Presentata ieri a Genova la Storia della CNA Liguria PREFAZIONE - TopicsExpress



          

Presentata ieri a Genova la Storia della CNA Liguria PREFAZIONE di Marco Merli - Presidente CNA Liguria Da oltre trent’anni milito in CNA. Da giovane imprenditore (appena ventitreenne) ho cercato innanzitutto di conoscere e ascoltare i tanti artigiani, i dirigenti e gli associati che, giorno dopo giorno, costruivano la CNA. Nel valore di quelle testimonianze (alcuni di essi avevano vissuto in prima persona gli anni pionieristici della fondazione) mi è sembrato di cogliere il significato profondo e, al tempo stesso, l’estrema attualità della dimensione associativa: un impegno che oltrepassa le pur legittime aspettative della singola unità aziendale, per diventare scelta di campo; quasi, vorrei dire, di civiltà. Con il passare del tempo e con l’esperienza maturata all’interno del sistema – prima a livello nazionale (come vicepresidente dal 1990 al 1994), poi a livello provinciale e regionale (come Presidente della associazione Liguria dal 2009) – ho avvertito sempre di più la necessità di salvaguardare quel patrimonio, di riportare alla luce i documenti e le testimonianze. Dare vita a una narrazione che ripercorresse gli oltre sessant’anni di storia della nostra associazione. E dall’angolo visuale della Liguria innescare un processo, riproducibile anche in altre aree, per ottenere analoghi risultati… Se la vicenda complessiva dell’artigianato italiano nasce nei territori, siano i territori a ricostruirla. Appunto, narrarla. Ma noi non siamo storici, siamo imprenditori che rappresentano altri imprenditori. Dunque, la riconquista del comune passato è la premessa per costruire il futuro. Il nostro futuro. Oggi CNA è un’organizzazione molto diversa da quella dell’immediato dopoguerra, come – d’altra parte – si differenzia anche dall’associazione di venti o solo di dieci anni fa; CNA evolve rapidamente. Abbiamo cercato di descrivere e raccontare il percorso di tale sviluppo. Ma il nostro lavoro di ricerca e documentazione, di trasmissione “unificante” dello spirito associativo, sarebbe inutile se non giustificasse le ragioni del cambiamento. Insomma, ora che il sistema CNA si accinge un’altra volta a cambiare, le pagine di questo libro servono a darci forza, a sostenere le nostre idee. I tempi sono difficili, le aziende navigano a vista in mezzo ai marosi. L’aiuto che deriva dall’appartenenza associativa può rivelarsi decisivo. Lo sarà a maggior ragione se riusciremo ad affermare visioni strategiche in cui “il fare impresa” verrà riconosciuto dall’intera comunità nazionale come una priorità collettiva, come l’ancora di salvataggio della nave alla deriva. Qui sta il senso più profondo del nostro impegno narrante: trarre noi stessi insegnamento dalle sfide affrontate, affinando capacità di analisi da mettere alla prova negli attuali scenari; allo stesso modo, fa maturare nei nostri concittadini la consapevolezza dello straordinario patrimonio di energie, conoscenze e capacità realizzative messo loro a disposizione dalla CNA. Da questa duplice consapevolezza può e deve nascere una visione nuova. Come ha dichiarato un importante storico francese – Pierre Rosanvallon – «le forze che cambiano il mondo sono le forze che impongono una nuova visione del mondo». Per questo – noi, uomini e donne al lavoro – scommettiamo con grande determinazione sulla nostra associazione. Ma in modo razionale, a ragion veduta; avendo ben chiaro che la CNA sarà forte, sempre più forte, nella misura in cui saprà coltivare la propria identità e – al tempo stesso – governare il cambiamento. Promuovere identità, mantenere e codificare il senso del proprio passato (da diffondere anche nelle nuove generazioni di quadri e dirigenti), significa attivare la memoria storica come fattore fondativo del futuro. Individuare un filo di coerenza che lega il chi siamo stati con il chi vogliamo essere. Marco Merli Presidente CNA Liguria In Italia la geografia dell’associazionismo artigiano, dall’immediato secondo dopoguerra sino pressoché al tracollo della Prima Repubblica (1992), è tracciata quasi indelebilmente – tanto per la Confederazione Generale (poi Confartigianato) come per la CNA – dalle linee dei rispettivi posizionamenti iniziali nei campi polarizzati che la Guerra Fredda aveva creato; in un Paese diventato marca di confine tra i due blocchi mondiali contrapposti. Di conseguenza fecero premio su qualunque altra ragione, interessi materiali compresi, i criteri di appartenenza interiorizzata a grandi schieramenti in lizza di matrice ideologica, che andavano determinando l’abnorme incidenza delle connotazioni politiche (e relative “fedeltà”) sulla rappresentanza economica. Più precisamente, il “primato” che in quegli anni i partiti stabilirono nel Sociale, esercitando un controllo costante sulle diverse forme di aggregazione socio-professionale (pag. 89). Se la Confederazione Generale (poi Confartigianato) riflette la visione “corporativa” e “organicistica” della dottrina sociale della Chiesa Cattolica e della DC, da cui discende una concezione “familistica” e “pre-industriale” del fare impresa e del lavoro artigiano, al contrario la Confederazione Nazionale, – ricalcando il disegno strategico delineato da Togliatti (discorso del Teatro Municipale di Reggio Emilia, 1946) – ricerca nell’artigianato la componente irrinunciabile per la formazione di un fronte unico del lavoro, tanto autonomo come dipendente, che realizzi il gramsciano “Blocco Sociale”. (pag. 106). La prima rottura rivoluzionaria nel “paradigma fondativo” avviene all’inizio degli anni Settanta, con la riforma fiscale avviata dalla legge delega n. 825 del 1971 (cui fanno seguito i decreti di applicazione emanati tra il 1972 e il 1973) e l’introduzione dell’IVA. […] Infatti, è proprio dalla riconfigurazione dell’attività regolativa (in primo luogo fiscale) dello Stato e dalla conseguente necessità delle imprese di adempiere ai nuovi obblighi di legge, che discende la scelta del sistema CNA di offrire alle migliaia di artigiani associati servizi di contabilità e paghe. (pag. 126) Già nel corso degli anni Ottanta l’allargamento degli orizzonti economici (da nicchie locali a un mercato nazionale/internazionale, almeno per un numero crescente di PMI) e – di conseguenza – l’evoluzione della dimensione concorrenziale (dalla competizione tra singole aziende a quella tra reti d’impresa) induce CNA ad articolare ulteriormente la propria offerta: accanto alle collaudate forme “di adempimento”, incominciano a fare capolino, poi ad affermarsi, nuovi servizi “di accompagnamento” nel campo del credito e soprattutto nell’evoluzione/innovazione delle attività produttive, ottenendo risultati di rilievo anche grazie alla capacità associativa di interfacciare le istituzioni locali. (pag. 136) Così arriviamo alla seconda rottura. […] Siamo nel momento – inizio degli anni Novanta – in cui il sistema dei partiti viene travolto dalle inchieste giudiziarie denominate “Mani Pulite” […]. Anche in questo caso l’associazione crea una discontinuità radicale rispetto al passato; tra l’altro maturata nel vasto dibattito sul principio di autonomia in corso da tempo al proprio interno. Grazie a tale “rottura” con il vecchio modo d’essere (in cui la leadership competeva al vertice funzionariale) diventa centrale la figura degli imprenditori associati (definiti nei documenti di quegli anni “proprietà sociale collettiva”); s’impongono e rafforzano i principi della democrazia interna. (pag. 143) Oggi, per capire quali sono le effettive “nuove frontiere” di una CNA che si addentra nel Terzo Millennio, occorre individuare i fabbisogni d’impresa su cui focalizzare lo sviluppo organizzativo in materia di servizio […]. Come già si diceva precedentemente, due sono i cambiamenti di scenario con cui l’impresa artigiana e di taglia minore adesso deve fare i conti: 1) la mutazione del modo di lavorare (postfordista), sempre più intelligente e informato, 2) la trasformazione strutturale del lavorare (a seguito della globalizzazione economica, non certo quella finanziaria) che impone crescenti livelli di flessibilità. In un quadro produttivo e sociale surriscaldato da accelerazioni parossistiche indotte dai processi di innovazione. (pag. 165-166) Quarta di copertina L’associazionismo artigiano e di piccola impresa del secondo dopoguerra dall’angolo visuale della Liguria. La storia perduta e ora ritrovata di un “fare” economico e di contesti sociali fuori dall’ottica locale imperante della Grande Fabbrica partecipata e della portualità. Un tessuto produttivo e di aggregazione che si sta rivelando, a fronte della crisi dei modelli di sviluppo del Novecento, come il soggetto che mantiene in misura maggiore capacità occupazionale e spinta propulsiva. Dunque, il racconto proiettato verso il futuro di una rappresentanza d’impresa che si candida a promuovere sviluppo incentrato su capitale relazionale e intraprendenza individuale, cementati dalle antiche tradizioni manifatturiere. INDICE Prefazione del Presidente Merli Lo “specifico” artigiano Le radici artigianali della Liguria Le A.R.I.: logiche e sviluppo storico La CNA dell’identità Dalla CNA dell’utente a quella del cliente Le sfide del Terzo Millennio: la partnership Il mix merceologico d’area Per una cronologia di CNA Liguria
Posted on: Fri, 05 Jul 2013 09:53:14 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015