«Le donne? Una risorsa» Ilaria Capua: «L’Italia è una - TopicsExpress



          

«Le donne? Una risorsa» Ilaria Capua: «L’Italia è una riserva di saperi»di Stefania Miccolis ̀ FACILE SENTIRSI «STRANIERI IN PATRIA», SOPRATTUTTO SE UNA CRISI ECONOMICO-POLITICA ATTANAGLIA IL NOSTRO PAESE IMPOVERENDOLO di valori etico-sociali e privandolo in molti casi di orgoglio culturale; e si resta piacevolmente colpiti se qualcuno afferma il contrario. Ilaria Capua, virologa di fama internazionale, prima donna a vincere il premio Penn Vet World Leadership perché nel 2000 ha sviluppato la strategia Diva (Differentiating Vaccinated from infected Animals) che consente di combattere l’influenza aviaria su larga scala tramite la vaccinazione degli animali, premio Scientific American (fra i 50 ricercatori migliori al mondo), inclusa fra le «Revolutionary Minds» dalla rivista americana Seed. Eppure la scienziata non esita a ringraziare l’Italia: «Perché - dice - mi ha dato una istruzione, mi ha permesso di esprimere il mio talento e di ottenere risultati di tutto rispetto. Devo dire grazie all’Italia, e alla Regione Veneto in particolare, al servizio sanitario nazionale che mi ha dato la possibilità di creare un gruppo di ricerca importante e riconosciuto nel mondo». Ilaria Capua è stata chiamata al Women in Business and Society, evento organizzato da Eni in collaborazione con Deutsche Bank, in- sieme ad altre personalità delle istituzioni, delle aziende, della ricerca e della sfera sociale per affrontare il tema dello sviluppo sostenibile quale nuovo motore di crescita. Due economie, africana ed europea, verranno messe a confronto: «Noi siamo in mezzo al Mediterra- neo e non possiamo certo prescindere da quello che succede nei Paesi che lo attorniano. Occupandomi di malattie emergenti e di virus pericolosi per la salute delle persone, non è possi- bile escludere questi realtà dalla collaborazione, perché è proprio da lì che vengono molti agenti infettanti; lavorare con loro aiuterà a tutelare e migliorare la loro salute». Un importante dibattito internazionale che si svolgerà a Milano, esperienze di vita e voci di donne (soprattutto africane),«per trovare delle nuove strade, e immaginare anche un futuro diverso». «Conferenze e incontri essenziali e necessarie per capire – ribadisce Ilaria Capua - che il continente africano non deve essere solo destinatario di aiuti umanitari. Attraverso progetti di ricerca finanziati da organismi internaziona- li come la Comunità Europea o la Fao ad esempio, le collaborazioni si sono rivelate estrema- mente fruttuose sia per i paesi più avanzati che per quelli africani». Ed è proprio attraverso uno di questi progetti che si è potuto ottenere il primo ceppo del virus dell’aviaria isolato in Africa, ed è stata Ilaria Capua a cambiare la politica delle organizzazioni internazionali in materia di trasparenza dati, liberalizzando il database. «L’ho fatto - racconta la scienziata - in accordo con loro e ho dato poi l’esempio ad altri Paesi africani che non hanno avuto alcuna remora nel fare lo stesso». Ed ora al mondo sono liberamente accessibili le sequenze genetiche di tutti i virus dell’influenza, animali ed umani. Formatasi in Italia, anche se ha passato dei periodi lunghi all’estero per la sua attività di ricercatrice, Ilaria Capua dirige attualmente il dipartimento di Scienze biomediche compara- te, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie a Padova, ma è anche vice- presidente della Commissione Cultura di Montecitorio (eletta alla Camera dei deputati per la Lista scelta civica). È stata vittoriosa su due fronti di proposte di legge: l’adeguamento alle normative europee per il benessere degli animali da esperimento affinché l’Italia continui ad essere competitiva, e l’esenzione dall’Imu per gli enti di ricerca. Considera un segnale molto forte quello dato dal Presidente della Repubblica Napolitano con le recenti nomine dei senatori a vita. Quando le si chiede se i finanziamenti alla ricerca sono scarsi risponde in maniera agguerrita: «La ricerca è competizione. I finan- ziamenti nazionali rivolti ad essa sono sempre stati insufficienti, questa è una mancanza storica dell’Italia, ma bisogna puntare sui progetti finanziati da organismi internazionali. È molto difficile, ma se uno li vuole, li trova: ho lavorato sempre in Italia e fino a quando si potrà fare ricerca vi rimarrò».«Nulla viene regalato, bisogna lavorare molto, impegnarsi, mettersi in discussione, rimettersi in piedi dopo sconfitte errori e delusioni, e combattere per quello in cui si crede - continua Capua - . Affermarsi nel mondo del lavoro, e in particolare nella ricerca, richiede moltissimo impegno, fatica, frustrazione, ma questo porta gratificazioni e soddisfazioni meravigliose». Non si sente discriminata perché donna: «Penso che in Italia ad essere discriminate sono le persone meritevoli, donne o uomini, non è un problema di genere. E conclude: «Vorrei dare un messaggio alle giovani donne che si affacciano al mondo del lavoro e cominciano a muovere i primi passi: le opportunità ci sono, bisogna saperle coglierle e soprattutto avere grinta e determinazione. Fondamentale è immaginare un futuro che sia al di fuori degli schemi, delle consuetudini, quindi non bisogna perdersi d’animo né appiattirsi. Le donne italiane devono tenere bene in mente di essere una grandissima risorsa per questo Paese, perché sono più preparate, si laureano meglio e l’Italia non può fare a meno del talento femminile. Quindi d’accordo: l’infrastruttura è un po’ carente, però l’unica cosa che lo Stato non può togliere è la voglia, la grinta, la determinazione di volere contribuire al cambiamento del Paese».
Posted on: Fri, 13 Sep 2013 08:21:38 +0000

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