri finanziari che dovranno essere presi in considerazione nel conto economico previsionale e, successivamente, nel rendiconto finanziario. Caso 7 La previsione di una crescita dell’attività produttiva può richiedere un aumento nelle quantità di dipendenti e/o una modificazione della qualità dei medesimi. In questo modo si dovranno indicare a conto economico l’aumento dei costi del personale (retribuzioni, oneri previdenziali, trattamento di fine rapporto, etc.). L’aumento dei costi è connesso ad un’uscita di risorse finanziarie (rendiconto finanziario). La parte di esposizione verso il personale o gli enti previdenziali ancora in essere alla data di chiusura dello stato patrimoniale previsionale è considerata quale maggiore debito. Il trattamento di fine rapporto, per aziende con meno di 50 dipendenti, genererà una crescita del debito corrispondente (trattamento fine rapporto in stato patrimoniale). 2.4.6. Gli indici di bilancio Per la valutazione del piano economico-finanziario, il valutatore, oltre all’interpretazione ed all’analisi dei risultati espressi nei prospetti di conto economico, rendiconto finanziario e stato patrimoniale, si avvale anche di un sistema di indici. Per rendere organica la valutazione del piano economico-finanziario gli indici sono ricondotti dal valutatore solitamente a quattro dimensioni di analisi: solidità (intesa come capacità dell’azienda di perdurare nel tempo in modo autonomo); redditività (rappresentata dal rapporto tra una prescelta configurazione di reddito ed il correlato volume di capitale necessario per produrlo); liquidità (intesa come capacità dell’azienda di generare flussi finanziari e monetari tali da mantenere un costante bilanciamento tra attivo e passivo a breve); sviluppo (focalizzato sulla crescita aziendale nel duplice profilo strutturale ed operativo).
Posted on: Fri, 25 Oct 2013 16:03:29 +0000

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