Anche questo fine settimana nove ragazzi non sono tornati a casa - TopicsExpress



          

Anche questo fine settimana nove ragazzi non sono tornati a casa dopo la festa e, purtroppo, non lo faranno mai più. Certo che è strano, succede spessissimo, quasi ogni domenica, ascoltando il telegiornale si sente la notizia; ragazzi mai visti, morti su una strada qualunque di una città lontana; non ci si presta più neanche tanta attenzione, non importa più di tanto di una tragedia accaduta a persone completamente sconosciute. I fatti cambiano però se quei ragazzi sono della tua stessa città, se pensi che ogni estate li vedevi lì, nello stesso ombrellone dei bagni roby, di fianco a quello della tua compagnia, se pensi che quello stesso sabato pomeriggio uno di loro l’avevi visto in centro con i suoi amici e sai che non accadrà più. È una disgrazia, certo, ma non si può rimanere a piangersi addosso sperando che questi fatti non accadano mai più. Siamo quasi sempre noi i fautori del nostro destino e siamo noi che dobbiamo impedire a queste tragedie di ripetersi. Come dice Umberto Galimberti, appunto, alla base di tali incidenti ci sono delle cause antecedenti gli scontri in macchine, legate all’utilizzo di alcool o, in casi più isolati, all’assunzione di droghe. Ma perché i giovani ricorrono a queste sostanze per divertirsi? Non credo assolutamente che possa esistere un legame tra una “sbornia” e il desiderio di togliersi la vita, anzi lo sballo è un modo per vivere un po’ meglio, per sentirsi più liberi, per dimenticare i problemi di una società e di un mondo che ci affligge, per evadere da regole che, anche se spesso giuste, non capiamo o ci rifiutiamo di accettare proprio perché siamo giovani e nel fiore degli anni, e ci piacerebbe “bruciare tutte le tappe” subito, senza curarci dei rischi a cui andiamo incontro. Siamo convinti che certe tragedie non potrebbero mai accadere a noi, ci crediamo immortali e l’alcool rafforza questa nostra tesi, invitandoci a provare l’ebbrezza di sfrecciare sulla statale a velocità impensabile solo per mostrare agli amici “come si guida”. Spesso la colpa non è solo nostra, ma anche della società, troppo lontana da noi ragazzi quando bisogna aiutarli, ma sempre pronta a pubblicizzare l’idea del ragazzo “cool” con la macchina potente, il cellulare all’ultima moda e i vestiti che costano quanto l’oro. Come sostiene il sociologo Aquaviva, la voglia di primeggiare, di evadere da qualsiasi tipo di regola è diventata ormai un’abitudine per noi ragazzi e il mondo della comunicazione non fa altro che invitarci ancor più a mantenere questo comportamento. Tuttavia mi sento alquanto offeso, come coetaneo delle vittime, nel sentirmi dire che i ragazzi che muoiono di sabato sera sono “persone che vengono da classi medio-basse e che vivono una vita del tutto ripetitiva, vuota e con poche prospettiva”. Io conoscevo, seppur poco, uno dei ragazzi morti sabato sera e potrei smentire questa affermazione di Paolo Crepet in poche parole, poiché di quei quattro ragazzi nessuno si avvicina nemmeno lontanamente a una tale descrizione; tuttavia non parlerò specificatamente di questi quattro pesaresi, né dirò quanto fossero meravigliosi, perché in questo modo la mia tesi potrebbe risultare un po’ come l’eccezione che conferma la regola; io, invece, parlerò a livello generale, poiché nessuno di noi ragazzi trascorre una vita così squallida come quella che secondo lo psichiatra ci accomuna. Ognuno di noi ha dei problemi, anche grandi, da risolvere, nati da una vita intensa, piena di belle emozioni e di impegni che ci coinvolgono totalmente da lunedì a venerdì. È per questo che decidiamo, nel week-end, di staccare la spina e di darci alla pazza gioia dimenticando tutto, aiutati spesso e volentieri dall’alcool che a volte ci fa veramente perdere il controllo, non facendoci più rispondere delle nostre azioni. È chiaro che qualcuno esagera e ciò non si deve più ripetere, ma non voglio più sentirmi offeso in quanto ragazzo in maniera così pesante e largamente infondata. Tornando al problema della società che ci è ostile, possiamo prendere in considerazione il problema delle auto di grossa cilindrata che sono vendute liberamente commercializzate in tutti i paesi e vendute a chiunque, diventando, nelle mani di un guidatore inesperto, causa di incidenti spesso mortali. Premetto che io amo l’alta velocità e le macchine sportive, ma non per questo trovo giusto che vengano vendute a chiunque, vetture che raggiungono in pochi secondi i 200 km/h, velocità più che sufficiente ad uccidere chiunque all’interno dell’auto. Bisogna essere abituati a guidare certi bolidi prima di poterli condurre su strada e quindi mettere a rischio la vita dei compagni di viaggio e anche quella delle persone che transitano sull’altra corsia. Non sono del parere che bisognerebbe ritirare qualsiasi vettura in grado di superare i limiti di velocità imposti dalla legge (quasi tutte le auto) ma, per esempio, si potrebbe verificare l’idoneità delle persone a guidare vetture così potenti in maniera periodica, una specie di esame pratico da svolgersi ogni …3 anni circa. Nonostante tutti questi buoni propositi non si torna indietro, e i nostri quattro amici non ritorneranno. La ferita che hanno lasciato nei nostri cuori è ancora più che aperta, ma dobbiamo voltare pagina e come dice una canzone che adoro “the show must go on” lo spettacolo deve continuare, imperterrito e indifferente ai fatti che invece segnano la nostra vita profondamente. Impariamo dagli errori commessi per creare un mondo migliore, usando la testa e senza dimenticare…
Posted on: Sat, 06 Jul 2013 21:00:31 +0000

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