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- Grecia - Sul tavolo dei commissari europei è arrivata la legge di stabilità Greca per il 2014. Secondo alcune indiscrezioni, rilanciate dai principali giornali ellenici, la Commissione europea avrebbe espresso già molte perplessità sul documento contabile e sarebbe orientata a bollarlo come un atto insufficiente ad assicurare un sostanziale equilibrio dei conti pubblici. Altro pepe su una ferita ancora aperta, si potrebbe dire. Ma non basta. Tra gli interventi che la Troika ha recentemente chiesto al paese ce n’è uno che merita un supplemento di riflessione. Si tratta della richiesta di smantellare due aziende statali che costruiscono ed esportano armi e veicoli militari, EAS (Ellinika Amyntika Systimata, Sistemi di Difesa Ellenici) e la ELBO (Elliniki Viomihania Ohimaton, Industria Automobilistica Ellenica). Secondo i “creditori” queste aziende non potranno più essere mantenute dallo stato perché i loro bilanci si chiuderebbero ormai sistematicamente in rosso, con gravame insopportabile sui conti dello Stato. Sarà anche vero, ma è altrettanto vero che dal 2009, da quando il paese si è sottoposto al “salvataggio” delle istituzioni internazionali, l’unico capitolo di spesa del bilancio pubblico che non mai stato alleggerito è proprio quello della difesa. Come mai ?? E si, perché nonostante la crisi fragorosa, in questi anni la Grecia ha continuato a spendere fior di quattrini per acquistare sottomarini e carri armati dalla Germania e fregate ed elicotteri dalla Francia, per non parlare delle armi leggere, tante da far pensare a chissà quale apocalisse bellica nello sfortunato paese. Avete capito ? sono stati obbligati a comprare armamenti in Germania e Francia, anche se non ne hanno alcun bisogno !! Un anno fa il Wall Street Journal scriveva che Berlino e Parigi avevano “preteso” le commesse di Atene per armamenti, subordinando ad esse l’approvazione del piano di “salvataggio”. Non sarà un caso, perciò, se per il 2012 la Grecia ha previsto una spesa militare di 7 miliardi di euro superiore a quella dell’esercizio precedente, il 18,2 per cento in più rispetto al 2011. Una spesa che vale il 3% del Pil. Per fare dei raffronti, quella dell’Italia è pari al 1 %del Pil, quella russa e degli Usa intorno al 4%. Può la situazione in cui versa la Grecia oggi giustificare un esborso per spese militari che, in rapporto alla ricchezza nazionale, è più vicina a quella di Usa e Russa che a quella dell’Italia ? Ora, anziché chiedere una riduzione corposa delle spese militari, la Troika chiede ad Atene di chiudere le proprie fabbriche di armamenti. C’è una logica ? Forse si, ma non c’entra nulla col risanamento. Piuttosto riguarderebbe gli appetiti dell’industria bellica di alcuni paesi occidentali, tra cui la Germania, che avrebbe tanto da guadagnare da una situazione siffatta. Grecia, un paese ai saldi. Questa è l’unica conclusione alla quale si può giungere commentando il disastro economico, politico e morale in cui il paese è immerso. Un disastro funzionale alle nuove forme di colonialismo che stiamo conoscendo, quelle che non richiedono più l’occupazione materiale dei paesi che vi sono sottoposti, ma occupazioni economiche, sudditanze economiche, ecc. Sarà per questo che oggi nessuno parla più di “civilizzazione” ma semplicemente di “salvataggio”.
Posted on: Fri, 08 Nov 2013 10:52:16 +0000

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