Ultima parte. Quando ti rubano l’anima… il branco) Flavio - TopicsExpress



          

Ultima parte. Quando ti rubano l’anima… il branco) Flavio le piaceva, era atletico, allegro. Le dava sicurezza con il suo fare maturo e determinato. Aveva un’ attività commerciale già florida per discendenza, si era davvero invaghito di Marica e della sua semplice innocenza. La trovava davvero affascinante anche con qualche chilo in più, e apprezzava molto i suoi modi riservati. Gli approcci furono comunque traumatici per lei che ancora non riusciva ad accettare le sue carezze. Flavio, tra l’altro di buona educazione rispettava i suoi tempi, e all’ oscuro di ogni tormento, vedeva in Marica una vergine innocenza dinanzi alla quale, non poteva che chinarsi e chiederla in sposa. Con tutto l’ affetto che nutriva per Flavio non riusciva a sconfiggere quella barriera che ostruiva ogni passaggio di energie, lasciando il suo corpo inerme ad ogni carezza. La figura di Mario, padre acquisito l’ era stata di grande aiuto anche perché, oltre il danno negli anni che seguirono, dovette subire la presenza di Mimmo in casa. Anche se la cerchia del suo Satanico trio si era dileguata, Mimmo proseguì verso una strada di perdizioni. Coinvolto in beghe e condanne, si trovò più volte ad espiare le sue pene nelle carceri. Mario era intervenuto tra le sue potenti conoscenze, agevolando i percorsi giudiziari, ma di sicuro se mai avesse intuito di quella violenza,l’ avrebbe giustiziato in prima persona. In quel periodo in cui Marica tentava con tutte le sue forze di abbattere quell’ opprimente macigno, quale le impediva di abbandonarsi alla vita e sublimare delle sue essenze, fu travolta da un’ evento inaspettato. Mimmo da poco era stato scagionato dall’ ultima condanna. Una sera in preda ad un bicchiere di troppo, si sfidava con qualche amico gareggiando in moto sul lungo mare. E lì fini la sua corsa spietata, ponendo fine ai suoi giorni ribelli nel corpo e nell’ anima. Una disgrazia che mise in discussione i veri sentimenti di Marica. Quante volte aveva desiderato morisse, troppe volte in fondo al suo cuore aveva appreso con gioia le sue condanne. E adesso si sentiva quasi in colpa, magari involontariamente responsabile di quella disgrazia. In fondo Mimmo era stato fortunato, aveva sfidando la sua vita. Un’ atto eroico! Era stato padrone di scegliere, anche se in stato di ubriachezza. Una sfida nella sfida, senza timore di incontrare la morte. Il dolore di Marica era invece indelebile, radicato nell’ anima e in un corpo ancora vivo nelle sue funzioni. Morire era il male minore, la condanna era vivere e come vivere con quel pesante fardello. Fu ancora una fase difficile, Marica aveva elaborato ogni sorta di fuga da quel passato, e adesso si rimetteva tutto in discussione. Decadde la figura di Flavio, comprese che non poteva ingannarlo, ne tanto meno confessarsi. Così tra una crisi e l’ altra gli disse addio, lasciandolo libero di trovare un’ amore in grado di ricambiarlo. Flavio, non si arrese facilmente, ma dopo mesi di tentativi si ritirò senza mai poter comprendere le vere motivazioni del suo rifiuto. Ad interrompere la sua lotta per la vita, fu la promozione di un concorso, quale le offrì un’ impiego presso una struttura ospedaliera. Le fu assegnato il posto di assistenza nel reparto di oncologia. Si ritrovò quotidianamente a prendersi cura di ammalati in stadio avanzato, e in quel mondo di sofferenza, si dedicò al suo lavoro come una missione dando loro grande sollievo morale, oltre che fisico. Lenendo il dolore altrui, si appagò parte del suo male donando finalmente un senso alla sua vita. In quel contesto conobbe Dario. Si era recato presso la struttura, per indagare sul suo stato di salute. In quei giorni Marica aveva sostituito una collega nel reparto dei prelievi. Esteticamente Dario non sembrava malaticcio, anzi! Di bella presenza, curato ed elegante, quasi impeccabile. Marica comprese al volo un soggetto ipocondriaco, ma fu professionale svolgendo tutte le indagini nei dettagli. Quando il quadro clinico risultò perfetto, Dario non si convinse affatto. Ancora chiese una serie di accertamenti, ma non trovò Marica ad aspettarlo. Era rimasto affascinato dalla sua delicatezza, quindi chiese informazioni e quello stesso giorno riuscì ad incontrarla. Non si meravigliò affatto Marica, che ormai dinanzi a tanti sofferenti aveva sviluppato tanto di occhio clinico, da far un ceck-up a vista. . Dario l’ ascoltò remissivo. Era davvero così. Da quando la sua compagna lo aveva lasciato senza indugi, era poi susseguito un periodo di lutti in famiglia e in poco tempo si era ritrovato solo con il suo lavoro d’ insegnante. > . >. . Marica lo guardò con tenerezza, con un dolce sorriso disse>. Era l’ ora delle medicine, Marica si prese cura dei suoi ammalati in compagnia di Dario, quale dinanzi a tanta sofferenza dovette reprimere i suoi malori, collaborando e dando una parola di sollievo per tutti. Senza parole, Marica aveva regalato a Dario la possibilità di comprendere che era un uomo fortunato. Strinsero una calda amicizia, Dario era un uomo alquanto passivo, ma aveva dimostrato per Marica più di quanto potesse immaginare. “Il professore aveva fatto bene i suoi calcoli e tirò subito le somme”. Erano ancora semplicemente buoni amici, quando Dario chiese di sposarla. Senza approcciare neanche ad un bacio, le disse . Marica restò meravigliata dell’ accaduto. In un primo momento si ritrovò a ridere da sola, pensando a Dario come ad un matto, uno squilibrato, poi quando nei giorni seguenti regnò il silenzio, cominciò a credere che Dario facesse sul serio. Accadde tutto così in fretta. Marica si convinse, era pronta a sconvolgere la sua vita. Un salto nel buio sarebbe stato di certo meno oscuro del suo passato. Dario, dinanzi al suo “si”,le sfiorò appena le labbra, e nel giro di pochi mesi la sposò. Un salto nel buio? Marica cosciente e tranquilla del mite personaggio, si tuffò! Dario si rivelò un vero fallimento, aveva pochi interessi, pochi amici, poca fame. Marica, si contentava, aveva il suo lavoro e un uomo che soprattutto nel suo poco, non avanzava pretese sessuali. Qualche raro incontro, frazione di pochi minuti che Marica riusciva a sostenere. Dario non era mai guarito dalla sua ipocondria, riversata poi come nevrosi, in un’ eiaculazione precoce e un’ assenza di desideri. Aveva però ancora un’ asso nella manica per sfidare la sua vita:. Marica sperava con tutte le sue forze, in quei rari incontri di restare incinta. Trascorsero invano quattro anni, cominciarono poi per Marica dei violenti capogiri. Analisi su analisi e tutto era perfetto. Il primario della struttura dove lavorava, le diagnosticò dei disturbi neuro- vegetativi e quindi la indirizzò presso un suo caro amico Psicologo. A quel punto Marica anche se titubante si recò. La sua salvezza: i suoi capogiri! Su quel lettino in analisi venne fuori tutto il suo travagliato e doloroso passato. Come un forte maremoto, Marica scaricò le energie più represse, inondando con le sue lacrime liberatorie quel mondo malefico che l’ aveva rapita. Mondo crudele quale come da un vortice risucchiato, quasi nel nulla svanì. Si aprirono allora nuovi orizzonti. Marica voleva coronare la sua maternità. Come terapia d’ urto cercò di imporsi tenacemente a Dario. Tentò di renderlo partecipe del suo segreto, ma invano. Dario non aveva neanche minimamente compreso la sua fragilità, come poteva? Quando gli accennò della sua adolescenza, di qualche molestia subita, con leggerezza la freddò. Non era interessato, non voleva sapere. Marica condivise, ma non si fermò dinanzi al desiderio d’ esser madre. Lo coinvolse a tal punto da sottoporsi ad analisi specifiche e, finalmente il responso giunse. Dario era sterile. Un’ ennesima sconfitta, ma nonostante tutto, Marica era riconoscente a quel matrimonio. Con tutte le sue passività, Dario le aveva regalato la possibilità di dare un cambiamento alla sua vita. Quindi insieme decisero di optare per una possibile adozione. Dopo varie vicissitudini e con l’ impegno totale di Marica si realizzò un sogno!! Mario ancora era stato di grande supporto, e fu proprio grazie a lui che riuscirono in quell’ impresa così rara. Una bimba di pochi mesi tutta sua! Sembrava addirittura somigliarle, con quel taglio di occhi a mandorla e quel nasino all’ insù. Una stanza degna di una principessa, l’ abbraccio e l’ amore profondo di una mamma più fiera del mondo, accolsero Giuditta, nel calore di una pace immensa, senza confini. Quando feci la sua conoscenza, Marica aveva ormai trapassato tutto ciò. All’ incirca , in quel tempo aveva sui cinquanta cinque anni. Tramite un’ amica volle conoscermi, poiché affascinata dai tarocchi, voleva apprendere qualche nozione più approfondita. Fu comunque inevitabile la consultazione che ci permise di entrare in contatto. Nei primi incontri restò limitatamente contenuta nelle sue emozioni. Ma, nei successivi consulti, riuscii ad entrare nei dettagli dal mio oracolo, svelando parte delle sue sofferenze. Prevalevano sovente (il dieci di picche capovolto, quale con il Re, il nove ed il quattro di picche) confermavano le austerità passate, legate ad un segreto. Trappola di conseguenti malattie forse più morali, ( dieci di fiori) che fisiche. ( il tre di cuori, in accoppiata con la Regina di quadri e il sei di cuori) le assicurava un trionfo seminato da un potere terreno, una forza d’ animo per un futuro sereno, ostacolato nel tempo da (un tre e cinque di picche), vedovanza. La sua passione per la Sibilla legate ad una grande sensibilità, non solo lasciarono fluire l’ energie per approfondire le sue conoscenze alla materia, ma le regalarono il piacere di reali responsi quali aprirono il suo cuore al piacere di un’amicizia sentita dove, senza remore si è potuta abbandonare rendendomi partecipe del suo dolore. Da tre anni Marica è rimasta vedova. In tutti questi lunghi anni Dario è stato poco partecipe al nucleo, sempre più chiuso nella sua ipocondria e nella sua visione di vita. Marica è stata fedele e comunque riconoscente a lui fino all’ ultimo istante in cui, il suo cuore ha cessato di battere. Con grande conforto, Giuditta è stata il suo unico scopo di vita. Da circa un’ anno il dono più grande… Giuditta ha dato alla luce due splendide gemelline, come doppia ricompensa ad una vita segnata, ma vissuta e superata attraverso la saggezza del dolore. Oggi, Marica in pensione, è nonna a tempo pieno. Non ha mai goduto il piacere di un’ amore carnale, ma attraverso il suo calvario, è riuscita a far fluire dal suo cuore un’ amore immenso e universale! Ho voluto fermare la sua storia, qui, tra queste pagine, con uno scritto che resta senza volare, come tante parole che non si vogliono ascoltare. Per un’ esempio di vita come Marica non possiamo che chinarci e dirle :Grazie per essersi raccontata. Dall’ oracolo della Sibilla, per Marica: Nell’ adattamento alla sofferenza, la difficile mediazione
Posted on: Thu, 21 Nov 2013 21:25:58 +0000

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