DOMANI E’ IL NOVE SETTEMBRE Oggi è l’otto settembre. E non - TopicsExpress



          

DOMANI E’ IL NOVE SETTEMBRE Oggi è l’otto settembre. E non c’è nulla da festeggiare. Anzi credo che sia venuto il momento di chiudere una ferita che si aprì settanta anni fa. Siamo stanchi di essere divisi in due. Come cominciò allora. “Bella ciao”. “Faccetta nera”. Devono tornare dentro i libri di storia. Non possono più dividere, le teste, i cuori, un popolo. Che prima era unito. Meravigliosamente unito. Il comunismo. La sua utopia. I suoi fiumi di sangue. La sua bella propaganda. Il suo internazionalismo oggi chiamato europeismo. Tutta roba che sa di muffa. Tutta roba che è finita ingloriosamente, come il fascismo. Per queste che non erano altro che dittature si immolò la migliore gioventù di un Paese. Il nostro. Avevano sedici, diciotto, venti anni. E andavano a morire per la loro idea, ma soprattutto perché avevano un idea di Patria e di onore. Dall’una e dall’altra parte. Avevano nel cuore comunque un’idea di Italia. Spesso mi domando: se avessero visto questi giorni avrebbero preso la strada dei monti? Avrebbero combattuto fino all’ultimo con la camicia nera? Io credo fermamente che dal sacrificio di quella generazione rimane un frutto acerbo. Quello di un’Italia che deve assolutamente recuperare la sua unità. Le nostre divisioni sono la forza delle altre nazioni. Sono le catene che bloccano il nostro sviluppo. Occorre una scelta di pragmatismo, come ci hanno insegnato le democrazie più antiche. Di fronte ai problemi ci sono le idee. E le idee non sono né bianche, né rosse, né nere. Sono utili o inutili per affrontare e risolvere i problemi. Quelli di oggi. E le idee si possono anche attingere dal paniere della storia. La nostra bella, e millenaria. E quella degli altri popoli. Ma noi abbiamo un dovere. Quello di riprendere il cammino dell’unità. Quello dell’Italia stupenda del Rinascimento, che si volle rifare nazione con il Risorgimento. Tutti insieme. Tutti uniti. Mai più nemici. Avversari di una campagna elettorale. Ma sempre fratelli. Perché lo vuole la nostra storia e lo vogliono le sfide che ci attendono. La ferita si deve rimarginare. Questa generazione di politici incapaci che ha sguazzato sulla divisione del Paese deve essere licenziata e accompagnata dentro le pagine di una storia che non c’è più. E però insegna a non ricommettere gli stessi errori. Dedico questo post a mio padre Nicola e a mio zio Nino.Erano fratelli. Entrambi nella Regia Marina. Il primo l’otto settembre 1943 era in viaggio per Taranto. Proseguì fino al Mar Grande. Quando vide che il suo sommergibile giaceva sul fondo tornò indietro. A piedi. Fino alle montagne sopra Savona. Senza nient’altro che la voglia di ricominciare. L’altro piuttosto di collaborare con gli inglesi, scese dalla nave a Malta e preferì affrontare il campo di concentramento in Kenia. Ognuno di loro, a modo suo, voleva ricostruire la Patria. L’Italia veniva prima della loro gioventù. Sempre riconoscente. Ma domani è il nove settembre.
Posted on: Sun, 08 Sep 2013 18:20:45 +0000

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