UNIVERSITA CROCESE - FOGGIA Sunto della relazione di Giuseppe - TopicsExpress



          

UNIVERSITA CROCESE - FOGGIA Sunto della relazione di Giuseppe Donatacci Parlare di Gabriele Tardio non è impresa facile perché la complessità della sua personalità ci porta ad indagare vari itinerari, vari percorsi e vari territori che vanno dal ricercatore all’ambientalista, dall’uomo di pace al mistico, dal profeta al comunicatore. Cercheremo di indagare la complessità dell’eredità raccolta da Gabriele partendo proprio dai percorsi che egli ha tracciato, lasciando a noi il testimone del suo viaggio, ognuno secondo le sue prerogative e le proprie affinità col mondo di Gabriele. Lo faremo imitando i camminatori pellegrini, quei pellegrini solitari che, lungo il viaggio, dedicano qualche riflessione al loro rapporto con un amico o con un aspetto del proprio carattere. Tra i camminatori solitari che si avventurano in percorsi di fede, che vedono come meta il Santuario di San Michele sul Gargano, c’è l’usanza di raccogliere dei sassolini e sgranarli come un rosario facendo alcune meditazioni in assoluto silenzio. La pietra ha un valore simbolico molto stretto con l’Arcangelo Michele. È probabile che il detto “a preta de San Michele, chi l’ave ‘ngape s’addecreje” derivi proprio da queste usanze dei pellegrini che, finito di meditare, lanciavano all’indietro un piccolo sassolino. Così, raccogliendo alcuni sassolini, ci avviamo alla meditazione. Il sassolino del ricercatore L’aspetto che in questa sede ci interessa di più è senza dubbio la ricerca condotta da Gabriele volta a conservare ed a scoprire le meraviglie del Gargano e della sua SMiL. Chi fa ricerca è spesso mosso dal desiderio di conoscere, approfondire le materie di suo interesse. La curiosità e poi il dubbio sono le molle che spingono i ricercatori. Questo in ogni ambito. La personalità di Gabriele era tale da non lasciare spazio al dubbio, la sua curiosità di bambino lo porta a spingersi su sentieri mai battuti da altri perché considerati ovvi. Per un abitante del Gargano, frequentare i luoghi sacri come il Santuario di San Michele può essere cosa ovvia. G. ,che aveva occhi di bambino, sentiva il dovere intellettuale di conoscere meglio, di spiegare e di renderci dotti di quanto avveniva nei pellegrinaggi al Santo. Grazie a lui abbiamo una mappatura completa delle compagnie di pellegrini che affollano il Santuario e grazie a lui sappiamo le diverse caratteristiche di ogni compagnia, di ogni paese, i vari percorsi, le varie preghiere, i vari canti, etc. La ricerca di Gabriele è stata una ricerca travagliata seppur proficua, ne sono testimoni le oltre 100 opere da lui scritte. La ricerca che conduciamo noi appassionati di materie demologiche è ostacolata non dal basso, dal popolo che ci legge e ci segue con passione, ma dall’alto, dal mondo accademico. Il problema del mondo accademico nazionale è che si ritiene il detentore della verità in ogni ambito di ricerca: dalla medicina alla antropologia. Il mondo accademico è un falso mondo, ricco di compromessi, di falsità, di sfruttamento, in una parola di potere, diametralmente opposto al mondo di Gabriele che tutti abbiamo imparato a conoscere come una persona che non accetta compromessi, talvolta ostica ma sempre generosa, che vedeva il sapere come “grazia di Dio” e quindi secondo il suo pensiero chi più sapeva doveva mettere a disposizione degli altri le proprie conoscenze e in maniera gratuita. Gabriele non proveniva dal mondo dell’accademia, anche se ne avrebbe avuto tutte le competenze, e per questo era tagliato fuori dai circuiti ufficiali. Il suo risentimento per lo scarso interesse alle sue ricerche lo troviamo nelle prefazioni dei libri pubblicati in pdf e disponibili gratuitamente sul web in cui polemizza e poi denuncia gli amministratori locali e tutti gli enti formativi che hanno mostrato scarso interesse alla pubblicazione delle sue ricerche più importanti. Così matura l’idea di pubblicare i suoi studi direttamente sul web. Il sassolino dell’ambientalista Il motto di Gabriele era “STUDIARE E CAMMINARE” dove per studiare intendeva tutte le attività di conoscenza senza fossilizzarsi sui libri ma uscendo fuori, camminando, appunto, per verificare di persona quei fatti. Gabriele era consapevole di avere la fortuna di vivere sulla montagna sacra e, per un uomo di fede come lui, Dio non avrebbe potuto fargli un dono più grande. Gabriele aveva grande rispetto per ogni forma di vita e cercava il contatto con la natura, con la sua terra anche in modo diretto, fisicamente. Amava lavorare in campagna ma lo faceva in modo biologico, senza avvelenare il terreno, lavorando duro e accontentandosi di quello che la terra gli restituiva, senza pretendere troppo. Il Gabriele naturalista trova la sua pienezza nel gruppo scout di SMiL dal quale non si stacca neanche dopo aver raggiunto la piena maturità. Anzi i gruppi scout saranno per lui lo stimolo per trasmettere le curiosità. Gabriele aveva un rapporto speciale con la natura, dono di Dio, ed affrontava ogni avversità, come noi la chiamiamo, in modo originale, senza mai lamentarsi. Percorreva sentieri ispidi, impervi con i suoi immancabili sandali che indossava sempre, pure in inverno, e non rinunciava mai a un appuntamento anche se le condizioni metereologiche erano avverse. Il sassolino del pacifista Gabriele era un nonviolento convinto. Una persona con grande rispetto per cose e persone non può essere altrimenti. Come può una persona che ama le opere dell’uomo e della natura essere l’artefice della morte altrui? Gabriele non avrebbe fatto male ad una mosca. La sua testardaggine, tipica dei montanari, lo metteva al riparo dallo scontro, dall’astio. Gabriele approda al mondo della nonviolenza in giovane età, e ne fa esperienza diretta poco prima di avviarsi a fare il servizio civile. Fare servizio civile ai tempi in cui lo fece Gabriele non era cosa facile, vuoi per i pregiudizi che esprimeva la comunità, vuoi per i disagi a cui si sottoponeva l’obiettore di coscienza. A quei tempi fare il servizio civile richiedeva grande coraggio in quanto si era pronti a fare un’esperienza lontano da casa e per ben 20 mesi. Solo chi era un nonviolento convinto avrebbe accettato di “perdere” venti mesi della propria vita dietro le sue idee rivoluzionarie, che non ammettevano violenza, che prevedevano rispetto e forza della verità. L’occasione per mettere a frutto le sue idee di condivisione si presenta a G. con il terremoto dell’Irpinia nel 1980. Organizza, insieme all’Azione Cattolica, convogli umanitari che da SMiL partivano carichi di viveri, indumenti e coperte, ma anche di uomini, di volontari. Gabriele si rende conto che la sua missione doveva partire da quei posti e decide di dedicare le proprie energie in un paese poco collegato rispetto alla prima tappa (Teora). Sceglie di stabilirsi a Calabritto e convoglia tutte le risorse di SMiL in questo posto, coinvolgendo anche l’arcidiocesi di Bari e la comunità pastorale di Calabritto. Il suo fu un servizio civile che lo vide al servizio degli ultimi, dei più sfortunati, senza accettare le comodità di cui avrebbe potuto usufruire, scelse di vivere nelle tende come gli abitanti di Calabritto. Il suo rapporto con gli abitanti di quel paese non si reciderà mai, se si pensa che ha scritto ben due libri su questa comunità, cercando in tutti i modi le affinità con la comunità Sammarchese. Il sassolino del mistico Non posso permettermi di affrontare questo importante aspetto della personalità di Gabriele in quanto ho avuto poche occasioni di incontrarlo e di parlarci. Persone che sono state molto più vicine di me potrebbero interpretare meglio questo stato d’animo. Né posso permettermi di parlare della spiritualità di un grande uomo che in tutto ciò che faceva ci vedeva un barlume dello Spirito di Dio. Ma posso riflettere sul fatto che chiunque si interessa di tradizioni, di riti, di materie demologiche, ci si imbatte in riti precristiani che, successivamente sono stati adottati dalla Chiesa. In poche parole è come se la Chiesa avesse messo un vestito sopra tutte manifestazioni pagane, cristianizzandole. Diventa, così, molto difficile per uno studioso, guardare con occhio disincantato i precetti della Chiesa. Gabriele, invece, era riuscito a trovare la vera sintesi tra tradizione e Cristianesimo, affrontando in maniera seria e profonda, tutte e due questi aspetti che per un animo semplice sono inconciliabili. Credo che Gabriele sarà ancora per lungo tempo presente nelle nostre vite perché ha lasciato tracce indelebili, come quelle lasciate dai dinosauri di SMiL, che sfideranno il passare dei tempi. Giuseppe Donatacci
Posted on: Sun, 01 Dec 2013 13:39:39 +0000

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