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PRO E CONTRO Testimonianze e documenti Ricordi e lettere (pp. 283-292) Dal volume The Wind and the Ram (Secker and Warburg, London 1962), a cura di Neville Braybrooke; ibid., altri saggi e documenti su Teilhard de Chardin di Georges B. Barbour, can. M. Mackin non, Karl Stern, Claude Cuénot, Bernard Towers, Vincent Cronin, C. C. Martindale, Geoffrey Wagner. Il mio primo incontro con padre Teilhard de Chardin cambiò totalmente la mia vita. Poco dopo il mio arrivo a Pechino, nell’autunno del 1929, fui invitata a una cena di scienziati in casa del dr. Amedeus Grabeau, il geologo. Tutta la gang (come Teilhard era solito chiamarla) era presente - V. K. Ting, Xong Wen Hau, Davidson Biak e, naturalmente, padre Teilhard e Grabeau. Fui subito colpita da quest’alto, ascetico sacerdote, così vivo e gaio, dal quale irradiava anche una qualità spirituale che tutti immediatamente avvertivano. Ero contenta di avere avuto il mio posto a tavola accanto a lui, e quasi subito ci trovammo impegnati in una seria conversazione. Come scienziato, disse che quanto più profondamente si inoltrava nella scienza, più era sicuro dell’esistenza di un Dio. Questa affermazione, apparentemente evidente, fu per me come una luce, Da giovane ero stata una fervente episcopale. Avevo sposato un artista e appartenevo a un mondo di artisti, in cui nessuno credeva più in niente, al di fuori del proprio lavoro e dei propri sforzi. Mi ero allontanata da ogni religione formale. Queste semplici parole di padre Teilhard mi fecero tuttavia un’enorme impressione, quasi mi avesse invasa una grande speranza. Fu la prima delle nostre molte conversazioni e l’inizio di una lunga corrispondenza sulla filosofia e sulla fede. A Pechino eravamo uno strano e vario gruppo di persone di nazionalità, professioni, interessi diversi; tra i diplomatici, gli scienziati, gli scrittori e gli artisti importanti, di qualsiasi gruppo, spiccava padre Teilhard. Si sentiva la sua irradiante e benevola presenza. Anche l’uomo più indurito avvertiva la sua qualità spirituale e desiderava stargli vicino. Quanti andavano da lui per aiuto, che non avrebbero mai voluto avvicinare un normale uomo di Chiesa! E sempre lo trovavano, perché lui si esprimeva con parole che capivano e che potevano essere di guida. Ricordo benissimo un’amica ebrea, la cui vita era completamente rovinata dalle difficoltà familiari e che si era allontanata dalla sua prima educazione: “Ma lei ha una magnifica e ricca eredità”, le disse padre Teilhard “perché non studia la sua religione? Vedrà quanto aiuto le darà”. Non molto tempo dopo, l’ho trovata che leggeva una Vita dei primi profeti, con grande interesse. “Non immagini” disse “che magnifico e utile albero sia cresciuto dai semi che padre Teilhard ha piantato quella volta a Pechino”. La sua esperienza potrebbe essere moltiplicata dozzine di volte. Citerò ora alcuni brani di lettere, scritte in un lungo periodo di tempo, che possono per lo meno fornire un’idea frammentaria dello sviluppo delle sue opinioni. Nel luglio 1933, dalla nave che lo portava negli Stati Uniti, scriveva: Ho la vaga impressione che qualcosa si muova e cresca dentro di me: come se nel corso di questo nuovo periodo di completa libertà il vero “me stesso” fosse sfuggito al mondo delle convenzioni. Questo nuovo e diretto contatto con la mancanza di fede del mondo mi rende più acutamente consapevole di ciò in cui credo (fortemente) e (in maniera altrettanto forte) di ciò in cui non credo più ... Ma cosa dedurne?. La mia fede più cara è che qualcosa di amorevole sia l’essenza più profonda del crescente Universo. E qui inseriva quel che chiamava il suo “credo”: glielo mostrai non molto tempo prima della sua morte, e disse che esprimeva, in modo assolutamente adeguato, ciò in cui ancora credeva. Non possiamo essere fondamentalmente felici se non in un’unificazione personale con qualcosa di Personale (con la Personalità del Tutto) nel Tutto. Questo è l’estremo richiamo di ciò che si chiama “amore”. La gioia sostanziale della vita si trova, quindi, nella consapevolezza, o sensazione, che attraverso tutto quel che godiamo, creiamo, superiamo, scopriamo o soffriamo, in noi stessi o in altri, in ogni possibilità di vita o di morte (organica, sociale, artistica, scientifica) aumentiamo gradualmente (e gradualmente vi siamo incorporati) la crescente Anima o Spirito del mondo. Questa sensazione presuppone soltanto che si abbia un cuore umano appassionato, e che si ammettano in più i ire punti seguenti, cioè: 1) L’Evoluzione o la Nascita dell’Universo è di natura convergente (non divergente) verso un’Unità finale. 2) Questa Unità (costituita gradualmente con il lavoro del mondo) è di natura spirituale (intendendo per spirito non un’esclusione ma una trasformazione o una sublimazione o un culmine della Materia). 3) Il centro di questa Materia spiritualizzata (questo) Tutto spirituale deve quindi essere su- premamente consapevole e personale. L’Oceano che raccoglie tutte le correnti spirituali dell’Universo non è soltanto qualcosa, ma qualcuno. Ha una faccia e un cuore. Se si ammettono questi tre punti, tutta la vita (inclusa la morte) diventa per ognuno di noi una continua scoperta e conquista di una schiacciante Presenza divina. Questa presenza illumina le più segrete zone di tutto e di tutti. Possiamo raggiungerla nell’accompimento (non nel semplice godimento) di tutto e di tutti. E non possiamo esserne privati, da nessuno e da niente. In quello stesso anno, da Parigi, scriveva: Lo scopo fondamentale della mia vita è quello di provare agli altri, e per prima cosa a me stesso, che l’amore di Dio non distrugge, ma esalta e purifica, ogni capacità terrena di intelligenza e di carità. Sogno di arrivare a Dio, spinto dalla forza degli spiriti più forti e impetuosi del mondo. Ai primi di gennaio, nel 1935, in viaggio verso la Cina del sud, così scriveva dalla nave: Il mio sogno sarebbe che ognuno di noi potesse essere per gli altri un po’ come le stelle, tanto con la presenza che con l’assenza. Una stella davanti a noi che porta al meglio dell’Ignoto. Lei sa quanto io senta che l’unico lavoro importante nel mondo è la scoperta (o quasi la creazione) del futuro. In un tale progresso può dunque esserci una linea più vitale della scoperta di un nuovo cammino e dì un nuovo terreno per il potere dell’amore? Da questo stesso viaggio, in data 28 gennaio, da Kweiling Kwangsi, in un’altra lettera descrive il paese: Da un punto di vista pittoresco, ci troviamo in una zona fra le più famose e strane della Cina. Tutt’intorno a Kweiling, e più giù nel sud, il paese è una foresta di alti pilastri o aghi di calcare (circa 80 o 90 metri di altezza) che formano uno dei paesaggi più straordinari. Questi sono i resti di un altopiano di calcare profondamente sezionato. Nel labirinto di rocce fantastiche che si innalzano da un terreno color mattone, il fiume scorre con un acqua trasparente color giada. Peccato soltanto che il paese sia così disboscato. Qui la vegetazione non è così tropicale come a Nanning - sulle rocce non ci sono più palme. Ma è ancora un paese di aranci, mandarini, pompelmi. li tempo è nuvoloso e quasi freddo. Le case sono per lo più aperte e il fuoco è solo per i fornelli. Qualche tempo prima aveva scritto da Nanchino: La gente sembra congelata e cammina lungo le strade con delle coperte addosso o con dei piccoli recipienti sulla pancia riempiti di carbone ardente. È un peccato vedere la campagna senza sole, tutto è così tropicale, gli enormi alberi verdi, la frutta, il terreno rosso, le felci, e gli uccelli smaglianti. Alcuni mesi dopo, di nuovo a Parigi, scriveva: Ho soltanto un piccolo dubbio sul fatto che sto raggiungendo un nuovo livello di “passione per il mondo” e un ottimismo combattivo. Ma bisogna che si compia l’assimilazione di elementi nuovi, prima che io possa vedere chiaramente nel mondo spirituale innanzi a me. Ho bisogno di una rinnovata espressione di me stesso. La raggiungerò con una fede rinnovata nella vita. Alcuni giorni dopo: Al giorno d’oggi tutto nel mondo sembra un’impossibile confusione. Ogni giorno ormai mi chiarisce che stiamo prendendo parte alla nascita di qualcosa di grande. Credo che la tensione di vivere non sia mai stata come ora. Quell’autunno lasciò la Francia per l’India, dove partecipò con il Dr. Helmut de Terra a una spedizione scientifica. Dalla nave, scriveva: Il mio attuale problema è sempre più: L’union différence. In queste tre parole c’è tutta una metafisica, un’etica e una mistica. Più tardi, in novembre, scriveva da Rawalpindi: Qui le condizioni sono semplicemente incantevoli. Due giorni fa, ho trascorso la sera più bella del mio soggiorno in India. Il sole era oro sulle argille gialle e rose del deserto sezionato, sull’erba secca e sugli alberi spinosi della boscaglia; proprio come le ferme nuvole bianche nel cielo azzurro dell’est, l’alto nevoso Pu Panjal (l’ultima catena dell’Himalaya) fluttuava sul paesaggio. E passavano schiere di pappagalli verdi. Più oltre, dal Sud dell’India, ancora scriveva: Una luce dorata era diffusa su un paese incantevole, macchiato fittamente di alti alberi sempreverdi, mango, banani ... Da ambedue i lati della valle i tavolati delle catene dell’India peninsulare coperti di fitta giungla, la giungla della tigre. Si potevano vedere i pavoni volare nei boschi, alcuni coccodrilli nel fiume, e dappertutto lungo le strade e nella boscaglia molte scimmie dalla faccia scura e dalla barba bianca. La gente del posto estremamente pulita e amabile, gli uomini con abiti bianchi e turbanti, le donne in veli rosa o scarlatti, erano molto più belli da vedere che non nel Punjab. Geologicamente abbiamo avuto dei gran giorni. Nel 1936, mentre stavo viaggiando sullo Yangtze, mi scriveva da Pechino dove era andato a trovare monsignor Comisso, che gli aveva chiesto di scrivergli un rapporto privato da potersi inviare a alcuni funzionari importanti “nel cuore di Roma”. Dice: Sono stato colpito dall’idea, e credo che scriverò quel che mi è stato chiesto, molto brevemente, e con il tono appropriato, ma con molta franchezza. La mia idea è di scegliere come titolo Quelques réflexions sur la conversion du monde (perché le pagine saranno prima mandate a una commissione di Propaganda Fide), e poi esporre perché (e come) sia necessario proporre un nuovo aspetto del “vecchio” Dio e un nuovo tipo di culto (basato sulla scoperta e sul rischio). La sostanza sarà la stessa che in Christologie et évolution (1933), ma con espressione leggermente moderata, e forse anche una più chiara e diretta messa a fuoco della questione. Riguardando queste vecchie lettere, mi rendo conto che giorni laboriosi abbia avuto. Nell’estate del 1936 fece un viaggio lungo le coste dello Shantung e nel 1937 fu di nuovo a Parigi. Durante i suoi viaggi in Francia ebbe lunghe conversazioni con i superiori del suo Ordine i quali temevano che le sue idee fossero troppo nuove e pericolose, nelle loro innovazioni. Cerco di portare l’attenzione delle autorità a quel che io penso stia accadendo nel mondo in questo momento. L’avvento di una nuova fede nell’uomo, senza la quale la fede cristiana perde il suo potere di contagio, di consolazione e di difesa contro il nuovo umanesimo (per cominciare il marxismo). Tutto quel che voglio dire, si può riassumere in tre frasi: 1) alcuni - i cristiani vecchio stile - dicono: Aspetta il ritorno di Cristo! 2) altri - i marxisti - replicano: Realizza il mondo! 3) gli ultimi - i neocattolici - pensano: Affinché Cristo possa tornare dobbiamo realizzare il mondo. Fu sempre rigoroso nel suo lavoro scientifico, ma diceva: Il vero interesse della mia vita non è più rivolto alle rocce del passato, ma al mondo moderno. Una lettera, scritta nel giugno del 1937, afferma: Coronando le mie crescenti ambizioni e l’ammirazione” per l’Energia Umana, proprio ora più chiaramente scopro il valore tremendo e la “funzione” dell’”Amore di Dio” (inteso naturalmente nel giusto modo) per costruire un mondo umano; l’”Amore di Dio” che per tanto tempo è stato studiato come una relazione individuale tra l’uomo e la cima del mondo - ma che ora si deve intendere come la forma di attività spirituale più alta e più universale. Da questa specie meravigliosa di energia fisica ogni altra forma di attività viene accresciuta e rianimata; un’intesa naturale diventa possibile tra le tendenze totalitarie della società umana e il compiersi della personalità (l’amore è l’unica forza che unifica le cose senza distruggerle), e infine si apre una possibilità per controllare (senza diminuire) il potere fondamentale dell’amore umano. Un capitolo su queste considerazioni sicuramente chiuderà il mio prossimo saggio sull’Energia Umana... Tutti ora pensano al totalitarismo e alla personalità. Politicamente l’Europa (perfino la Francia) è ora un vulcano. Tutti sono attenti all’urgenza e alla misura dei problemi umani, e la necessità di trovare una soluzione pratica alle difficoltà costringe la gente maggiormente conservatrice a affrontare una completa revisione delle antiche concezioni del mondo. Qualcosa sta chiaramente per nascere. D’altra parte i totalitarismi impersonali (fascismo, comunismo) danno prova di fallimento. Positivamente non vedo nessuna naturale via d’uscita, se non nella direzione di un universo personalistico. La mia fede in un Neo-cristianesimo cresce di giorno in giorno, sempre più forte. Vede, dunque, non sto perdendo tempo. Un punto di maggior contatto con il Centro è più importante di qualsiasi progresso nella conoscenza della geologia passata. Poco tempo dopo, dal Puy-de-Dome, aggiungeva: In questo ambiente tranquillo ho l’impressione di “espandermi” internamente e sono diventato cosciente di una specie di nuova luce che stava bruciando dentro di me nel corso di queste settimane in Francia, apparentemente deludenti. Forse mai prima d’oggi ho così chiaramente percepito il possibile significato dell’evoluzione della mia vita interiore: l’oscura porpora della Materia universale che si trasforma prima nell’oro dello spirito, quindi nella bianca incandescenza della personalità, e alla fine (e questo nel periodo presente) nell’immateriale (o piuttosto supermateriale) ardore dell’amore. E mai prima d’ora mi sono reso conto in modo tanto tangibile, quante persone intorno a me siano affamate della stessa luce, che forse posso loro trasmettere. Per varie ragioni (incluso il fatto che le generazioni più giovani gradualmente emergono su quelle più anziane, e anche per le magnifiche e critiche condizioni di un mondo che per la prima volta affronta le vere dimensioni e i rischi del suo destino), non sono mai stato accolto prima d’ora dai miei amici con tanta franca simpatia e quasi con attesa. Tra non molto, qualcosa forse nascerà dai semi che anche lei mi aiuta a spargere. Ho dovuto tralasciare molte occasioni in queste ultime settimane, e tuttavia, come risultato finale, sento me stesso più che mai. Mi è necessario questo, per sentirmi in qualche modo avulso dalla scienza e dal passato, per potere più distintamente percepire i confini più alti dell’universo che viene? Dopo qualche mese era di ritorno a Pechino, e nel gennaio del 1937 prese parte a una spedizione scientifica a Burma. Dalla nave scriveva: Ho deciso di usare la prima parte del viaggio per fare il mio “ritiro” in qualche modo sento la mancanza delle mie note e dell’ambiente familiare ... E tuttavia essere praticamente solo in mare, e pronto alla azione, è un’atmosfera favorevole per percepire il meglio di Dio. Molti punti sembrano diventare più semplici e più distinti nella mia mente. E dopo, da Burma venne questa magnifica descrizione del paese: Dopo alcuni giorni trascorsi nella pianura, vicino a un vulcano veramente maestoso (Monte Popa), ci siamo mossi verso l’altopiano Shan. Il tempo era molto freddo, e il paesaggio così splendido: vaste foreste verdi, sulle quali la primavera diffondeva tocchi di rosa e di giallo, e sul fondo macchie color fiamma. Due giorni fa abbiamo viaggiato in macchina su una strada scoscesa verso la valle profonda dove il Salween scorre parallelo al Mekong. Alcune miglia più avanti, cominciavano i primi pendii dello Yunnan. Dappertutto c’erano Cinesi con i loro vestiti azzurri e le loro ciabatte, proprio come a Pechino. Le sarebbe piaciuto vedere la gente sulle colline Shan con i neri turbanti, donne ketchim con ampie scollature e gonne colorate, selvaggi Was quasi nudi e timidi come animali della giungla, una completa collezione etnologica. Dopo un altro “ritiro”, fatto a Pechino nel 1939, scriveva: Spero di aver meglio puntualizzato lo scopo della mia vita. Infatti ho la sensazione che la mia vita debba essere dedicata sempre più alla ricerca (per me e per gli altri) della meravigliosa associazione dell’universalità e della personalità, associazione che è il Dio di cui abbiamo bisogno per essere pienamente umani. E penso che in questo lavoro di ricerca siamo tutti associati. E più avanti, quello stesso anno da Parigi giungeva un’altra lettera: Qualcosa di più profondo e di più vasto sta chiaramente muovendosi nel mondo e specialmente in Francia ... Ho trascorso ore con la più straordinaria varietà di persone ... e dappertutto ho scoperto la nascita o almeno l’attesa di un nuovo credo umano in una evoluzione spirituale del mondo ... In verità la povera Francia sembra essere tremendamente viva all’interno, molto più di tutti gli altri paesi del mondo. Ho avuto i più impensati incontri con i più autorevoli, e si potrebbe dire con i più increduli, personaggi di Parigi. E ogni volta mi rendevo conto di poter dare loro, in qualche modo, quello che loro chiedevano... Sono molto interessato della sua impressione su Washington. Un bisogno di cambiamento nel cuore della politica, un ideale per la democrazia: ha completamente ragione. Ho appena avuto una serie di conversazioni su questo argomento con alcuni giovani di Parigi: a proposito del Cattolicesimo e del suo anti-progressismo ... bene, tutto ciò in Francia sta cambiando. Se riuscirò) qualcosa di nuovo verrà al mondo, questa è la vera lotta della mia vita ... Arte e idea ... ho toccato l’argomento già tre volte da quando sono a Parigi. Questo è un grosso problema e ho bisogno di una risposta. Ho avuto una conversazione particolarmente interessante che la divertirà con circa sessanta artisti (scultori, pittori, scrittori, musicisti) che formano una nuova sezione nel gruppo partecipante allo studio e al miglioramento dell’uomo, organizzati dall’ingegnere francese Coutrot (in associazione con Aldous Huxley). Dovevo rivolgermi a questo gruppo selezionato al termine del pranzo e il mio soggetto era: Comment comprendre et utiliser l’art dans la ligne de l’énergie humaine. Ho formulato l’idea che l’arte è l’espressione dell’esuberanza dell’energia umana, per cui la sua funzione diventa quella di dare una specie di consistenza, una forma intuitiva e quasi istintiva e un carattere personale a questo sempre crescente materiale e eccesso di forze spirituali gradualmente affrancate dai legami materiali: proprio come la filosofia e la scienza, ma in modo molto più spontaneo e personalistico. In quello stesso anno 1939 aveva parlato ad alcuni circoli cattolici di giovani e aveva osservato: Sono convinto che siamo inconsapevoli testimoni di uno dei più sorprendenti movimenti umani della storia, senza traccia di difficoltà né di una qualche avversione nel suo progresso. Semplicemente amore - ma amore basato sulla fiducia che il mondo sta convergendo verso Qualcuno di ugualmente amorevole e definito. E questo è il punto verso il quale si rivolgono i miei poveri sforzi intellettuali: perché per questi giovani che lavorano (tanto quanto per le altre categorie di persone) i miei punti di vista forniscono una prospettiva in cui passato, presente e futuro si incontrano in un’atmosfera di progresso materiale e di amore progressivo. Ancora una volta, forse una nuova vita si sta espandendo dalle masse. Che giorni operosi ha avuto padre Teilhard quell’anno, parlando, scrivendo e incontrando gente di ogni genere! Ritornò a Pechino nell’autunno del 1939, e vi rimase la maggior parte dei suoi ultimi pochi anni. Poiché anch’io vivevo a Pechino, sono rimaste poche note e lettere da ricordare, soltanto ore di conversazione e di discussione, ma nulla da citare con le sue stesse parole. Tuttavia alcune righe di una lettera del 1949 possono avere un interesse, perché esprimono l’anima di gran parte del suo pensiero: Il mio sforzo presente è una concentrazione sempre maggiore su una migliore analisi del sovrumano (esistenza, natura e crescita); proprio sono convinto che qui si nasconda la sorgente di ogni moderno conflitto e speranza; perchè un tale sovrumano non può essere accettato (sotto la spinta dei fatti) senza accettare ipso facto una determinata visione della reale associazione tra spirito e materia, e anche una determinata “fiducia” nel futuro dell’uomo. E pochi mesi dopo, nel 1950, continuava: Le mie idee sembra abbiano raggiunto un punto in cui crescono più semplici, meno numerose, più grandi, piuttosto che moltiplicarsi. Al momento presente due punti assorbono praticamente tutta la mia attenzione interna: il primo, che, parlando in termini religiosi, il maggior avvenimento del nostro mondo è un certo cambiamento nella “faccia di Dio” (Dio diventa un amorevole centro di evoluzione universale, piuttosto che il grande padrone della terra di ieri); il secondo è lo stimolo vitale nell’uomo a cogliere e a nutrire le gout de vivre (questa è la pressione dell’evoluzione), che decisamente è la più fondamentale delle energie cosmiche. Infine, in quello stesso anno scriveva: Stiamo vivendo in un mondo che si muove velocemente, e pericolosamente. È meglio affrontare, e sopratutto sviluppare, una fede vigorosa (basata su una chiara visione dei fatti) nel futuro dell’uomo. Lucile Swan
Posted on: Mon, 16 Sep 2013 14:16:45 +0000

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