Esoterismo ed Alchimia Sono sicuro che quasi tutti alla domanda: - TopicsExpress



          

Esoterismo ed Alchimia Sono sicuro che quasi tutti alla domanda: “che cosa è l’Alchimia” risponderebbero che essa consiste in un procedimento pseudo scientifico tendente alla trasmutazione dei metalli vili in oro oppure nella ricerca della pietra filosofale, altrimenti detta anche “elisir di lunga vita” e che l’Alchimia, in una qualche misura, può essere considerata come un’antesignana della Chimica. Questa è stata peraltro l’idea che per lungo tempo anch’io ho avuto di questo argomento fino a quando non ho cominciato a studiarlo in maniera più accurata accorgendomi così di quanto grossolana e sbagliata fosse la mia convinzione. Dell’Alchimia non siamo in grado di individuare una precisa data di nascita perché essa prese forma con le prime conquiste di conoscenza da parte dell’uomo e dobbiamo dunque accontentarci di affermare che l’Alchimia viene da tempi lontani, da quando il genere umano prese a muovere i primi passi sulla via del sapere, e che essa è completamente e inscindibilmente commista con i primi accenni di religiosità Per certi versi l’Alchimia rappresenta quindi l’aspetto primordiale della scienza e non ha mai perso questo suo carattere distintivo insieme alle componenti religiose, mistiche, magiche e misteriche. In epoche meno remote, con l’ampliarsi del sapere scientifico, l’Alchimia ha poi finito per rappresentare effettivamente l’antesignana di branche specifiche del sapere come la medicina, la farmacologia, la chimica e la psicologia. Cominciamo però ad intravedere l’Alchimia, nella sua forma a noi più conosciuta, nell’antico Egitto dei Tolomei, quando la Città di Alessandria era il centro culturale del Mondo con la sua immensa biblioteca. Il Museion conteneva oltre 500.000 rotoli e da originario tempio divenne prima biblioteca e poi Università. Qui studiarono: Euclide. padre della geometria, Eratostene. che sostenne la sfericità della terra calcolandone perfino la circonferenza, l’astrologo Tolomeo, il medico Galeno, il vescovo Origene, gli gnostici Valentino e Basilide , Plotino, Filone e molti altri.. I faraoni della dinastia dei Tolomei rappresentarono un ulteriore importante motivo del già esistente collegamento della cultura greca con quella egiziana e quindi anche dei rispettivi riti e misteri, quei culti arcani nei quali le caste sacerdotali custodivano gelosamente il sapere. I sacerdoti egiziani detenevano il segreto della lavorazione dell’oro che veniva confidato solo ai faraoni e da questo forse deriva l’appellativo di “Arte regia” attribuito all’Alchimia. Se profondi erano i rapporti della cultura greca con quella egiziana, questa a sua volta era stata ampiamente influenzata dall’astrologia e dalla magia caldea (vale a dire babilonese). Per effetto delle vicende errabonde del popolo ebraico sia la Babilonia che l’Egitto avevano recepito anche molti elementi culturali e religiosi dell’ebraismo. Il fulcro di questo sapere divenne la città di Alessandria che era un autentico crogiuolo di culture, di sette religiose, di studiosi e pensatori d’ogni genere e d’ogni paese i quali, favoriti da un clima di ampia tolleranza, qui si confrontavano, dibattevano e implementavano le loro conoscenze. Lo storico romano Marcellino, ancora nel IV secolo dc. in questi termini parla di Alessandria “ Qui prima che in qualsiasi altro paese, gli uomini giunsero alle origini delle diverse religioni. E’ qui che essi conservano con cura gli elementi dei riti sacri tramandati nei loro libri segreti – qui studiarono Pitagora e Platone e qui acquisirono gran parte delle loro conoscenze.- ancora oggi in questa città il sapere è grande; poiché maestri di varie sette abbondano e molte specie di conoscenze segrete sono spiegate dalla scienza geometrica. Né fra di loro è morta la musica e l’armonia. Alcuni si dedicano ancora ad osservare il moto del mondo e delle stelle: di sapienti matematici vi è gran copia e molti sono gli esperti in divinazione” Il sincretismo culturale, filosofico e religioso che si determinò ad Alessandria generò quella tradizione magica occidentale denominata Ermetismo della quale l’Alchimia è l’espressione pratica più importante e rappresentativa. L’ermetismo prende il suo nome da Ermete e Trismegisto che vuol dire “il tre volte grande”, (forse perché si credeva che avesse avuto tre incarnazioni). Questa figura immaginaria in realtà non è altro che l’unione dell’Hermes greco con Thot, il Dio egizio della magia, preposto a pesare le anime dei morti. Thot aveva la testa di uccello, perché conosceva la magica lingua degli uccelli, e il corpo di uomo e tra l’altro era anche considerato il creatore della scrittura, operazione infatti ritenuta magica. Molte attribuzioni di queste due divinità erano sostanzialmente simili e nell’Egitto Tolemaico le due figure finirono per fondersi. Una caratteristica risalta con molta chiarezza a chi si accinge ad entrare in questo mondo dal profondo sapore di occulto ed è la sua duplice natura: per alcuni versi squisitamente tecnica e per altri decisamente spirituale. Non esiste infatti l’Alchimia come tecnica se non coniugata con l’aspetto spirituale, e quindi concepita come metodo di ricerca del Divino, così come non esiste l’Alchimia spirituale senza il suo aspetto pratico e il suo anelito di conoscenza scientifica. Tra queste due grandi direttrici, sulle quali si biforca lo studio dell’Alchimia, stanno poi una serie di varianti che di volta in volta hanno fatto apparire gli alchimisti come: maghi, stregoni, taumaturghi, veggenti, scienziati o ciarlatani. Se da un lato l’Alchimia è ritenuta dagli iniziati come una forma sublime di elevazione spirituale, anzi la più aulica forma di ascesi, dalla Chiesa e dall’immaginario popolare essa è stata sostanzialmente intesa come un forma di magia nera e quindi una malefica stregoneria di stampo satanico o, nella migliore delle ipotesi, come un raffinato imbroglio. In linea generale l’Ermetismo è una tradizione mistica, un corpo mistico di insegnamenti che rifiuta ogni fede cieca e ogni dogma codificato mentre esalta l’esperienza spirituale ricercando l’apprendimento, il sapere e la conoscenza in un contatto diretto e individuale con la Divinità e in questo consiste la gnosi. L’Ermetismo e l’Alchimia hanno quindi una componente gnostica che troviamo riproposta in tutte le sette dualiste come i manichei, i Bogomili e i Catari. L’Ermetismo concepisce inoltre la realtà come un tutto unitario le cui componenti interagiscono tra loro e quindi, in virtù di questo assunto: uomo e ambiente, corpo e anima, spirito e materia, realtà umana e divina, si integrano armoniosamente. Le interrelazioni tra questi diversi piani della realtà sono sintetizzate nella nota espressione della tavola smeraldina “come in alto così in basso”. Dal punto di vista ermetico tutto il linguaggio riferito a questa visione interdipendente del creato è espresso in simboli e Baudelaire, non a caso, definirà il mondo come “ una foresta di simboli”. Il più noto dei simboli ermetici è il sigillo di Salomone che rappresenta proprio la relazione tra divino e profano e tra macrocosmo e microcosmo, tra ciò che è in alto con ciò che è in basso, con i suoi due triangoli intrecciati aventi i vertici contrapposti. L’Ermetismo sosteneva dunque che i vari aspetti della realtà e i relativi simboli potevano interagire tra loro e quindi di conseguenza potevano essere anche manipolati e modificati con opportune metodologie tra le quali la più importante era proprio l’Alchimia. E’ interessante osservare che l’Alchimia compare in Cina nello stesso periodo in cui viene formulata ad Alessandria. Contrariamente a quanto normalmente si immagina, la funzione fondamentale dell’Alchimia è rappresentata dalla trasmutazione dell’uomo e non da quella dei metalli e in questo consiste la sua vera “Grande Opera” che ha come obiettivo finale il congiungimento dell’uomo con la Divinità, come sintetizza la nota espressione: “come in alto così in basso”. Per raggiungere questo risultato è necessario un procedimento complesso, un percorso alchemico che modifichi profondamente la materia vile, rappresentata dall’uomo allo stato grezzo, in metallo nobile, cioè in oro, vale a dire in qualche cosa che gli consenta di raggiungere la sua natura divina. L’Alchimia è quindi la principale forma di metodologia attuativa del pensiero ermetico e rappresenta una particolare forma di gnosi e di ricerca mistica della Divinità. Questa ricerca tende alla trasmutazione dell’uomo e della realtà che è dentro di lui, attorno a lui e al di sopra di lui. Nella ricerca della trasmutazione interiore dell’uomo intravediamo quella che diventerà la psicologia, soprattutto nella concezione di Jung. Nella ricerca di ciò che è attorno all’uomo, cioè in basso, intravediamo lo studio dell’ambiente concepito come organismo vivente e quindi la botanica e la chimica. Nella ricerca di ciò che è al di sopra dell’uomo e quindi in alto, troviamo l’astrologia. L’atteggiamento dell’uomo nei confronti del creato e del proprio destino era stato in precedenza di tipo “passivo” ed egli infatti subiva le manifestazioni della natura e del fato senza poter incidere sugli eventi, ma con l’avvento dell’Ermetismo l’uomo comincia ad assumere un atteggiamento “attivo” acquisendo la consapevolezza di poter modificare la realtà e diventare artefice del proprio destino. Tutto questo diventa possibile con L’Alchimia che viene concepita come una “operazione magica”, perché prima solo agli Dei era riconosciuta la capacità di modificare la realtà. Per gli alessandrini infatti non esisteva alcuna separazione tra Ermetismo, Alchimia e Magia e questa concezione, che durerà a lungo, per certi versi perdura ancora oggi. L’avvento del pensiero ermetico e la comparsa dell’Alchimia come suo principale strumento di realizzazione segnano quindi un momento di particolare importanza nell’evoluzione del pensiero e del comportamento dell’uomo . Il riferimento principale dell’Ermetismo è il Corpus Hermeticum, attribuito a Ermete, che si compone di 17 dialoghi di cui fanno parte il “Picatrix”, (o meta del saggio), testo fondamentale di magia e astronomia, e la famosa “Tavola smeraldina”, considerata la summa del pensiero ermetico, che secondo la leggenda giunge agli uomini addirittura incisa su uno smeraldo caduto dal diadema di Lucifero. Lo sviluppo dell’Alchimia, come la intendiamo oggi, si ebbe fondamentalmente con il mondo islamico che al potenziale dell’Egitto alessandrino unì le conoscenze della Siria, della Persia e del lontano Oriente: India e Cina, raggiunte delle sue rapide conquiste militari. Nel contesto islamico l’Alchimia, soprattutto per merito della setta dei sufi, raggiunse livelli altissimi, sia dal punto di vista scientifico-culturale che da quello filosofico religioso, in una simbiosi inscindibile di natura magico fantastica. Un emblematico esempio sono le famose “Mille e una notte” certamente ispirate, se non addirittura vergate, dal famoso Jabir, alchimista di corte del sultano Harun al Raschid. All’Islam probabilmente si deve anche il nome stesso di Al –Kimia, anche se alcuni lo fanno comunque risalire all’Egitto. Le conoscenze di natura ermetico alchemica del mondo islamico, come molte altre, penetrarono nell’ Europa cristiana seguendo tre direttrici principali: la Spagna, la Sicilia e le crociate. Alla fine del primo millennio, in Spagna, la grande tolleranza dei regnanti islamici consentì che studiosi arabi, cristiani ed ebraici potessero studiare insieme senza che la diversità delle fedi costituisse un ostacolo. Cordoba in Spagna e Bagdad in Oriente divennero i centri del sapere. E’ noto il caso di Gerberto d’Aurillac che studiò in Spagna e divenne papa col nome di Silvestro II meritandosi il curioso appellativo di papa mago. A lui probabilmente si deve l’introduzione dell’algebra (dall’arabo al-jabr), in Europa, oltre che dei numeri arabi e del concetto di zero (che in arabo si dice Cifra). A seguito della dominazione araba fu la Sicilia l’altra porta di ingresso del sapere ermetico e alchemico in Europa, incentivato successivamente da Federico II. Il grande imperatore era particolarmente imbevuto di cultura islamica e appassionato cultore di Alchimia e di magia. L’altro veicolo di penetrazione della cultura islamica in genere, ma in particolare degli aspetti magico alchemici, furono indubbiamente le crociate che fornirono l’humus per la riscoperta degli autori classici e consentirono la ripresa culturale, economica e sociale dell’Europa cristiana. In Europa le conoscenze alchemiche si incontrano anche con la magica visione del mondo propria della tradizione culturale e religiosa celtica, con la ricca e fantastica mitologia nordica e la raffinata erudizione esoterica ebraica. La Chiesa dell’Europa cristiana si trovò quindi a dover gestire e arginare le spinte gnostiche ed eretiche che arrivavano sia dal mondo orientale islamico che da quello pagano celtico. Mentre per un verso si ebbero fenomeni di repressione anche violenta, come nel caso dei catari, in generale la Chiesa mise in atto una vasta strategia di assimilazione di questi fermenti culturali nell’alveo della teologia cattolica. E’ questo il caso assai particolare del noto fenomeno letterario e socio politico della fantastica leggenda di Re Artù nella quale giganteggia la druidica figura di Merlino il mago. La leggenda arturiana nasce infatti proprio dal mondo ecclesiastico e sarà incentivata con romanzi, poemi e poesie composti prevalentemente da religiosi. Questi componimenti, diffusi nelle piazze e nelle corti, formeranno quella che conosciamo come letteratura cortese o trobadorica che tanta parte ebbe nell’orientamento sociale, psicologico e culturale dell’Europa medievale. Rivangando i ricordi scolastici ci è facile rammentare il fenomeno culturale della Chanson de Geste e quello del ciclo arturiano che tocca il suo apice con i romanzi del Graal di Cretienne de Troyes e con il Parzifal di Won Eschenbach. Quello che forse è meno chiaro è che fu proprio la necessità di arginare le spinte gnostiche ed ereticali a spingere la Chiesa a questa forma di campagna pubblicitaria nei confronti del mondo cavalleresco. Anche e soprattutto con questo mezzo la Chiesa riuscirà in parte a trasformare il violento e rozzo mondo della cavalleria medievale in una elitè cristiana obbediente a un codice morale di comportamento basato sui dettami evangelici, esattamente come la cavalleria islamica rispondeva a quelli coranici. La punta aulica di questo nuovo modo di concepire la cavalleria furono ovviamente gli ordini monastico militari a cui tutti dovevano guardare come esempio della via cristiana del cavaliere verso la salvezza. Il cavaliere cristiano combatte il male e i nemici della fede, ma non commette omicidio, se mai malicidio, come affermava S. Bernardo, e contemporaneamente combatte il nemico interiore, la sua natura di peccatore e le sue tentazioni. Al cavaliere cristiano viene indicato non solo un comportamento, ma anche una ricerca, quel percorso di vita irto di prove che dovrà condurlo alla Gerusalemme Celeste. Per l’ingresso nel mondo della cavalleria viene concepito un rituale complesso che è una iniziazione esoterica ricca di significati simbolici decisamente ispirati ai riti greci e ai rituali della cavalleria celtica e islamica. Da questo momento inizia per il cavaliere un percorso che è la cerca del Graal, quella coppa simbolica che probabilmente, è proprio quella del rituale cavalleresco islamico dal nome Ka –al, una ricerca di perfezione che è in tutto e per tutto un percorso alchemico. Chi non conosce la leggenda del re pescatore narrata nel Perceval di Cretienne de Troyes? In questa opera troviamo la descrizione del corteo dove per la prima volta compare la grande invenzione di Cretienne, il Graal (che è di oro puro), oltre alla lancia che sanguina (che è quella con cui Longino trafisse il costato di Cristo). Tutta la scena è una complessa rappresentazione alchemica. Perceval non chiede che cosa siano gli oggetti che vede sfilare perché non ha ancora superato tutte le prove necessarie a purificarlo e non è quindi neppure consapevole di ciò che vede. Non porgendo alcuna domanda egli non attiva il potere del Graal e il re pescatore non può essere guarito. Si tratta dello stesso cammino mistico che l’alchimista deve affrontare se vuole avere la speranza che la sua opera riesca, ma che va percorso con cristiana purezza interiore, con una salda fede e con la decisa aspirazione a ricercare e raggiungere la Divinità. Il Graal è la pietra filosofale che ha il potere di trasmutare tutto perché può trasmutare l’uomo e rappresenta il compimento della vera Grande opera, è il catalizzatore finale in grado di congiungere l’uomo con Dio, di modificare ciò che è vile e povero in oro, in ciò che al massimo grado è nobile ed eterno Il Graal è la coppa dell’ultima cena che Giuseppe d’Arimatea usò per raccogliere il sangue di Cristo ferito dalla lancia di Longino. Il Graal può guarire e donare la felicità, l’eterna giovinezza, l’immortalità e quindi sconfiggere la morte, che è il grande sogno dell’uomo. Tutta una serie di altre opere tratteranno lo stesso tema creando personaggi mitici, da Lancillotto al puro Galaad, ma certamente l’opera in cui la valenza alchemica è più evidente è il Parsifal di Von Eschenbach il quale sostiene di aver tratto ispirazione per la sua narrazione da un’opera islamica nella quale un pagano di nome Flegetanis, astronomo famoso per il suo sapere, diceva : “vi era un oggetto che si chiamava il Graal, egli ne aveva letto chiaramente il nome nelle stelle e uno stuolo d’angeli lo aveva portato sulla terra”. Nel Parzifal il Graal, non a caso è descritto come una pietra chiamata lapis Exillis (o Ex Coelis) cioè caduta dal cielo, che può anche essere intesa come lapis elixir (cioè pietra filosofale). La pietra è anche un richiamo preciso alla pietra angolare della religione cristiana accostata alla pietra nera della Mecca venerata dall’Islam la quale presenta tutte le stesse caratteristiche magiche del Graal. La pietra nera si diceva fosse stata portata sulla terra dall’Arcangelo Gabriele ed era uno smeraldo staccandosi dal diadema di Lucifero. Questa versione ci riconduce direttamente all’ermetismo perché, come abbiamo già detto, Ermete Trismegisto vergò i suoi insegnamenti sulla famosa tavola smeraldina, che è proprio l’identico smeraldo luciferino di cui si parla. Diventa così più chiaro anche il concetto di Graal come reliquia cristiana nonostante che i romanzi del Graal siano tutti intrisi di elementi celtico-nordici di stampo pagano o di vago sapore islamico. Come pure risulta evidente l’assimilazione dei principi ermetico-alchemici nel contesto cristiano quale mezzo di elevazione spirituale della cavalleria medievale. Il mistero della cavalleria sta tutto nell’alchemica ricerca del Graal. Appendice- I maghi, primi alchimisti. Il primo mago di cui abbiamo notizia è il famoso Simon Mago, il quale divenne per i cristiani il prototipo della magia nera. Simon Mago è citato negli atti degli apostoli e da lui prese nome il peccato di simonia. Bolo di Mende che fuse l’alchimia egizia con il pensiero greco e soprattutto pitagorico. Ermete Trismegisto, a cui si fa risalire il pensiero ermetico. Maria l’ebrea, del II secolo d.c. che inventò la distillazione e il noto procedimento detto a bagno Maria. Cleopatra, che non è la regina d’Egitto. Zosimo di Panopoli che affermò chiaramente il principio che definisce l’Alchimia quale disciplina di purificazione spirituale e come magia del mondo materiale in grado di far trascendere l’anima conducendola alla totalità della conoscenza. Priscilliano, Il vescovo accusato di magia e bruciato come eresiarca. Jabir (800ca d.c.), il più famoso degli alchimisti arabi, che descrive l’uomo come microcosmo a immagine di Dio e quindi in grado anche di fare miracoli, ossia di modificare la realtà. Merlino il druido, figura centrale della leggenda arturiana. Ibn Arabi (1165) che influenzò profondamente la cultura occidentale, Dante compreso. Michele Scoto (1175, )della corte di Federico II. Alberto Magno 1193, vescovo di Ratisbona, che si occupò di fisica, zoologia, botanica, astronomia, alchimia e magia, tentando di conciliare quest’ultima con la teologia cristiana. E’ lui che attribuì la caratteristica di magi ai tre saggi venuti dall’Oriente a onorare Gesù e distinse tra magia nera, o stregoneria, e magia bianca. Ruggero Bacone (1214) precursore della scienza sperimentale, studioso dell’uso delle lenti e di molti materiali come il nitrato di potassio con il quale contribuì all’invenzione della polvere da sparo in Europa. Alfonso di Castiglia (1221), detto il saggio, che fu autore delle tavole astronomiche dette appunto alfonsine. Raimondo Lullo (1229), che ebbe grande influenza dal punto di vista morale e cavalleresco. Arnaldo di Villnova (1235) Disceplo di Alberto Magno studiò anche alla scuola salernitana. Girovagò per varie corti europee. Fu perseguitato dall’inquisizione spagnola che alla sua morte vietò la lettura delle sue opere. Nicola Flamel (1330) l’unico alchimista medievale a non essere ecclesiatico. Di lui si dice che portò a termine l’opera di trasmutazione in oro divenendo così ricchissimo pur continuando a vivere modestamente, ma costruendo ben quattordici ospedali a Parigi e facendo opre di bene. L’epoca d’oro dell’alchimia e della magia fu indubbiamente il Rinascimento dove le conoscenze alchemiche si fusero anche con l’abilità artigianale producendo miglioramenti e processi innovativi in molti campi della produzione. Inoltre fu proprio l’Alchimia, in epoca rinascimentale, a sovvertire completamente concezioni ormai obsolete e a contribuire, dal punto di vista culturale, al definitivo superamento del feudalesimo. Di particolare rilevanza in questo periodo abbiamo: Marsilio Ficino che tradusse per Cosimo de Medici il Corpus Hermeticum,. Pico della Mirandola (1463) che introdusse e integrò la cabala nel mondo cristiano. Francesco Giorgi (1466) frate francescano che integrò nella cabala cristiana la numerologia e la geometria sacra. Cornelio Agrippa (1486) che scrisse il De occulta Philosofia, famosissimo trattato di magia e stregoneria. Paracelso (1493) che consentì un balzo in avanti dell’Alchimia verso la scienza compiendo dotti studi di medicina. Naturalmente questi non sono che alcuni dei nomi più famosi e dal rinascimento in poi molti altri si dedicarono a questa pratica arcana che volutamente usava un linguaggio criptico che solo agli iniziati era dato di comprendere. Ovviamente anche questo aspetto contribuiva ad attribuire all’Alchimia connotazioni quanto mai oscure e sospette. I secoli successivi sono però quelli in cui l’Alchimia, sempre di più assunse caratteri di ricerca scientifica anche se in forme ovviamente assai primitive e soprattutto empiriche. Bisogna ammettere che molte scoperte fatte dagli alchimisti sono state spesso il risultato casuale di procedimenti ed esperimenti che tendevano alla ricerca della pietra filosofale, quell’elemento catalizzatore in grado di effettuare la trasmutazione dei metalli vili in oro. Molti sono i nomi illustri che bisognerebbe citare e tra questi alcuni appartengono alla storia della scienza ufficiale come Isacco Newton o Robert Boile, ma la cosa importante, e certamente meno nota, è che ancora oggi, molti perseguono il percorso alchemico come forma ermetica di conoscenza. D’altra parte l’aspetto filosofico di questo complesso e multiforme fenomeno che è l’Alchimia, soprattutto nei suoi aspetti ermetici ed esoterici, rappresenta il tessuto di una conoscenza antica che tende alla conoscenza e alla sublimazione dell’uomo in forme e modi che non sono mai stati interrotti anche se la scienza e la filosofia ufficiali ne trascurano completamente l’esistenza. Che cosa sopravvive oggi dell’Alchimia? Molto più di quanto siamo portati a immaginare e rintracciamo ovunque, nella letteratura, nella pittura o nella musica l’ombra di Faust, che negoziò con il diavolo l’immortalità, la più grande delle operazioni alchemiche che si possa concepire. Ne è un esempio l’astrologia, a cui nessuno crede, ma che spinge molti a consultare l’oroscopo, tanto è vero che è pubblicato quotidianamente su quasi tutti i giornali. Del pari lo è pure l’erboristeria, che sempre più diventa un ramo della medicina curativa ufficialmente riconosciuto. Lo è inoltre il concetto di natura concepita come organismo vivente, che è in fondo il principio su cui si basa l’ecologia. Lo è infine la diversa concezione dell’esistenza che sta alla base del complesso e contrastato movimento ideologico della New Age. Sta di fatto che la fisica atomica ha veramente realizzato la trasmutazione alchemica e creato l’oro, così come l’ingegneria genetica, con la clonazione, ha trasmutato i primi esseri viventi. Riusciremo mai a compiere la grande opera e diventare immortali come Faust per mezzo dell’Alchimia? nuke.templariordo.it/Letturecuriosit%C3%A0articoli/EsoterismoedAlchimia/tabid/514/Default.aspx
Posted on: Tue, 27 Aug 2013 11:18:52 +0000

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