Letture estive (5): 50 dischi da buttare di Massimo - TopicsExpress



          

Letture estive (5): 50 dischi da buttare di Massimo Poggini Dischi da buttare? Siamo onesti, ce ne sono a migliaia. Quando si fanno elenchi del genere ce la prendiamo spesso (quasi sempre) con i soliti noti: Albano, i Ricchi e Poveri, i Matia Bazar, Mietta, Anna Tatangelo, Gigi D’Alessio, i ragazzi di Amici… Troppo comodo! Voglio alzare il tiro, e andare a toccare gli intoccabili, anche a costo di far arrabbiare qualcuno. Del resto anche i più grandi a volte sbagliano, e se hanno l’onestà di ammetterlo vuol dire che sono grandi davvero. Ecco i 50 album che ho selezionato. Per il cestino più vicino. E voi quali ci buttereste? CASA 69 dei NEGRAMARO (Sugar, 2010) A parte il duetto con Elisa e un altro paio di brani, sembrano canzoni costruite a tavolino. Dal debutto sono passati meno di 10 anni, ma pare un secolo. Ora sono insopportabilmente “gasati”, eccessivamente autocelebrativi, perennemente sul piedistallo. CHI VUOLE ESSERE FABRI FIBRA di FABRI FIBRA (Universal, 2009) Un cofanetto contente un Cd e un Dvd che avrebbe l’ambizione di raccontare il “progetto” Fibra a 360 gradi. A mio avviso è il suo lavoro più melenso, un’operina da un solo soldino. TERRESTRE dei SUBSONICA (Emi, 2005) Lasciata l’etichetta che li ha lanciati per una major, la band torinese è apparsa un po’ a disagio e ha pubblicato un disco con molti bassi e pochi alti, sostanzialmente privo di idee. Ma si è rimessa sulla diritta via con il recente Eden. LUNA MATANA di LUCIO DALLA (Pressing/Bmg, 2001) Il Dalla migliore non è certo quello dell’ultimo periodo. Con questo disco un po’ troppo melenso tocca uno dei punti più bassi. CO-DEX di GIOVANNI LINDO FERRETTI (Black Out, 2000) Nel 1999 Ferretti e Massimo Zamboni iniziano a lavorare a un nuovo album dei Csi. Ma poi decidono di sciogliere il gruppo e il disco esce a nome del solo Ferretti: passa praticamente inosservato, ed è giusto che sia così! E anche le “opere” successive sono, se possibile, ancora peggio. STUPIDO HOTEL di VASCO ROSSI (Emi, 2001) Nessuno mette in dubbio il fatto che il Blasco sia un grande. Ma la sua creatività non sempre è all’altezza del mito. Questo disco lo dimostra. PAOLO CONTE PLAYS JAZZ di PAOLO CONTE (Sony, 2008) Premesso che il disco più brutto dell’Avvocato è comunque migliore della maggior parte degli album in circolazione, in questo caso ci troviamo di fronte alla riesumazione di registrazioni risalenti addirittura al 1962. È una raccolta di standard swing: interessante come documento, ma nulla aggiunge alla sua straordinaria carriera. L’ECCEZIONE di CARMEN CONSOLI (Universal, 2002) «In ogni felicità sento già la malinconia», diceva la “cantantessa” in quel periodo. E di struggente malinconia sono pervase le canzoni di questo disco: un lavoro discontinuo, riuscito solo parzialmente. PER ORA NOI LA CHIAMEREMO FELICITÀ de LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (La Tempesta, 2010) Secondo alcuni Vasco Brondi sarebbe l’erede del Vasco nazionale. Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò… A parer mio il suo album d’esordio era bello, questo non è che la pallida copia. BRANDUARDI CANTA YEATS di ANGELO BRANDUARDI (Musiza, 1985) Quando uscì pensavamo che fosse una bella idea mettere in musica le poesie del grande poeta irlandese. Peccati di gioventù! Riascoltato oggi, questo disco annoia un po’. NOT ONE WORD di IVANO FOSSATI (Sony Classical, 2001) Pubblicato sotto il nome di Ivano Fossati Doublelife, è un approccio alla musica quasi “classico” e interamente strumentale. Che dire, un esperimento riuscito solo parzialmente? UN PO’ DI ZUCCHERO di ZUCCHERO (Polydor, 1983) Classico esempio di un esordio da dimenticare. D’accordo che trattasi di Sugar, ma tanta sdolcinatezza risulta nauseabonda. IL POPOLO DEI SOGNI di DOLCENERA (Edel, 2006) C’è qualcuno che sente davvero il bisogno di un disco il cui pezzo di punta è Com’è straordinaria la vita? Richiudiamola nella “farm” e buttiamo la chiave! L’ORCHESTRA ITALIANA AT CARNEGIE HALL NEW YORK di RENZO ARBORE (Atlantic, 2006) D’accordo, è stato il primo italiano a esibirsi alla Carnegie Hall dai tempi di Toscanini e Caruso. Ma a forza di rifare i classici napoletani ce l’ha fatto a fette! E poi smettiamola di dare dell’Italia questa immagine tutta tricche e ballacche. MISS MONDO di LIGABUE (Wea, 1999) In quel periodo il Liga se la prendeva con tutti, a cominciare da giornalisti e discografici. In realtà doveva prendersela con se stesso: questo è un album che vende, ma non entusiasma. ITALIAN SONGBOOK VOL. 1 di MORGAN (Sony, 2009) Morgan dischi memorabili non ne ha mai fatti, ma questo è particolarmente stralunato: rifacimenti che non aggiungono niente all’originale (anzi!) di canzoni italiane degli anni Sessanta e Settanta, alcune riproposte in italiano, altre in inglese. Per fortuna che (finora) del temuto volume 2 non si ha notizia. FROM THE INSIDE di LAURA PAUSINI (Wea, 2002) Una Pausini in versione quasi dance? Ma fateci il piacere! Potevano crederci solo gli americani. È stata lei la prima a ribellarsi, mandando tutti a quel paese! OLTRE di CLAUDIO BAGLIONI (Sony, 1990) In quel periodo Baglioni non si accontentava più di essere amatissimo dalle folle, voleva andare “oltre”, essere considerato un artista con la “A” maiuscola. Ecco il risultato… QPGA di CLAUDIO BAGLIONI (Sony/Bmg, 2009) Mi sono dato come regola di citare un solo disco a cantante. Ma siccome Cucaio è uomo di mondo e non si offende, raddoppio: con questa operazione (QPGA è l’acronimo di Questo piccolo grande amore) ce l’ha fatto davvero a fette. Prima un tour, poi un doppio Cd contenente ben 52 canzoni, quindi un film, poi un altro tour e un Dvd. Vogliamo chiamarla bulimia artistica? ASILE’S WORLD di ELISA (Sugar, 2000) Elisa mette da parte le sonorità roccheggianti del bell’esordio per fare il verso a Björk. Inizialmente questo disco non se lo fila nessuno. Fino a quando, quasi un anno dopo, viene ripubblicato con l’aggiunta di un gioiellino: Luce (tramonti a nord-est). ORIZZONTI PERDUTI di FRANCO BATTIATO (Emi, 1983) Dopo due grandi successi come La voce del padrone (1981) e L’arca di Noè (1982), Battiato cede alle pressioni della casa discografica e dà alle stampe un album schizofrenico, con spunti interessanti, ma troppo frammentari. GOODBYE NOVECENTO di ANTONELLO VENDITTI (Heinz, 1999) Il cantautore romano ha dato il suo addio al secondo millennio con un disco assolutamente dimenticabile: c’è qualcuno che ricorda almeno un paio di titoli di quest’album? LA SPOSA OCCIDENTALE di LUCIO BATTISTI (Cbs, 1990) Finito il sodalizio con Mogol, inizia quello con Pasquale Panella, i cui testi sono spesso incomprensibili. CERCHI di PATTY PRAVO (Cbo, 1982) Nella sua carriera la Divina ne ha combinate di tutti i colori. Compreso far passare per “sperimentale” un album composto solo di provinacci (aveva esaurito il budget): in realtà, una vera schifezza. TUTTI I DISCHI DAL VIVO di FRANCESCO DE GREGORI In realtà non sarebbero tutti da buttare, ma ne ha fatti talmente tanti che ho perso il conto. È il caso di insistere? STILE LIBERO di EROS RAMAZZOTTI (Bmg, 2000) Forse a causa delle note vicende personali, non è stato il suo periodo più creativo. Lo dimostra questo album, che pure è stato realizzato con un esercito di collaboratori di prestigio: Cher, Jovanotti, Trevor Horn, Celso Valli, Brian Auger, Michael Landau, Steve Ferrone. DALLA TERRA di MINA (Pdu, 2000) Si è sempre detto che Mina potrebbe cantare anche l’elenco del telefono, ed è vero! Ma queste composizioni sacre incise nell’anno del Giubileo sono un po’ troppo perfino per i fan più accaniti. MEDINA di PINO DANIELE (Bmg, 2001) Le parole d’ordine sono “contaminazione, solidarietà, esotismo”. Ma il disco è di una noia mortale. E forse se ne rende conto lo stesso Daniele, che infatti canta: “I need a new direction”. STAGIONI di FRANCESCO GUCCINI (Emi, 2000) Un disco così gucciniano, che sembra quasi che Francesco faccia la parodia di Francesco. IREK di IRENE GRANDI (EastWest, 2001) Dischi suoi da buttare via ce ne sono diversi. Ma questo ha un titolo talmente brutto che li batte tutti. Per di più è una raccolta “di successi”. INFINITO dei LITFIBA (Emi, 1999) Ghigo e Piero non si parlavano più già da tempo. Era proprio il caso di dare alle stampe un album così inutile come questo? LA FABBRICA DI PLASTICA di GIANLUCA GRIGNANI (Mercury, 1996) In realtà il disco non è malvagio. Ma è credibile un Grignani in versione grunge? No, e infatti è stato un flop colossale. KAIWANNA di EDOARDO BENNATO (Ricordi, 1985) In una carriera lunga ormai quasi 40 anni, Bennato ha raggiunto vette altissime, altre volte è caduto a precipizio: con questo disco ha toccato uno dei livelli più bassi. COME THELMA & LOUISE di GIORGIA (Bmg, 1995) La sua voce mi piace da morire, ma specie all’inizio della sua carriera ha cantato cose indegne: in questo album ce n’è più d’una. SPORCO di VACCA (Universal, 2010) Lui è un rapper cagliaritano. All’anagrafe è iscritto come Alessando Vacca, ma in arte preferisce usare solo il cognome. Altri pseudonimi sono Vaccamen e Mr. Vacca. Questo è il suo terzo Cd ed è pure entrato in hit parade… Consentitemi il gioco di parole, anche se è scontatissimo: un’autentica vaccata! L’INCANTEVOLE ABITUDINE di MARINA REI (Bmg, 2002) La regina degli antipatici non mi è mai piaciuta. Scelgo questo disco per quell’aggettivo nel titolo: incantevole chi, cosa, perché? FESTA di ALEX BRITTI (Universal, 2005) Avendo una carriera in caduta libera, per tentare di risollevarla Britti ha un’idea stupenda: far scrivere i testi di tre canzoni del suo nuovo album a Maurizio Costanzo! RADIO REBELDE dei MODENA CITY RAMBLERS (Universal, 2002) È il trionfo della demagogia fine a se stessa, a cominciare dalla copertina: un omino piccolo piccolo che solleva un’enorme bandiera rossa. Tutto scorre tra banalità e retorica. COME TI VA IN RIVA ALLA CITTÀ della PREMIATA FORNERIA MARCONI (Numero Uno, 1981). La PFM è uno dei gruppi storici del rock italiano. Qui è in formazione ridotta (Di Cioccio-Djivas-Mussida) e non in grande spolvero: molto meglio le cose dei “formidabili” Settanta. TUTTI I MIEI SOGNI di RICCARDO COCCIANTE (Columbia, 2006) Va bene sognare, ma riempirci addirittura tre cd (con 52 canzoni) non è eccessivo? IL LANCIATORE DI COLTELLI di ROBERTO VECCHIONI (Emi, 2002) Un lavoro che nulla aggiunge alla lunga carriera del Professore, che a tratti è intimista in modo quasi imbarazzante. I MISTICI DELL’OCCIDENTE dei BAUSTELLE (Atlantic, 2010) Francesco Bianconi non si accontenta più di essere un bravo autore, vuole fare anche il produttore (in coppia con Pat McCarthy). Il risultato è un album sghembo, che schiaccia l’occhio alle masse ma non convince a pieno. VORREI INCONTRARTI FRA CENT’ANNI di RON (Wea, 1996) Con l’omonima canzone Ron partecipò al Festival di Sanremo in coppia con Tosca, e vinsero. Ma si scoprì che aveva copiato Shakespeare, spacciandoli per versi suoi. L’album è una raccolta di successi riarrangiati. ARIA di GIANNA NANNINI (Polydor, 2002) Gianna la ami o la odi! Per questo disco ingaggiò la scrittrice “cannibale” Isabella Santacroce per farsi scrivere testi pulp, per di più sottolineati dai rumori di un “noise computer”. Il risultato? Un pasticciaccio brutto. IN TE di NEK (Fonit-Cetra, 1993) Possibile che un ragazzo di soli 21 anni (all’epoca) possa cantare una canzone così becera contro l’aborto? ANCORA BARABBA di FABRIZIO MORO (Atlantic, 2010) Non mi ha mai convinto, in pratica esiste solo quando va a Sanremo. E il pezzo che ha presentato l’ultima volta ha un titolo davvero indicativo: Non è una canzone, come moltee di quelle che ha scritto. TERESA DE SIO di TERESA DE SIO (Philips, 1982) Con quest’album Teresa fece un botto: più di mezzo milione di copie vendute. Il problema è che da allora non ha mai smesso di cantare Voglia ‘e turnà e Aumm aumm. TUTTO MAX – DISC 2 di MAX PEZZALI (Atlantic, 2005) Subito dopo un Disc 1 c’era proprio bisogno di far uscire un Disc 2? Siamo proprio certi di non poter vivere senza capolavori come Non me la menare, Con un deca e Jolly Blue? LIVE 2004 – FIGLI DEL SOGNO di RENATO ZERO (Sony, 2004) Ormai è troppo tempo che Zero va avanti con la formula tour / disco dal vivo / dvd (meglio se doppio, come in questo caso). IL QUINTO MONDO di JOVANOTTI (Soleluna, 2002) Semplicemente, un disco sbagliato. Lorenzo è un fiume in piena, un predicatore ieratico e mette insieme un patchwork dai contorni incerti. Succede anche ai migliori. Ma da quel momento è stato tutto un crescendo.pensieri-parole.max.gazzetta.it/2011/09/06/letture-estive-5-50-dischi-da-buttare/ youtube/watch?v=BsPrQmzpoWM
Posted on: Sat, 02 Nov 2013 11:51:20 +0000

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