Canzone sulla fine di un’estate passata troppo presto Inviato - TopicsExpress



          

Canzone sulla fine di un’estate passata troppo presto Inviato da Eugenio ⋅ 3 settembre 2010 ⋅ 1 commento Archiviato in conclusione, epilogo, estate, Lorenzo Eugenio Guarneri, malinconia, poesia Ci son delle scadenze che proprio tutti gli anni (che siano veri inganni?) fra arrivi e fra partenze concorrono a segnare lo scorrer della vita che sembra indefinita se spesa nel sognare. La fine della scuola, che sempre in ogni giugno incide di suo pugno la fine della sola scolastica certezza, dà inizio a certi mesi che soglion esser spesi con gioia ed allegrezza essendo incominciata per tutti gli studenti, promossi o ripetenti, l’estate sì aspettata. In questi mesi gai il tempo cambia metro e liscio come il vetro lui scorre in un via vai di cui non si ha coscienza, di cui non ci s’aspetta la fine arrivi in fretta: arriva già in partenza l’estate sospirata. Poi, noi non ci accorgiamo – forse non lo vogliamo – che lei è già terminata: fra i banchi noi si deve tornare a testa china. Sui campi già la brina seguita è dalla neve e il tempo delle foglie pian piano mette piede ma anch’esso poi recede: l’inverno è sulle soglie. L’estate d’altra parte è il tempo della luce in cui noi si ricuce – non chiusi fra le carte – l’affetto per gli amici, vedendoli più spesso. Sia stando con me stesso, o insieme, si è felici poiché il tempo abbiamo, essendo ora in vacanza, di viver la speranza di far quel che vogliamo. Passando i giorni al lago o in gite di montagna, mai più non ci si lagna di viver tempo vago avendo in man tre mesi da usar come ci piace, saltando o stando in pace, purché ben siano spesi. Il sole lentamente, dopo essersi svegliato nel buio coricato, rinasce dall’oriente più splendido che mai e un giorno dopo l’altro, trovandosi più scaltro, riprende il suo via vai girando per il cielo che sempre più blu terso appar se guardo verso l’alto con grande zelo. L’estate calda e afosa può essere opprimente; se pesa sulla mente può essere noiosa; vissuta nel sudare la fine se ne spera, aspettando la sera in cui si può sognare. Sognar si può in estate, di più che in primavera, essendoci la sera, nelle tante serate, il tempo di pensare a ciò che ci è accaduto, a ciò che abbiam vissuto che non vogliam lasciare, smarrir, dimenticare e che noi finalmente – d’altro vuota la mente – vogliam rielaborare. D’estate certamente abbiamo l’occasione di una meditazione su quel che in precedente noi si è fin qui vissuto, su quel che noi si è fatto, sul nostro fare matto, su quel che si è perduto… Lorenzo Eugenio Guarneri About these ads .
Posted on: Sun, 01 Sep 2013 18:34:15 +0000

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